L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 5 settembre 2020

I camerieri si quelli devono avere la mascherina mentre i signori si accalcano liberi da questa, medesimo luogo ma ceto sociale diverso

La società distanziale: agorafobia e smaterialità

di Il Pedante
29 agosto 2020


Se il clima culturale di un momento, se la visione di una frazione maggioritaria o egemone fossero un terreno fertile, assisteremmo a un prodigio botanico: che tutti i semi che vi si gettano partorirebbero la stessa pianta. Se fossero uno spartito, gli eventi ne eseguirebbero il tema con ogni timbro, ma sempre fedeli alla parte. C'è una simmetria perfetta tra l'illusione che i fatti plasmino le civiltà e la realtà, che siano invece le civiltà a produrre i fatti e che li digeriscano e li raccontino, li invochino e persino li fabbrichino per vestire le proprie visioni. Che, in breve, gli avvenimenti siano «epocali» se esaudiscono le aspettative di un'epoca.

Ho scritto qui, qui e più in generale anche qui che l'oggetto di questi mesi, una malattia che starebbe cambiando il mondo, è diventata essa stessa il cambiamento, la metafora a cui il mondo si affida per raccontarsi la direzione intrapresa, fingerne la necessità ed evitarsi così lo spavento di smascherarne i pericoli. Con le parole della medicina scrive il proprio mito rifondativo e lo fa in tempo reale, senza cioè darsi il tempo di distinguere l’allegoria dalla cosa.

Il «distanziamento sociale» è insieme uno dei precetti più radicali, apparentemente inediti e rivelatori di questa trasfigurazione sanitaria. L'espressione è in sé già curiosa nel suo proporsi come esempio raro di sineddoche inversa, dove cioè il tutto indica una parte. Se all'atto pratico vi si intende infatti prescrivere una piccola distanza fisica tra le persone per evitare la trasmissione di un un microbo, non è chiaro in che modo debbano perciò risultarne distanziati i rapporti di una società i cui membri già normalmente agiscono tra di loro da luoghi lontani e solo in casi particolari de visu.

La licenza retorica sarebbe difficile da spiegare se non, appunto, assumendovi la volontà di portare gli obiettivi di questi provvedimenti dal dominio della fisiologia a quello dell'organizzazione dei rapporti sociali.

Per sgarbugliare l'equivoco va innanzitutto osservato che la prossimità fisica non è una parte o una modalità speciale del relazionarsi, ma ne è la matrice sempre sottesa. Le comunicazioni scritte, telefoniche o via internet alludono sempre all’interezza dei comunicanti e ne riproducono una parte o funzione affinché il destinatario se ne raffiguri la presenza intera completando con l'immaginazione le rappresentazioni mancanti. Così, ad esempio, indoviniamo la mimica dell'interlocutore al telefono, riproduciamo con la mente la cadenza di chi scrive, ci emozioniamo di fronte a persone viste su un monitor, immaginiamo i profumi e le risate del partner in una chat.

L'idea apparentemente moderna che la parte pensata possa invece non solo mantenersi intatta, ma più ancora nobilitarsi se emancipata dal suo sarcofago (σήμα) di carne (σῶμα), fa eco alla ferita platonica che da secoli tenta l'Occidente e si perpetua nella promessa gnostica di un'anima che può e deve scrollarsi di dosso le catene della materialità corrotta. Nella sua declinazione odierna sfocia nei riti della videoconferenza, della didattica a distanza, del lavoro smart e, quindi, nella norma generale del «distanziamento sociale» che si salda in perfetta continuità con l'antecedente precetto della «dematerializzazione». Insieme, muovono spavaldamente guerra al demiurgo Yaldabaoth del mondo sensibile e alla sua ultima effige in ordine di tempo, un virus della polmonite. La parabola tracciata - dal solido all'imponderabile, dal vero all'immaginato, dal visibile all'invisibile - tende alla sua unica meta possibile: la progressiva esautorazione dell'involucro umano e quindi dell'umano tout court, per inseguire il sogno di un'intelligenza pura e libera dalle passioni e dal decadimento delle membra. Nasce da qui, da queste visioni antiche, la fiaba moderna di una «intelligenza artificiale» che pretende di vivere senza e nonostante i suoi creatori.

***

Il fastidio dei singoli corpi produce quello plurale delle masse e da lì, per breve analogia, il fastidio di classe. I poveri si ammassano nelle banlieue e nei tuguri, la classe media negli uffici, sulle spiagge e nei supermercati. Solo i ricchissimi, rari nantes in gurgite vasto, preservano sé stessi e gli altri disperdendosi nella salubre spaziosità delle loro magioni. L'idea ventilata da alcuni governatori, di tradurre con la forza pubblica i positivi al virus in strutture protette, si applicherebbe solo a chi non ha case sufficientemente ampie per metterli in isolamento: cioè agli indigenti. In termini decisamente più espliciti, sul Corriere della Sera del 28 luglio scorso un editorialista rabbrividiva al pensiero delle «turbe (sic) di giovani» che «dalle invivibili periferie, dagli sperduti quartieri dormitori, dalle strade male illuminate che finiscono nel nulla» si riversano nelle vie centrali della movida quasi mossi, nientepopodimeno, che dal «torbido proposito di seminare il contagio, d’infettare la società "per bene" insieme ai posti che essa abita. Di distruggere quanto non possono avere». Come nella fiaba di Fedro, il contagio risale la corrente dagli scantinati agli attici: mai in senso contrario, mai tra gli stessi ottimati. Nelle poche immagini che trapelano dai loro consessi abbiamo visto una Maria Elena Boschi abbracciata agli amici al largo di Ischia senza protezioni, o ancora un ricevimento nella tenuta di un giornalista televisivo i cui illustri ospiti - incluso quello stesso presidente di regione che malediceva gli untori dello spritz - si accalcavano liberi dalla mascherina. Unica, macroscopica eccezione: i camerieri, sui cui volti spiccava come un marchio castale.

Il nesso popolo-massa-malattia si attiva quasi spontaneamente nel richiamare a sé gli stereotipi di pestilenze antiche, baraccopoli da terzo mondo e promiscuità semi-bestiali. Scrivendo del «disprezzo del popolo» (Le mépris du peuple, Éditions Les Liens qui libèrent, 2015) che allignerebbe in modo sempre più scoperto tra i vertici politici contemporanei, il giornalista francese Jack Dion commentava già nel 2015 che «questa democrazia malata ha messo il popolo in quarantena», senza immaginare che di lì a poco lo avrebbe fatto anche letteralmente. Per il politologo canadese Francis Dupuis-Déri, la «paura del popolo» delle élite occidentali (La peur du peuple: Agoraphobie et agoraphilie politiques, Lux, 2016) sarebbe una forma di «agorafobia», cioè precisamente «la paura e il disprezzo del popolo riunito (assemblé)» nell'agorà per coltivare gli interessi comuni. Questa ultima intuizione rivela meglio di ogni altra la progettualità politica che si fa schermo dell'allegoria sanitaria e demateriale.

Sotto qualsiasi regime, la politica è un'attività collettiva perché è collettivo il suo oggetto. Accanto ai collegi istituzionali c'è la libertà dei cittadini semplici di riunirsi e di associarsi (Cost., artt. 17 e 18), una libertà la cui compressione è sempre il segnale di uno sbilanciamento in senso autoritario e di una conflittualità non altrimenti gestibile tra la base e i vertici. Storicamente, l’unione e l'emancipazione dei cittadini meno rappresentati è maturata proprio nei luoghi che si vuole oggi sterilizzare dagli «assembramenti»: le fabbriche, gli uffici, le piazze, i circoli, le università. E la concentrazione dei propri corpi, da (secessio plebis) o verso lo spazio dell'ordine avversario, era l'ultimo strumento di lotta politica per chi non disponeva di eserciti e patrimoni. In un'ottica di controllo sociale è perciò facile applicare all'espediente della dispersione fisica di una cittadinanza scontenta e irrequieta la massima antica del diviser pour régner, tanto più efficace se la si inculca nei destinatari educandoli allo schifo reciproco delle proprie membra pestilenziali. Uno schifo di sé dove a ciascuno è data l’ebbrezza di ergersi aristocratico - se non per censo, almeno per intelligenza e civismo - sulla sottostante marmaglia degli «irresponsabili».

