Il vanto dei sofisti era una “qualità” negativa: saper dimostrare la verità di una tesi e poi la verità del contrario della tesi. Io non ho verità da sostenere e non mi importa nulla se branchi di sedicenti “compagni”, eserciti di laureati in tuttologia, bande più o meno armate di scienziati della tattica e chi più ne ha più ne metta, passano ai raggi ics le parole che scrivo e sputano le loro stupide sentenze. Penso con la mia testa e mi faccio giudicare solo dalla mia coscienza.
Se in questo nostro Paese malato un Presidente della Repubblica fa tutto, tranne quello che dovrebbe e manda a morire un governo che ha la maggioranza nel Parlamento, non sto lì a valutare se le sue scelte inaccettabili stanno bene alla mia parte, ammesso che io ne abbia una. Per tutta la vita mi sono trovato tra i piedi sedicenti critici che mi hanno applaudito o censurato non per la qualità delle mie ricerche, ma per la compatibilità che esse avevano con le loro posizioni politiche. Una volta La “Rinascita” – organo del partito di Diliberto – scrisse di un mio libro che era molto bello, che si faceva leggere ed era ben documentato. Concludendo, però, annotò: Purtroppo Aragno è il solito anticomunista…
Se per piacere al Diliberto di turno devo essere comunista alla sua maniera, se devo annacquare, sottacere, parlare dei ciechi come dei “non vedenti” e trasformare gli spazzini in “operatori ecologici”, preferisco dispiacergli. E poiché questo principio di vita vale per tutto, anche per Mattarella e il suo inqualificabile comportamento, non modifico di una virgola quello che penso: dovrebbe dimettersi appena possibile.
Questo fa il gioco di Di Maio? No. Il gioco dei grillini e dei leghisti non lo fa chi combatte una battaglia di democrazia e pone un problema di regole da rispettare. Il gioco delle destre più o meno neofasciste lo fanno quei compagni che di fronte a milioni di elettori che vanno a destra, pensano che alla gente non interessi nulla delle regole, non si domandano perché siamo di fronte a questo smottamento e non si chiedono se per caso la svolta a destra non sia nata proprio da questa nostra rinuncia alla ragione critica, da questo opportunismo da tre soldi che ci ha inchiodato a scelte di respiro corto e ci ha impedito di essere intellettualmente onesti.
Le destre non avanzano se attacchiamo Mattarella ed è inutile che facciamo i furbi e lo condanniamo solo se lo associamo in un giudizio negativo che comprenda pure Di Maio e Salvini. Le destre avanzano perché la sinistra non dà risposte, difende l’indifendibile, assume un incarico di supplenza del neofascismo e spinge la gente a scegliere tra titolare e supplente.
La povera gente si può difendere solo lottando e provando ad attuare la Costituzione che è stata calpestata. Il resto sono chiacchiere che ricordano Giuseppe, Maria e Gesù bambino in fuga con un asinello. Qualunque scelta facessero, avevano sempre torto: Maria andava a piedi e Giuseppe stava sull’asino? Un senza cuore! Giuseppe metteva Maria sull’asino e se ne andava piedi? Guarda là che vergogna, la giovane in groppa all’asino e il vecchio che si trascina!
Così la sinistra discute oggi di politica e perciò i 5 Stelle hanno preso milioni di voti.
2004: Giorgio Napolitano non è ricandidato alle elezioni per il Parlamento europeo e resta fuori dal giro che conta. Dalla sua biografia ufficiale risulta che è nato praticamente parlamentare e ha trascorso tutta la vita nei palazzi del potere. Gli elettori hanno deciso che danni ne ha fatti abbastanza ed è giunto il momento che se ne vada. Ciampi, però non la pensa così e il 23 settembre 2006 lo nomina senatore a vita per meriti ignoti. Sarà tra i principali protagonisti dello sfascio della Repubblica.
10 maggio 2006: Giorgio Napolitano, tornato in pompa magna al Senato a spese degli italiani diventa presidente della Repubblica.
Fine 2010, inizio 2011: La Deutsch Bank mette in vendita 7 miliardi di di titoli pubblici italiani. La speculazione finanziaria si mette in moto.
Marzo 2011: la Francia da sola e poi la Nato aggrediscono la Libia, legata all’Italia da un trattato di amicizia e cooperazione. Napolitano esercita forti pressioni sul governo e ottiene che l’Italia partecipi alle operazioni militari.
Giugno 2011: Il Parlamento non lo sa ma, mentre l’ultimo Governo Berlusconi è in piena attività, il Presidente Giorgio Napolitano chiede a Monti in tutta segretezza se è disposto ad assumere la guida di un fantomatico futuro Esecutivo.
5 agosto 2011: L’allora presidente della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet e il suo futuro successore, Mario Draghi, due privati cittadini, indirizzano al Governo italiano una lettera strettamente riservata in cui prescrivono i provvedimenti che l’Italia dovrà adottare «con urgenza» per «rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità del bilancio e alle riforme strutturali», far fronte alla speculazione finanziaria, giungere al pareggio di bilancio e ristabilire la fiducia degli investitori. E’ di fatto un programma di governo: liberalizzazioni, inclusa quella dei servizi pubblici locali e professionali. «attraverso privatizzazioni su larga scala», riforma della pubblica amministrazione, delle pensioni, del mercato del lavoro e «del sistema di contrattazione salariale collettiva», in modo che «accordi al livello d’impresa» consentano di «ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende» e rendere «questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione». La lettera dà il via a una violenta speculazione finanziaria ai danni dell’Italia e impariamo cosìil significato della parola spread.
