Roma - 2 febbraio 2017 - Il ministro dell'Interno Marco Minniti e i
rappresentanti di nove organizzazioni islamiche italiane hanno
sottoscritto ieri al Viminale un Patto con una serie di impegni
(qui una sintesi). Ecco il testo integrale:
PATTO NAZIONALE PER UN ISLAM ITALIANO, ESPRESSIONE DI UNA
COMUNITÀ APERTA, INTEGRATA E ADERENTE AI VALORI E PRINCIPI
DELL’ORDINAMENTO STATALE
Redatto con la collaborazione del Consiglio per i rapporti con l’Islam italiano Recepito dal Ministero dell’interno
I rappresentanti delle associazioni e delle comunità islamiche
chiamati a far parte del Tavolo di confronto presso il Ministero
dell’interno
• Richiamato il principio supremo di laicità dello Stato quale
“garanzia della libertà di religione in regime di pluralismo
confessionale e culturale”;
• Visti gli articoli 2,3,8 e 19 della Costituzione volti a:
- riconoscere e garantire “i diritti inviolabili dell’uomo sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità” e
richiedere “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale” (art. 2);
- stabilire “l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali” (art.3);
- stabilire che “tutte le confessioni religiose sono egualmente
libere davanti alla legge” e “hanno diritto di organizzarsi secondo i
propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico
italiano” (art. 8 );
- affermare che “tutti hanno diritto di professare liberamente la
propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di
farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto,
purché non si tratti di riti contrari al buon costume” (art. 19);
• Visti la legge n. 1159/1929, recante “Disposizioni sull’esercizio
dei culti ammessi nello Stato e sul matrimonio celebrato davanti ai
ministri dei culti medesimi” e il R. D. 28 febbraio 1930, n. 289,
recante “Norme per l’attuazione della legge n. 1159/1929, sui culti
ammessi nello Stato e per coordinamento di essa con le altre leggi dello
Stato”;
• Considerata la presenza rilevante anche in Italia di un “nuovo
pluralismo religioso” che comprende numerose associazioni, cittadini e
residenti che nel rispetto della Costituzione fanno riferimento alla
religione islamica;
• Ritenuto di dover contribuire a favorire la convivenza armoniosa e
costruttiva tra le diverse comunità religiose per consolidare la
coesione sociale e promuovere processi di integrazione;
• Considerato il ruolo rilevante che le associazioni islamiche
svolgono nell’azione di contrasto a ogni espressione di radicalismo
religioso posta in essere attraverso propaganda, azioni e strategie
contrarie all’ordinamento dello Stato;
• Ritenuto proficuo il dialogo da tempo instaurato con le Istituzioni italiane e, in particolare, con il Ministero dell’Interno;
• Preso atto del lavoro preliminare compiuto presso il Ministero dall’Interno dal Consiglio per i Rapporti con l’Islam italiano;
si impegnano a:
1. Favorire lo sviluppo e la crescita del dialogo e del confronto con
il Ministero dell’Interno, con il contributo del Consiglio per i
Rapporti con l’Islam italiano;
2. Proseguire nell’azione di contrasto dei fenomeni di radicalismo
religioso, anche attraverso forme di collaborazione che offrano alle
autorità e alle istituzioni strumenti di interpretazione di un fenomeno
che minaccia la sicurezza della collettività, ivi compresi cittadini e
residenti di fede islamica;
3. Promuovere un processo di organizzazione giuridica delle
associazioni islamiche in armonia con la normativa vigente in tema di
libertà religiosa e con i principi dell’ordinamento giuridico dello
Stato;
4. Promuovere la formazione di imam e guide religiose che, in
considerazione del ruolo specifico e delicato che rivestono nelle
comunità di riferimento e delle funzioni che possono essere chiamati a
svolgere in luoghi come ospedali, centri di accoglienza, istituti di
pena etc., possano anche assumere il ruolo di efficaci mediatori per
assicurare la piena attuazione dei principi civili di convivenza,
laicità dello Stato, legalità, parità dei diritti tra uomo e donna, in
un contesto caratterizzato dal pluralismo confessionale e culturale;
5. Proseguire nell’organizzazione di eventi pubblici che attestino
l’efficacia del dialogo interculturale sia valorizzando il contributo
del patrimonio spirituale e culturale della tradizione islamica alla
vita della società italiana, sia nella costruzione di percorsi di
integrazione degli immigrati musulmani e di contrasto al radicalismo e
al fanatismo religioso, agendo in sinergia con le istituzioni italiane.
