L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 29 dicembre 2019

E' sempre il vecchio e tartassato Stato che deve intervenire e metterci i soldi, nazionalizzazione della banca è il minimo

Banche, si torna all'AnnoZero

Il Bail-in non funziona, la Vigilanza arranca, i Banchieri neppure farfugliano, lo Stato "per fortuna" interviene

18 dicembre 2019

Guido Salerno Aletta
Editorialista dell'Agenzia Teleborsa


Dopo anni di proclamata autosufficienza, di stentoree diffide contro le inframmettenze della politica, di riforme e di chiacchiere, di fronte al dissesto della Banca Popolare di Bari, è la stessa Banca d'Italia che chiede un "consistente aiuto di Stato a fondo perduto". Insomma, ci siamo sbagliati.

Qualche settimana fa, aveva fatto storcere il naso a tanti il caso della ricapitalizzazione di una Banca tedesca, autorizzata dalla Commissione europea in quanto non si trattava di un aiuto di Stato.

Adesso tocca a noi.

Con la Popolare di Bari, oggi in stato pre-fallimentare visto che è stata commissariata dalla Vigilanza della Banca d'Italia, si è ripetuto lo stesso incredibile processo cui abbiamo assistito anni fa con la Popolare di Vicenza.

La Popolare di Bari, in condizioni già assai precarie, doveva essere l'ancora di salvezza nei confronti di Tercas, la Cassa di Risparmio di Teramo, già in pessime acque visto che era stato previsto un intervento di ricapitalizzazione per un miliardo da parte del Fondo interbancario per la tutela dei depositi (FITD), così come qualche anno fa si era assistito ad un tentativo di salvataggio da parte della Popolare di Vicenza nei confronti di Banca Etruria.

C'è dunque qualcosa che non sta funzionando:

la Vigilanza ammonisce spesso, talora sanziona, ma i suoi poteri demolitivi sono terribili da usare;
le ricapitalizzazioni delle banche sono state spesso effettuate alla garibaldina, senza molti scrupoli, visto che molti sottoscrittori si lamentano di non essere stati edotti del rischio di perdere il loro investimento;
il rimedio del "Bail-in" non è spesso praticabile perché il capitale delle banche in difficoltà è assolutamente insufficiente a coprire le perdite accumulatesi;
la stessa garanzia dei depositi fino a 100 mila euro è assai problematica, visto che i costi da accollare al FITD sono ingentissimi, tanto che le sue disponibilità non sono sufficienti e sarebbe costretto a ricorrere a prestiti;
alla fine, l'unica vera ancora di salvezza rimane lo Stato. In pratica, stanno emergendo le lacune dei tanti meccanismi di rafforzamento della stabilità delle banche che sono strati introdotti in questi anni per evitare il "Bail-out", per evitare che alla fine sia lo Stato a dover intervenire accollando alla intera collettività il costo dei fallimenti bancariBanca d'Italia: conseguenze della liquidazione della Banca Popolare di Bari

[...] Nell'ipotesi in cui si dovesse pervenire a uno scenario liquidatorio con rimborso dei depositanti (senza cessione di attività e passività ad un altro intermediario), le ricadute del dissesto sarebbero assai rilevanti, sia sul tessuto economico sia sul risparmio locale. [...]

a) perdite per gli azionisti, per gli obbligazionisti e le controversie per miselling:

[...] La liquidazione implicherebbe innanzi tutto l'azzeramento del valore delle azioni che esacerberebbe il contenzioso legale con i soci, già elevato a motivo delle modalità di collocamento degli aumenti di capitale 2014-15 (€550 mln, quasi integralmente sottoscritti da clientela al dettaglio), ritenute dalla Consob non coerenti con la normativa sui servizi di investimento e da essa sanzionate. Subirebbero la stessa sorte anche i prestiti subordinati (ca. €290 mln, di cui €220 mln collocati a clientela al dettaglio). [...]

b) perdite per i depositanti oltre i 100 mila euro:

[...] Sulla base di prime stime, verrebbero inoltre colpiti integralmente i creditori chirografari e i depositi eccedenti i 100.000 euro non riconducibili a famiglie e piccole imprese, con il rischio che siano colpiti, in quota parte, anche quelli superiori a 100.000 euro facenti capo a tali ultimi soggetti. [...]

c) intervento del Fondo Tutela Depositi:

[...] Il FITD dovrebbe effettuare rimborsi a favore dei depositanti protetti per un importo complessivo di euro 4,5 mld circa, a fronte di una dotazione finanziaria che a dicembre 2019 sarà pari a €1,7 mld.
Ciò implicherebbe l'esigenza di attivare integralmente il finanziamento per €2,75 mld. sottoscritto nell'agosto 2019 dal FITD con un pool di banche e finalizzato a fornire prontamente al Fondo risorse per i rimborsi.
Per la restituzione del finanziamento potrebbe essere necessario il ricorso a contribuzioni straordinarie a carico del sistema bancario, che determinerebbero perdite significative. [...d) conseguenze economiche e sociali:

[...] La cessazione dell'attività della banca implicherebbe il blocco dell'operatività con forte pregiudizio della continuità di finanziamento di famiglie e imprese; gli impatti sul territorio sarebbero considerevoli, anche alla luce della cospicua quota degli impieghi erogati dalla BPB nelle regioni di insediamento (come detto, pari al 10%). Anche gli impatti occupazionali (circa 2.700 dipendenti) sarebbero rilevanti e difficilmente assorbibili dalla debole economia locale.
La crisi della BPB potrebbe inoltre incrinare la fiducia dei depositanti di altre piccole banche locali, innescando un effetto contagio. [...]

Banca d'Italia: occorre un "consistente aiuto di Stato a fondo perduto"

[...] Tutto ciò rende di fatto non praticabile una liquidazione dell'intermediario senza cessione di attività e passività ; quest'ultima opzione richiede: l'individuazione di una banca interessata ad acquisire il compendio aziendale e ciò potrebbe risultare particolarmente problematico a causa delle difficili condizioni economiche dell'area di insediamento e della situazione dell'azienda.
La cessione di attività e passività sarebbe comunque impossibile (per carenza di controparti interessate) senza un consistente aiuto di Stato a fondo perduto, al fine di coprire:

- lo sbilancio di cessione
- in funzione delle richieste del cessionario, anche gli oneri di riorganizzazione
- il fabbisogno di capitale a fronte degli assorbimenti patrimoniali da parte delle attività acquisite, secondo lo schema della liquidazione delle banche venete. [...]

A questo punto, non serve alcun commento, Banca d'Italia ha già scritto tutto.

Il Bail-in non funziona, la Vigilanza arranca, i Banchieri neppure farfugliano, lo Stato "per fortuna" interviene.

Banche, si torna all'AnnoZero.

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