L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 19 settembre 2020

19 settembre 2020 - NEWS DELLA SETTIMANA (12-18 set. 2020)

19 settembre 2020 - UNA GRANDE SCOMMESSA PER CAMBIARE LA STORIA - Claudio Messora e Virginia...

La straordinaria, schiacciante vittoria del potere è quella di aver sostanzialmente abolito il pensiero critico. L'uomo senza beni è l'immagine della morte (Homo sine pecunia imago mortis)

Meno contante, e meno contate

Maurizio Blondet 19 Settembre 2020 
di Roberto PECCHIOLI

Meno contante, meno contate, è il suggestivo slogan di chi si batte contro la progressiva abolizione del denaro contante. Il successo di tale mobilitazione è per ora assai limitato, anzi avanza a grandi passi una società distopica senza denaro, i quattrini “veri” che teniamo in tasca o custodiamo per ogni evenienza. L’Italia sta progressivamente avanzando nella stessa direzione: sono già legge divieti di pagamento in numerario oltre una determinata soglia, che viene periodicamente ridotta. Il governo Conte ha ottenuto una specifica delega in materia, alla chetichella, durante la tempesta del contagio. Soprattutto, non si riesce a sollevare un vero dibattito su un tema che, al contrario, ha ed avrà immense ricadute sulla vita quotidiana e sulla stessa antropologia futura. Vince, sinora, la narrazione della comodità, che spinge sempre più persone a pagare con carta di credito, bancomat o attraverso circuiti come Paypal anche importi modestissimi. La straordinaria, schiacciante vittoria del potere è quella di aver sostanzialmente abolito il pensiero critico.

Probabilmente stiamo davvero diventando “rettiliani “nel senso che l’oligarchia dominante, attraverso opportuni stimoli reiterati nel tempo, sta facendo sì che utilizziamo quasi soltanto una delle tre parti del cervello, quella più arcaica, primaria, sede degli istinti essenziali, lontana dalla riflessione e dal senso morale, il cervello detto rettiliano. Risulta difficilissimo, se non impossibile, spiegare con qualche speranza di successo gli effetti negativi di un mondo senza contanti. E’ così semplice, comodo, pulito, pagare con una delle card multicolori che riempiono il nostro portafogli. Oltre l’enorme portata simbolica, sfugge il gigantesco potenziale di controllo e sorveglianza, la tracciatura totale, assoluta, di ogni nostro pagamento, compresa la geolocalizzazione, la capacità di prevedere e quindi orientare e determinare ogni nostro comportamento da parte dei possessori delle tecnologie sovrastanti, i padroni universali.

Homo sine pecunia imago mortis, dicevano i latini. Nel futuro, nel presente, l’immagine della morte civile – e forse fisica- è quella dell’essere umano senza credito, che non possiede le magiche carte di credito, o se le vede bloccare per un motivo qualsiasi, ad arbitrio di un potere sempre più invadente, totalitario, onnipresente. Già adesso, la libertà economica di alcune categorie è gravemente limitata: protestati, falliti, ma anche lavoratori precari, in affitto, pagati con voucher. Che cosa capiterà a chi non avrà più accesso al credito? Vedersi ritirare le carte o negare l’uso del proprio denaro (se sarà ancora possibile chiamarlo così) diventerà un castigo tremendo, un’arma di ricatto, una spada di Damocle di chi controlla il sistema e dei governi, suoi complici e vassalli.

Gli esclusi non saranno soltanto i più poveri – alla faccia della retorica a favore “degli ultimi” – ma anche gli spiriti liberi e i dissidenti, gli oppositori, I “cattivi pagatori”, che spesso sono tali per difficoltà reali e non per disonestà o cattiva volontà, saranno esposti all'impossibilità di vivere in società. Per loro, sarà difficile anche procurarsi il cibo e l’abbigliamento. Eppure, la maggioranza non percepisce l’imbroglio, non capisce né sospetta la colossale operazione di dominazione sottostante. Presto o tardi, i contanti non avranno più corso legale, quindi non saremo in grado di possederli, utilizzarli, spenderli in qualsiasi modo. Pezzi di carta senza valore, oggetti da collezione.

Intanto, consapevoli del pericolo del bitcoin, la criptovaluta, le banche centrali studiano instancabili come controllare la popolazione attraverso il dominio sui mezzi di pagamento. Vogliono imporre dall’alto del potere, alleato con i governi, l’obbligo di usare esclusivamente il “loro” pseudo denaro virtuale, svuotando le tasche e anche i cervelli: una sorta di legge di Gresham, la moneta cattiva che scaccia quella buona soffocando la libertà di scelta. Le grandi banche stanno già realizzando test sull’euro digitale della BCE, che tenta di non perdere terreno rispetto a progetti avanzati di Russia e soprattutto Cina (Alipay, corrispettivo orientale di Paypal; Tencent, il gigante del commercio e dei servizi digitali del Dragone, titolare tra l’altro di WeChat, corrispettivo di Whattsapp di Facebook).

Ci intontiscono con la “trasparenza”: che problema c’è, se non hai niente da nascondere, dicono. Anzi, la tracciatura di ogni movimento distruggerà l’evasione fiscale e metterà in crisi la criminalità. False verità, vere menzogne. L’evasione fiscale grande, immensa, è la loro, quella dei colossi digitali e finanziari, ma alla gente, agli sprovveduti che siamo diventati, viene ostentata l’evasione di artigiani e professionisti. Il rancore e l’invidia sociale funzionano sempre: evasori sono gli altri, noi, eventualmente, ci difendiamo o “risparmiamo qualcosa”. Quanto alla criminalità, quella grande, globale (droga, armi, traffico di esseri umani e di organi) regola i suoi affari nell’oscurità dei canali della shadow economy, nei meandri sotterranei e potentissimi della grande Rete, protetta dagli apparati più riservati del potere.

Il problema non è solo filosofico e morale, non ha a che fare solo con la limitazione della libertà che comporta la riduzione delle scelte. L’obiettivo concreto è controllare per poi determinare attraverso la predizione e la persuasione del sistema di comunicazione e inculturazione, ciò che facciamo, dove andiamo, che cosa e da chi compriamo, come e che cosa pensiamo. Un Arcipelago Gulag globale fatto di sbarre virtuali, ma robustissime, in cui ciascuno di noi non è più persona, individuo o soggetto, ma un codice a barre, lo Zek postmoderno. Zek era il nomignolo degli internati nei campi sovietici ed è anche l’acronimo dell’onnipotente Zentralstelle fuer Kreditinformation, l’organismo interbancario che decide sui criteri di concessione dei crediti. Curiosa coincidenza.

È essenziale che le persone spendano, che non venga loro in mente di pensare al futuro, che non investano in progetti produttivi, che non pensino ad annullare o compensare i debiti. Se ci impediscono di detenere, trasportare, movimentare la carta moneta, tutto cambierà e non avremo più alcuna via di fuga dal potere finanziario, tecnologico e, inevitabilmente, politico e metapolitico. Già oggi, negli Usa esiste una voluta carenza di valuta, per cui in molti negozi non si dà più il resto in contanti, ma si viene invitati a possedere “carte fedeltà”.

Poiché non abbiamo speranza alcuna di convincere la massa con argomenti morali, politici o con l’appello alla libertà – la più equivoca delle aspirazione umane – abbiamo pensato di fornire un piccolo estratto degli effetti reali, sulla vita quotidiana, di un mondo senza denaro contante. Parliamo di una futuro in cui il contante non avrà più corso legale, quindi non saremo in grado di acquisirlo, pagare o spendere con tale mezzo. Non potremo più depositare contanti su un conto bancario, né accettarli per lo scambio di beni o servizi.

Pensiamo ai regali: spesso consideriamo il denaro un dono appropriato, gradito a chi lo riceve. Non potremo più neppure offrire la “paghetta” ai nostri figli e nipoti, o fare un regalo “importante “a un parente che si è laureato, diplomato o ha raggiunto un traguardo. In una società senza contanti, il beneficiario non può utilizzare direttamente e liberamente la somma, che dovrà essere scambiata con assegno o bonifico. Ciò significa che dovremo detrarre una commissione, che arricchirà ulteriormente il sistema finanziario e impoverirà noi. In più, in tempo reale, le autorità fiscali e il governo, oltreché i padroni delle tecnologie –ovvero i piani alti della finanza tradizionale e fintech – conosceranno con precisione la quantità di denaro in nostro possesso. Non sarà un gran problema per il bimbo che riceverà (chissà come, poi…) pochi euro dal papà o dallo zio, ma sarà già un bel guaio per il neolaureato a cui parenti e amici avranno offerto denaro per celebrare il suo successo, o per la coppia di giovani sposi. Chissà che il fisco non bussi presto alla porta di questi soggetti per richiedere la sua parte.

In tempo di contagio da virus, la povertà si è estesa e con essa la disoccupazione. Sono moltissime le persone che, per sbarcare il lunario, si stanno adattando a occupazioni occasionali. Qualcuno falcia l’erba dei giardini privati, altri fanno riparazioni, qualcuno aiuta nella cura dei disabili o collabora alle pulizie. Altri si improvvisano tassisti a chiamata o badano ai figli di chi, più fortunato, ha conservato il suo impiego. Un’enorme percentuale di queste persone viene pagata in contanti.

