11 Settembre, alcuni legittimi interrogativi
-11 Settembre 2020
Non vorrei pormi come un sostenitore di teorie, anzi il mio obiettivo è arrivare almeno a toccare i punti cardine di una vicenda stradiscussa. Certo, una mission impossible in questo mondo, ma come sempre tentare non nuoce. Dopo l’11 Settembre la nostra vita è cambiata, nulla sarà come prima e quel che verrà sarà condizionato da quelle ore che terrorizzarono il mondo. Un data impressa nella nostra memoria, oggetto di speculazioni e di studi interminabili che però non riescono quantomeno a chiarire alcuni fatti che, a distanza, di quasi vent’anni, balenano nella mente di chi almeno si pone degli interrogativi. Porsi delle domande è del tutto legittimo, chiedere la verità assoluto invece è impossibile.
Il mancato intervento dei caccia
Fino al giugno 2001 i protocolli delle forze aeree statunitensi erano due. Uno veloce, in cui i caccia delle basi aeree vicine avrebbero dovuto abbattere l’anomalia aerea. Un altro invece lento (slow), in cui i caccia della difesa avrebbero temporeggiato e utilizzato una velocità minore per risolvere la questione. Ebbene, dopo il giugno 2001, il ministro della difesa Donald Rumsfeld, decise di rendere operativo solo uno dei due protocolli, in modo da rendere più macchinoso l’eventuale intervento dei caccia. Ma la domanda è: perché nella mattina dell’11/9 Rumsfeld non obbligò le proprie basi aeree ad intercettare i voli diretti a Ground Zero, anche violando i protocolli attivi al momento?
Chi era Mohamed Atta, principale stratega dei crolli (individuato il solito cocainomane e lo si incolpa, tanto le sue eventuali affermazioni sono non credibili)
Il principale nome arabo che ci viene in mente quando sentiamo “Attentato delle Torri Gemelle” è Mohamed Atta. Nato in Egitto, ma cresciuto intellettualmente nella “occidentalissima” Amburgo, Atta è stato disegnato dall’opinione pubblica come un fanatico religioso, ligio servitore del terrorismo salafita. Ma pochi sanno che Mohamed Atta era un cocainomane e amante delle spogliarelliste, quindi il perfetto esempio di antislamico; oltre che uomo affiliato ai servizi segreti pakistani. Tanto che Mahmoud Ahmad, capo dell’ISI (i servizi di intelligence pakistani), lo aveva personalmente rifornito di 100.000$ prima dell’11 settembre. Lo stesso Atta, il giorno prima, girovagava tranquillamente per gli Stati Uniti, tanto da raggiungere Portland con suo amico. La domanda è: possibile che i servizi segreti, che già conoscevano il profilo dell’egiziano, non sapessero della sua pericolosità?
Hani Hanjour e il volo impossibile
Altro caso molto curioso di questa catena infinita di eventi, è l’incredibile manovra che uno dei dirottatori, Hani Hanjour, fece una volta entrato nel supercontrollato spazio aereo del Pentagono. A distanza di anni, risulta ancora strano capire come un “incompetente” del genere, come dicono i testimoni che lo conoscevano durante il suo addestramento al CRM Airline di Scottsdale (come
scrisse il NY Times nel 2002), che non era in grado di guidare un monomotore, avrebbe potuto fare una manovra suicida degna del miglior pilota d’aviazione. Un interrogativo quantomeno legittimo.
Le telecamere del Pentagono
Dopo l’impatto di Hanjour, ci si chiede allora come mai nessuna delle telecamere del Pentagono sia entrata in azione per coprire l’arrivo dell’aereo. In realtà la sorpresa sta nel fatto che “il luogo più protetto del mondo” protetto non lo è affatto. Le poche sequenze di immagini, del tutto insignificanti, che abbiamo del Pentagono dalle 9.37 in poi di quell’11 settembre sono affidate a due telecamere, che registrarono due filmati praticamente identici. Filmati che nella loro poca efficienza, non rispondono praticamente a coloro che cercano spiegazioni.
L’irreperibilità di Donald Rumsfeld
Un comportamento anche questo molto strano. La tua nazione è sotto attacco, degli aerei dirottati scorrazzano liberamente nei cieli più trafficati del mondo, e tu ministro della difesa, ti rendi irreperibile almeno fino alle 10:30, quando il disastro è compiuto? Un comportamento insolito di colui che a conti fatti era alla guida del paese.
La caduta del World Trade 7 (la terza torre non colpita da nessuna aereo crolla nel pomeriggio dopo che la polizia avverte del crollo, incredibile ma vero)
La caduta del WTC7 è bizzarra e allo stesso tempo velata dalla storia. Una caduta del genere (assimilabile alla free fall , caduta libera) ha almeno il potere di accendere in noi alcuni interrogativi, anche scomodi. La versione ufficiale del NIST ci dice che gli incendi e le macerie delle due torri hanno compromesso la stabilità dell’edifico. Quando invece è stato colpito solo da rimasugli insignificanti delle Twin Towers, mentre settimane dopo, come sostengono diversi studiosi, acciaio fuso era costantemente rovente alla base. Ma la domanda è: perché nessun media nazionale ha indagato a fondo su questa anomala caduta di un edifico, tenendo conto che le altre strutture del complesso sono rimaste praticamente intatte? (“Gli esperti dicono che nessun edificio come questo [il WTC 7], un alto edificio moderno, rinforzato in acciaio, è mai crollato a causa di un incendio incontrollato”, James Glanz, giornalista New York Times, 2001).
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