È quasi certo che già oggi una così estrema destrutturazione dell'agglomerato civile non sarebbe tollerabile senza l'anestetico di una relazionalità surrogata e immateriale, come è quella riprodotta dalle moderne tecnologie di comunicazione a distanza. Ciò spiegherebbe, tra l'altro, l'ossessività con cui le si promuove anche là dove non portano evidentemente alcun vantaggio. Perché questa sostituzione, mentre offre con una mano una valvola di sfogo simbolica e mutilata, con l'altra rinforza il dispositivo del controllo fino a renderlo totale. Una piazza in tumulto, un capannello o una riunione a porte chiuse non si spengono con un click. Lo si può invece fare con un sito, un blog, un social network, un account o persino con l'intera rete internet, anzi lo si fa già, esiste già la «grande muraglia di fuoco» cinese che si vorrebbe replicare anche in Europa. In alternativa o in aggiunta si possono censurare, riposizionare o ingigantire i contenuti che viaggiano sulla rete, così da allestire nel virtuale la sceneggiatura di uno spazio pubblico verosimile ma deformabile al bisogno, per orientarne gli attori. In tutti i casi, la reductio ad digitum di ogni singola interazione o condizione - attività, conversazioni, spostamenti, acquisti, redditi, gusti, affetti, voto, salute ecc. - ne archivia ordinatamente i contenuti in un solo vaso per squadernarli alla consultazione di chi controlla le infrastrutture, chiude ogni spiraglio di segretezza e trasforma gli individui in flussi di dati da assoggettare al governo degli algoritmi, cioè di chi li programma. I big data diventano imago hominum e degli uomini promettono di sciogliere il mistero e l'arbitrio riducendoli alla disciplina panoptica di un database e alla trasparenza degli automi. Per (ri)scoprire l'ovvio: che senza libertà non c’è peccato, senza vita non c’è morte.

La nuda vita – e la paura di perderla – non è qualcosa che unisce gli uomini, ma li acceca e separa. Per questo le televisioni ci donano la nostra dose quotidiano di terrore mantenendoci annichiliti e tremebondi

Berlino, ma non finisce qui

di Fulvio Grimaldi
31 agosto 2020

Rassegna di significatiove e belle immagini sulla storica giornata berlinese del 29 agosto 2020:


Ripresa aerea dei “18.000” che la nostra stampa virusiana ha concesso alle centinaia di migliaia alla manifestazione di Berlino contro il Grande Inganno:


«È evidente che gli italiani sono disposti a sacrificare praticamente tutto, le condizioni normali di vita, i rapporti sociali, il lavoro, perfino le amicizie, gli affetti e le convinzioni religiose e politiche al pericolo di ammalarsi. La nuda vita – e la paura di perderla – non è qualcosa che unisce gli uomini, ma li acceca e separa.» Giorgio Agamben, filosofo

Coro “Libertà libertà” di un gruppo di italiani alla manifestazione anti-operazione Covid il 29/8/20 a Berlino:


La grande manifestazione contro il governo tedesco per la sua gestione di una pandemia inventata e manipolata contro le libertà dei cittadini segue a quella del milione e 300mila dimostranti che l’hanno preceduta il 1. Agosto 2020.

Il Senato di Berlino ha tentato di vietare la manifestazione, ma è stato contraddetto dal TAR di Berlino che ha accolto le ragioni dei manifestanti. Ciononostante, la polizia, comandata dall’ispettrice-capo Barbara Slowik, non si è risparmiata atti di brutalità e coercizione in vari momenti della giornata e, addirittura, nelle fasi successive alla fine dei comizi. Nella notte è stata sgomberata a forza la piazza della Colonna della Vittoria, intorno alla quale si erano radunati manifestanti. La polizia è intervenuta con violenza provocando diversi feriti. Alla richiesta di ambulanze la polizia ha risposto con un sostanziale rifiuto.

Polizia maltratta donna inerme:


Polizia maltratta donna incinta:


A fine comizio manifestanti si radunano presso La Colonna della Vittoria, che poi verrà sgomberata violentemente dalla polizia. C’è anche una bella canzone di lotta:


Qui (con sottotitoli italiani di un traduttore cui siamo grati) il video del discorso di Robert Kennedy Jr, figlio di Robert Francis Kennedy, ministro della Giustizia assassinato dallo stesso Stato Profondo USA. Quello Stato di Cia, Pentagono, Wall Street, Multinazionali, Fondazioni, che aveva già ucciso il fratello presidente e oggi si è impegnato alla morte contro Donald Trump. Kennedy, fondatore e presidente di alla grande manifestazione di Berlino contro “l’Operazione Coronavirus per il Nuovo Ordine Mondiale farmaceutico-digitale-militare, in una parola Bio-Tecno-Totalitario. Kennedy, ambientalista di punta degli Stati Uniti è fondatore e presidente della più grande ed efficace organizzazione per la protezione dei bambini da vaccini pericolosi e manomissioni (team@childrenshealthdefense.org). Nel quadro dell’Operazione Coronavirus, è uno dei maggiori esponenti mondiali dello schieramento che denuncia i delitti di Big Pharma e Bill Gates.

Il breve discorso a Berlino di Robert F.Kennedy, assai diverso da quello di suo zio presidente nel 1963, che fu praticamente il rilancio della guerra fredda contro l’URSS e il comunismo. Un discorso, quello del nipote e figlio del molto migliore fratello, che riassume tutti i discorsi che si possono fare sul Grande Inganno Covid-5G. Un discorso in cui, a una folla enorme ed entusiasta, racconta come la stampa americana lo avesse accusato di essere “andato a Berlino per parlare a 3000 o 5000 nazisti tedeschi”. Un discorso che meglio non si poteva, per esporre la deriva mortale alla quale stanno lavorando i farmaceutici e finanzieri del controllo/sottomissione totali, della vita ad arbitrio del Potere, del contante obbligatorio. Operazione attuata in perfetta sinergia con i digitali del 5G che, anche con i suoi 50mila satelliti che irradiano e controllano ogni cm quadrato della Terra, con cui si punta a sorvegliare, dirigere, neutralizzare ogni essere umano, sfruttare e manipolare i suoi dati, i suoi comportamenti, la sua salute, le sue condizioni economiche, la sua vita.

Poi c’è la stampa, miseranda sguattera, senza eccezioni almeno nell’informazione di massa. Media che, innescati tutti dal solito pulsante, hanno tentato di ridicolizzare Kennedy e il suo discorso berlinese, definendolo aberrante parafrasi complottista del nobile pronunciamento dello zio presidente quando dichiarò “Ich bin ein Berliner”. Una stampa che con riprese strette di poche decine di persone trasforma in “100.000” poche migliaia di coloratissimi oppositori di Lukashenko, il presidente rieletto dal suo popolo per essere l’unico a non aver obbedito al dogma del neoliberismo delle privatizzazioni e deregolamentazioni di ogni cosa. Presidente colpevole di un lockdown rifiutato, nonostante gli 800 milioni di ricatto offertigli dal FMI, e che così ha preservato il suo popolo dalla disoccupazione e dalla miseria. Naturalmente il rapporto tra realtà e numeri dei giornali si inverte quando si tratta di manifestanti sgraditi.

Di fronte agli imbarazzanti e pericolosi accadimenti di Berlino, Londra, Parigi, Varsavia e mille città, la Cupola scatena le sue armate. Si parte dai “comander in chief”, gli assaltatori farmaceutici e digitali dei feldmarescialli Bill Gates e Anthony Fauci, sostenuti dal Deep State e, passando per le vivandiere tecnopolitiche nei governi amici, si finisce con gli strilloni della stampa d’angiporto. E così assistiamo a uno spettacolo più mirabolante di quelli di Arturo Brachetti o del Mago Silvan.

Più oppositori e subito più tamponi e di conseguenza più casi, ovviamente finti (visto che, su disposizione del ministro del “No alle autopsie!” il calcolo va potenziato anche con i perfetti sani, ma che in qualche passato hanno starnutito) e, dunque quello che risulta il poker d’assi: paura per tutti. L’apocalisse punta con particolare compiaciuta virulenza sui nostri bambini e adolescenti a scuola: la generazione che non deve più disturbare. Intanto, con i suoi prestiti miliardari, si stringe il cappio greco della UE. Miliardi fatti brilluccicare al popolo in dissesto psicofisico-economico per placare la disperazione delle vittime VERE dell’Operazione Virus.

