L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

venerdì 13 dicembre 2019

Euroimbecilandia - La Germania ha tratto vantaggio dal Progetto Criminale dell'Euro, parrebbe che il cerchio si stia chiudendo e l'ingordigia tedesca è diventata un cane che si morde la coda

Paragone: ‘Il nuovo malato d’Europa è la Germania’

Silenzi e FalsitàPOSTED ON DICEMBRE 11, 2019


“C’è un nuovo malato che si aggira per l’Europa e sta per infettare tutti. Si tratta del Paese che fin qui veniva definito ‘il più forte’, ‘la locomotiva’, quello che dettava le leggi a tutti gli altri Stati”.

Così scrive Il Paragone, la rivista online del senatore pentastellato Gianluigi Paragone. Il Paese a cui si riferisce Paragone è la Germania.

“Adesso in Europa la crisi arriverà proprio dalla Germania. Il progetto dell’euro, come moneta – spiega il senatore Pentastellato -, venne guidato dagli industriali tedeschi che puntavano ai vantaggi che avrebbe portato loro una moneta unica, cioè rendere più economici i prodotti industriali del Nord Europa, mentre sovrapprezza la capacità produttiva del Sud. Inoltre, aumenta l’effettiva qualità del debito di questi ultimi paesi, portandola a un livello molto più alto del suo valore di mercato. E questo ha consentito alla Germania di prendere in prestito denaro a tassi molto più bassi di quanto avrebbero mai potuto fare in altre condizioni”.

L’analista politico-economico Tom Luongo scriveva qualche tempo fa: “Ora dobbiamo fronteggiare enormi squilibri interni, montagne di debito, impossibile da ripagare, e situazioni di sostanziale crisi. La Germania estrae ricchezza e accumula rendite grazie all’arbitraggio sul tasso di cambio. Negli ultimi mesi abbiamo visto in generale i mercati tirare un sospiro di sollievo dopo che la FED e la BCE si sono attivate per immettere liquidità. Ma questo intervento non risolve i problemi sottostanti, li rimanda soltanto, gonfiando per qualche altro mese la curva dei rendimenti, in questo caso degli Stati Uniti e della Germania”.

“L’economia tedesca sta rallentando – aggiunge Luongo -, lo fa da più di un anno. E quando l’impulso reflattivo finirà, i mercati che non hanno toccato i massimi storici saranno molto più vulnerabili a un collasso. Ecco il problema principale che sta al cuore del progetto europeo. E non può essere nascosto ancora a lungo”.

Il Sole 24 Ore conferma in un’articolo di oggi la tesi dell’analista americano: “Possibile che la Germania sia di nuovo il malato d’Europa – scrivono sul Sole -, come la definì l’Economist nel 2003 quando piombò in recessione? Gli economisti del Credit Suisse si sono posti questa domanda ora e hanno risposto in maniera affermativa”.

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