Ma se improvvisamente non puoi spendere i tuoi soldi, dovrai essere pagato elettronicamente. Quante persone che non hanno ancora un’attività o l’hanno perduta hanno un conto commerciale per accettare carte di credito o di debito? Ci sono opzioni come Paypal e Venmo, che ovviamente pretendono una commissione percentuale. Per di più, ogni centesimo derivante da questi lavori (la gig economy dei lavoretti imposta dal Covid 19) è tracciato e controllato. Questo trasformerà rapidamente i nostri 50 euro, guadagnati con fatica, in 40 o 35, poiché sarà facilissimo tassarle. Sì, perché saremo noi gli evasori fiscali, gli empi da colpire, non le centrali finanziarie, non i giganti tecnologici deterritorializzati che stanno dietro la nostra modesta carta di credito.

Potremmo avere bisogno, o desiderio, di vendere qualcosa di nostro: c’è un mercato crescente, in tempi di crisi. In alcuni paesi è comune lo “sbarazzo” di vecchie cose. Aiuta a svuotare cantine e cassetti, fa guadagnare qualcosa e talvolta risolve emergenze. Come funzionerà in una società senza contanti? Se vendiamo oggetti di valore, probabilmente finiremo per utilizzare i soliti Paypal, Venmo e simili, che pretenderanno una parte del ricavato, la postmoderna estorsione alla massa mascherata da servizio indispensabile, anzi obbligato. Pochi potranno perdere tempo e denaro in una miriade di piccole transazioni. Si tornerà al baratto, a un’economia in cui daremo qualcosa in cambio di un servizio o di una promessa futura.

Finirà anche l’istituto della mancia: pagabili solo con carta di credito, mance e regalie diventeranno rare, scomode da offrire e da incassare, anch’esse alla mercé del fisco. Forse verranno ritirate dai datori di lavoro e restituite a fine mese: un nuovo potere nelle loro mani. Inoltre, non sarà difficile manipolare gli importi. Diventerà impossibile insegnare ai bambini il senso di responsabilità nel guadagnare, risparmiare e utilizzare con giudizio il denaro. E’ sempre stata una palestra di vita, di crescita, di indipendenza. Se tutto è elettronico, che succederà? Esiste la possibilità di utilizzare carte regalo prepagate, ma questo significa che posso spendere i miei (miei?) quattrini solo in determinati modi e luoghi, con perdita di libertà e comunque sempre nell’ambito di una mentalità improntata al consumo immediato. Nessuna possibilità di scegliere, risparmiare con costanza, vedere il proprio denaro crescere in vista di un obiettivo.

E’ il principio che si vuole applicare alle varie modalità di reddito universale: una carta da usare in determinati circuiti, esclusivamente per spese indicate /imposte dal potere, probabilmente con una scadenza che impedirà l’esercizio del risparmio. Molte famiglie, inoltre – almeno otto milioni negli Usa – non hanno un conto in banca a causa di commissioni troppo elevate, crediti inesigibili o altri impedimenti. Costoro si rivolgono a società che incassano al loro posto, lucrando commissioni su redditi spesso modesti, frutto di lavori pesanti o sgradevoli. Cosa faranno quando neppure questa opzione- fonte comunque di sfruttamento usurario- non sarà più possibile? 

La maggior parte di chi non ha conti bancari vive già al di sotto della soglia di povertà. Sarà ancora più difficile sbarcare il lunario, fare lavori saltuari, ottenere aiuto. Infine, per nessuno dovrebbe essere un obbligo aprire un conto corrente o possedere una carta di credito, in regime di libertà. Per molti, ci saranno problemi fastidiosi, più difficile pagare il parchimetro o ottenere il resto al bar. I poveri dovranno ricorrere a servizi come vaglia postali, banchi dei pegni o prestiti con anticipo sullo stipendio, per chi ce l’ha. Negli Usa, i cittadini con reddito inferiore ai 25 mila dollari annui usano soprattutto contanti. Saranno loro a subire le peggiori conseguenze del mondo cashless. Insomma, chi, per una ragione o per l’altra, non avrà accesso alle carte di credito, sarà escluso dalla vita. Che ne sarà dei disoccupati? E se – cosa sempre più probabile nel regime di contrazione progressiva delle libertà- venissero bloccati i conti e le card dei dissidenti, o tale misura diventasse una vera e propria pena accessoria in un futuro distopico, ma per niente impossibile? Non si tratta di una condizione ideale per alcuno. Inoltre, il potenziale di abuso diventerà un problema centrale: se ogni centesimo guadagnato viene tracciato e registrato, non avremo alcuna privacy finanziaria e saremo a rischio molto maggiore.

Molti tengono parte dei risparmi a casa per le emergenze. Ma cosa succede quando finiamo i contanti? Tutti i soldi che abbiamo messo da parte negli anni dovranno tornare alla banca e perderemo il controllo della nostra vita. Se poi si verificasse – o peggio venisse dolosamente provocato- un evento d’insolvenza di tipo cipriota e argentino, è già operativa la legge chiamata bail-in, per la quale pagheremo noi per i disastri del sistema finanziario e gli errori del potere politico.

E’ già accaduto, con la vicenda del fallimento cipriota di alcuni anni fa – uno Stato membro dell’UE. L’Italia ha un sistema bancario a rischio, in gran parte in mani straniere. Non vi è nulla di inverosimile, non sono possibilità limitate a mondi lontani: l’attacco diretto al nostro denaro può accadere qui e adesso. L’impianto legislativo per l’esproprio legale è attivo. Nella nazione guida del capitalismo, gli Usa, dopo salvataggi bancari a spese del contribuente nella crisi del 2008, la legge vieta il salvataggio statale, ma consente il bail-in, cioè l’esproprio dei depositanti. L’UE non è da meno. Vi è anche il fenomeno della confisca dei beni civili. Un’entità economica finanziaria o il governo può sequestrare la mia proprietà o il mio denaro anche se non sono condannato per un crimine. Immaginiamo quanto sarà più facile se tutti i nostri dati e averi saranno immediatamente individuati e bloccati con un semplice clic.

Un certo numero di siti web, canali indipendenti e account sono già stati eliminati. Per andare oltre, basterà imporre multe- direttamente prelevabili dai nostri conti o card – senza difesa, e le opinioni sgradite al sistema di potere saranno ridotte sul lastrico e costrette al silenzio in un’assordante autocensura. Forse siamo solo paranoici, teorici della cospirazione. Forse. E se invece- basta guardarsi intorno- quel che temiamo fosse vero, in tutto o in parte, o il futuro fosse peggiore di quanto paventiamo? Attenti: il denaro ha mille difetti, ma è un elemento di libertà, di scelta, di sicurezza. Se è nelle “mie “mani, non nei “loro” artigli.

Meditate, gente, meditate, se avete ancora un neurone libero nel cervello. Non regaliamo al nemico – sì, il nemico – la nostra libertà di scelta per pigrizia, paura, accidia. Non varranno a nulla le lacrime di domani.

Racconti di mezza estate - 7 - le soluzioni semplici non esistono

La stramaledetta crescita

19 settembre 2020

Iniziamo col con questa domanda: chi di noi è in grado di produrre i propri mezzi di sostentamento?

Personalmente, ancora no, ma sto iniziando a prepararmi e spero di essere pronto in 4/5 anni, se ci riuscirò, questo è il mio semplice piano per il futuro. Non sarà facile per niente, ma sarà una bella sfida provarci.

Tutto ciò che non siamo in grado di produrre autonomamente per sopravvivere dà origine ad una distorsione; si innesca un meccanismo innaturale che si ingigantisce nel tempo. La gente fa appello ai governi. Reclama di ricevere gratuitamente una gamma molto larga di benefici. Ha continuamente bisogno di qualcosa e si aspetta, reclamando con presunzione, che i bisogni vengano soddisfatti invocando i diritti acquisiti.

Come gli uccellini nel nido, con la bocca aperta, che pigolano costantemente, “pio pio pio” agitando d’istinto le loro piccole teste con gli occhi chiusi, aspettando che qualcuno gli rigurgiti nello stomaco cibo e sostentamento.

La cittadinanza, nella maggior parte dei casi, si comporta allo stesso modo. Pigola e reclama rumorosamente col becco aperto, e lo Stato che fa? Per un po’ fa finta di voler resistere, cerca di temporeggiare, ma poi non può più trattenersi per molto tempo. Il pigolare è fastidioso e a lungo andare diverrebbe insopportabile. E Allora, che fa? Stampa dei Buoni del Tesoro, si fa scontare il loro valore facciale dalle banche, e con quei soldi presi a prestito, rigurgita il liquido dentro le bocche fameliche dei cittadini, saziandone più che ne può, risolvendo il problema nell’immediato con manovre sociali tipo la creazione di posti di lavoro pubblici, di sussidi, di appalti, e di ogni tipo di espediente che possa consentire alla gente di ricevere del denaro con cui sfamarsi. Ma quei soldi sono debito, e il debito, per sua natura, sottostà alla regola matematica della funzione esponenziale, mentre la vita terrena obbedisce e funziona in maniera lineare, non esponenziale. E così inizia il problema. Le due funzioni sono matematicamente incompatibili ed è solo una questione di tempo: dopo un periodo iniziale in cui sembra di potercela fare, le curve si incrociano e quella del debito mette il turbo, pompata dalla funzione esponenziale diventa un asindoto, un’erezione, ma qui non voglio diventare scurrile, non è il mio stile. Però si capisce bene che è impossibile correre dietro ad una funzione esponenziale con le armi mortali della crescita aritmetica su cui si basa la vita terrena. Questa è la distorsione.

Il sistema economico globale basato sul debito esponenziale (debt based economic system) non può prescindere dalla crescita economica che però si basa sullo sfruttamento di risorse non esponenziali. Ci martellano continuamente con la parola “crescita”.

