L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

lunedì 12 ottobre 2020

la percentuale dei pazienti testati per il “Virus” che necessitano di ricovero in cure intensive è dell’1%. Di questi uno su dieci muore. Il covid 19 è un'influenza ad alta contagiosità ma a bassa letalità

Media e virologi: chi terrorizza di più su Covid?

12 ottobre 2020


Trovo inaccettabili quelli che pontificano a favore del lockdown o dall’alto del loro potere politico o di mezzi economici propri o derivanti da retribuzioni statali o pensionistiche (il mio caso) che comunque corrono. 

Quando scoppiò il Virus, conoscendo bene le élite dominanti, specie i sempre più imbarazzanti radical chic, ebbi un’intuizione: dichiarai che non avrei fatto commenti verbali o scritti sulla gestione politica del Virus. Aggiunsi che non mi fidavo di questo governo: è facile “chiudere” un Paese (basta un Prefetto), difficilissimo “riaprirlo”. Occorrevano competenze managerial-politiche sconosciute ai più. Figuriamoci a un team di scelti da una piattaforma digitale e pezzi della burocrazia del Deep State. Ma proprio per questo:

1. mi sto attenendo alle disposizioni governative, tutte, anche le più ridicole. Nel pieno della pandemia per l’Oms e per i virologi di regime la mascherina era inutile, specie all’aperto, se lo dici oggi sei un ignobile negazionista. Io la metto, e invito tutti a metterla.

2. mi sono disinteressato a gran parte della comunicazione delle due sette politiche di maggioranza e opposizione. All’inizio quelli al potere bollarono come “razzisti” gli avversari, perché volevano vietare, per timore di contagio, il rientro dei cinesi nostrani da Wuhan, e così si connotarono come “negazionisti” della prima ora. Appena il vento cambiò abbandonarono gli involtini primavera, le carezze ai piccoli cinesi dell’asilo, passando subito al terrorismo comunicazionale. Lo scambio razzismo vs negazionismo fra questi e quelli cambiò così di segno.

Per documentarmi preferii avvalermi dei media svizzeri, esenti da terrorismo virale (colà il riferimento è il medico cantonale), dai quali ho tratto alcune sintesi

1. Le statistiche mondiali aggiornate al 13 settembre 2020 mostrano che la percentuale dei pazienti testati per il “Virus” che necessitano di ricovero in cure intensive è dell’1%. Di questi uno su dieci muore.

2. In questi 6 mesi di esperienza si è capito che Covid-19 è una pandemia “ad alta contagiosità ma a bassa letalità”.

3. Per avere un vaccino che, al contempo, sia efficace e sia sicuro, ci vogliono almeno 2 anni. Inutile parlarne fino alla primavera 2022.

4. E’ possibile che il vaccino abbia, come molti altri, una “copertura” moderata, non superiore al 50%: se ne deve tener conto.

Sulla base di queste assunzioni hanno definito una politica. Superata la prima emergenza sanitaria si sono concentrati sull’economia. Di certo, l’economia non può mettersi in cassa integrazione per due anni, in attesa del vaccino. Come hanno comunicato? Dando in parallelo sia la “curva dei contagi” sia la “curva dei disoccupati” i cittadini hanno capito il problema nella sua complessità. Oggi in Svizzera la “curva dei disoccupati” è superiore del 49,9% a quella del settembre 2019 (sic!).

La storia ci insegna che le leadership al potere, come sempre è successo, non possono privilegiare solo uno degli aspetti, guai creare terrorismo mediatico a favore dell’uno o dell’altro ma devono contemperare due esigenze vitali (ripeto, vitali): il cibo (la vita) e la salute (lo stile di vita).

Trovo inaccettabili quelli che pontificano a favore del lockdown o dall’alto del loro potere politico o di mezzi economici propri o derivanti da retribuzioni statali o pensionistiche (il mio caso) che comunque corrono. E’ ovvio che se in una pandemia non devi procurarti il cibo diventi un ipocondriaco della salute, e trasformi in untori quelli che non avendo redditi per procurarselo devono uscire di casa. Più facile ancora se i media e i virologi di regime ti eccitano in tal senso.

Chiudo con una piccola storia (Le Figaro). Keira è una giovane donna del popolo sami, alleva renne nell’estremo nord della Svezia. A maggio 2020, all’avvicinarsi del momento del parto era ancora molto freddo, c’era ancora molta neve, ma le femmine, sentendo il richiamo della natura, vollero uscire dal recinto invernale e andare verso Ovest, dove hanno l’abitudine di partorire. Molte sono morte, poche furono le nascite. Rientrate nei recinti si sono infettate del corona virus delle renne. Dilemma. Se rimangono nei recinti in lockdown si cibano ma si infettano: moriranno tutte per il virus (salvo il pastore e i cani). Se escono, molte rischiano di morire di fame, perché crescono sempre meno licheni, altre (quante?) si salveranno.

Che farà Keira? Farà la cosa giusta, perché lei sì che è seria, appartiene a un popolo serio e libero, che si muove fra Norvegia, Svezia, Finlandia in condizioni climatiche estreme. Lei, donna, quindi datrice di vita, già conosce e padroneggia il dilemma il cibo (la vita) e la salute (lo stile di vita).

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