Infine, per divertirsi: Contro.tv di Massimo Mazzucco sulla moltiplicazione dei pani (tamponi) e conseguente moltiplicazione dei pesci (“casi”). Come basta essere un giornalista vero per ridurre al silenzio e al ridicolo perpetuo qualsiasi pappagallo cui sia stata messa a disposizione una penna.

E, per non dimenticare, un simbolo di tutto questo:

Hamburg Germany Saturday Sept. 5, at 14:30 at Gansemarkt ( More details see Hanburg4Assange Facebook page

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Hobart Tasmania Australia: Global Day of Action for Assange Ist day of extradition hearing 7th Sept. It’s time to take action!
Meet Monday 7th Sept at Franklin Square, Hobart Tasmania at 11.30 am for a roving visual action in solidarity...


NO convinto e deciso - l’errore peggiore sarebbe non votare. Per questo andrò a votare convintamente NO e invito tutti i miei conoscenti a fare altrettanto e a far votare NO anche altri.

Il referendum di Buridano

di Norberto Natali
31 agosto 2020
Secondo la vecchia storiella, l’asino di Buridano non riusciva a scegliere tra due balle di fieno, entrambe ugualmente distanti ed appetitose. È un po’ la sensazione che suscita il prossimo referendum sul “taglio” dei parlamentari.

Difficile stabilire se siano più disgustosi certi sostenitori del SI o del NO e quali -tra le rispettive motivazioni- debbano essere condannate di più. Così come è arduo dire chi sia peggiore tra i razzisti che si scagliano con squallidi argomenti contro tanti stranieri e quelli che sono a favore dell’immigrazione ma solo per poter sfruttare ignobilmente tanta povera gente e calpestare il salario e i diritti di tutti.

Nella storia in questione, alla fine, l’asino muore di fame perché non sa decidere e anche nel prossimo referendum l’errore peggiore sarebbe non votare. Per questo andrò a votare convintamente NO e invito tutti i miei conoscenti a fare altrettanto e a far votare NO anche altri.

La ragione principale -sacrifico la chiarezza e la completezza alla brevità- è che la vittoria del SI favorirebbe i disegni di quelle centrali finanziarie e di quegli apparati politici (espressione del dominio dei grandi monopoli finanziari internazionali) che da molto tempo tramano -con successo- per svuotare la democrazia, anche quella formale borghese.

Essi vogliono (e sono già a buon punto) concentrare tutte le decisioni di maggiore importanza in sedi sempre più ristrette e sempre più lontane dalle masse e dal loro controllo.

Considerando che circa un decennio fa, la Corte Costituzionale stabilì che avevamo già un parlamento incostituzionale, in quanto eletto in base ad una legge non conforme ai principi della nostra Carta, valutando il disordine e la continua confusione delle norme elettorali, aggiungendo che il vero disegno di tutte le forze politiche borghesi non è quello di estendere la democrazia e la partecipazione elettorale del popolo, bensì quello di condizionare il voto con norme sempre più macchinose, incoraggiando l’assenteismo e cercando di sfruttare a proprio vantaggio la sempre più ristretta partecipazione elettorale, si può dire che la vittoria del SI non punta ad un parlamento più efficiente o meno costoso, bensì ad una “americanizzazione” ulteriore della Repubblica.

Si vuole ottenere un “controllo” più rigido e sicuro dei parlamentari, la cui elezione deve essere sempre più subordinata ai suddetti centri di potere.

Questo perché si vuole far contare sempre meno la quantità dei voti (negli USA, per esempio, solo negli ultimi due decenni ben due presidenti sono stati eletti nonostante avessero raccolto meno voti del loro avversario) mentre diventa sempre più decisivo -per la nomina dei vincitori- il controllo di piccoli pacchetti di voti soprattutto nei posti “giusti” (collegi o circoscrizioni elettorali).

La nomina degli eletti, in tal modo, dipenderebbe sempre di più dalla mafia o da cricche di vario tipo, soprattutto da grandi potentati finanziari (come i Benetton) e l’attività del parlamento sarebbe sempre più subordinata a tutti costoro e all’attività delle “lobbie” (comprese quelle provenienti da UE e NATO). Il taglio dei parlamentari -come avverrebbe in questo momento- si inserisce in tale quadro e lo favorisce, spingendo ancora più avanti la “mafiosizzazione” della nostra società, la quale procede sia sul piano politico-istituzionale, sia su quello economico-sociale (giungla contrattuale, precarietà, anarchia nelle assunzioni e nei licenziamenti, caotico regime di appalti e subappalti, ecc.).

Non avremo parlamentari meno cialtroni e politicanti, tanto meno ne avremo di più competenti e qualificati bensì più corrompibili e subalterni ai ricatti e condizionamenti mafiosi e lobbistici. Soprattutto non avremo un taglio delle loro scandalose retribuzioni, anzi il contrario.

Chi vota SI mantiene gli attuali privilegi dei parlamentari che saranno eletti, non li riduce. Avere -per fare un esempio fantasioso- un parlamento con 2000 eletti retribuiti il 25% di quanto avviene ora, significherebbe dimezzare il costo dei parlamentari e rendere meno facile il loro controllo da parte di cricche ed apparati criminali.

È intuibile il motivo per cui un’esigua minoranza di politicanti vota NO, ma quelli che votano SI dovrebbero smentire -con argomenti concreti e verificabili- che i loro propositi siano quelli sopra denunciati. Non a caso, in questo referendum il regime bipolare getta nuovamente la maschera: quelli che dovrebbero essere i nemici irriducibili del momento ancora una volta vanno apertamente a braccetto. Un altro motivo per votare NO, il quale è anche il modo migliore -anche se fosse solo simbolico- per combattere i più squalificati esponenti del NO e quelli peggiori di tutti: i tanti che dicono di votare SI ma sperano che vinca il NO!

La nostra Costituzione è già stata -nei fatti- ampiamente svuotata e tradita. Tuttavia, quanti hanno tentato di legittimare e formalizzare tutto ciò, magari con un avallo del popolo, come nel referendum renziano di quattro anni fa, sono stati sempre sonoramente sconfitti.

Con questo nuovo referendum cercano la rivincita: vale la pena battersi per impedirla!

Se il nemico non c'è bisogna crearlo, si fabbrica l'immagine che la Russia si prepara ad attaccare Euroimbecilandia quando di fatto è il contrario

Perché l’Italia schiera i suoi caccia in Lituania

di Manlio Dinucci
31 agosto 2020

Si prevede che il traffico aereo civile in Europa calerà quest’anno del 60% rispetto al 2019, a causa delle restrizioni per il Covid-19, mettendo a rischio oltre 7 milioni di posti di lavoro. Cresce in compenso il traffico aereo militare. Venerdì 28 agosto, sei bombardieri strategici B-52 della US Air Force hanno trasvolato in un solo giorno tutti e 30 i paesi della Nato in Nordamerica ed Europa, affiancati nei diversi tratti da 80 cacciabombardieri dei paesi alleati. Questa grande esercitazione denominata «Cielo Alleato» – ha dichiarato il segretario gen rale della Nato Jens Stoltenberg – dimostra «il potente impegno degli Stati uniti verso gli Alleati e conferma che siamo in grado di scoraggiare l’aggressione».

Evidente l’allusione alla «aggressione russa» in Europa. I B-52, trasferiti il 22 agosto dalla base aerea Minot in Nord Dakota a quella di Fairford in Gran Bretagna, non sono vecchi aerei della Guerra fredda usati ormai solo per le parate. Continuamente ammodernati, hanno conservato il loro ruolo di bombardieri strategici a lungo raggio. Ora vengono ulteriormente potenziati. La US Air Force, con una spesa di 20 miliardi di dollari, doterà tra breve 76 B-52 di nuovi motori, che permetteranno ai bombardieri di volare per 8.000 km senza rifornimento in volo, trasportando ciascuno 35 tonnellate di bombe e missili a testata convenzionale o nucleare.

