L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

mercoledì 12 luglio 2017

CETA - come la politica avvelena con i pesticidi canadesi gli italiani

ArticoloBruxelles, 11 luglio 2017

Dall'ultimo rapporto del CIEL
Con il CETA si rischia il via libera a 1000 pesticidi vietati in Europa

L’accordo UE-Canada in via di ratifica in Italia favorisce un abbandono del principio di precauzione. Così il CETA aprirà all’importazione di pesticidi vietati



Perché il CETA minaccia la salute e l’ambiente

(Rinnovabili.it) – L’accordo commerciale che Unione Europea e Canada hanno concluso nel febbraio scorso – e che l’Italia si appresta a ratificare al Senato il 25 luglio – è una minaccia per la salute umana e la sicurezza alimentare. Non usa mezzi termini il CIEL (Center for International Environmental Law) nel descrivere nel suo ultimo rapporto il CETA (questo il nome del trattato), segnalando che aumenterebbe l’esposizione umana e ambientale a pesticidi pericolosi. Con l’idea di facilitare il commercio, infatti, l’accordo aprirebbe ad una armonizzazione delle norme tra i due paesi fondata sul principio del minimo comun denominatore: per uno scambio di merci più fluido, in sostanza, si rinuncerebbe – seoprattutto in Europa – a regole che tutelano i consumatori e l’ambiente. Per consentire un passo avanti al Canada, infatti, il vecchio continente dovrebbe farne due indietro, dal momento che entro i suoi confini sono in vigore regolamenti e standard molto più cautelativi rispetto al paese della foglia d’acero.

«In un momento in cui tutti i segnali indicano la necessità di una maggiore regolamentazione per proteggere le persone e il pianeta dalle sostanze chimiche pericolose, il CETA minaccia salute e benessere nell’Unione Europea e in Canada eliminando l’approccio precauzionale dell’UE alla gestione dei pesticidi», spiega Layla Hughes, avvocato senior del CIEL e principale autrice del rapporto.


Il CETA poteva essere una occasione per innalzare gli standard internazionali, estendendo agli scambi con il Canada il principio di precauzione. Considerato un cardine della politica europea, mette in capo ai produttori l’onere di dimostrare se una sostanza può costituire un rischio per la salute o meno. Ma in altri paesi, in particolare in Canada e Stati Uniti, così come in ambito WTO (Organizzazione mondiale del commercio) vige l’approccio opposto: prima i pesticidi si mettono sul mercato, poi se i cittadini si ammalano devono dimostrare in tribunale la relazione tra i loro disagi e le sostanze chimiche. In caso di vittoria, avviene il ritiro del prodotto.

Secondo il rapporto, nel 2015 almeno 40 sostanze vietate in Europa erano consentite in Canada, mentre più di 1.000 formulati prodotti nel paese nordamericano contenevano principi attivi che in UE sono stati banditi.
Tribunali speciali e cooperazione regolatoria

Oltre alla deregulation, il CETA prevede la creazione un tribunale speciale che permette alle società di citare in giudizio gli stati e ricevere da loro indennizzi virtualmente illimitati in caso adottassero misure che proteggano

 

l’ambiente e la salute pubblica. Ogni società multinazionale con una filiale in UE o Canada avrebbe accesso a questo pericoloso meccanismo (Investment Court System – ICS), che si può descrivere come una corte accessibile solo agli investitori privati, cui si può ricorrere bypassando le corti nazionali. Il rischio di sanzioni multimilionarie o miliardarie in passato è stato sufficiente per dissuadere gli stati da sforzi di regolamentare nell’interesse pubblico.

Infine, con il CETA si istituisce anche un tavolo per la cooperazione regolatoria, cioè un forum di tecnici canadesi ed europei aperto alle influenze dei gruppi di interesse, che ha il compito di passare in rassegna le normative dei due blocchi con l’obiettivo di smussarne le differenze. Prima di varare un nuovo provvedimento che interessi anche il commercio, gli stati dovranno sottoporlo al gruppo di esperti, che forniranno un parere non vincolante, ma influente. L’ingresso del Canada e dei suoi stakeholder nel processo regolatorio UE, secondo il CIEL rappresenta un forte rischio per l’aumento dei livelli massimi di residui per i pesticidi.

Nessun commento:

Posta un commento