L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 25 novembre 2018

Maggio 2019 elezioni europee - Di Maio Salvini già hanno vinto stanando l'Euroimbecillità

Elezioni europee e legge di bilancio: Salvini e Di Maio hanno la vittoria in pugno

23 novembre 2018, di Daniele Chicca

Matteo Salvini e Luigi Di Maio stanno facendo esattamente quello che andava fatto se l’intento era quello di attirare consensi verso le proprie forze politiche e allontanarli dagli eurocrati di Bruxelles. La legge di bilancio era l’appuntamento perfetto per lanciare una campagna elettorale contro l’Europa da parte delle forze populiste e così in effetti è stato.

Il progetto di bilancio dell’esecutivo, anche se smorzato nei contenuti rispetto alle intenzioni del programma di governo e alle promesse pre elettorali, è riuscito nell’impresa di mettere d’accordo Lega e M5S (due formazioni comunque molto distanti per natura), ma soprattutto – violando leggermente le regole Ue senza strafare – ha messo in crisi le autorità di Bruxelles.

La strategia del governo si sta rivelando per ora vincente dal punto di vista puramente politico, secondo l’analista americano di economia e politica Tom Luongo. La manovra italiana è come una pozione velenosa offerta in mano all’UE. Non risolverà forse i problemi dei cittadini da un giorno all’altro, ma potrebbe fare vincere a Lega e M5S una partita più importante, quella delle Elezioni Europee.

La strategia di Salvini e Di Maio sta funzionando

Con una legge di bilancio espansiva, ma non troppo spregiudicata, dice lo strategist, Salvini e Di Maio hanno ottenuto quello che volevano: avranno loro il coltello dalla parte del manico durante i prossimi negoziati. Con una tattica diametralmente opposto a quella di Theresa May, i due vice premier hanno teso una trappola a Bruxelles e non faranno che giovare di qualsiasi futura reazione sopra le righe di Bruxelles.

La Commissione Europea è stata costretta a bocciare la manovra e se le cose rimangono come stanno dovrà avviare una procedura di infrazione. Vorrebbe dire imporre miliardi di euro di multa a un governo che deve fare i conti con il secondo debito pubblico più grosso dell’area euro dopo la Grecia.

Quanto alla premier inglese, presentando esattamente il piano che l’UE voleva, ha servito la vittoria su un piatto d’argento a Bruxelles. Le autorità europee potranno continuare a esercitare il controllo sulle politiche fiscali e commerciali del Regno Unito, mentre i britannici non avranno più voce nell’europarlamento e dovranno fare concessioni per evitare il caos alla dogana irlandese.

Ma trattare nello stesso modo l’Italia, che al contrario del Regno Unito non ha mai chiesto di andarsene, potrebbe rivelarsi controproducente per l’Unione Europea. È esattamente quello che vogliono Salvini e Di Maio: essere dipinti come i “cattivi” della situazione, osserva Luongo.

In campagna elettorale i leader dei due partiti euro scettici continueranno probabilmente a ripetere lo stesso messaggio: il governo voleva solo fare il bene degli italiani e invece Bruxelles ha cercato in tutti i modi di impedirglielo in nome di regole sbagliate, come quelle sul tetto al rapporto tra deficit e Pil, prestabilite nel patto di crescita e stabilità.

Alle elezioni del parlamento europeo di maggio 2019, l’Europa politica potrebbe cambiare rotta. Tutti i partiti euro scettici degli stati Membri hanno guadagnato consensi negli ultimi tempi, ma sono sotto rappresentati nelle aule di Strasburgo.

Il populismo non è mai stato così popolare e se i funzionari europei non giocheranno bene le loro carte nell’accesa sfida diplomatica con l’Italia, il rischio è che molti dei seggi dell’emiciclo europarlamentare finiranno per cambiare colore a partire dalla primavera dell’anno prossimo.

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