La US Air Force, lo scorso aprile, ha affidato alla Raytheon Co. la costruzione di un nuovo missile da crociera a lungo raggio, armato di testata nucleare, per i bombardieri B-52. Con questi e altri bombardieri strategici da attacco nucleare, compresi i B-2 Spirit, la US Air Force ha effettuato sull’Europa dal 2018 oltre 200 sortite, soprattutto sul Baltico e il Mar Nero a ridosso dello spazio aereo russo. A queste esercitazioni partecipano i paesi europei della Nato, in particolare l’Italia.

Quando il 28 agosto un B-52 ha sorvolato il nostro paese, gli si sono affiancati caccia italiani per simulare una missione congiunta di attacco. Subito dopo cacciabombardieri Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica italiana sono partiti per schierarsi nella base di Siauliai in Lituania, supportati da un centinaio di militari specializzati. A partire da oggi 1° settembre vi resteranno per 8 mesi, fino all’aprile 2021, per «difendere» lo spazio aereo del Baltico. È la quarta missione Nato di «polizia aerea» effettuata nel Baltico dalla nostra Aeronautica. I caccia italiani sono pronti 24 ore su 24 allo scramble, al decollo su allarme per intercettare aerei «sconosciuti», che sono sempre aerei russi in volo tra qualche aeroporto interno e l’exclave russa di Kaliningrad attraverso lo spazio aereo internazionale sul Baltico.

La base lituana di Siauliai, in cui sono schierati, è stata potenziata dagli Stati uniti, che ne hanno triplicato la capacità investendovi 24 milioni di euro. Il perché è chiaro: la base aerea dista appena 220 km da Kaliningrad e 600 da San Pietroburgo, distanza che un caccia tipo l’Eurofighter Typhoon percorre in pochi minuti.

Perché la Nato schiera a ridosso della Russia questi e altri aerei a duplice capacità convenzionale e nucleare? Non certo per difendere i paesi baltici da un attacco russo che, se avvenisse, significherebbe l’inizio della guerra mondiale termonucleare.

Lo stesso avverrebbe se gli aerei Nato attaccassero dal Baltico le città russe limitrofe. La vera ragione di tale schieramento è quella di accrescere la tensione, fabbricando l’immagine di un pericoloso nemico, la Russia, che si prepara ad attaccare l’Europa. È la strategia della tensione attuata da Washington, con la complicità dei governi e dei parlamenti europei e della stessa Unione europea. Tale strategia comporta un crescente aumento della spesa militare a scapito di quella sociale.

Un esempio: il costo di un’ora di volo di un caccia Eurofighter è stato calcolato dalla stessa Aeronautica in 66.000 euro (compreso l’ammortamento dell’aereo). Una somma, in denaro pubblico, superiore a due retribuzioni medie lorde annue. Ogni volta che un Eurofighter decolla per «difendere» lo spazio aereo del Baltico, brucia in un’ora, in Italia, due posti di lavoro.

Complottista è colui che vuole nascondere la verità - Gorki sapeva che l'ascesa agli inferi non ha mai fine

Negazionista e complottista è questa società

di Sebastiano Isaia
1 settembre 2020

Tutta la vita delle società nelle quali predominano
le condizioni moderne di produzione si presenta
come un’immensa accumulazione di rischi. L’anno
2020 ce lo ha ricordato nel modo più incisivo.
R. A. Ventura, Radical choc.

Sono francamente odiose le accuse di negazionismo e complottismo scagliate come oggetti contundenti dai socialmente allineati contro chi azzarda un minimo (non un massimo!) di atteggiamento critico sulla cosiddetta “crisi sanitaria” e, soprattutto, sulla sua gestione da parte dei “comitati scientifici”, dei decisori politici e dei loro apparati propagandistici. Si sta generalizzando l’escrementizia tendenza a bollare come “negazionista” e “complottista” chiunque esprima un’idea difforme da quella certificata come politicamente e socialmente corretta dagli esponenti più autorevoli della classe dirigente del Paese. Chi non si allinea di buon grado all’opinione comune è concepito dai più come una persona quantomeno “strana”, dalla quale è igienico mantenere le debite distanze: non si sa mai!

E la cosa appare ai miei occhi tanto più sinistra e politicamente significativa, nel momento in cui il Parlamento italiano vara una Commissione d’inchiesta (con poteri di autorità giudiziaria) sulle cosiddette “fake news” che si configura come una vera e propria Commissione di controllo e censura delle opinioni considerate dai politici filogovernativi non in linea con le verità stabilite dai sacerdoti del regime: intellettuali, politologi, scienziati, artisti, opinion leader, ecc.

Naturalmente chi abbaia contro l’irrazionalismo dei “negazionisti” e dei “complottisti” non ha nemmeno una vaga idea di quanto profondamente irrazionale, per non dire folle, sia la società che nega in radice una vita autenticamente umana e che complotta tutti i giorni contro gli individui, soprattutto contro quelli che sopravvivono a stento nei piani bassi di un edificio sociale sempre più imputridito e appestato: altro che Coronavirus! Perché la crisi sociale che stiamo vivendo non ha niente a che fare con un virus, con la natura «che oggi ci presenta il conto», mentre ha moltissimo a che fare con la natura del capitalismo.

Per come la vedo io, il problema non è il “negacomplottista” che considera il Covid «una bufala pianificata a tavolino per dare un’ulteriore stretta alle libertà individuali», e che scende in strada senza bavaglio, pardon, senza mascherina per manifestare questa sua “bizzarra” posizione; ci sono più paradossi, più contraddizioni e più irrazionalità sistemica tra terra e cielo, non crede per principio alle “verità ufficiali” fabbricate da un non meglio specificato “sistema”. Il vero problema è piuttosto la gente che rendendosi conto di quanto rischiosa e “problematica” sia la vita che ci offre questa società, tuttavia non scende in strada (con o senza mascherina!) per manifestare la necessità e l’urgenza di sbarazzarsi di un’organizzazione sociale che, appunto, non smette di creare all’umanità problemi d’ogni tipo.

Forse ce la prendiamo tanto con il «comportamento irresponsabile» dei “negazionisti” per non guardare in faccia la nostra irresponsabilità sociale, la nostra impotenza, la nostra incapacità di immaginare un modo di vivere autenticamente umano, completamente diverso da quello a cui siamo avvezzi. Scriveva il grande Tolstoj: «Non ci sono condizioni alle quali un uomo non possa assuefarsi, specialmente se vede che tutti coloro che lo circondano vivono nello stesso modo» (Anna Karenina). Il problema è dunque il cerchio stregato dell’assuefazione, questo nostro essere gregge (per dirla con Forrest Gump, pecora è chi la pecora fa), non certo chi si prende la “pericolosa” e “irresponsabile” libertà di non rispettare le regole del distanziamento asociale. Forse è quella libertà che l’apologeta della mascherina come “segno di rispetto per gli altri” segretamente invidia. Forse.


Prima della cura


Dopo la cura.

Parker Crutchfield, professore associato di etica medica alla Western Michigan University, qualche giorno fa ha pubblicato su The conversation un singolare articolo. In sintesi, lo studioso vorrebbe iniettare nel sistema idrico americano un mix di sostanze psicoattive, che dovrebbero ammansire i bifolchi che rifiutano di indossare le mascherine» (La Verità). Se non puoi convincerli, puoi sedarli.

venerdì 4 settembre 2020

5 settembre 2020 Roma

Documenti utili, manifestazioni, ringraziamenti

Novità da R2020 info@r2020.it tramite r2020.info 
08:10 (10 ore fa)

Sabato 29 agosto si è tenuto a Roma il primo incontro dei fuochi e delle commissioni di R2020. Una giornata di lavori intensi in cui abbiamo condiviso ciò è stato fatto finora dai singoli gruppi e le necessità sorte nei territori.


Dopo l’entusiasmante incontro del 29 agosto a Roma, il primo incontro dei fuochi e delle commissioni di R2020, siamo qui a condividere le prime risposte da attuare nei vari ambiti.

Centinaia di medici, avvocati, giuristi, insegnanti, economisti, professionisti di varie discipline, cittadini liberi e pensanti, si sono messi all’opera. E i risultati non si sono fatti attendere.

Nella riunione sono emerse le diverse necessità e le tante proposte da attuare nei mesi a venire da parte dei fuochi locali mentre le commissioni hanno iniziato a condividere atti e azioni concrete da sviluppare sul fronte legale, sanitario, scolastico, economico e non solo.

