Savona: intervento su Carige per incompletezza dell'Unione bancaria
E per le lacune dell'Unione monetaria, ha aggiunto il ministro delle Politiche europee. Per la Commissione Ue le misure adottate sono appropriate. Mentre la ricapitalizzazione precauzionale pubblica riveste un carattere "eventuale". Certo che con una recessione la solidità del sistema bancario italiano "si attenuerà"
di Francesca Gerosa
25 gennaio 2019
Le misure su
Banca Carige contenute nel decreto varato dal governo sono state notificate ai componenti dei servizi della Commissione europea che le ha approvate il 18 gennaio scorso, ritenendole compatibili con le norme del mercato interno e in linea con la comunicazione sul settore bancario del 2013 e con la direttiva sul risanamento e risoluzione delle banche. E' quanto ha ricordato oggi il ministro delle Politiche europee, Paolo Savona, nel corso di un'audizione alle commissioni finanze riunite di Camera e Senato sul decreto
Carige .
Le misure, ha aggiunto, "sono state considerate appropriate, necessarie e proporzionate ad evitare la grave perturbazione dell'economia nazionale che sarebbe derivata da una più grave crisi di
Banca Carige ". E la ricapitalizzazione precauzionale pubblica, prevista dal decreto, "riveste un carattere puramente eventuale e residuale, non è detto che certamente interverremo", ha puntualizzato il ministro per gli Affari europei.
Poi ha spiegato che la ricapitalizzazione precauzionale, che è "una misura di carattere temporaneo", può essere autorizzata "solo se l'autorità competente abbia attestato che la banca è solvente e in ogni caso previa presentazione di un piano di ristrutturazione che la Commissione europea abbia valutato idoneo a ripristinare la redditività nel medio-lungo periodo".
In ogni caso, ha attaccato Savona, la necessità di intervenire per fronteggiare la situazione di liquidità dell'istituto ligure "è il risultato dell'incompletezza dell'architettura istituzionale dell'Unione bancaria, che discende anche dalle lacune dell'Unione monetaria". Infatti, l'aver accentrato l'organo di vigilanza in sede europea senza una corrispondente attivazione della funzione di lender of last resort e senza creare un fondo di tutela dei depositi, secondo una linea maturata nel tempo sul piano teorico e affermatasi sul piano pratico, per il ministro non fa altro che creare "danni alla stabilità monetaria e finanziaria, alla crescita reale e all'occupazione e alla tenuta socio-politica dell'Unione".
Al contempo, "esiste una frammentazione di competenze in materia di relazioni con gli organi dell'Unione Europea, conseguente sia alla crescita significativa delle materie trattate dai suoi organi, frutto dell'evoluzione delle competenze dell'Unione sulla base dei Trattati, sia alle relazioni trasversali della normativa europea".
In generale Savona considera il sistema bancario italiano "solido", ma se è esposto a una crisi recessiva, ha avvertito, "questa solidità si attenua, e se a un certo punto in risposta all'attenuazione della solidità aumenta il capitale il discorso potrebbe avvitarsi". Comunque non crede che il governo adotterà nuovi interventi per il settore bancario, dopo quello su
Carige : "non sono informato in materia, ma non credo". Peraltro, guardando al rallentamento economico globale, il ministro ritiene "inaccettabile subire una nuova recessione soprattutto se indotta dall'esterno poiché esistono gli strumenti per fargli fronte cioè gli investimenti".
Dunque, se parte una recessione, si può fare qualcosa. "La crescita sarà quella che la collaborazione tra i paesi europei saprà darsi, non quella delle previsioni basate su strumenti palesatesi obsoleti. Un atteggiamento passivo su un andamento recessivo dell'economia europea si trasmette ai sistemi bancari. Non ci sono specificità del credito in Italia, ma problemi derivanti dalla bassa crescita, se accettiamo la recessione il riflesso sul sistema bancario è immediato", ha sottolineato.
Così, per spiegare meglio gli andamenti dell'economia, e quindi anche la formazione dei bilanci pubblici, compreso il deficit, bisognerebbe "cambiare metodo di analisi", ha suggerito Savona, osservando che in tutto il mondo ci sono modelli econometrici e non ce n'è uno che riesca a prevedere correttamente. Il problema è nello strumento usato nella precisione: "c'è un modo di elaborare un numero enorme di big data con l'intelligenza artificiale, oggi gli strumenti usati sono meno efficienti, dovremmo cambiare metodo e questi metodi non vengono ancora insegnati nelle università".
Savona ha detto di aver incontrato l'altro ieri un rappresentante di un fondo cinese con cui ha trattato questo argomento. "Mi ha detto che loro usano algoritmi basati sull'intelligenza artificiale, come tutte le grandi società del mondo. Quando commento le previsioni non attacco chi fa queste previsioni, dico che vengono usati strumenti accreditati a livello accademico e scientifico, ma ancora non si esplorano altre soluzioni", ha concluso.
Nel frattempo, tornando al capitolo delicato di
Banca Carige , sono molti gli investitori a cui in queste settimane sta bussando Ubs, advisor della banca, per un'aggregazione. Oltre alle principali banche italiane, che al momento restano fredde sul dossier, secondo quanto anticipato da MF-Milano Finanza, contatti sarebbero in corso anche con fondi di investimento per un ingresso nell'equity o soltanto per l'acquisto dei bad loans.
La strada maestra seguita dall'advisor, in stretto contatto con i commissari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, ha riportato MF-Milano Finanza, prevede la cessione in blocco dell'istituto, ma come extrema ratio si starebbe considerando anche la separazione degli asset in bonis dalla bad bank da destinare a compratori diversi. In campo, comunque, ci sono anche i fondi, tra i quali si fanno i nomi di Jc Flowers (ex azionista di riferimento di
Equita ), Lonestar e Cerberus.
Finora pochissime banche italiane sono state rilevate da investitori di questo genere e le uniche eccezioni sono state piccoli o piccolissimi istituti da trasformare in realtà specializzate. In ambienti finanziari c'è, pertanto, un certo scetticismo sull'esito delle trattative, specie per la cospicua dotazione di liquidità necessaria per gestire un asset come
Carige .
In ogni caso i tempi sono stretti. L'obiettivo, dietro espressa richiesta della Bce, è infatti definire l'operazione in meno di una ventina di giorni per poi presentarla al mercato insieme al piano industriale previsto per febbraio. Il dossier starebbe circolando sulle scrivanie delle principali banche italiane, anche se molti amministratori delegati si sono già smarcati.
Intesa Sanpaolo e Ubi hanno fatto capire con chiarezza di non essere interessate, mentre
Bper e
Unipol sono concentrate sull'integrazione di
Unipol Banca. Resta Unicredit che però avrebbe posto condizioni molto stringenti al governo.
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