Quante volte ce lo sentiamo ripetere: “ci vuole la crescita. Il P.I.L: deve crescere. Bisogna stimolare la crescita”! Ce lo sentiamo ripetere in continuazione. Ma perché ci vuole per forza, in ogni caso, inequivocabilmente questa stramaledetta crescita?

La risposta è semplicissima: perche nel frattempo stanno crescendo inesorabilmente gli interessi passivi sui debiti.

Proprio così. Anche mentre dormiamo o non ci pensiamo, gli interessi crescono, maturano e si accumulano, capitalizzandosi sul montante, ovvero interessi su interessi. Gli interessi sono inevitabili ed onnipresenti in quanto l’intero sistema monetario globale è basato sul debito.

Ogni sistema di questo tipo inizialmente sembra sostenibile, ma la crescita composta dell’interesse passivo che capitalizza secondo la formula matematica della progressione geometrica, non sarà mai raggiungibile dalla crescita aritmetica dell’economia reale e produttiva. Hai voglia a parlare di crescita! Anche il fantino più bravo si accorge che frustando il cavallo, oltre un certo limite il cavallo non può accelerare. Così come una volta piantato un raccolto, non posso andare dalle zucchine a dirgli di crescere più velocemente, mentre, nel frattempo, gli interessi crescono e crescono, eccome se crescono! Si cerca adesso di rallentare questa corsa mantenendo i tassi vicini allo zero, ma si tratta comunque di cercare di fermare un treno lanciato alla massima velocità.

Il famoso “Giubileo” altro non era che una cancellazione dei debiti. Trascorsi sette anni i debiti correttamente ammortizzati si ritenevano onorati e si poteva cominciare da capo. Quel limite di sette anni, non è casuale. Sono regole matematiche che gli antichi già avevano capito e che avevano la cautela di applicare. Curiosamente, il numero sette ricorre in moltissimi campi. (Sette sono gli orifizi corporei umani da gestire, ad esempio, e sono molto esigenti). Il mondo economico moderno che si può dire sia nato nel 1694 con la creazione della Banca d’Inghilterra, ha preferito seguire un’altra via. Invece di giubilei, si è scelta la strada dell’espansione del debito, coinvolgendo sempre più soggetti in uno schema debitorio che altro non è che una piramide finanziaria. La stessa piramide rappresentata e celebrata trionfalmente sul retro della banconota da un dollaro americano. In uno schema piramidale, più è larga la base più è solido il vertice. La base fornisce energia al vertice che, caricato come una dinamo, si illumina e si stacca dalla base fetente, come a rappresentare perfettamente le due categorie umane magistralmente descritte dal poeta Gioacchino Belli nel sonetto:

Li du' ggener'umani:

Noi, se sa, ar Monno semo ussciti fori
impastati de mmerda e dde monnezza. 
Er merito, er decoro e la grannezza
sò ttutta marcanzia de li Siggnori…. 


Infatti, la prima conseguenza del sistema monetario debitorio creato in Inghilterra fu l’immediata conquista ed annessione della Royal Scottish Mint, ovvero della zecca scozzese, perché, per perpetuarsi, ha continuo bisogno di nuovi soggetti a cui attaccare lo spinotto del debito.

Seguì a ruota la rivoluzione industriale e l’espansione imperialista: bisogna produrre di più, ci vuole la crescita! La crescita necessaria per ripagare gli interessi sul debito. Quindi, tutti a correre come matti dietro al debito in una corsa senza fine, dove il debito è matematicamente avvantaggiato.

La storia va avanti, nuovi stati vengono conquistati. Si faranno guerre e moriranno tante persone, ma la faccio breve ed arrivo ai giorni nostri.

Quando si legge qualche resoconto finanziario, ci si aspetta che qualcuno più bravo di noi ci dica qualcosa che già non sappiamo. “Tell me something I don’t already know” ..dimmi qualcosa che non so già diceva Gordon Gekko nel famoso film Wall Street. A me piace leggere da diverse fonti e non fissarmi su qualcosa, per non essere accusato di dissonanza cognitiva, quindi ho sotto mano varie pubblicazioni e articoli, libri e audioblog. Poi sta alla mia capacità di ragionamento, unita alla mia preparazione accademica a trarne le dovute conclusioni. Quindi non posso fare previsioni favorevoli quando tutti gli indicatori puntano in un’unica direzione, ovvero l’insostenibilità di questo paradigma. Sono pessimista? No, francamente amo scherzare, e fischiettare allegramente, ma per quanto riguarda la fredda analisi dei dati, non può esserci soluzione restando dentro questo paradigma, e siccome chi lo controlla ne beneficia immensamente, sarebbe sciocco credere che chi si trova un una posizione di così assoluto dominio, possa minimamente pensare di cambiarlo perché è dalla parte ricevente del trasferimento di ricchezza. Il vertice della piramide non ha nessuna intenzione di smettere di godere del privilegio enorme in cui si trova e quindi il sistema andrà avanti così anche perché ancora la maggior parte delle persone non ha neanche la minima idea di come funzioni.

Come abbiamo visto, tutta l’ecomomia mondiale si basa su di un oceano di debiti.

Questi debiti, a loro volta sono stati cartolarizzati e re-ipotecati migliaia e migliaia di volte in astrusi grovigli di derivati e di prodotti esoterici dei quali solo una minima parte è visibile, mentre il vero buco nero si nasconde nelle falde della partita doppia, con diversi acronimi, nei paradisi fiscali e nel sistema ombra detto “shadow banking”. Su tutta questa massa immane di debiti capitalizzano in ogni istante enormi somme di interessi passivi i quali possono essere onorati soltanto con la crescita. Quindi bisogna avere la lucidità di chiedersi: c’è qualche remota possibilità di arrivare ad avere questa crescità? Ad esempio: in Europa tutti gli stati hanno un debito pubblico enorme ed un ancora più grande debito complessivo. Ad esempio: il debito complessivo della Grecia è dell’875% del suo pil, quello della Germania è del 418% mentre in Italia siamo al 364%, (quindi meglio dei tedeschi). La media europea è del 434%, mentre gli USA sono a circa il 400%. (dati non aggiornati da verificare).

Abbiamo quindi banche insolventi che prestano i soldi a Stati praticamente falliti che emettono Bond che vengono comprati dalle stesse banche praticamente fallite con i soldi creati dal nulla dalle Banche Centrali, le quali usano questi bond come collaterale per fare prestiti con effetto moltiplicatore 26/1 che alimentano la galassia dei REPO fino al limite più estremo.

Per garantire la sicurezza dei bond che costituiscano le riserve patrimoniali delle banche, gli Stati praticano i tagli alla spesa pubblica e l’austerità. Questo vuol dire: tassare i cittadini per poter rimborsare gli interessi alle banche e mantenere in vita lo schema piramidale.

L’austerità è palesemente una manovra depressiva. Come può esserci crescita se si innesca la depressione? Come può riprendersi il mercato immobiliare se prima non si riprende il mercato del lavoro? Hai mai sentito dire di un disoccupato che compra una casa? Quanti cappuccini deve fare un barista per poter stare dietro a un milione di miliardi di derivati?

Si stima che l'economia dell'intera Unione Europea dovrebbe essere in grado di crescere almeno del 10% per i prossimi dieci anno per far si che questo sistema sia sostenibile; ma come si può crescere più velocemente degli interessi composti? IMPOSSIBILE ! 

Ebbene: tutta questa politica monetaria è una truffa! Come il gioco dell’aeroplano. Quando qualcuno smette di pagare, ovvero quando le Banche Centrali decideranno di smettere o soltanto di diminuire la creazione di trilioni dal nulla. Questo può avvenire in qualsiasi momento. La proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, o la pagliuzza che spezza la schiena al cammello.

Per adesso penso che soltanto un mentecatto possa vedere una via d’uscita da questa crisi, considerando la cura che viene applicata. Siamo stretti in una morsa come in una trappola mortale.

Nella mia newsletter IL VIRUS GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO, 


ho definito questo momento come il più grande caso di “tra l’incudine e il martello” della storia dell’umanità.

Da una parte ci sono l’austerità e i lockdown che portano alla depressione, dall’altra, ci sono i piani di stimolo delle Banche Centrali (monopoliste del credito) che pagano i debiti vecchi con debiti nuovi ancora più grossi dei precedenti. Poi non si può continuare a fare debito all’infinito, perché il debito può anche essere infinito, ma le risorse della Terra non lo sono.

Zitti tutti adesso! Non lo sentite anche voi? Un rumore di sottofondo. Come un rumore di risucchio. Un rumore costante, come un grande aspiratore che risucchia la ricchezza dalla base e la porta verso l’alto. Proprio così. Sta avvenendo in questo momento. Questo sistema, nella fase terminale, ovvero quella che stiamo vivendo adesso, è strutturato per attuare la parte ultimativa ovvero quella del “grande succhio”! Il film Society di Brian Yuzna ha descritto magistralmente questa metafora. È la classe stra-ricca che finisce con l’impossessarsi di tutto quello che c’è alla base, compresa la nostra vita.


Questa premessa era necessaria, perché nel precedente pezzo: https://andreacecchi.substack.com/p/che-fare-adesso , mi è stato fatto notare che non ho offerto nessuna soluzione valida, nonostante abbia pubblicato un’enorme quantità di previsioni economiche in esclusiva; tutto gratis. L’ho detto chiaramente e lo ripeto: LE SOLUZIONI SEMPLICI NON ESISTONO. La situazione in cui ci troviamo è veramente pessima. Anche Karen Hudes, ex insider della Banca Mondiale, ha affermato: “questa non è semplicemente una crisi economica, qui è in gioco la sopravvivenza umana”!