Le idee sono tantissime! Le troverete tutte sul sito di R2020 www.r2020.it, che dopo un intenso lavoro è finalmente pronto per ospitare e coadiuvare la rete che si sta creando.



R2020 è pronta a supportare (legalmente e nei contenuti) la tutela dei diritti degli insegnanti e degli alunni.
Ecco quindi i primi documenti caricati nelle pagine delle commissioni SCUOLA e LEGALE:
DOC1SCUOLA Tutti i link utili per moduli e documenti per fare diffide e tutelare i propri diritti
DOC2SCUOLA Modulo istruzione parentale per il dirigente scolastico
DOC3SCUOLA Dichiarazione di istruzione parentale per il sindaco
DOC4SCUOLA Notifica al dirigente scolastico per i rischi alla salute dall'uso della mascherina
DOC5SCUOLA Assunzione di responsabilità dei dirigenti scolastici sulla mascherina


Area legale:
R2020 DOC1LEGALE Notifica al datore di lavoro per i rischi alla salute dall'uso della mascherina
R2020 DOC3LEGALE Vademecum di azione e reazione per la scuola
R2020 DOC4LEGALE Risposta per richiesta test e tamponi



Sta per iniziare un periodo cruciale e di certo non facile… ma non siamo soli, non siamo impreparati e non siamo disposti a cedere di un millimetro quando in gioco c’è la nostra vita e quella dei nostri figli.

L’atmosfera che si è respirata a Roma ci lascia proprio questo: una consapevolezza sempre più profonda di ciò che sta accadendo e di ciò che siamo in grado di fare, se mettiamo a disposizione i nostri talenti del bene Comune.

PER CHI VOLESSE CI VEDIAMO IN PIAZZA!

Sono settimane intense in cui le piazze di tutta Europa e del mondo si sono riempite di un fiume di persone scese in piazza pacificamente per dire il proprio No alla dittatura sanitaria, economica e sociale che si sta imponendo con il pretesto del Coronavirus. Ora tocca all’Italia!

Il 5 settembre a Roma con il Popolo delle Mamme, il 6 a Padova per la manifestazione nazionale “LIBERTÀ” e il 12 ancora a Roma per protestare contro il 5G. A queste se ne stanno aggiungendo tante altre.

I promotori di R2020 invitano a partecipare a tutte le iniziative nate per difendere la Libertà e la Costituzione.

I singoli fuochi e i singoli aderenti sono comunque liberi di scegliere se esserci o meno. Proprio per garantire massima libertà a tutti coloro che hanno aderito a R2020 il simbolo non è stato rilasciato (e con molta cura monitoriamo che non sia indebitamente utilizzato). I promotori saranno presenti ma la scelta di esserci è soggettiva e il logo non appare come è giusto che sia.

È tempo di far sentire la nostra voce in piazza come in ogni dove.

Ps. Chi sta organizzando manifestazioni o ha eventi da segnalarci lo può fare con una mail a info@r2020.it, daremo a tutti visibilità

Si può produrre acciaio senza carbone e una delle eccellenze italiane lo implementa in Russia. Non diciamola ai politici euroimbecilli italiani sono anni che girano intorno all'Ilva avvelenando la comunità di Taranto


L'italiana Danieli realizzerà la prima acciaieria green in Russia
© Sputnik . Evgeniy Byatov
20:44 03.09.2020(aggiornato 13:49 04.09.2020)URL abbreviato
Tema:

Il contratto è stato firmato a Mosca ed in videoconferenza con i vertici dell'azienda in Italia. Il progetto promette di essere una pietra miliare per la siderurgia russa ed europea.

L'azienda friulana Danieli, da tempo presente in Russia, realizzerà un impianto del valore di 430 milioni di euro nel polo metallurgico della OMK di Vyksa, nella regione di Nizhny Novgorod, maggiore fornitore, tra gli altri, delle Ferrovie Russe (RZD) e del progetto del gasdotto North Stream.

Per le sue caratteristiche tecnologiche e di efficienza ecologica l'impianto non ha eguali in Russia ed in tutta Europa. L'impianto produrrà pellet metallizzati utilizzando la tecnologia DRI (Direct Reduced Iron) con una capacità fino a 2,5 milioni di tonnellate all'anno in combinazione con un complesso elettrometallurgico per la produzione di acciaio con una capacità fino a 1,8 milioni di tonnellate all'anno. L'impianto entrerà in funzione nella seconda metà del 2024 ed impiegherà una forza lavoro di 2000 unità.
Si tratta infatti di un impianto per produrre acciaio senza l’utilizzo del carbone, utilizzando un impianto di riduzione diretta che carica il preridotto direttamente a caldo a 600 C° nel forno elettrico al posto dell’altoforno e del convertitore ad ossigeno. - spiega Danieli in un comunicato stampa.

Il contratto è stato sottoscritto dall'ingegnere Antonello Colussi, presidente di Danieli Russia, e da Anatoliy Sedykh presidente di OMK. Alla cerimonia di firma del contratto presso il Ministero dell’Industria della Federazione Russa hanno presenziato ed in rappresentanza delle istituzioni il ministro dell’Industria russo Denis Manturov, Gleb Nikitin, governatore della regione di Nizny Novgorod, dove sorgerà l'impianto e l’Ambasciatore d’Italia in Russia Pasquale Terracciano.

In collegamento dall’Italia in videoconferenza erano collegati il governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga e per Danieli, il presidente, ingegnere Gianpietro Benedetti, l'amministratore delegato Giacomo Mareschi Danieli, il direttore finanziario Alessandro Brussi ed i managers Alessandro Di Giacomo ed Alessandro Martinis della “business unit” degli impianti Riduzione Diretta.

La cerimonia di firma del contratto a Mosca

Danieli, precursore dell'acciaio verde

Il contratto firmato a Mosca prosegue la cooperazione fruttuosa tra Danieli e OMK, aziende unite da un credo innovativo e votate alla continua ricerca ed implementazione di nuove tecnologie con vantaggi in termini economici e di impatto ambientale. 
L'impianto che verrà realizzato a Vyksa è definito da Danieli una pietra miliare nella produzione di “green steel” con bassissime emissioni GHG grazie all’assenza di carbone nel ciclo produttivo e con un rilevante risparmio energetico per l’utilizzo del preridotto ad alta temperatura. 
La tecnologia riduce le emissioni di CO2 del 64%, se paragonata ai blast furnace più moderni ed high-tech di ultima generazione e rappresenta un passo concreto per produrre acciaio con maggior rispetto per l’ambiente.

Danieli è una multinazionale italiana del settore siderurgico con sede a Buttrio in provincia di Udine. Presente in 23 paesi del mondo, nel 2019 ha registrato un fatturato è di 3,01 miliardi di euro.

Il covid-19 non è solo strumento potente per il controllo delle masse Ma anche foglia di fico per giustificare la distruzione veloce dell'Offerta distruggendo aziende. La Cina si è sottratta a questa logica e ha ripreso in mano l'agenda spiazzando gli imbecilli che vogliono le mascherine nella scuola

Il diversivo

di Lorenzo Merlo
1 settembre 2019

Gli stati sono strutture. Architetture desiderate, pensate, progettate, realizzate. Sono destinati a contenere un corpo sociale. Prevedono gangli di controllo e/o gestione normalmente chiamato “sistema”.

Il sistema tende a funzionare secondo la concezione auspicata in modo direttamente proporzionale all’ubbidienza degli elementi privati e associativi che in esso sono ammessi dal sistema stesso.

La disobbedienza mette in crisi il funzionamento e la sopravvivenza dell’organismo sistema.

In tempo di bassa consapevolezza generale il sistema adotta metodi di controllo e gestione ad essa confacenti e soddisfacenti. Quando il gradiente di consapevolezza generale tende a crescere, il sistema a sua volta evolve. Ciò che andava bene prima perde di efficienza e diviene necessario escogitare adeguate infrastrutture.

La Rivoluzione francese prima e l’Internazionale comunista poi – farcite da altre minori espressioni – ebbero il pregio di alzare il livello di consapevolezza comune relativamente ai dictat imposti dai sistemi governativi. L’alfabetizzazione ne accelerò il processo. Per mantenere il controllo e la gestione sociale serviva un’idea.

Gli editori della Carta stampata, imprenditori collusi all’interesse statale, misero in campo il necessario per dirigere le idee.