In tale ottica particolare rilevanza assumerà il ruolo delle giovani
generazioni;
6. Favorire le condizioni prodromiche all’avvio di negoziati volti al
raggiungimento di Intese ai sensi dell’art. 8, comma 3, della
Costituzione;
7. Proseguire nell’impegno di garantire che i luoghi di preghiera e
di culto mantengano standard decorosi e rispettosi delle norme vigenti
(in materia di sicurezza e di edilizia) e che tali sedi possano essere
accessibili a visitatori non musulmani, anche attraverso programmi di
apertura e di visite guidate dei centri islamici da parte di persone con
competenze pedagogico-didattiche e comunicative, attente a valorizzare
le occasioni di scambio e dialogo con la comunità civile locale;
8. Facilitare i contatti e le relazioni delle Istituzioni e della
società civile con le associazioni islamiche, rendendo pubblici nomi e
recapiti di imam, guide religiose e personalità in grado di svolgere
efficacemente un ruolo di mediazione tra la loro comunità e la realtà
sociale e civile circostante;
9. Adoperarsi concretamente affinché il sermone del venerdì sia
svolto o tradotto in italiano, ferme restando le forme rituali
originarie nella celebrazione del rito, così come le comunicazioni sulla
vita della comunità o dell’associazione;
10. Assicurare massima trasparenza nella gestione e documentazione
dei finanziamenti, ricevuti, dall’Italia o dall’estero, da destinare
alla costruzione e alla gestione di moschee e luoghi di preghiera;
Il Ministero rinnova l’intendimento a:
1. Sostenere e promuovere, in collaborazione con le associazioni
Islamiche, eventi pubblici intesi a rafforzare ed approfondire il
dialogo tra le Istituzioni e la comunità islamica, valorizzando il
contributo del patrimonio spirituale, culturale e sociale che le
comunità musulmane offrono al Paese, favorendo percorsi di integrazione
degli immigrati musulmani e contrastando il radicalismo e il fanatismo
religioso;
2. Valorizzare i programmi e le azioni avviati tramite il
Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione - Direzione centrale
per gli Affari dei Culti;
3. Favorire specifici percorsi volti a supportare le associazioni
islamiche nella elaborazione di modelli statutari coerenti con
l’ordinamento giuridico italiano anche ai fini di eventuali richieste di
riconoscimento giuridico degli Enti come enti morali di culto (ex l.
1159/1929 e il R. D. 28 febbraio 1930, n. 289) da parte delle
“Associazioni Islamiche” ovvero di istanze di riconoscimento dei
ministri di culto islamici, ai sensi dell’art. 3 della legge 1159/1929;
4. Considerare la rilevanza del nuovo pluralismo religioso, in
coerenza con il quadro normativo di riferimento nazionale e comunitario
e con gli attuali orientamenti giurisprudenziali della Corte Europea
per i diritti dell’uomo;
5. Consolidare le esperienze formative per ministri di culto di
confessioni prive di intesa, in linea con quella già avviate dal
Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione - Direzione centrale
per gli Affari dei Culti;
6. Favorire l’organizzazione, d’intesa con le associazioni e Comunità
islamiche partecipanti al Tavolo di confronto, il Consiglio per le
relazioni con l’Islam e alcune Università, corsi di formazione per i
ministri di culto musulmani;
7. Estendere sul territorio l’esperienza, positivamente sperimentata
in alcune aree, della costituzione dei “tavoli interreligiosi”
all’interno dei Consigli territoriali per l’immigrazione delle
Prefetture, in modo da offrire anche all’islam italiano uno spazio di
confronto diretto con le Istituzioni locali;
8. Avviare un programma per la predisposizione e distribuzione di kit
informativi di base in varie lingue concernenti regole e principi
dell’ordinamento dello Stato unitamente alla normativa in materia di
libertà religiosa e di culto;
9. Programmare uno o più incontri di rilievo nazionale e pubblico
tra le Istituzioni e i giovani musulmani in tema di cittadinanza attiva,
dialogo interculturale e contrasto all’islamofobia, al fondamentalismo e
alla violenza ecc.;
10. Promuovere una conferenza con l’ANCI dedicata al tema dei luoghi
di culto islamici in cui richiamare il diritto alla libertà religiosa
che si esprime anche nella disponibilità di sedi adeguate e quindi di
aree destinate all’apertura o alla costruzione di luoghi di culto nel
rispetto delle normative in materia urbanistica di sicurezza igiene e
sanità, dei principi costituzionali e delle linee guida europee in
materia di libertà religiosa. In tale ottica saranno incoraggiate
analoghe iniziative a livello territoriale soprattutto nelle realtà dove
si registrano eventuali criticità.
Il Ministro dell’Interno:
per il Consiglio per le relazioni con l’islam italiano:
Le Organizzazioni islamiche: C.I.I.; U.A.M.I.; A.I.PAKISTANA
“MUHAMMADIAH”; C.I.C.I.; ASS.NE CHEIKH AHMADOU BAMBA; U.CO.I.I.; ASS.NE
MADRI E BIMBI SOMALI; CO.RE.IS.; A.I. IMAM E GUIDE RELIGIOSE
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