Vorrei tantissimo anch’io che non fosse così, e spero veramente che si possa ancora trovare una soluzione, ma nel frattempo è anche consigliabile prepararsi. Sperare al meglio, ma essere pronti al peggio. Chi ancora non l’ha letto, qui ci sono tantissimi consigli pratici che ho scritto in questa newsletter: https://andreacecchi.substack.com/p/io-vengo-dalla-bosnia

Moltissimo materiale si trova su questo sito che consiglio di seguire e da cui ho tratto molto di quello che ho scritto:


Vorrei tanto dirvi che i problemi finiranno quando arriverà il nuovo Governo, con le elezioni, e voleranno unicorni angelici statali, color arcobaleno, che faranno cadere dai loro ani, cibo, risorse e felicità a profusione direttamente nella sala da pranzo di ognuno di noi.

Nel frattempo cerchiamo invece di pensare a quello che si può fare.

L’Italia è la nazione più bella del mondo e noi italiani, anche se hanno provato in tutti i modi a convincerci del contrario, siamo persone veramente in gambissima e sappiamo fare le cose meglio degli altri. Chi ha un grande talento sarà in grado di farcela perché sarà in condizione di fornire un servizio esclusivo che non può essere fatto da una persona rozza o da un robot. I cinesi, per adesso fanno soprattutto chincaglieria a prezzi bassi e noi faremo cose stupende per pochi a carissimo prezzo. Non si può combattere con loro sul loro stesso terreno, specialmente quello tecnologico. Ci sono portali e siti come questo https://artemest.com/ che selezionano le eccellenze italiane. Essere eccellente non è da tutti, ma essere mediocri è facilissimo e di bighelloni e buoni a nulla ce ne sono svariati miliardi nel mondo, e quello è un posizionamento sulla scala sociale dove non si sta bene e si starà progressivamente sempre peggio. Ricordiamoci di quanto siano esclusive le cose che abbiamo in Italia. È inammissibile che il biglietto d’ingresso a Disneyland costi 160$ mentre quello per salire sulla Torre di Pisa costa 18€. Anche su questo si può lavorare, dando il giusto valore a quello che abbiamo. E di cose belle e uniche ne abbiamo più di tutti gli altri. Chi le vuole dovrà pagare di più. 

Un amico mi suggeriva anche un’altra idea. Già avevo accennato alle gated communities nel precedente pezzo https://andreacecchi.substack.com/p/che-fare-adesso. L’amico mi ha consigliato di approfondire l’argomento.

Questo è quanto.

L’attuale tendenza per l’Italia vede l’ingresso di centinaia di migliaia di immigrati che vengono distribuiti nelle città. Questa tendenza aumenterà ancora e le nostre città stanno già diventando le loro città. Queste persone non hanno nessun desiderio nel mantenere le cose in ordine e trasformeranno le città rendendole il più simile possibile alle città del loro luogo d’origine per sentirsi più a loro agio. Ricordo che alcuni anni fa, quando mia moglie cantava nel coro Gospel della chiesa Anglicana a Firenze, fummo invitati ad un matrimonio di una coppia di africani, nigeriani cristiani. Il racconto meriterebbe una newsletter a parte, ma la farò breve. La cosa che più mi ha colpito è che il ricevimento era organizzato nel luogo che gli ospitava, ovvero una villa principesca del 1500, sulle colline sopra Firenze, che il Comune aveva messo a disposizione, trasformandola in centro di accoglienza e di alloggio per gli immigrati. È stato formativo per me, appassionato d’arte e scultore dilettante, notare come questi africani avevano completamente devastato la villa. Avevano conficcato i chiodi sugli affreschi rinascimentali per appendere mutande e biancheria e come , incapaci di apprezzarne il valore, avevano trasformato un capolavoro del rinascimento in una bidonville, una piccola Lagos. È inevitabile. Non dico niente di nuovo. Chiunque abita in una grande città lo vede con i suoi occhi tutti i giorni. Urinare sul Campanile di Giotto è una cosa naturale: la funzione biologica si sovraimpone per importanza e urgenza alla funzione artistica e culturale, argomenti del tutto inutili al primitivo. 

Il futuro va quindi verso una sorta di NEO FEUDALESIMO” , dove per proteggerci dalle orde di barbari nelle città, dovremmo ricorrere alla protezione dentro borghi fortificati e difesi con le armi. Questo avviene già da molti anni in Sudafrica, Stati Uniti, Brasile e ovunque il ceto abbiente si trovi a convivere con il ceto molto povero.

L’attuale crisi ha dato origine ad una figura a forma di K. La linea verticale della K segnala il crollo, mentre le due altre linee che si dipartono dal suo centro rappresentano il bivio in cui ci troviamo: o sprofondare verso il basso, o cercare lentamente di risalire.


Per questo motivo, e il trend è osservabile globalmente, chi può sta scappando dalle città, dalle coltellate, dai machete e dalle molotov e si sta rifugiando nei piccoli centri delle periferie possibilmente in collina o sul mare.

Alle Bahamas, Barbados, Turks and Caikos, Bermuda, Grand Cayman, si osserva una tendenza molto accentuata di persone molto ricche che scappano dai disordini pubblici degli Stati Uniti e si comprano un pezzo di paradiso, e chi può permetterselo, addirittura intere isole, arrivandoci in yacht o con l’idrovolante.





In Italia esistono interi borghi abbandonati che possono essere adibiti a gated communities adatte a proteggere le famiglie ed affrontare al meglio la brutale fase di disordine che coinciderà con il progressivo sgonfiamento della bolla del debito. Come ho già scritto, ognuno si organizzi in base alle proprie competenze, ai propri mezzi economici e al proprio entourage di conoscenze personali.


Queste sono alcune idee. Magari a voi ne vengono in mente altre anche migliori. Il discorso è aperto. Non ho io tutte le soluzioni. Figuriamoci, Non ho assolutamente questa presunzione.

In tutti questi anni ci hanno convinto che la prosperità può venir fuori dalla stampatrice di soldi. È stato bello crederci e ricevere il becchime nel gozzo col becco aperto. Adesso è arrivato il momento in cui, come gli uccellini svezzati, bisogna aver coraggio, lasciare il nido della “comfort zone” e prendere il volo con le nostre ali, perché il ramo su cui si trova il nido si sta spezzando. Nessuno sa quando si spezzerà. Ma è meglio imparare a volare via prima di sfracellarsi al suolo.


Johnson Boris non voleva fare il lockdown, l'hanno rinchiuso nelle segrete stanze e gli hanno spiegato che è uno strumento per distruggere l'Offerta e che lui non poteva esimersi, allora per salvargli la faccia gli hanno suggerito di dire che aveva il covid 19. Ora è diventato un sostenitore indelebile per rendere l'umanità prigioniera in casa. Stesso meccanismo è toccato a Zingaretti, mentre Bolsonaro si è dichiarato malato senza costrizione

Coronavirus, Johnson: “Seconda ondata in arrivo in Gran Bretagna”. In Germania è record di contagi da aprile


Il centro epidemiologico tedesco ha segnalato 2200 casi nelle ultime 24 ore. Madrid già verso il lockdown

19 SETTEMBRE 2020

LONDRA. Boris Johsnon avverte che la seconda ondata dell'epidemia di coronavirus sta arrivando in Gran Bretagna. «La stiamo vedendo in Francia, Spagna, attraverso l'Europa. Temo sia assolutamente inevitabile che la vedremo in questo Paese», dice il premier britannico citato dai media durante una visita nell'Oxfordshire. Johnson ha spiegato che il suo governo sta valutando se «andare oltre» le restrizioni imposte questa settimana, sottolineando tuttavia di non voler un nuovo lockdown.

«È l'ultima cosa che vogliamo», vogliamo mantenere aperte le scuole, l'economia, ha spiegato. Questa settimana sono state imposte misure restrittive differenziate per diverse parti del paese, che coinvolgono 13,5 milioni di persone. Da lunedì è inoltre ovunque in vigore la «regola del 6» che vieta riunioni di più di sei persone all'interno e all'esterno, con l'eccezione di scuole e uffici. Johnson ha invitato tutti a rispettare le nuove disposizioni, così come le regole base di distanza sociale e igiene delle mani.

La situazione in Germania
Intanto sono quasi 2300 i nuovi contagi da coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in Germania, il livello più alto dallo scorso aprile. Lo riferisce il Robert Koch Institut (Rki), il centro epidemiologico tedesco: si tratta di 2297 infezioni, portando il numero complessivo a 270 mila. Sono 6, sempre nelle 24 ore, i decessi registrati, per un totale di 9384. I guariti, sempre stando al conteggio del Koch Institut, sono 239 mila. Il livello piu' alto di contagi giornalieri era stato registrato tra la fine di marzo e l'inizio di aprile, con circa 6000 infezioni. In agosto solo una volta si era tornati a superare i 2000 contagi.

In Spagna verso un nuovo lockdown
A partire da lunedì, alcune zone di Madrid saranno soggette al lockdown per frenare l'aumento del Covid-19. Il provvedimento riguarda oltre 850mila persone, che saranno sottoposte a restrizioni per i viaggi e agli assembramenti. La Spagna ha il maggior numero di casi di coronavirus in Europa, e Madrid è di nuovo la regione più colpita. Secondo i dati della Johns Hopkins University, i nuovi casi sono 625.651 e i tassi di infezione nella regione di Madrid sono più del doppio della media nazionale, afferma il governo spagnolo. Il Paese è stato tra i più colpiti dalla prima ondata di infezioni con 30mila morti. Da lunedì, 37 dei distretti sanitari più a rischio nella regione saranno soggetti a restrizioni. I residenti potranno lasciare la loro zona solo per andare al lavoro, a scuola o per assistenza sanitaria. Gli incontri sociali saranno limitati a sei persone, i parchi pubblici saranno chiusi e le attività commerciali dovranno abbassare la saracinesca entro le 22.

