L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 28 marzo 2017

Rivoluzioni colorate, non ci facciamo più prendere in giro

Mosca, Giulietto Chiesa: "Vi spiego io chi è Navalny e la campagna russofoba"

27 marzo 2017 ore 13:26, Andrea De Angelis

Sotto lo slogan "Dimon, la pagherai" migliaia di russi sono scesi nelle piazze di decine di città per manifestare contro il premier, Dmitri Medvedev. Secondo Alexey Navalny, blogger tra i più famosi in Russia, nonché attivista e politico (è segretario del Partito del Progresso), il primo ministro sarebbe tra i politici più corrotti del Paese. In queste ore l'arresto di Navalny ha fatto il giro del mondo. Ue e Usa hanno già chiesto la sua liberazione, ma c'è anche chi fa notare come l'operazione nel complesso potrebbe anche essere mediatica (si parla di un suo rilascio a breve). Cosa sta accadendo in Russia? Chi è Navalny? IntelligoNews ha raccolto il parere dello scrittore e giornalista Giulietto Chiesa...

L'arresto di Navalny è su tutte le prime pagine dei giornali internazionali, Ue e Usa hanno già chiesto la sua immediata liberazione, mentre c'è chi in Italia, vedi Salvini, parla di montatura mediatica. Chi è Navalny e cosa sta accadendo in Russia?
"La situazione è plastica dal punto di vista dei numeri. Navalny è un personaggio che ha avuto a disposizione mezzi ingenti e bisognerebbe chiedersi da dove sono venuti. Non si organizzano così tante manifestazioni in un Paese così grande se non si hanno simili mezzi. Ho letto che le manifestazioni sarebbero avvenute addirittura in una cinquantina di città".

Sono state richieste in 99 città e autorizzate solo in 27.
"Insomma, numeri comunque importanti che dimostrano come Navalny sia un uomo che ha seguaci e mezzi molto rilevanti. Se dovessimo paragonarlo con un Paese storicamente di più grande esperienza democratica, dovremmo dire che è uno sforzo gigantesco. Quindi dire che in Russia non c'è la possibilità di lavorare alle opposizioni è smentito da queste stesse cifre. L'organizzazione di Navalny, quale essa sia, e lui stesso dimostrano che esiste un'opposizione che oscilla potenzialmente tra il dieci e il 12% di elettori. Cosa che comunque non può mettere in nessun modo in difficoltà il presidente Putin". 


Putin può essere invece messo in difficoltà da questo arresto?
"No, questo fa parte della scenografia. Come io ho già scritto sui social è l'ennesima rivoluzione colorata, che si prepara anche al di fuori dei confini russi per mettere sotto accusa la politica russa, per sottoporla ad una pressione. Manifestazioni pacifiche all'interno con persone che sono convinte di avere il diritto e il dovere di farlo, nonché una protezione dall'esterno rappresentata da tutti i media occidentali e da tutte le importanti cancellerie dell'Occidente che ora si scatenano all'attacco dell'attuale governo russo sono sotto gli occhi di tutti". 

Tillerson sta preparando l'incontro tra Putin e Trump, ma ieri non ha nascosto il suo disappunto dicendo che i russi devono "esercitare i loro diritti senza temere rappresaglie". Qual è il rapporto tra i due leader?
"Credo che la dichiarazione di Tillerson sia assolutamente corretta dal punto di vista della logica dell'Occidente. Il che non vuol dire che quanto sta accadendo in Russia sia la prova che non ci sono diritti. Ci sono in un altro modo, c'è un sistema istituzionale diverso dal nostro, con una storia differente. Il mondo è pieno di sistemi istituzionali diversi da quello occidentale. L'Occidente, con i suoi principi, è minoranza nel mondo. Può dire quello che vuole, basta che non pretenda che i suoi metodi e le sue idee prevalgono negli altri Paesi. Non valgono in Cina, in gran parte delle nazioni africane e asiatiche. Ciascuno faccia il suo mestiere e alla fine si vedrà chi ha il maggiore sostegno popolare". 

Amnesty International, riferendosi alle condanne subite in passato da Navalny, ha considerato il blogger un prigioniero politico. Condivide questa definizione o Navalny non è un prigioniero politico?
"Navalny non è mai stato un prigioniero politico e in Russia non ce ne sono, almeno stando alla definizione di prigioniero politico. Questa è la prova che c'è una pressione dall'esterno per screditare la Russia come Paese civile e moderno, come interlocutore con cui avere a che fare e stringere accordi di ogni tipo. Un modo ormai conosciuto a memoria, la campagna russofoba va avanti da decenni. Navalny se non è già stato rilasciato sarà liberato oggi, per me è una falsità definirlo prigioniero politico".

Nessun commento:

Posta un commento