Settembre-Ottobre 2011: Alcune società private di rating, una delle quali, la Stabdard Poor’s, carente e screditata da scandali, declassano l’Italia. Eppure i conti stanno migliorando.
20 ottobre 2011: Gheddafi, leader della Libia e alleato tradito è linciato.
Ottobre-Novembre 2011: La speculazione finanziaria, innescata dalla lettera di Trichet e Draghi, mettono in crisi la nostra tenuta economica.
9 novembre 2011: Napolitano nomina Mario Monti senatore a vita.
12 novembre 2011: Berlusconi si dimette.
13 novembre 2011: Napolitano tira finalmente Monti fuori dal cilindro e lo incarica di formare un governo. Monti accetta, ottiene la fiducia e realizza buona parte del programma Trichet-Draghi: Pensioni, privatizzazioni, liberalizzazioni, riforma del mercato del lavoro, abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, tagli feroci ai servizi pubblici, pareggio del bilancio in Costituzione, impegno a saldare il debito pubblico con un autentico salasso per gli anni che verranno. Monti non accenna mai a una commissione per la valutazione del debito.
15 dicembre 2011: Ripristinato il trattato con la Libia, sospeso unilateralmente pochi mesi prima, quando l’Italia ha deciso di partecipare all’aggressione ai danni dello sventurato Paese africano.
21 dicembre 2012: compiuta l’opera feroce, Monti si dimette.
22 aprile 2013: Giorgio Napolitano è rieletto Presidente della Repubblica. Prima di giungere alla fine del mandato ha creato una commissione di presunti “saggi” che deve occuparsi di modificare la Costituzione di cui è garante. Non è mai accaduto che un Presidente sia stato rieletto; per giustificare l’elezione si dice che la Costituzione non lo vieta. Si stabilisce così un principio che ferisce a morte la legge fondamentale dello Stato: poiché la Costituzione non lo proibisce, un presidente della Repubblica può essere rieletto tutte le volte che vuole, vita natural durante. Contemporaneamente alla elezione, Napolitano ottiene la distruzione del testo delle telefonate scambiate con Mancino e registrate dagli inquirenti. Mancino è imputato in un processo delicatissimo: quello per la trattativa Stato-Mafia. Gli italiani non sapranno mai che cosa si sono detti il presidente e l’imputato. Non doveva trattarsi di faccende innocenti, se Napolitano, dopo aver vinto la battaglia di principio sulle intercettazioni indiretta del Presidente della Repubblica – il telefono sotto controllo era quello dell’imputato – ha preteso la cancellazione materiale del testo.
15-7-2013: Mentre i ceti popolari sono ridotti alla fame, Napolitano ottiene che l’Italia acquisti costosissimi aerei da guerra.
Gennaio 2014: Mentre Laura Boldrini, presidente della Camera, strozza il dibattito parlamentare, la Consulta dichiara illegittima la legge elettorale da cui è nato il Parlamento e avverte: si può andare a votare anche subito, eliminando quanto di incostituzionale c’è nella legge. Napolitano, però, non scioglie le Camere.
13 febbraio 2014: Renzi decide la caduta del governo Letta, nato dopo le elezioni del 2013. Letta si dimette e Napolitano non lo rimanda alle Camere per la verifica della fiducia e incarica lo stesso Renzi, che nessuno ha eletto, di formare un governo.
21 febbraio 2014: nasce il Governo Renzi, che completa l’opera di Monti con il Jobs Act, lo Sblocca Italia, una nuova riforma del mercato del lavoro e una legge che distrugge la scuola della repubblica. A dicembre Renzi, complice Napolitano, si avventura in una riforma costituzionale firmata da Mariaelena Boschi.
4 dicembre 2016: gli italiani bocciano la riforma Boschi con un referendum.
14 gennaio 2015: Napolitano si dimette e gli succede Sergio Mattarella.
13 dicembre 2016: nasce il governo Gentiloni formato in pratica dai ministri del precedente governo. Mariaelena Boschi è sottosegretaria alla Presidenza. Mattarella non apre bocca, benché la riforma bocciata porti il suo nome e la Boschi sia stata protagonista negativa nella scandalosa vicenda della Banca Etruria. Un autentico schiaffo agli elettori.
26 maggio del 2018: stavolta Mattarella interviene sulle nomine dei membri del Governo. I ministri di Renzi passati a Gentiloni andavano bene, nonostante il chiaro messaggio degli italiani. Persino la Boschi. Per Conti, invece, Presidente del Consiglio che egli stesso ha incaricato, rivendica un inaccettabile diritto di veto sul ministro dell’Economia, giustificando la sua interferenza con un “allarme per operatori economici e finanziari”, presunti “rischi per il risparmio dei cittadini” (della maggioranza del paese, che non ha soldi, Mattarella non è evidentemente Presidente), una “fuoruscita dell’Italia dall’euro”, che però non è nel programma, una “impennata dello spread”, che il suo veto però accelera paurosamente, e la difesa di una Costituzione che, tuttavia, non gli consente veti sulla linea politica del governo. Una difesa di cui non s’è ricordato, quando ha accettato di farsi eleggere Presidente da un Parlamento che egli stesso, in qualità di giudice della Consulta, ha dichiarato figlio di una legge truffa e pertanto totalmente privo di legittimità morale. Quel Parlamento che ha lasciato in vita e da cui ha ricevuto e firmato senza batter ciglio l’Italicum, poi dichiarato incostituzionale. Per non parlare del Rosatellum, che ci ha condotti a questo drammatico maggio, che segna probabilmente la fine di quella che fu la repubblica nata dall’antifascismo.