L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 15 ottobre 2020

2 - Lo spread dipende dalla Bce tutto il resto sono chiacchiere da salotto

Perché il ruolo della Bce è decisivo (non solo per l’Italia)

15 ottobre 2020


La Bce domina i giochi e decide dove va lo spread. Ecco come. L’analisi di Giuseppe Liturri

Esistono i fatti ed esistono le opinioni.

Alla prima categoria appartengono i dati sul fabbisogno dello Stato illustrati lunedì in audizione presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, organismo indipendente chiamato dalle Ue a validare le previsioni economiche che il Governo formula nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza.


Due fatti balzano in modo evidente e clamoroso all’occhio: il fabbisogno statale – ingente per il 2020 e ancora molto consistente per il 2021 – risulta per gran parte coperto dal programma di acquisti di titoli (PEPP, lanciato a marzo 2020 e PSPP, ripartito a novembre 2019 e potenziato poi a marzo).

Nel 2021, il contributo dei prestiti europei del dispositivo per la ripresa (RRF) e del Sure sarà modesto: appena 31 miliardi su 558 di fabbisogno complessivo includendo i rimborsi.

Osserviamo i dettagli, seguendo la tabella pubblicata dall’UPB:

Nel 2020, il fabbisogno statale è previsto pari a 194 miliardi (146 nel 2021). A questo si aggiunge il fabbisogno per il rimborso dei titoli in scadenza, pari a 377 miliardi (412 nel 2021).

Abbiamo quindi un fabbisogno complessivo di 568 miliardi (525 nel 2021, già al netto dei 31 di prestiti RFF e Sure).

Ora entra in campo la Bce: nel 2020 assorbirà ben 210 miliardi dei 568, lasciandone 358 al mercato. Nel 2021, ne assorbirà 134, lasciandone 391 al mercato.

Ma è osservando le emissioni al netto dei rimborsi che il ruolo della Bce risulta ancora più dominante. Infatti, la Bce reinveste automaticamente per decisione di politica monetaria i proventi dei rimborsi (34 miliardi nel 2020 e 40 nel 2021) e, nell’ipotesi di reinvestimento dei rimborsi anche da parte del mercato (343 miliardi nel 2020 e 372 nel 2021), la richiesta di ulteriori sottoscrizioni verso il mercato sarà pari a soli 25 miliardi nel 2020 (27 nel 2021). Praticamente le emissioni nette di un mese, sostanzialmente nulla di fronte ai 2.061 miliardi già detenuti dal mercato, in compagnia di Bce/Bankitalia che è arrivata a detenerne 517 miliardi al 31 agosto. Su quei miliardi il costo per interessi è zero, in quanto tornano al Tesoro come dividendi da parte di Bankitalia. Con buona pace di chi ancora parla di Mes e fantomatica pioggia di miliardi dall’Europa.


C’è un solo soggetto che domina i giochi e decide dove va lo spread, perché quando si muove ottiene proprio l’effetto di ridurne il livello. La sua sede è presso l’Eurotower di Francoforte sul Meno, tutto il resto è tappezzeria di contorno.

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