L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 18 agosto 2019

La Sovranità appartiene al Popolo - Assunzioni di un milione di persone nel pubblico impiego è investimento

Domanda aggregata, flat tax e salario minimo
Note a margine della crisi

di Chiara Zoccarato
17 agosto 2019

L'importanza della domanda dal punto di vista economico è enorme. Ma a chi pensa che possa essere sostenuta con i consumi dei ricchi facendoli diventare più ricchi, mi viene da dire "campa cavallo che l'erba cresce"! Sono ricchi già oggi e il loro livello di consumo è quello, non può aumentare. Quello che aumentarà, invece, è il loro potere. Un potere su cui non c'è controllo democratico. Per i redditi più bassi, a cui la flat tax abbasserebbe l'aliquota, l'impossibilità di usufruire delle detrazioni fiscali li porterebbe a vantaggi zero, ad essere ottimisti, mentre ad essere realisti, comporterebbe una diminuzione del reddito complessivo e a spingerli sempre di più nelle braccia delle assicurazioni sanitarie private, gentilmente offerte dalle aziende al posto di aumenti salariali, contribuendo così alla distruzione della sanità pubblica.

Se si vogliono mettere soldi in tasca ai lavoratori, non è possibile, seriamente, aspettarsi che siano gli imprenditori a metterceli di loro volontà, nè che assumano non appena il ciclo economico si riprende. Lo sappiamo bene come va, veramente. Fanno fare il lavoro di tre persone a una, finchè non esplode e allora gli affiancano un paio di stagisti, quasi gratis, o ragazzi in alternanza scuola-lavoro completamente gratis. A questi non richiedono chissà quali skills e quali expertise, pigliano sù quello che trovano, tanto il lavoro, spesso molto meno qualificato e qualificante di quanto blaterano per darsi un tono, lo fanno lo stesso.

E allora come si fa ad aumentare il numero di occupati e soprattutto il famigerato "salario minimo"?

Servono assunzioni dirette fuori mercato, nel settore pubblico - ce n'è un bisogno disperato - e nei programmi di lavoro di ultima istanza.

In particolare per quanto riguarda il salario minimo, c'è solo un modo per renderlo efficace in tutto il settore privato: rendere la forza lavoro una risorsa scarsa, da doversi contendere con salari maggiori e condizioni di lavoro accettabili.

Il reddito di cittadinanza ha dato solo un pallido esempio di cosa potrebbe accadere con il lavoro garantito dallo Stato ad un salario dignitoso, non di sussistenza.

Credere di poterlo raggiungere con la contrattazione collettiva, quando ci sono sindacati che neanche si presentano ai tavoli di discussione e in presenza di una miriade di forme di occupazione senza tutela, spesso con partite iva farlocche, è pura fantascienza. Finchè esiste l'esercito di riserva dei disoccupati, cioè lo stipendio zero, il lavoro non ha leva sulla quale fare pressione per riequilibrare i rapporti di forza.

La piena occupazione garantita, cioè un esercito di riserva di occupati, può mantenerla solo uno Stato pienamente sovrano.

E se davvero vogliamo ripristinare il buon senso nel dibattito economico, queste sono argomentazioni che hanno un peso importante.

Togliere al mercato la moneta, il lavoro e la terra, sono degli obiettivi per cui vale la pena riaprire nella sinistra socialista il dibattito sull'euro e l'uscita dai trattati europei.

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