Aquarius, ecco come gli scafisti consegnano gli immigrati “a domicilio” (prima parte)
-17 agosto 2018
Dopo un mese di fermo a Marsiglia per pianificare una nuova strategia operativa con un nutrito gruppo di legali in seguito alla chiusura dei porti italiani, la Aquarius di SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere riparte alla volta della zona SAR libica il primo di agosto.
Nel frattempo, viene anche pubblicato il bilancio del 2017 di SOS Mediterranee France
[1], nel quale subito un particolare salta all’occhio: la ONG in Francia è finanziata da OAK Foundation, fondazione già nota per avere dei progetti in partnership con la Open Society Foundations di George Soros.
Per esempio, in Italia entrambe le fondazioni sostengono economicamente CILD e Open Migration
[2], progetti che trattano esclusivamente di immigrazione.
L’interdipendenza tra Open Society e OAK Foundation si consolida altresì attraverso la figura di Adrian Arena, presente nel board della prima
[3] e direttore del programma “International Human Rights” della seconda
[4].
Con il solito e consolidato trucco delle “scatole cinesi”, Soros indirettamente sostiene SOS Mediterranee France, pratica già riscontrata in altre vicende, come il finanziamento della nave dell’organizzazione maltese MOAS
[5].
Il 4 agosto, l’Aquarius, quasi arrivata in zona SAR libica, spegne il transponder, passando alla nuova modalità “diario di bordo”
[6].
Nonostante quanto dichiarato da Nick Romaniuk, coordinatore delle operazioni di ricerca e soccorso per SOS Mediterranee, alla reporter de Il Fatto Quotidiano, Angela Gennaro
[7], ovvero che il transponder “è sempre acceso, ma se la stazione di terra è troppo lontana non rileva il segnale”, dalle nostre ricerche possiamo affermare che il transponder è stato spento volontariamente. Altre ONG, anche con imbarcazioni decisamente più piccole, meno costose e attrezzate (come ad esempio la Sea Watch e Sea Eye) sono perfettamente visibili in ogni singola porzione della zona SAR libica (abbiamo centinaia di tracciamenti che confermano ciò) anche nell’area antistante a Zuwara.
A differenza di quanto fatto in passato e secondo quanto pubblicato dai volontari sul diario di bordo, la Aquarius pattuglia un ristrettissimo segmento di mare davanti a Zuwara.
Tutto procede senza nessun evento per 4 lunghi giorni (il costo fisso giornaliero della Aquarius è 11.000 euro).
Il 9 agosto, per sostenere le ricerche immobili della Aquarius, arriva l’aereo Colibrì della ONG francese, Pilotes Volontaires, che sorvola le coste libiche senza però intercettare nessun imbarcazione in partenza.
Ma l’episodio che segna finalmente la svolta avviene verso le 12:00: un motoscafo non identificato raggiunge la barca umanitaria, la circumnaviga senza nessun tipo di contatto, almeno da quanto l’ONG riferisce, per poi dirigersi verso un peschereccio (stranamente non incluso nel video).
Video Player
Miracolo: il 10 agosto, dopo 6 giorni di digiuno, due barche vengono recapitate proprio in prossimità dell’immobile Aquarius, nella medesima posizione dove è stata raggiunta il giorno prima dal motoscafo misterioso.
La prima consegna viene recapitata alle 11:48 e riguarda un barchino senza motore, con a bordo 25 migranti, tra questi 6 donne di cui una incinta, come ormai consuetudine.
La seconda, ben più sostanziosa, viene consegnata alle 14:15 (giusto il tempo di terminare le operazioni della prima). A bordo della barca ci sono 116 migranti: 38 sono donne delle quali una è incinta, due bambini sotto i 5 anni, e 67 auto dichiarati minori non accompagnati (verifiche in Germania hanno svelato che il 43% dei minori non accompagnati erano in realtà maggiorenni
[8]).
Sulla seconda barca recapitata, non mancano nemmeno scene di quotidiana vita da migrante, con selfie scattati in ricordo del passaggio guadagnato per l’Europa.
Dopo aver imbarcato tutti i migranti, la Aquarius afferma di voler restare ancora in zona SAR libica “attenta a ogni altra eventuale imbarcazione in difficoltà”.
Il 12 agosto, senza consegne all’orizzonte, la Aquarius fa rotta verso nord, postando il consueto comunicato stampa: “Aquarius chiede ai Governi europei di assegnare un luogo sicuro di sbarco dopo i soccorsi nel Mediterraneo”
[9].
Una casualità: il 12 agosto, il Dipartimento di Polizia Libico di Zuwara (medesima zona pattugliata dalla Aquarius) ha fermato una barca con 22 migranti che stava partendo da una spiaggia limitrofa.
Continua…
Francesca Totolo
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