NoTav - Quei cialtroni che storcono le leggi per fini politici. La Torino-Lione esiste già e il raddoppio non ha ragion d'essere

Dana e la vendetta del Tav

18 Settembre 2020

Dana sta bene ed è trattata con riguardo, sia dalle guardie che dalle altre detenute, dalle quali appena entrata ha ricevuto subito molta solidarietà. Dorme in una cella da sola, è serena e determinata, fanno sapere gli avvocati. L’articolo di Livio Pepino, ex presidente di Magistratura democratica, ricostruisce in modo esemplare il versante giudiziario di una vicenda semplice che rivela in modo eclatante l’idea di violenza che pervade il sistema giudiziario italiano. La condanna a due anni per Dana, cui il giudice ha negato pene alternative e la detenzione domiciliare, porta infatti la motivazione di “violenza privata” e consiste nel fatto che otto anni fa Dana ha partecipato, con altri 300 manifestanti “armati” di megafoni e nastro adesivo, a una protesta che ha bloccato il casello dell’autostrada del Frejus causando alla società concessionaria un danno poi stimato in 777 euro. La manifestazione era stata promossa contro il tentato omicidio di Luca Abbà, che all’epoca dei fatti lottava ancora tra la vita e la morte essendo precipitato da un traliccio su cui era salito per sfuggire alla repressione brutale delle forze dell’ordine. Il reato più grave, tra quelli attribuiti a Dana, cioè la violenza privata, prevede una pena minima, ma quel che si intende dare è, del tutto evidentemente, un avvertimento preciso a chi è colpevole di vivere in Val di Susa e di opporsi al Tav. Leggere tutto l’articolo per credere. Tra le argomentazioni più abiette riportate dall’articolo, spicca poi quella che fa riferimento alle motivazioni di un atto giudiziario vendicativo e intimidatorio nei confronti di un movimento indomabile e di una donna incensurata (fino ai fatti contestati) con queste parole: “La lunga carriera militante della Lauriola è perdurata fino a epoca recentissima, dando prova della sua incrollabile fede negli ideali politici per i quali non ha mai esitato di porre in essere azioni contrarie alle norme penali”

Dana Lauriola, foto tratta dalla pagina facebook di Notavinfo

Ieri mattina, giovedì 17 settembre, alle 6, Dana Lauriola, esponente del Movimento No TAV e dell’antagonismo torinese, è stata prelevata dalla sua abitazione di Bussoleno e condotta in carcere in esecuzione di una condanna a due anni di carcere per una manifestazione di protesta risalente a otto anni fa. Il Tribunale di sorveglianza di Torino ha, infatti, respinto la sua richiesta di scontare la pena in misura alternativa (affidamento in prova o detenzione domiciliare).

Non c’è limite al peggio, vien da dire. Per Dana, naturalmente, e per il Movimento No TAV. Ma anche per le sorti del sistema giustizia nel nostro Paese, sottoposto a torsioni sempre più pericolose e inquietanti.

1.
Cominciamo dai fatti facendo parlare, per quanto possibile, proprio i documenti giudiziari.

Era il 3 marzo 2012. Cinque giorni prima Luca Abbà era precipitato, folgorato, da un traliccio dell’alta tensione su cui si stava arrampicando, inseguito da un agente di polizia, per protestare contro gli espropri in atto per la realizzazione, alla Maddalena di Chiomonte, del cantiere propedeutico alla linea ferroviaria Torino-Lione. L’emozione in Val Susa era altissima e mentre Luca, in ospedale, lottava tra la vita e la morte, si susseguivano le manifestazioni di solidarietà e di protesta. Una di queste si svolse ad Avigliana dove 300 manifestanti si diressero all’autostrada del Frejus «occupando l’area del casello, rendendo inefficienti gli impianti di videosorveglianza e bloccando con nastro adesivo le sbarre di pedaggio in modo da consentire il passaggio continuo dei veicoli in transito». Tra i partecipanti c’era Dana Lauriola «che, ponendosi alla testa dei manifestanti, con l’utilizzo di un megafono intimava agli automobilisti di transitare ai caselli senza pagare il pedaggio indicando le ragioni della protesta» (così la sentenza 28 marzo 2017 del Tribunale di Torino che ha quantificato in 777 euro il danno patrimoniale riportato dalla società concessionaria dell’autostrada per mancata riscossione dei pedaggi). Per tale fatto – qualificato come violenza privata con l’aggiunta di alcuni reati “satellite” – Dana e altri dieci manifestanti sono stati condannati, il 28 marzo 2017, a due anni di reclusione (ridotti in appello per alcuni, ma non per Dana, a un anno). I ricorsi degli imputati sono stati respinti dalla Cassazione.

Un solo commento. Il reato più grave, la violenza privata, prevede una pena minima, considerate le concesse attenuanti generiche, di 15 giorni. Il tribunale non spreca una parola per spiegare l’entità della pena inflitta e la mancata concessione dalla sospensione condizionale della pena: si limita a dire che «pena equa appare» quella di due anni di carcere (circa un giorno per ogni euro di mancato introito della società autostrade: sic!) senza neppur citare il contesto del fatto, lo stato d’animo dei protagonisti, l’incensuratezza di Dana. Né maggiori spiegazioni dà la Corte d’appello che conferma la pena inflitta «considerata la complessiva gravità oggettiva e soggettiva dei reati» e ritiene non concedibile la sospensione condizionale per l’esistenza di altri procedimenti pendenti per fatti analoghi a carico di Dana. Eppure la sproporzione tra la sanzione inflitta e il fatto è di rara evidenza e chiunque frequenti le aule giudiziarie sa che una condanna a due anni di carcere per una violenza privata con quelle caratteristiche è davvero un unicum.

2.

Ma veniamo a oggi. Diventata definitiva la sentenza Dana ha chiesto di scontare la pena in misura alternativa al carcere (affidamento in prova al servizio sociale o detenzione domiciliare) come previsto dagli articoli 47 e 47 ter dell’ordinamento penitenziario per le pene non superiori a tre o a due anni. Ma il Tribunale di sorveglianza di Torino, con ordinanza 9-11 settembre 2020 ha respinto entrambe le richieste nonostante la perdurante incensuratezza di Dana (pur gravata da alcuni procedimenti pendenti), l’esistenza di un lavoro stabile e di notevole responsabilità (coordinatrice dell’unità operativa e referente educativa di un centro polifunzionale comprensivo di dormitorio per senza fissa dimora ed emporio sociale), le valutazioni ampiamente favorevoli alla misura alternativa dei servizi sociali della amministrazione penitenziaria.

Sorprendenti le motivazioni, articolate su due profili principali: la mancata presa di distanza di Dana dal Movimento No TAV (pur in un quadro di revisione critica «delle modalità con le quali porre in essere la lotta per le finalità indicate») e il luogo della sua abitazione, prossimo all’epicentro dell’opposizione alla linea ferroviaria Torino-Lione). Proprio così, letteralmente. Questi i passaggi principali dell’ordinanza:

– quanto al primo profilo: «Le risultanze in atti sottolineano una devianza sociale nata da ideologie di natura politica, propugnate fino a epoca recentissima. […] La lunga carriera militante della Lauriola è perdurata fino a epoca recentissima, dando prova della sua incrollabile fede negli ideali politici per i quali non ha mai esitato di porre in essere azioni contrarie alle norme penali»;

– quanto al secondo profilo: «La Lauriola risiede a Bussoleno, comune dell’Alta Val di Susa: la collocazione geografica del domicilio del soggetto coincide con il territorio scelto come teatro di azione dal movimento No TAV, il quale ha individuato il cantiere di Chiomonte per la realizzazione della futura linea dell’Alta Velocità come scenario per frequenti manifestazioni e scontri con le Forze dell’Ordine. La vicinanza di tale luogo al luogo di dimora della condannata, la espone al concreto rischio di frequentazione di soggetti coinvolti in tale ideologia e di partecipazione alle conseguenti iniziative di protesta e dimostrative che, dopo le stringenti limitazioni imposte dal lockdown, potrebbero in futuro diventare più frequenti in misura proporzionale alle decisioni programmatiche del Governo Centrale in merito alla prosecuzione dei lavori sulla linea ferroviaria (l’incremento delle infrastrutture costituisce uno dei fulcri del programma di governo per ottenere i fondi destinati all’Italia dal Recovery Fund europeo)».

Si noti: a Dana è contestato non già di avere mantenuto rapporti con una (inesistente) associazione delittuosa ma di avere tenuto fermi i propri «ideali politici» e la propria opposizione al TAV; non solo ma quel che le è richiesto come condizione per evitare il carcere è l’abbandono del suo ambiente di vita, dei suoi affetti, magari dello stesso lavoro (cioè esattamente l’opposto dell’obiettivo dell’affidamento in prova che è, appunto, quello di favorire o mantenere l’inserimento sociale).

