L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

mercoledì 24 aprile 2019

E' bastato un piccolo cambiamento strategico del M5S e il Fanfulla è andato nel panico

Salvini e la politica che torna con la lingua biforcuta

23 aprile 2019 di Gaetano Pedullà

Il Governo M5S – Lega, nella sua imprevedibile casualità, sta fornendo una grande occasione di cambiamento per il Paese. In appena dieci mesi ha varato misure di equità sociale e generazionale senza precedenti, come il Reddito di cittadinanza e Quota cento, ha bloccato i vitalizi dei politici, imposto leggi come la spazzacorrotti – rivoluzionaria in questa Italia bengodi dell’impunità – e duellato con l’Europa per riportare al centro del nostro essere comunità la persona e non più il rigore e i mercati. Tutto questo adesso è in bilico, perché alle prossime elezioni europee i sondaggi danno Salvini in forte ascesa, e un’invincibile armada di poteri forti, lobby e giornaloni tifa per il rompete le righe e la riedizione di un più elastico (a tutto) governo di Centrodestra. Il leader del Carroccio, da parte sua, non perde occasione per smentire questa tentazione, giurando che l’Esecutivo Conte durerà altri quattro anni. Poi però ne fa una dopo l’altra per provocare i pentastellati, attaccando pretestuosamente la sindaca Raggi e inventandosi qualcosa persino il giorno di Pasqua, pubblicando un’inquietante foto con il mitra in mano. Insomma, tra il dire e il fare c’è un abisso, come d’altra parte è sempre stato per la politica italiana, abituata a ciarlatani abilissimi nel prenderci in giro. Dunque, chi fa parte di un governo che si autodefinisce del cambiamento, se è cambiamento vero, non si contraddica continuando a parlar bene e razzolare male, e a partire dal sottosegretario Siri indagato per corruzione faccia vedere che è coerente, oppure abbia le palle di staccare la spina.

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