Il monopolio di radio e tv, moltiplicò il potenziale di fuoco comunicazionale dei giornali. L’ubbidienza generale tendeva ad essere garantita con un certo grado di sicurezza. Le emittenti poi liberalizzate accompagnarono prima il rigurgito violento degli Anni di piombo, poi si sopirono cantando e ballando l’edonismo e l’individualismo come frontiere conquistate. L’opulenza seguente spense del tutto lo spirito di bellezza. Tutti accettarono i suoi alter ego in forma di benefit e centri commerciali. Non è un caso che la voce anarchica – e le sue consimili – fosse ed è per tutti nient’altro che disturbo senza valore, da annientare e dalla quale stare alla larga.

Intanto, sebbene prevalentemente sottotraccia, la consapevolezza generale cresceva. La cosiddetta democrazia lasciava spazi associativi ed editoriali alternativi al sistema. Almeno fino ad un certo punto considerato accettabile, ovvero innocuo, ma anche funzionale alla facciata democratica.

L’avvento del web, presumibilmente liberalizzato per ragioni economico-commerciali, ha in poco tempo manifestato il suo potere di diffusione di quella consapevolezza individuale prima tenuta più facilmente sotto controllo.

Le attuali Major digitali dispongono dei dati utili per recuperare il controllo perduto. I loro clienti non siamo noi ma gli Stati. Il potenziale di fuoco informatico a loro disposizione sostituisce la prima linea che era stata degli editori, dei monopoli di radio e tv.

La logica per il dominio della comunicazione comporta la battaglia tra la crescente consapevolezza degli individui cioè, tra il loro potenziale di disobbedienza e il controllo sociale.

Tutti ne siamo vittime potenziali: le informazioni ci arrivano in quantità e sovrapposte; le fagocitiamo con velocità crescente. È un fatto emozionale, perciò estremamente volatile e inidoneo al pensiero autonomo. Ma non detto sia casuale. Nella guerra della comunicazione può facilmente essere un progetto strategico, opportunamente messa in campo.

Lo scontro tra sistema e individui, in atto sulla scia del mito di Davide e Golia, ha messo in campo un’arma convenzionalmente proibita dalla cosiddetta democrazia: la censura.

La Voce del Padrone ormai non fa più paura a tanti. Loro sanno e reagiscono. Comitati scientifici e dichiarazioni di fake news nei confronti di tutto ciò che non corrisponde al sistema sono altri due espedienti del momento. La generale reazione impaurita e la relativa obbedienza ottenuta ne dimostrano l’efficacia. Il sistema riesce ancora a tenere il controllo.

Tuttavia forse l’argine si è rotto. Non in un punto solo, ampio ed evidente, dove sarebbe facile portare provvedimenti. Ha ceduto in mille piccoli luoghi di improbabile controllo.

Si rende necessario un altro espediente che abbia la forza di riportare l’attenzione dove serve, che sappia distrarre dalle ragioni della disobbedienza, che distragga dalla crescita di consapevolezza.

In quest’ottica il 2019-nCoV o – secondo la nuova definizione – il Sars-CoV-2, fa al caso loro.

Voluto o casuale è un diversivo che vale 1000 Champions League. Con la presunta pandemia in essere il controllo può essere mantenuto. La paura permette di trasmutare in untore il vicino di casa, l’avventore che entra in negozio mentre noi usciamo. Permette di ubbidire a ordini da mandriani.

L’eventualità di un sistema mondiale in via di riassetto appare oggi assai probabile. In essa vengono meno quelle conquiste sociali e individuali che appena la generazione passata concepiva come permanenti. I ciarlatani, così loro li chiamano, si stanno organizzando, ma il loro nemico non è più il sistema, la sua polizia, la sua burocrazia. Gli Ufficiali dispongono ora di reggimenti di probiviri che mai avevano sognato di comandare. Sono divisioni di vicini di casa.

Sovranità, debito pubblico, diritti del lavoro, scuola, sanità, infrastrutture edili, burocrazia, serietà morale fanno acqua a profusione. Un’evidenza disastrosa e paracriminosa, sufficiente a farci abbandonare la nave, eppure da loro presentata, e da noi vissuta, come un’ineluttabile realtà.

Il nuovo assetto di controllo è in osservazione. Su come andranno le cose pare tutto già scritto. L’ordine del mondo renderà ulteriormente ubbidienti anche i sistemi degli Stati. Che saranno sempre di più inginocchiati ad ubbidire a loro volta secondo i comandi ricevuti. Il virus diversivo ha compiuto il suo scopo. La vera pandemia è nelle menti. Quella delle corsie di terapia intensiva non è niente al confronto. Attendiamo nuovi giri di vite.

Prendere consapevolezza della logica del Sistema resta disponibile a tutti, purché non in preda a diversivi vari. Il libero pensiero ne risentirebbe. La dicotomia tra spirito e coscienza anche.

3 settembre 2020 - 'NDRANGHETA TRA CALABRIA E LOMBARDIA | IL VIDEO

3 settembre 2020 - DIEGO FUSARO: I giornali mentono. Il 5 settembre NON sarò alla manifesta...

3 settembre 2020 - DIEGO FUSARO: Se scendi in piazza contro il regime terapeutico passi per...

Qualcuno dovrebbe ricordare agli ebrei sionisti che le sue sono sempre state guerre di invasioni e guerre per mantenere e allargare la sua sfera di prepotenza armata per continuare a rubare terra identità e cultura al popolo palestinese e questo ha tutto il diritto di fare Resistenza a queste pretese nate solo da rapporti di forza vincenti

Israele è sempre e solo stata impegnata in guerre difensive. Qualcuno lo ricorda?

2 Settembre 2020
di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] Lo scorso giugno, 1080 parlamentari europei hanno inviato una lettera ai rispettivi governi contro l’annessione della Cisgiordania da parte di Israele, tutti preoccupati per il risultato che ne deriverebbe con il fallimento della soluzione del conflitto israelo-palestinese sotto forma di una soluzione a due Stati, in linea invece con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Sui media italiani non sono apparsi cronache e commenti, anche perché avrebbero dovuto entrare in merito, facendo precedere l’appello da qualche spiegazione. L’ha fatto invece Manfred Gerstenfeld, tra i massimi esperti di antisemitismo/antisionismo, già direttore per 12 anni del Jerusalem Center for Public Affairs, è sua l’analisi più accurata. Le omissioni contenute nella lettera sono gravi al punto che impediscono di capire la decisione del governo israeliano.

Hanno ignorato ad esempio la presa di posizione di A.B. Yehoshua, che da strenuo sostenitore di “due Stati per due popoli”, in una analisi uscita un paio di anni fa anche su un quotidiano italiano, prendeva atto che la parte palestinese non era più un possibile partner, avendo sempre, sin dalla partizione decisa dall’Onu nel 1947, rifiutato l’esistenza di uno Stato ebraico. Rifiuto che è continuato, anche se l’offerta israeliana era più che generosa, come avvenne sotto il governo di Ehud Olmert nel 2008. Le interviste a Yehoshua, sono, non a caso, diminuite.

Che dire poi dei 1080 parlamentari che si guardano bene dal citare lo statuto di Hamas, che propone la cancellazione di Israele, un movimento giudicato terrorista anche da alcuni governi, destinato a impadronirsi dei Territori palestinesi contesi, come avvenne a Gaza; se il golpe non c’è ancora stato dipende esclusivamente dal fatto che Abu Mazen evita nuove elezioni, dopo che alle ultime amministrative indette Hamas era in maggioranza.

Le risoluzioni dell’Unione Europea, a cui fanno riferimento i firmatari, non tengono neppure conto della definizione IHRA di antisemitismo recentemente approvata dalla stessa UE; infatti informa in termini chiarissimi come funziona il doppiopesismo, è un aiuto per distinguere le differenze tra opinione e odio. Ma i 70 firmatari l’hanno ignorata, perdendo l’occasione di capire la corretta definizione di antisemitismo in quanto consiste nella “applicazione di doppi standard contro Israele, richiedendogli un comportamento non previsto o richiesto da qualsiasi altra nazione democratica”. Ma questo non ha alcuna importanza per i firmatari che possono contare sulla ignoranza della storia mediorientale così come viene raccontata nel nostro paese. Quanti in Italia conoscono la definizione IHRA? Da quanti ‘esperti’ commentatori viene citata? Si ricorre invece alla solita fotografia del soldato israeliano armato fino ai denti e accanto a lui una vecchina palestinese, simboli della propaganda goebbelsiana in versione mediorientale. Israele non ha mai dichiarato guerra a nessun altro paese, se ha dovuto combattere, con il sacrificio di 23.000 soldati, è stato unicamente per difendersi. Qualcuno lo ricorda?

