L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

lunedì 6 gennaio 2020

Gli Stati uniti assassinano Soleimani la cultura millenaria persiana-iraniana conquista le menti statunitensi

Il caso (di P.Buttafuoco). Se nelle librerie Usa spopola il mistico persiano Rumi

Pubblicato il 5 Gennaio 2020 da Pietrangelo Buttafuoco
Categorie : Cultura

Un ritratto del poeta persiano Rumi

Il New York Times s’interroga: How did Rumi become one of our best-selling poets? Ecco: com’è possibile che Rumi sia diventato uno dei nostri poeti più venduti? La risposta, affidata al romanziere Brad Gooch – autore di una fortunata biografia di Rumi – è che nel mondo post-religioso, dipingere Rumi come un proto-umanista lo renda una figura ideale a guidare una spiritualità neutra, che si possa declinare a ogni appartenenza culturale o ideologia.

Il poeta più letto negli Stati Uniti d’America è, dunque, Rumi. Il mistico persiano, vissuto nel tredicesimo secolo a Konya, in Turchia, infonde di nuovo vigore la vita spirituale degli studenti. Nei campus dei college, infatti, è il luogo dove la lettura di Rumi assume valore iniziatico, e dove sono rinati i circoli di poesia.

Il New Yorker nota che non soltanto Rumi è il più venduto tra le classifiche di poesia negli USA, ma è entrato a fare parte della cultura pop. Sono tante le celebrità a rivolgersi a Rumi come “guida spirituale” – da Madonna a Chris Martin, che nell’ultimo lavoro dei Coldplay include la lettura di una poesia di Rumi – tutte evidentemente lontane dall’Islam come religione.

L’Islam, però, non ha bisogno di spogliarsi della sua essenza per accogliere in sé figure come Rumi. Si tratta di una vera e propria “cancellatura dell’Islam dalla poesia di Rumi” – erasure of Islam from Rumi’s poetry – che volentieri è definito mistico, santo, illuminato, e assai meno spesso è chiamato musulmano.

Eppure è all’interno della tradizione musulmana che Rumi ha cambiato ogni cosa. Da ortodosso insegnante di diritto, attraverso l’incontro con il mistico errante Shamsuddin – il mio acciarino, lo chiamerà Rumi – scaturisce dal suo cuore la poesia. Dopo la morte di Shamsuddin, Rumi dedica il resto della sua lunga vita a insegnare come il suo maestro gli abbia aperto i segreti del cuore, e come il Corano e la tradizione del Profeta gli siano ora chiari.

L’interesse per Rumi in Occidente nasce però prima di qualunque influenza hollywoodiana. Nell’era vittoriana, le prime traduzioni di poeti dell’Islam generarono scalpore per il loro contenuto mistico, inconciliabile con l’idea di Islam costruita dagli albori dell’Orientalismo. La spiegazione fu che figure come Rumi erano spirituali non grazie all’Islam, ma malgrado ciò.

E così, quasi nessuno tra i lettori americani di Rumi sa che la confraternita fondata dallo stesso poeta a Konya, in Turchia, è tuttora uno degli ordini spirituali più numerosi nel mondo musulmano.

Certo, ogni luogo e ogni tempo costruirà il proprio Rumi, come è naturale per le figure universali. Solo riconoscendone la fede e la vita si può fare giustizia a questa forza creativa.

E così, in Afghanistan, la piccola libreria di Haidari Wujodi, da più di cinquant’anni offre ai cuori martoriati la consolazione della poesia di Rumi. Wujodi ha più di ottant’anni, e riceve un salario governativo per sedere al suo tavolo nella libreria e ricevere ospiti. Arrivano musicisti che cercano testi per le loro canzoni, giovani poeti che vogliono un parere sulle proprie composizioni, studenti universitari intenti a scrivere la tesi, e asceti. A tutti offre lo stesso rimedio: ogni lunedì e giovedì, per due ore, riunisce chi lo cerca per una lettura del Mathnavi, il poema mistico di Rumi, che chiama all’ascolto di un amore nuovo: “Ascolta il flauto di canna, com’esso narra la sua storia, com’esso triste lamenta la separazione”.

Da Il Fatto quotidiano

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