L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 22 gennaio 2019

La Francia si irrita sulla mossa anticipatrice del governo italiano in risposta al Trattato di Aquisgrana tra i tronfi tedeschi e i superbi francesi


Il carbone bagnato dei francesi. Macron voleva imitare Napoleone, ma riesce ad esserne solo una caricatura grottesca 

22 gennaio 2019 di Gaetano Pedullà


Voleva imitare Napoleone, ma riesce ad esserne solo una caricatura grottesca. Il presidente Macron che convoca l’ambasciatrice italiana a Parigi è infatti quanto di più lontano possa esserci da un leader con la visione dei problemi del mondo. Offeso perché Di Maio e Di Battista gli ricordano che in Africa i francesi si fanno da sempre gli affari loro, l’Eliseo smuove le diplomazie e vedremo se a seguire ci consegnerà anche la dichiarazione di guerra. Al netto del comportamento indecente sui migranti respinti a Ventimiglia e Claviere, chiudendo un occhio sul protezionismo illecito per sottrarre i cantieri di Saint-Nazare a Fincantieri, Macron sta dimostrando un atteggiamento talmente irritante da rendere ben comprensibile la rivolta dei gilet gialli. E dire che il presidente francese aveva vinto le elezioni battendo pure Sarkozy, un signore che per gli interessi petroliferi in Libia guidò la guerra a Gheddafi, lasciandoci in eredità un esercito di migranti in partenza verso le nostre coste. E questa non è la più grave delle responsabilità storiche del colonialismo francese. Il problema dell’immigrazione e delle morti in mare, di cui tutto l’Occidente ha tragiche colpe, non si può affrontare senza rimuovere le cause più profonde e l’Italia – Paese legittimamente interessato a trovare una soluzione – ha il sacrosanto diritto di richiamare ai suoi doveri chi continua a far finta di nulla. Dunque Macron, e non si capisce a che titolo il commissario agli Affari economici Moscovici, hanno poco da irritarsi. Perché se ci mettiamo a contare tutti quelli incavolati con loro non finiamo più.

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