la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 20 ottobre 2018
La Rai occupata dal corrotto euroimbecille Pd
Conte Di Maio Salvini il vostro mandato è chiaro mettere in Sicurezza l'Italia
20 ottobre 2018 - Un Bel Fuorionda Antonio Maria Rinaldi
20 ottobre 2018 - DIEGO FUSARO: Interventi a "Matrix" (Canale 5) del 19.10.1018
Il corrotto euroimbecille Pd fa le leggi e poi insulta chi le applica comportamento schizofrenico ma d'altra parte da questa gente non ci si può aspettare altro
I nervi scoperti degli euroimbecilli del corrotto Pd gli fanno assumere comportamenti scomposti ed isterici
L'Euroimbecillità dei giornaloni e delle Tv è silente, la Vigilanza della Bce non esiste
E' guerra vera all'Euroimbecillità - Fazio e Savona usano spartiti simili con la supervisione del maestro Giulio Sapelli

Gli euroimbecilli a Bruxelles e quelli italiani, i giornaloni e le Tv se ne facciano una ragione l'Italia ha i conti più in ordine dell'intera Euroimbecillità e non c'è logica nel continuare a colpirla con una mazza da baseball

Spread - quell'accelerazione impressa da Bruxelles ...
Moody’s, ecco perché gli allarmismi sui downgrade sono eccessivi
di Giuseppe Sersale

Non solo Moody’s. Il commento giornaliero ai mercati finanziari di Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr
Ieri la vera svolta per gli asset europei è arrivata a metà pomeriggio, quando Moscovici, firmatario insieme a Dombrovskis della lettera di ieri, ha utilizzato toni assai più conciliatori. Il commissario europeo ha dichiarato che il dialogo con l’Italia è buono, le divergenze possono essere appianate, l’Unione europea comprende le priorità del Governo italiano, e non vuole dare lezioni di budget ne interferire. La carota, dopo il bastone, insomma.
LE PAROLE DI MOSCOVICI
Non che la sostanza cambi granché, ma le parole di Moscovici hanno funto da catalyst per un bel round di ricoperture da fine settimana, alla vigilia di un week end in cui possono succedere parecchie cose.
CHE COSA SUCCEDERA’ OGGI
Oggi ci dovrebbe essere lo showdown tra Salvini e Di Maio sul decreto, ed entro lunedì bisogna rispondere al Bruxelles.
QUESTIONE DI RATING
E poi, come osservavo giorni fa, prima che l’accelerazione impressa da Bruxelles alle vicende causasse questo finimondo, sui livelli attuali lo spread prezza uno scenario abbastanza negativo. Il rating implicito si colloca tra la doppia e la singola “B”, ben sotto la soglia che divide l’investment grade dal high yield.
LA DECISIONE DI MOODY’S
Ieri sera Moody’s ha tagliato il rating sui titoli di Stato dell’Italia portandolo da Baa2 a Baa3 con outlook stabile. Baa3 rappresenta l’ultimo gradino prima del livello “spazzatura”.
ALLARMISMI ECCESSIVI
L’eventualità che i downgrade impongano vendite forzate ad alcune categorie di investitori è remota per il momento. Per determinare l’uscita dei BTP dagli indici occorrerebbero 2 downgrade da Moody’s e S&P (Citi index) oppure 4 cumulativi (Bloomberg Barclays). La inidoneità a collaterale presso ECB richiede rating junk da tutte le agenzie e l’assenza di un programma di assistenza finanziaria EU.
LO SCENARIO SULLO SPREAD
Con questo non intendo dire che gli attuali livelli coprano da qualsiasi rischio. La direzione dipende dagli eventi dei prossimi giorni e lo scenario centrale sembra uno spread nel range tra 300 e 350.
Gli euroimbecilli tedeschi vogliono mandarci via dall'Euro, li costringiamo a guardare in faccia alla realtà e loro non ci stanno
La Rai censura e ti costringe ad andartene
L'attuale conduttore di 'Non è l'Arena', su La7, ha svelato al programma radiofonico 'Un Giorno da Pecora' un retroscena sul suo chiacchierato addio alla tv di Stato
Redazione
19 ottobre 2018 18:06

L'intervista, Massimo Giletti senza filtri sull'addio alla Rai: "Ecco a chi ho dato fastidio" 28 settembre 2018
Da quando Massimo Giletti ha lasciato la Rai se ne sono dette tante sulle possibili motivazioni del suo addio. Adesso l'attuale conduttore di 'Non è l'Arena', su La7, ha svelato la sua verità ai microfoni di 'Un Giorno da Pecora', su Rai Radio1: "E' la prima volta che torno in uno studio Rai dopo la fine de l'Arena. Mi ha costretto ad andare via il direttore generale Orfeo, nella sua libertà assoluta. Poi mi sarebbe piaciuto che si fosse assunto la responsabilità di quel che è successo dopo".
E ai conduttori che gli chiedono se quella di Orfeo fu una scelta editoriale o politica, risponde netto: "Quando chiedi a Giletti di dedicarsi al varietà vuol dire che la scelta è chiaramente politica. Sarebbe interessante fare un incontro pubblico ascoltando le verità - prosegue Giletti - perché il Dg di una tv ha il diritto di scegliere ma dovrebbe anche spiegare perché si allontana uno che fa un programma da 4 milioni col 22% di share. Una spiegazione bisognerebbe darla senza camuffare la scelta con la spiegazione che Giletti non fa il varietà: io sono un giornalista e voglio fare quel che so fare".
E alla domanda se tornerà a lavorare in viale Mazzini, o se lascerebbe il patron di La7 Urbano Cairo, il giornalista risponde: "Del doman non v'è certezza...'', sottolineando che, con Cairo, "ho un rapporto personale che va oltre la tv. Ci incontreremo entro la fine dell'anno e vedremo che succederà. Certamente finiremo la stagione, ci mancherebbe, con tutti il successo che abbiamo perché dovrei andare via?''.
Ritorno in Rai?
Ai conduttori che lo incalzano chiedendo se nel suo contratto ci sia qualche clausola che consente il ritorno in Rai, Giletti replica: "Ora possiamo svelarlo, c'era un accordo al 30 giugno, una stretta di mano, per cui se avessi voluto tornare in Rai avrei potuto farlo. Ma io penso che la stretta di mano di una persona che ti ha aiutato in un momento complicato abbia un valore più alto, e per questo non mi sono nemmeno posto il problema. Vi assicuro che c'era più di uno a chiamare...''.
Ai due conduttori che gli chiedono se è più libero a La7 o se lo era di più alla Rai, Giletti risponde: "Il fatto che io sia stato costretto a scegliere un'altra strada vuol dire che tutta questa libertà in Rai, su di me, alla fine non c'è stata. Basta che cambi un Dg e decide lui quel che succede''
I conduttori sollecitano il giornalista anche sui motivi del suo allontanamento. Alla domanda se è vero che è stato determinato dal fatto che il suo programma era troppo 'grillino', Giletti replica: "'Il Foglio' faceva una campagna sistematica: Grillo e Giletti...'' aggiungendo che la ragione "è che quando tu dai fastidio ad un certo tipo di volontà di non cambiare da parte di chi ha il potere dai trasversalmente fastidio". “
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Derivati - solo 453.000 miliardi, in giro per l'Unione europea, ma per Milano Finanza sono 660.000 miliardi. A questi livelli 200.000 miliardi in più o in meno non fanno nessuna differenza
Moscovici, un euroimbecille francese alla corte di Roma produce più danni che benefici