Stati Uniti invadono la Siria per rubargli il petrolio

Un grande convoglio militare statunitense entra nella Siria nord-orientale per la seconda volta in 10 giorni


Secondo quanto riferito dal portale Al Masdar News, un grande convoglio militare statunitense è entrato nella Siria nord-orientale questa settimana, portando con sé dozzine di camion e veicoli blindati al Governatorato di Hasaka.

Secondo le fonti del portale, oltre 60 camion e veicoli blindati appartenenti alla Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti sono entrati nel governatorato siriano attraverso il valico di Al-Walid che lo collega con quello iracheno di Ninive.

Si sostiene che il convoglio militare statunitense si sia schierato in una delle sue basi all'interno del Governatorato di Hasaka.

Questo è il secondo convoglio militare statunitense ad entrare nella Siria nord-orientale dal vicino Iraq negli ultimi dieci giorni.

L'esercito americano e l'esercito russo sono attualmente coinvolti in un mini conflitto simile alla Guerra Fredda nel nord-est della Siria, culminato la scorsa settimana in un incidente tra veicoli vicino alla città di confine di Al-Malikiyah.

A rendere le cose più difficili per la Coalizione guidata dagli Stati Uniti, le minacce della tribù Al-Akidat, che attualmente chiede il ritiro delle truppe americane e delle 'Forze democratiche siriane' a guida curda, FDS, dalla parte orientale di Deir Ezzor.

5 settembre a Roma per avere la possibilità di dissentire sulla narrazione ufficiale basata sulle fake news delle televisioni

5 Settembre, via al raduno contro il “regime sanitario”

Chi sono le associazioni che si riuniranno a Roma il 5 Settembre in piazza del Popolo per dire NO alla dittatura sanitaria? Sfilano Forza Nuova e decine di gruppi dai no-vax di sinistra alla destra estrema, ma anche il "popolo delle mamme". Invitati Sgarbi e Cunial. Nonostante l'assenza del Generale Pappalardo, che sembra aver snobbato la manifestazione, sfileranno molti gilet arancioni

3 Settembre 2020
Riccardo Corsetto


“Contro la dittatura sanitaria, fiscale e giudiziaria“. Sono questi i tre motivi del raduno spontaneo che troverà luogo in Piazza del Popolo a Roma il 5 settembre, ha raccontato a L’Unico Agostino Sanna, del Comitato Nazionale Liberazione Italia. Arriveranno 220 gruppi, associazioni e comitati da tutta Italia, una “grande unione civica” per dire “no” al Governo e alla dittatura sanitaria e giudiziaria, che sfrutterebbe il Covid per imporre limitazioni della libertà. “Sarà un raduno senza passerella – dice Sanna, originario di Olbia – non allestiremo nemmeno un palco, però già sappiamo che qualche politico cercherà di usarci per avere pubblicità, perché come al solito devono strumentalizzare l’iniziativa (da quanto appreso dovrebbero intervenire Vittorio Sgarbi e la No-Vax Sara Cunial, nda). “Questa è e deve restare una iniziativa di popolo”, precisa Sanna.

L’ex generale dei Carabinieri, Antonino Pappalardo, a capo del movimento Gilet Arancioni

La manifestazione è autorizzata dalla Questura di Roma, e così il raduno successivo, sempre nella giornata del 5 settembre, che si terrà davanti alla Bocca della Verità alle ore 16. La sorpresa però potrebbe esserci lunedì: “I gruppi si daranno appuntamento a sorpresa davanti a un portone importante, senza preavviso”. Tra i gruppi aderenti, “Noi con Trump”, Nonna Maura con Marcia su Roma, pezzi di Gilet Arancioni, da diverse regioni. Parteciperà anche Forza Nuova, il gruppo di estrema destra.

Endorsement al raduno arrivano dal noto criminologo Alessandro Meluzzi, vicino a Giorgia Meloni, ma anche dall’avvocato Carlo Taormina, che il 5 Ottobre alle 18 parteciperà all’Hotel Colony di Roma ad un convegno del Think Tank StopEuropa, e dal filosofo marxista Diego Fusaro, ispiratore del movimento Vox Italia. Persino Monsignor Viganò, ormai nemico giurato della corrente progressista di Papa Francesco, ha appoggiato le ragioni dei manifestanti, dopo un plateale post di endorsement a Donald Trump.

Vittorio Sgarbi, critico d’arte e parlamentare

È giallo invece sulla partecipazione a Piazza del Popolo del Generale Antonio Pappalardo, agitatore dei Gillet arancioni. Tramite messaggio avrebbe fatto sapere di essere in Tunisia, insieme all’avvocato Lillo Massimiliano Musso, e di non avere interesse a sfilare “insieme a Forza Nuova”. L’avvocato Musso era salito agli onori della cronaca dopo il ricovero coatto in TSO subito dal fratello Dario, fermato dalle forze dell’ordine a Ravanusa, in provincia di Agrigento, perché durante il lock-down imposto dai DPCM di Conte invitava la cittadinanza, con l’ausilio di un megafono, a disobbedire alle restrizioni. I manifestanti cercheranno di replicare la manifestazione di Berlino, per lo più oscurata dai grandi media nazionali e internazionali.

Covid-19 - vietato dissentire

Australia, pubblica su Facebook post contro misure anticovid: la polizia la arresta in casa

Una donna australiana di 28 anni residente nello stato di Victoria, Zoe Buhler, è stata arrestata in casa sua dalla polizia perché aveva publicato sui social un post per inneggiare alle proteste contro le misure anticovid imposte dal governo locale. L’accusa è di istigazione a delinquere perché avrebbe invitato a partecipare a un corteo non autorizzato.

ESTERI 2 SETTEMBRE 2020 13:04di Antonio Palma

Un post pubblicato sui social per inneggiare alle proteste contro le misure anticovid imposte dal governo, tanto è bastato perché la polizia facesse irruzione in casa sua e la arrestasse. È quanto capitato a una donna australiana di 28 anni residente nello stato di Victoria, Zoe Buhler, il cui arresto è stato filmato dal marito diventando subito virale su facebook e attirando numerose proteste contro la polizia locale. Nel filmato si vede la donna, ammanettata dagli agenti nonostante sia incinta, mentre discute con i poliziotti. Nel video, la donna dice di non essere a conoscenza di aver infranto la legge caricando contenuti a sostegno della protesta ma gli agenti ribattono che ha violato la legge.

Come ricostruito dai media locali, tutto sarebbe nato con un post su facebook in cui la donna avrebbe incoraggiato le persone a partecipare a una manifestazione di protesta contro le misure anticovid. In Australia gruppi di manifestanti anti-blocco hanno organizzato per il 5 settembre una serie di proteste pianificate in tutto il paese ma no autorizzate dalle autorità così la polizia ha deciso di intervenire severamente individuando tutti i possibili partecipanti. L’arresto della donna residente con marito e due figli a Miners Rest, nel nord-ovest di Melbourne, infatti è solo l’ultimo di una serie di fermi di polizia effettuati negli ultimi giorni nello stato di Victoria con l’accusa di istigazione a delinquere tra cui anche un uomo ultrasettantenne.

“La polizia di Victoria è a conoscenza di un raduno proibito che è previsto a Ballarat sabato. Qualsiasi riunione di questa natura è in palese violazione delle indicazioni del Ministero della salute e mette a rischio le vite delle persone” hanno dichiarato dalla polizia spiegando che la donna aveva inviato alla partecipazione sui social e quindi è stata arrestata a poi rilasciata su cauzione con l’obbligo di comparire in tribunale il 25 gennaio prossimo. “Chi sta ancora pensando di partecipare alla protesta a Ballarat sabato può aspettarsi una risposta rapida e ferma dalla polizia" hanno concluso dalla polizia.


