Mariam Ghrissi
Islam e terrorismo: «I veri musulmani sono contrari alla violenza»
Mariam Ghrissi, Verona: «Condanno ogni attentato ma anche le discriminazioni nei nostri confronti. La nostra religione vuole l’amore».
1 novembre 2020
Mariam Ghrissi è una ragazza italiana di 20 anni, origini tunisine, musulmana, e studentessa di Ingegneria Gestionale a Brescia. Da quando aveva 15 anni è attiva in associazioni come
Giovani Musulmani d’Italia e nel volontariato con
Islamic Relief. Attualmente è vicepresidente della
Comunità Tunisina di Verona, portavoce ufficiale dell’
Unione dei Giovani Tunisini in Italia e membro dei Giovani Democratici in III circoscrizione. Ghrissii ha organizzato la manifestazione contro l’Islamofobia avvenuta il 31 ottobre a Verona, in Piazza dei Signori. Verona In l’ha intervistata per comprendere le ragioni che l’hanno spinta a scendere in piazza.
Manifestazione in Piazza dei Signori a Verona contro l’islamofobia
– Ghrissi, come mai ha deciso di organizzare questa manifestazione?
«Dopo tre giorni dalle parole del presidente francese Macron non ho visto nessuna reazione da parte della comunità islamica italiana, per questo ho deciso di organizzare questa manifestazione. Macron, con le sue dichiarazioni, ha condannato tutto l’Islam e alimentato un’inutile Islamofobia. Vedo sempre di più una comunità musulmana passiva che accetta senza alcun tipo di protesta questo trattamento da parte delle istituzioni. Io credo che si debba scendere in piazza pacificamente per farsi sentire e combattere l’Islamofobia».
– Non crede che un miglior dialogo con l’opinione pubblica possa aiutare a combattere l’Islamofobia?
«In Italia l’Islamofobia non è così accentuata proprio perché c’è già un dialogo fra centri culturali islamici, chiese e stampa. La comunicazione però non deve esserci solo quando c’è da condannare qualcosa o solo quando ci sono delle festività religiose. Bisogna sviluppare questo dialogo in modo bilaterale, interessandosi anche alle cose che colpiscono la nostra comunità. Dopo l’attentato di Nizza sono state accoltellate due ragazze ai piedi della Torre Eiffel ma la notizia è passata inosservata, per esempio».
– Gli attentati di questi giorni sicuramente non aiutano il clima di tensione nei confronti della comunità islamica, cosa ne pensa?
«A livello personale condanno ogni attentato. Aggiungo però che mi sento delusa quando mi viene chiesto di dissociarmi da questi atti di terrorismo perché si presuppone sempre che la comunità islamica si riconosca in questi gesti violenti. Già in partenza dovrebbe essere chiaro che tutto il mondo dell’Islam è contrario alla radicalizzazione e al fondamentalismo. Per comprendere la questione prendo in esempio i fatti avvenuti in Nuova Zelanda nel marzo 2019. In quel caso l’attentatore era un suprematista bianco ma nessuno, a parti invertite, ha sentito la necessità di scendere in piazza per dissociarsi da quel gesto. Bisogna smettere di affiancare religione e persone folli che uccidono».
– Molte delle polemiche dell’ultima settimana nascono dalla ripubblicazione da parte di Charlie Hebdo delle vignette su Maometto del 2015. La satira dovrebbe porsi dei limiti in questi casi o il problema è diverso?
«La satira per me non deve avere limiti e non dovrebbe mai essere limitata, in fondo è libertà d’espressione. Ciò che mi preoccupa, ed è il motivo per cui io oggi sono qui, è che lo stato francese abbia appoggiato il messaggio legato alla libertà d’espressione di Charlie Hebdo attuando nello stesso momento una limitazione della libertà di culto di milioni di musulmani, vietando per esempio l’uso dell’hijab nelle scuole e negli uffici pubblici. La situazione in Francia è molto più profonda e non si riduce esclusivamente a questo divieto ma si rifà ad una serie di leggi e riforme attuate dagli ultimi governi francesi a discapito della comunità musulmana».
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