Motivazioni inquietanti, anche se non nuove (anzi, in parte letteralmente fotocopiate da un’analoga decisione assunta un anno fa nei confronti di Luca Abbà: https://volerelaluna.it/tav/2019/09/15/la-vicenda-esemplare-di-luca-e-la-giustizia-nel-paese-del-tav/), sintetizzabili in una massima da valere ora e in futuro: se sei No TAV, abiti in Alta Val Susa e non fai pubblica abiura delle tue convinzioni e dell’adesione al movimento di opposizione alla Torino-Lione non puoi avere misure alternative al carcere, indipendentemente dal tuo buon inserimento sociale, dall’esistenza di un’attività lavorativa stabile, dalla tua stessa incensuratezza. Quel che conta – come è stato scritto nel commento all’ordinanza appena citata – è “sorvegliare e punire”. E, poi, dare un esempio. Il movimento No TAV è avvisato.

3.

Con questa ordinanza il cerchio si chiude, a conferma di un’analisi risalente sul segno e il senso dell’intervento giudiziario dell’ultimo decennio in Val Susa: «L’emissione della misura cautelare nei confronti di alcune decine di esponenti No TAV per fatti avvenuti sette mesi fa (all’atto dello sgombero del cantiere della Maddalena, ndr) non è una forzatura soggettiva (e, anche per questo, sono sbagliate le polemiche e gli attacchi personali). È qualcosa di assai più grave: una tappa della trasformazione dell’intervento giudiziario da mezzo di accertamento e di perseguimento di responsabilità individuali (per definizione diversificate) a strumento per garantire l’ordine pubblico» (L. Pepino, Gli arresti non tornano, il manifesto, 29 gennaio 2012). Allora si gridò allo scandalo. Magistrati ed editorialisti di ogni estrazione si affannarono nel dire che non era così e che ad essere perseguito non era un movimento, per quel che significava, ma solo singoli suoi esponenti per fatti specifici e illeciti. Gli eventi successivi hanno dimostrato il contrario: con la predisposizione di un pool presso la Procura di Torino per indagare sui reati connessi con il TAV prima ancora della loro commissione (sic!), con la dilatazione del concorso di persone nel reato, con l’emissione di misure cautelari a dismisura, con la contestazione di reati tanto gravi quanto inesistenti, con l’entità delle pene inflitte, con il circuito preferenziale riconosciuto ai processi contro esponenti No TAV anche per fatti bagatellari e via seguitando. Oggi l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza che ha negato l’affidamento in prova a Dana dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio (per usare una espressione del gergo giudiziario) che quella che si sta scrivendo in Val Susa è una pagina di diritto penale “del nemico”, sempre più lontana dal diritto penale classico e sempre più vicina ai desiderata dei poteri forti.

Così funziona la giustizia nel Paese del TAV. Resta da chiedersi il perché: ma è un punto ineludibile su cui bisognerà tornare.


NoTav - e con la monnezza dei detriti vogliono affogare la valle

TORRAZZA PIEMONTE
Tav, il caso smarino arriva in Parlamento

Jessica Costanzo ha infatti depositato un'interrogazione.


Chivasso, 19 Settembre 2020 ore 05:25

Il caso dell’arrivo dello smarino a Torrazza Piemonte approda in Parlamento. La deputata del Movimento 5 Stelle Jessica Costanzo ha infatti depositato un’interrogazione parlamentare sul tema al Ministero dell’Ambiente visto che anche Torrazza è tra i Comuni interessati dal progetto di realizzazione del Tunnel di Base del TAV come sito di deposito definitivo delle terre e rocce da scavo nonostante l’intero territorio sia ormai da decenni caratterizzato da un notevole carico ambientale per la presenza di attività di cava e di discarica.

Tav, il caso smarino arriva in Parlamento

Il caso dell’arrivo dello smarino a Torrazza Piemonte approda in Parlamento. La deputata del Movimento 5 Stelle Jessica Costanzo ha infatti depositato un’interrogazione parlamentare sul tema al Ministero dell’Ambiente visto che anche Torrazza è tra i Comuni interessati dal progetto di realizzazione del Tunnel di Base del TAV come sito di deposito definitivo delle terre e rocce da scavo nonostante l’intero territorio sia ormai da decenni caratterizzato da un notevole carico ambientale per la presenza di attività di cava e di discarica.

L’intervento di Costanzo

«L’interrogazione nasce dalla preoccupazione di molti cittadini di Torrazza che hanno chiesto di far sentire la loro voce e prende le mosse dalla delibera di giugno 2020 della Città Metropolitana, in cui si affermava come “il nuovo progetto rappresenta inequivocabilmente un impatto negativo aggiuntivo su un contesto ambientale e insediativo già fortemente compromesso” – spiega Costanzo – Conosciamo la sensibilità ambientale del Ministro Costa e a lui ci rivolgiamo per chiedere di valutare nuovamente l’impatto del deposito di smarino sul territorio di Torrazza. Occorre accertare se il nuovo progetto, che introduce un sistema di trasferimento delle terre e rocce da scavo dai convogli ai nastri trasportatori, preveda le medesime e allarmanti volumetrie di deposito nel sito di Torrazza riportate nel Progetto Definitivo Cipe del 2015 o se non addirittura impatti aggiuntivi».

«Il tema del deposito di rifiuti di scavo è quanto mai attuale: – spiega ancora la deputata – credo che il Ministero dell’ambiente debba prendere di petto la questione e verificare con attenzione ogni possibile ripercussione. Pensiamo ad esempio al maxi cantiere di Salbertrand, dove Telt aveva previsto un deposito per i residui di scavo e una fabbrica per lavorare il calcestruzzo. Anche lì si tratta di un territorio in cui, da molti anni, giacciono cumuli di rifiuti (con scarti di lavori dell’autostrada del Fréjus), di cui uno impregnato di amianto. Ora pare che si opterà per una variante che consenta di ospitare a Susa un altro cantiere con materiali di scavo del tunnel di base del Tav. Queste decisioni non possono essere assunte alla leggera, ma vanno analizzate con tutti i dovuti accorgimenti».

Moneta Complementare ma gli euroimbecilli non vogliono

PALAZZI & POTERE
Venerdì, 18 settembre 2020 - 16:39:00
EUROPA, ECCO L'ALTERNATIVA AL RECOVERY FUND E AL MES

Francesco Corona


In questa fase storica cruciale e di prossima uscita dall’emergenza Covid-19, per una possibile ripresa economica del nostro Sistema Paese è necessario porre in primis alcuni tasselli fondamentali. In attesa di sciogliere il nodo MES risulta utile chiarire che il Recovery Fund è basato su titoli comuni europei per finanziare la ripresa di tutti i Paesi più colpiti dall’emergenza Covid-19, ricordiamo ai lettori che tale fondo è stato elaborato a luglio 2020 dal Consiglio Europeo per un valore complessivo di 750 miliardi di euro dei quali 390 miliardi a fondo perduto e 360 miliardi in prestiti. I soldi saranno reperiti grazie all’emissione di debito garantito dall’UE ed arriveranno nel primo trimestre del 2021. l’Italia beneficerà (per modo di dire) di circa 209 miliardi di euro, 82 dei quali in sussidi a fondo perduto e i restanti 127 in prestiti da restituire per una differenza totale negativa di -45 miliardi di euro che sarà de facto l’Italia ad erogare, a fondo perduto, ad altri Stati dell’ unione e non a riceverli [B001]. Questo significa che l’Italia sarà la nazione che assorbirà il debito finale più alto in Europa a vantaggio finale dell’asse franco-tedesco. Anche in questo caso si profila una truffa gigantesca dell’Europa ai danni dell’Italia basata su emissione di nuovo debito contratto attraverso un Recovery Fund che farà sprofondare, nel medio termine, il popolo italiano in un baratro senza ritorno. Questo perché verrà pagato in titoli di Stato italiani che si aggiungeranno agli attuali 2600Miliardi di debito pubblico, detenuti per il 33% del PIL dalla BCE per un importo pari a circa 900Miliardi di Euro e per il restante 67% da altri creditori. Tale debito vincolerà l’Italia al rispetto dei diktat europei che non agevoleranno la crescita ma le privatizzazioni a favore di organismi privati transnazionali tra i quali aziende cinesi sotto il controllo del governo cinese e con misure interne contro i diritti acquisiti dai lavoratori a favore del precariato e di un sistema di tassazione sempre più oppressivo per gli italiani con le stesse PMI costrette al fallimento e alla chiusura forzata. Il tutto accentuato dall’incapacità del Governo e dei Comitati Tecnico-Scientifici di gestire normalmente una crisi sanitaria che risulta rientrata nei binari della normalità ma che si vuole ancora forzatamente sostenere come emergenza.