Ratzinger ultimo difensore di principi non negoziabili per questo la sua ritirata strategica

Fusaro: l’apertura di Ratzinger a Putin – e la sua cacciata

Maurizio Blondet 3 Settembre 2020 


Questa analisi ottima di Fusaro integra e illumina il mio articolo del 2015:
Ratzinger non poté “né vendere né comprare”

[…] un lettore mi rimbalza un blog con una notizia notevole.


Quando, nel febbraio 2013, Papa Benedetto XVI si è dimesso improvvisamente e inspiegabilmente, lo IOR era stato escluso da SWIFT; con ciò, tutti i pagamenti del Vaticano erano resi impossibili, e la Chiesa era trattata alla stregua di uno stato-terrorista (secondum America), come l’Iran. Era la rovina economica, ben preparata da una violenta campagna contro lo IOR, confermata dall’apertura di inchieste penali della magistratura italiana (che non manca mai di obbedire a certi ordini internazionali).

Pochi sanno che cosa è lo SWIFT (la sigla sta per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication – Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie): in teoria, è la più importante delle “camere di compensazione” (clearing, in gergo) mondiale, che unisce 10500 banche in 215 paesi. Di fatto, è il più occulto e insindacabile centro del potere finanziario americano-globalista, il bastone di ricatto su cui si basa l’egemonia del dollaro, il mezzo più potente di spionaggio economico e politico (a danno specialmente di noi europei) e il mezzo più temibile con cui il la finanza globale stronca gli stati che non obbediscono.

La banca centrale dell’Iran ad esempio, per volontà giudaica, è stata esclusa dalla rete SWIFT per ritorsione contro il preteso programma nucleare. Ciò significa che l’Iran non può più vendere in dollari il suo greggio, che le sue carte di credito non valgono all’estero, e che nessuna transazione finanziaria internazionale può essere condotta da Teheran se non in contanti e in clandestinità, in forme illegali secondo l’ordine internazionale: nel 2014 la banca francese BNP Paribas è stata condannata dalla “giustizia” Usa a pagare (agli Usa) 8,8 miliardi di dollari per aver aiutato Teheran ad aggirare il blocco di Swift.

Sono state le minacce ventilate contro Mosca di escluderla dalla rete SWIFT come ritorsione per la cosiddetta annessione della Crimea – un danno enorme all’economia del paese – ad accelerare la messa in opera, da parte dei BRICS egemonizzati da Cina e Russia , di un proprio circuito di clearing alternativo a SWIFT, e operante in yuan e rubli, e non in dollari. Per sottrarsi al ricatto che fa’ pendere sugli stati sovrani lo Swift.

Il sito belga Media-Presse (lo SWIFT è basato in Belgio) nel dare la notizia dello SWIFT alternativo lanciato da Pechino e Mosca, il 5 aprile, raccontava come esempio:

Quando una banca o un territorio è escluso dal Sistema, come lo fu nel caso del Vaticano nei giorni che precedettero le dimissioni di Benedetto XVI nel febbraio 2013, tutte le transazioni sono bloccate. Senza aspettare l’elezione di papa Bergoglio, il sistema Swift è stato sbloccato all’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI.

Dunque

“ C’è stato un ricatto venuto da non si sa dove, per il tramite di Swift, esercitato su Benedetto XVI. Le ragioni profonde di questa storia non sono state chiarite, ma è chiaro che SWIFT è intervenuto direttamente nella direzione degli affari della Chiesa. 

Ciò spiega e giustifica le inaudite dimissioni di Ratzinger, che tanti di noi hanno potuto scambiare per un atto di viltà; la Chiesa era trattata come uno stato “terrorista”, anzi peggio – perché si noti che la dozzina di banche cadute nelle mani dello Stato Islamico in Irak e Siria “non sono state escluse da SWIFT” e continuano a poter fare transazioni internazionali – e la finanza vaticana non poteva più pagare le nunziature, far giungere mezzi alle missioni – anzi, gli stessi bancomat di Città del Vaticano erano di fatto stati bloccati.

La Chiesa di Benedetto non poteva più “né vendere né comprare”, la sua vita economica aveva le ore contate.

Dimissioni sotto costrizione

Non resta che sottoscrivere quel che dice Saura Plesio: Ratzinger “mai, proprio lui che lottò contro il Relativismo imperante, avrebbe accettato “aperture” sul mondo gay e sulle politiche gender. Mai si sarebbe prosternato al “mondo” (e al mondialismo) come questo papa Bergoglio, il quale gareggia con il laicismo imperante della Ue nel creare una forma di “divorzio sacramentale”, attraverso “l’annullamento breve”. Mai si sarebbe prestato a fare la grande pagliacciata di Lampedusa fatta dal suo successore, che oltretutto non è nemmeno territorio suo, ma dello stato italiano. I grandi poteri mondialisti hanno fretta e Ratzinger era un intralcio palese, un rallentamento sulla loro fulminea traiettoria”.

[…]

E subito dopo la sua dipartita, ecco che SWIFT sblocca le transazioni vaticane, riapre i bancomat, riporta all’onore del mondo finanziario lo Ior. Non hanno aspettato che venisse eletto Bergoglio; gli è bastata l’espulsione del “terrorista bianco”.

Nei salotti buoni e irraggiungibili fra Wall Street e Washington e Londra, già sapevano che il conclave avrebbe dato il soglio ad un modernista, ad uno di cui potevano fidarsi. Come mai? La sanzione SWIFT era stata coordinata con i “congiurati” in porpora che, guidati da Carlo Maria Martini (un cardinale che ha chiesto per sé l’eutanasia, va ricordato..) (1) avevano segnato Bergoglio come loro candidato già da anni? C’è stato un accordo dei congiurati con un potere forte esterno, a cui sono vicini per ideologia?

In questa ipotesi, si spiegano benissimo le accoglienze trionfali che Bergoglio ha ricevuto in America, all’Onu, da Obama, le standing ovation al Congresso – già, perché poi un Papa regnante viene invitato al Congresso degli Stati Uniti? La cosa è molto strana e insolita. I rapporto di Washington col Vaticano sono sempre stati da cattivi a pessimi; non solo per odio protestante contro il “papismo”. Ora, sono diventati ottimi. Il Papa si fa’ volonteroso mediatore degli Stati Uniti presso Cuba, fa’ sue le “battaglie radicali”, insomma smette di essere l’antagonista morale che “questo mondo” detesta.

Si spiegherebbe così anche l’astuta gestione per guadagnarsi la simpatia dei media progressisti;e la brutale ma precisa “purga” che Bergoglio ha operato in Vaticano, quasi avesse in mano una lista da lungo tempo preparata. La sua volontà di disciogliere il cattolicesimo in un protestantesimo generale, vacuo, secolarizzato e mondano…

Bergoglio ingiunge ai cristiani di accogliere sempre più immigranti, senza limiti, con totale “accoglienza” e carità – Ebbene: “Con un comunicato ufficiale, firmato da ben 28 diverse obbedienze (tra cui ben 8 francesi ed una italiana, la Gran Loggia d’Italia), i massoni richiamano i governi europei ad accogliere gli immigrati, anzi ad accoglierne sempre di più. Dimostrando così una convergenza d’intenti con pochi precedenti non solo tra loro, ma anche rispetto alle nuove strategie seguite dagli Stati membri “ (Corrispondenza Romana, 11 settembre)


Non c’è da spettare che qualche porporato contesti come invalida la dimissione di Benedetto: sono in ballo i quattrini, e il rischio di essere alla testa di una Chiesa “santa” ma messa in miseria da SWIFT sicuramente fa’ esitare anche i cardinali più tradizionali.

Come credente, mi tranquillizza questa idea: abbiamo ancora un Pontifex, anche se ammutolito. La promessa fatta a Pietro è ancora mantenuta; la linea apostolica non è interrotta, i sacramenti impartiti restano validi. E’ questo solo che conta, nella tempesta.

Come uomini di questa generazione, abbiamo meglio identificato il falso agnello dell’Apocalisse 13, col potere di affamare e di bloccare, sì che “nessuno potesse vendere né comprare” senza avere “Il marchio sulla mano e sulla fronte”. SWIFT, e il suo numero bancario (BIC) ha rivelato ancor più chiara la sua essenza anticristica, e il vero fine della globalizzazione. E non mi si chiami più complottista…Ma quale complotto? Qui stanno agendo apertamente, platealmente, senza nascondersi più – e con molta fretta. Perché egli “sa di avere poco tempo”.