In questo scenario apocalittico per l’Italia, ricordiamo che sin dalle origini della nascita della moneta unica, Germania e Francia rappresentarono un asse prioritario volto alla guida dell’Europa con il beneplacito della BCE, infatti sin dall’introduzione dell’Euro, sia la Germania che la Francia godettero di enormi privilegi non confrontabili minimamente con quelli di altri stati dell’unione ed in particolare con l’Italia . La prima, traendo spunto dalla filosofia egemonica a cerchi concentrici creata dal cancelliere Kohl, aveva saputo affidare le proprie ambizioni geopolitiche ed economiche ad un robusto sistema monetario rappresentato dal Marco (1 EUR = 1,95583 DEM), all’epoca moneta trainante per l’Europa e che ebbe riconosciuto un ottimo controvalore di cambio nel passaggio all’ Euro ; la seconda nazione, forte delle politiche coloniali in Africa, aveva invece pattuito la sostituzione del Franco verso l’Euro (1 EUR = 6,55957 FRF) con il vincolo del mantenimento della sovranità monetaria verso le proprie colonie ed a favore della propria Banca Centrale francese verso tutto il centro Africa francofono con il diretto controllo monetario esercitato sulle due monete CFA ( Franco CFA (CEMAC) Camerun Ciad Gabon Guinea Equatoriale Rep. Centrafricana Rep. del Congo Franco CFA (UEMOA) Benin Burkina Faso Costa d'Avorio Guinea-Bissau Mali Niger Senegal Togo ) che solo da pochi mesi, e non a caso, visto le forti ingerenze cinesi in Africa, sono state ridimensionata come circolante solo su 6 stati centrafricani. Il problema della sovranità monetaria che di fatto incide in media sul debito pubblico per il 40% del PIL, si combina inoltre con la guerra economica in atto tra Stati Uniti e Cina mentre all’Europa è relegato il ruolo, geopoliticamente strategico, di “zona cuscinetto” sia sulla sponda ovest(USA) sia su quelle ad est(Russia) e sud-est(Cina). Ricordiamo ai lettori che ad oggi la Cina è l'unico paese ad avere un PIL positivo, e un disavanzo positivo tra Import ed Export di oltre 200Mld di dollari(dato del 2019) sia verso gli Stati Uniti sia verso l’Europa. Una Cina sempre più protagonista delle vicende in Africa e vera responsabile della ridefinizione dell’influenza e controllo anche monetario della Francia sul Franco CFA. Non possiamo poi non porre l’attenzione sul fatto che l'Occidente tecnologico e gli USA in particolare, nello scorso cinquantennio, hanno spostato, nel perimetro di influenza della Tigre Cinese quasi tutte le catene produttive di componentistica elettronica e microchips a costi bassissimi e che ora rientrano nel patrimonio tecnologico ed antidemocratico cinese, in particolare con le tecnologie per le telecomunicazioni 4G e 5G. Ora noi occidentali presumiamo di domare il Dragone con dazi sul disavanzo cinese tra import ed export (dazio USA circa il 25%) o con dichiarazioni verbali volte a calmierare il loro strapotere nel settore delle tecnologie ed infrastrutture per le telecomunicazioni già da decenni penetrato in modo silente nelle TELCO europee, con tutti i rischi connessi all’esfiltrazione di dati ai danni della sicurezza nazionale degli stati occidentali; ma non potremo mai farlo con l'attuale modello economico basato sull' economia del debito in mano al Sistema delle Banche Centrali a capitale privato[B002] e neppure replicando il modello antidemocratico cinese attualmente auspicato da alcune frange dell’elite finaziarie occidentali e dal FMI attraverso l’incentivazione di misure che limitano in modo ingiustificato le libertà dei popoli, misure autoritarie ed anticostituzionali, una deriva questa molto pericolosa ed ancora più deleteria. Molte delle spinte espansionistiche cinesi in Europa ed in Italia, su quella che è stata definità “via della seta inversa”, non potranno essere frenate adottando le attuali politiche monetarie e neppure creando rarità di moneta, a ciò si aggiunge inoltre un non equo recupero di introiti tributari internazionali che favorisce colossi dei media delle comunicazione e dei servizi digitali i quali concordano con gli Stati, in virtù di recenti norme europee come la PSD2, aliquote sotto il 5% rispetto ad aziende nazionali che pagano invece l’intero 100% dei tributi. Ma possiamo spingerci oltre nell’analisi affermando che anche il problema dei tributi potrà essere risolto con la semplice emissione di nuova moneta pubblica, non di debito, o titoli di stato circolanti e al portatore, perché queste monete o titoli saranno emessi dai rispettivi Ministeri del Tesoro essendo pubblici e non dalle Banca Centrale privatizzate e saranno pagati in euro dai cittadini ed aziende sul territorio nazionale e dovranno costituire il nuovo circolante complementare all’euro e quindi accreditati e non addebitati sul bilancio dello Stato, laddove le tasse necessarie a garantire il benessere pubblico verranno detratte all’atto dell’emissione. Una Banca Centrale come quella italiana, ad esempio essendo partecipata per il 7% circa da enti pubblici come INPS e INAIL e per il restante 93% dal capitale privato potrà agire in modo virtuoso esclusivamente su una percentuale di PIL riferita allo specifico settore presidiato dai due enti pubblici mentre il restante PIL dovrà essere necessariamente gestito dal Ministero del Tesoro. In sintesi serve oggi più che mai, nell’ Occidente democratico un modello economico virtuoso, incorruttibile e di puro benessere e vera democrazia di popolo che può realizzarsi a cominciare dall’azzeramento del 40% del debito in mano alle Banche Centrali, perchè debito non dovuto[B002] inquanto le Banche Centrali se ne sono appropriate all’atto dell’emissione di moneta ed inoltre dall'utilizzo di nuove moneta complementari all’euro rapportate correttamente al PIL o a singole voci di PIL per singole monete complementari dopo un primo periodo di circolazione di mini titoli di Stato al portatore emessi dal Ministero del Tesoro. Un modello che induce benessere e che su tutti i livelli sociali a partire dal nucleo familiare sia in grado di affrontare e sostenere crisi geopolitiche, economiche e sanitarie della portata attuale non con approcci schizzofrenici in regime di emergenza ai quali stiamo assistendo ogni giorno, ma in piena normalità e lucidità di chi governa con il popolo, per il popolo. 

*Docente di Cyber Intelligence

Gli Stati Uniti per mantenere la rapina di petrolio hanno fatto affluire altri soldati e blindati nelle terre siriane

Siria: Usa schierano altri militari dopo scontri con Russia

Nel nord-est. Un segnale a Mosca "di evitare provocazioni"


Redazione ANSAROMA
19 settembre 202012:43NEWS

Gli Stati Uniti hanno intensificato la loro presenza militare in Siria dopo che una serie di 'scontri' con le forze russe hanno fatto aumentare le tensioni nel Paese. Lo riferisce la Bbc online.
Funzionari statunitensi hanno confermato che sei veicoli da combattimento Bradley e circa 100 soldati fanno parte del dispiegamento militare nel nord-est della Siria.
Gli incidenti tra le forze statunitensi e russe che pattugliano quella parte del Paese sono aumentati quest'anno e, secondo il capitano della Marina Usa Bill Urban, la mossa garantirà "la sicurezza e la protezione delle forze della coalizione". "Gli Stati Uniti non cercano conflitti con nessun'altra nazione in Siria, ma difenderanno le forze della coalizione se necessario", ha detto Urban, portavoce del centro di comando americano.
Urban non ha fatto riferimento alla Russia, ma in un altro comunicato un funzionario Usa punta il dito proprio contro Mosca: "Queste rinforzi sono un chiaro segnale alla Russia di aderire al processo di de-scalation reciproco e per Mosca e altre parti di evitare azioni pericolose e provocatorie nella Siria nord-orientale", ha detto il funzionario statunitense che ha voluto mantenere l'anonimato. Le truppe e i veicoli Usa sono stati dispiegati per dissuadere le forze russe dall'entrare in un'area di sicurezza, dove operano la coalizione statunitense e le forze curde.

Il Sistema mafioso massonico politico istituzionalizzato ha dato ordine a Pittelli di buttarla in caciara


 Pubblicato: 18 Settembre 2020


"Contro di me diffamazioni, e menzogne palesi"

CATANZARO. L'avvocato Giancarlo Pittelli, imputato con l'accusa di concorso esterno nel processo "Rinascita-Scott" e attualmente detenuto nel carcere di Nuoro, ha dato mandato ai propri legali, Guido Contestabile ed Enzo Galeota, di denunciare per diffamazione il giudice sospeso della Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro Marco Petrini e l'avvocato Francesco Saraco - entrambi imputati davanti al Tribunale di Salerno con l'accusa di corruzione in atti giudiziari - per le dichiarazioni rese nei confronti dello stesso 'avvocato Pittelli e inserite agli atti del processo "Rinascita-Scott". Petrini ha dichiarato di essere stato avvicinato da Pittelli, nel 2016, e di avere ricevuto da lui la proposta corruttiva di 2.500 euro per ribaltare la sentenza nei confronti di un proprio assistito, Nicholas Sia, reo confesso di avere accoltellato un coetaneo. L'ex giudice della Corte d'assise d'appello ha affermato (salvo ritrattare queste dichiarazioni due mesi dopo) . Secondo i legali di Pittelli, le dichiarazioni di Petrini sono una perché Sia è stato condannato in primo grado a 17 anni e sei mesi di reclusione, con rito abbreviato. La corte d'Appello (presieduta dalla giudice Reillo), esclusa l'aggravante dei motivi futili e abbietti, ridusse la pena a 16 anni e la Corte di Cassazione annullò successivamente con rinvio la sentenza per difetto di motivazione riguardo alla mancata concessione dell'attenuante dello stato d'ira ed erroneo calcolo della pena da infliggere. Nell'appello bis, la Corte, presieduta da Petrini) la condanna fu rifomulata a 12 anni. Quindi nell'appello bis la sentenza è frutto esclusivo - sostengono i legali di Pittelli - del pronunciamento della Corte di Cassazione e non di . Altro motivo di querela nei confronti di Petrini è l'affermazione secondo la qual il giudice sarebbe affiliato a una loggia massonica "coperta da Pittelli". Ma Pittelli nella propria querela afferma: "non ho mai dato vita, né partecipato a logge "coperte" o "spurie". Diffamatorie sono ritenute anche le dichiarazioni dell'avvocato Francesco Saraco il quale ha detto ai magistrati di Salerno di avere appreso "voci" secondo le quali "Pittelli era uno degli avvocati attraverso i quali era possibile accedere al sistema corruttivo dei magistrati". Saraco ha inoltre affermato che Pittelli, in passato parlamentare di Forza Italia, gli è stato descritto Ndrangheta". Secondo la difesa di Pittelli, Saraco "omette ogni indicazione su fonti e fatti, con ciò sperando di infangare, calunniare, e nello stesso tempo farla franca”.

ANSA

Dei banditi complici nella tratta degli schiavi rapiscono dei pescatori italiani e le nostre navi militari sono ferme nei porti

Mazara del Vallo, i pescatori sequestrati in Libia: “Ci accusano di aver trovato droga a bordo dei pescherecci. Vogliono incastrarci”

Mazara del Vallo, i pescatori sequestrati in Libia: "Traffico di droga per incastrarci"

di Marco Bova | 19 SETTEMBRE 2020

“Ci accusano che hanno trovato droga a bordo”. A dirlo è uno dei 18 marittimi dei due pescherecci di Mazara del Vallo sequestrati la sera del primo settembre dalle autorità militari del generale Khalifa Haftar. I due motopesca Antartide e Medinea sono tuttora sotto sequestro in Libia, nel porto di Bengasi. Mentre i pescatori sono stati trasferiti nel carcere di El Kuefia, in stato di arresto.

A raccontare le loro condizioni, è il capitano del Medinea, Piero Marrone, in un pezzettino inedito di una telefonata registrata al margine di un’intervista andata in onda su La7. Secondo fonti libiche, nel corso di una perquisizione, gli ufficiali di Haftar avrebbero trovato dei panetti di sostanze stupefacenti, poi schierati sul molo e fotografati come una tradizionale operazione antidroga. “Ci vogliono incastrare, non so di cos’altro ci vorranno accusare”, dice l’armatore Marco Marrone. In effetti i pescherecci sono rimasti incustoditi sin dai primi giorni e la contestazione sarebbe saltata fuori soltanto durante gli ulteriori accertamenti. La circostanza non viene confermata dalla Farnesina.

Indirettamente invece ha trovato conferma la proposta di uno ‘scambio di prigionieri’ respinta però dal Ministro degli Esteri, Luigi di Maio che ha detto “non accettiamo ricatti sui nostri connazionali”. L’ipotesi avanzata dagli uomini di Haftar riguarda quattro libici, condannati a 30 anni dal Tribunale di Catania e detenuti in Italia, accusati di essere tra gli scafisti della cosiddetta Strage di Ferragosto in cui morirono 49 migranti. In Libia invece sono conosciuti come calciatori e lunedì scorso i loro familiari hanno manifestato per chiedere di bloccare la liberazione dei pescatori, per ottenere l’estradizione dei quattro.

E' un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare rinnovare il lockdown serve per distruggere l'Offerta attraverso la distruzione di aziende

Spagna, Francia e Regno Unito valutano nuove restrizioni anti-Covid. Israele entra in lockdown per tre settimane

18 Settembre 2020 dalla RedazioneMondo


Il Coronavirus torna a spaventare l’Europa, ma anche Israele che da oggi torna in lockdown. Spagna, Francia e Regno Unito, hanno già iniziato ad inasprire le misure dopo un nuovo e preoccupante aumento dei contagi. In Spagna – con circa 5mila contagi al giorno – a preoccupare è, soprattutto, la situazione nei quartieri popolari a sud di Madrid e le città circostanti. Anche la Gran Bretagna – con circa 3mila casi al giorno – si prepara ad attuare, da martedì prossimo, un lockdown locale che interesserà oltre 15 milioni di abitanti. Da oggi sono entrate in vigore nuove restrizioni nel nord-est del Paese, con circa 2 milioni residenti coinvolti: vietati gli incontri fuori dai nuclei familiari e coprifuoco dalle 22 alle 5 nei luoghi di maggiore assembramento.

Scenario molto simile anche in Francia (oggi ha dichiarato 13mila contagi in 24 ore). Il Governo prevede di attuare ulteriori misure restrittive, dopo l’annuncio di un nuovo piano anti-Covid che prevede 42 zone rosse, come la chiusura dei bar e il divieto di assembramenti in diverse città, tra le quali Nizza, Lione e Marsiglia. In Israele, come annunciato nei giorni scorsi (oltre 5mila contagi al giorno), il governo ha approvato la versione finale delle restrizioni che sono entrate in vigore oggi alle 14 (ora locale) con un nuovo lockdown nazionale di tre settimane. La Commissione istruzione della Knesset ha tuttavia limitato la chiusura delle scuole a una sola settimana, riservandosi di riesaminare il provvedimento la settimana prossima.

1 - Tik Tok e WeChat vietati negli Stati Uniti, un segno della "Guerra senza limiti"

Stati Uniti, amministrazione Trump vieta TikTok e WeChat: minacciano sicurezza nazionale


L'annuncio dal segretario al Commercio, Wilbur Ross: azione per combattere la maligna raccolta di dati personali degli americani da parte della Cina.

18 settembre 2020 - 17.36

(Teleborsa) - A partire da domenica 20 settembre negli Stati Uniti non si potranno più scaricare le app di TikTok e WeChat per motivi di sicurezza nazionale.

L'Amministrazione Trump ha infatti bandito dalle app store del Paese i due social cinesi dando seguito ai due ordini esecutivi di agosto che colpivano in particolare ByteDance, l'azienda che controlla TikTok.
"Su indicazione del presidente, abbiamo deciso per un'azione significativa per combattere la maligna raccolta di dati personali degli americani da parte della Cina, promuovendo allo stesso tempo i nostri valori e le norme della democrazia – ha dichiarato il segretario al Commercio americano, Wilbur Ross, confermando il divieto per WeChat e TikTok a partire da domenica.

"Il Partito Comunista Cinese ha dimostrato di usare queste app per minacciare la sicurezza nazionale, la politica estera e l'economia americana", ha aggiunto il Dipartimento del Commercio.

E' guerra vera è guerra totale, niente illusioni - Hu Xijn sbaglia oggi la "Guerra senza limiti" è stata già dichiarata dagli Stati Uniti alla Cina

La Cina si prepara davvero alla guerra contro gli Stati Uniti?

19 settembre 2020


E se Cina e Usa andassero alla guerra? Ecco le risposte contenute in un editoriale del Global Times, la versione in lingua inglese del Quotidiano del Popolo e dunque voce diretta del Partito Comunista Cinese.

Una domanda ha agitato i sonni di chi ha osservato preoccupato lo scontro Usa-Cina di questi ultimi anni: e se alla fine la situazione sfuggisse al controllo e le due superpotenze andassero alla guerra?

Tra chi si è posto questa domanda, e vi ha fornito risposte a ben vedere scoraggianti, è Hu Xijn, direttore del Global Times, la versione in lingua inglese del Quotidiano del Popolo e dunque voce diretta del Partito Comunista Cinese.

Questa settimana Hu ha pubblicato un editoriale particolarmente bellicoso che non lascia speranze a chi ritiene che il confronto tra i due rivali debba rimanere per forza nei binari di uno scontro verbale. Al contrario, con questo articolo Hu ha voluto preparare il popolo cinese a quello che lui considera uno scenario tangibile: la guerra.

“Il popolo cinese non vuole la guerra – è l’incipit dell’editoriale – ma abbiamo delle dispute territoriali con diversi paesi vicini incoraggiati agli Usa ad affrontare la Cina. Alcuni di questi paesi credono che il supporto Usa offra loro la possibilità strategica di trattare oltraggiosamente la Cina. Credono che la Cina, sotto la pressione degli Usa, abbia paura, non abbia voglia o sia incapace di ingaggiare un conflitto militare con loro (…). Si consideri anche che c’è la questione di Taiwan, dove il rischio che la Cina sia costretta ad una guerra è salito bruscamente in tempi recenti”.

Fatta la premessa, Hu salta alla sua inquietante conclusione: “Spesso, meno tu vuoi la guerra, e più i dilemmi sopra menzionati diventano prominenti. La società cinese deve pertanto avere il coraggio di impegnarsi con calma in una guerra che miri a proteggere i suoi interessi chiave, ed essere preparata a pagarne i costi”.

Leggendo questo passaggio, si potrebbe concluderne che Hu stia incoraggiando il partito a mettersi in pace con se stesso e a prepararsi ad una guerra con paesi come Vietnam, Filippine, Brunei e Indonesia – quelli con cui ha un contenzioso territoriale sul Mar Cinese Meridionale – naturalmente con il loro protettore americano al loro fianco.

Più avanti, tuttavia, Hu sembra far capire che la necessità della Cina, più che armare i cannoni, sia convincere il prossimo essere terrorizzato da un eventuale conflitto: “La forza complessiva della Cina”, scrive infatti Hu, può effettivamente essere trasformata in un deterrente strategico contro tutti i provocatori: “Fino a quando il mondo esterno percepirà che simili verità promanano dalla Cina, la guerra potrà essere evitata”.

Considerato che il Global Times è scritto soprattutto per essere letto all’estero, e che Hu è una personalità molto seguita fuori dal suo paese anche grazie al suo account Twitter, possiamo dedurne che la Cina ha voluto trasmettere all'esterno un messaggio di risolutezza e al tempo stesso di timore – sentimenti entrambi giustificati dall'accerchiamento che la Marina Usa sta da tempo compiendo nei confronti della Marina cinese per sottolineare che il Mar Cinese Meridionale e le altre zone sottoposte a contesa sono zone libere per la navigazione e non, come pretenderebbe Pechino, di proprietà di qualcuno. Inclusa Taiwan.