L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 2 gennaio 2021

La nostra agenda non è la loro. Dobbiamo educare 10.000 uomini pensanti. Il Grande Cambiamento Occidentale sa che che la guerra non è vinta e che anzi forze inaspettate si riuniscono e più che a resistere sono in piena offensiva riducendo sempre di più il terreno di manovra di questi grandi cialtroni

giovedì 31 dicembre 2020

Lo sperma del diavolo



Unreal City, 31 dicembre 2020

I giochi sono fatti, quindi non ci rimane che giocare.

Lo sperma del diavolo è gelido: su questo sono d'accordo gran parte delle testimonianze. Persino Freud si incuriosisce, da guardone qual è: “Ah, se solo sapessi perché le accusate di stregoneria affermano tutte che lo sperma del diavolo è gelido!”. Il mistero, però, risulta abbastanza tenue: è gelido perché sterile. Da esso nulla nasce, nulla si crea. Inevitabile. Se Dio riassume in sé il Male e il Bene, suscitatori di vita, al diavolo spetta il nulla, il contagio del nulla. Iniettarsi il contagio del nulla a -80 gradi è, quindi, logico. Il diavolo, questa nullità, visita ormai le notti di ognuno di noi. Il multiforme, l'oceano nero che risale nell'anima e abbatte gli argini: cultura, arte e scienza, ciò che ci aveva resi ciò che siamo. Ora pare irresistibile il richiamo dell'inumano nella sua perfezione, l'Indifferenza Assoluta, il Nulla. Il diavolo, infatti, è tutto poiché dissoluzione, disgregazione: è succubo femminile o incubo maschile, potenza pura, materia inumana. Lo si celebra nei sabba cioè in balli coreografati ove si venera il didietro col bacio immondo: osculum infame. Gelidi amplessi, danze per il nuovo mondo.

I gazebo per la somministrazione dello sperma del Brave New World, custodito come un'ostia al contrario in teche refrigeranti, recate a Natale da magi ballerini, avverrà sotto la primula composta da cinque cuori: cinque deretani protesi per il bacio, a ben vedere.

L'ano del diavolo è una seconda bocca. Alcune miniature intravedono persino un volto, sotto la coda forcuta. In un mondo al contrario il contatto di tali fetide labbra non può che risultare inebriante.
Costituzionalisti cercansi. Ancora una volta setaccio la miccosfera: macché, niente. Manco una dichiarazione di striscio. È tutto a posto. Solo una d’essi ha gorgheggiato, facendo seguire al rassicurante lied un aperto sorriso, il proprio coccodé; appollaiata su agevolissime e sicure staccionate istituzionali, beninteso. Il conseguente uovo, così autorevolmente ca-cantato, è scivolato ovviamente dalla parte giusta.

Oltre che ozioso divengo sgarbato: mi assalgono vampate liquidatorie. All’ennesima domandina: “Ne usciremo mai?”, rispondo, citando a memoria, fintamente svagato: “Forse. Forse no. Forse vaffanculo”. Il problema non è la domanda, ma la sciocca leggerezza con cui la si pone. Invece di toni disperati, ultimativi, da tromba di Gerico, ci si intrattiene con queste manfrine.

Patate, vibratori, case, denaro, smartphone, neonati, panchine, automobili: tutto è Ubik. Una materia bruta, il Nulla, Ubik, reclama indietro le definizioni, i confini, la logica, la scienza, i linguaggi, i costumi, il pudore, la ferocia, il miracolo. Un oceano nero allaga i cuori. Gli arconti vigilano dalle torri.

Scommetto che dovete ancora leggere Ubik. E pure Guido Cavalcanti. Come potete creare, quindi, il gusto, l’asperità, il pathos della lontananza, il sommo disprezzo, il riso liberatorio? Non potete. E infatti siete sommersi dalla minutaglia, dallo scherzo, dalla stupidità che rilancia sé stessa.

“Somministrato secondo le istruzioni, il vaccino Ubik procura l'immunità che sognate da tempo! Un piccolo fastidio e vi sveglierete all'indomani freschi, riposati e liberi! E via per una nuova giornata Ubik, dopo una colazione Ubik! La nuova car ecologica Ubik, per i vostri giri di shopping Ubik in città! Non superare le dosi consigliate!”.

Questo odio per l'umanità non è che amore per il vuoto. Amor vacui. A nulla vale il passato se chi lo amministra è in cuor suo un traditore. Ammetto, tuttavia, che qualcuno, in un mondo al contrario, si segga dal lato sbagliato della scacchiera ravvedendo nei nostri tempi un autentico e definitivo amore per l’umanità: in odio al vuoto.

I tempi accelerano. La sciatteria liturgica è correa di una spudoratezza eretica mai vista prima. L'Eucarestia adagiata nelle mani sconsacrate del comunicando ... da una donna qualsiasi, un'anziana signora, scarpe da passeggio e giubbino antipioggia. All'entrata della chiesa nessuno si segna, impegnato com'è da termometri digitali e disinfettanti. Tutto precipita, ma questi son solo gli ultimi segni di un'opera grandiosa, avviata, dopo guerre secolari, da cinquant’anni.

La Cina ci fagocita, la Cina dominerà il mondo! Ma no, non capite. La Cina usufruisce del Grande Riequilibrio, tutto qua. Gli Apolidi si saranno chiesti: come possiamo istituire una Monarchia Universalis se orientali e africani rimangono degli straccioni? Occorre il politicamente corretto, avrà risposto quello più astuto. Far vergognare gli occidentali, ribaltare la logica, separare le intelligenze le une dalle altre, sostituire l'encefalo con l'utero, lordare soprattutto! Abbattere i giganti dai piedistalli e sostituirli con un rospo! In nome dell'amore! Detto fatto. Ed eccoci qua: in nemmeno trent'anni siamo passati a servire lo spritz a Chin Chan Pai, a liberare le stanze per Abayomi, a rinnegare noi stessi ... con la felicità che trabocca dal cuore ... Quando la merda sarà spalmata uniforme su tutto il globo avremo, perciò, l'autentica globalizzazione ... e i Cinesi, assieme ad Africani, Islamici ed Ebrei, non sapranno con chi prendersela ... poiché i loro figli e nipoti e bisnipoti saranno talmente abituati a baciare l'ano della Bestia da non reagire minimamente ... come noi, d'altra parte: in nome di chi o cosa lo farebbero? Questi poveri musi gialli li compatisco pure. Il loro destino appare già in sfacelo. A Chongqing, fra due squallidi grattacieli, si è scoperta, una volta rimossa la vegetazione selvaggia, una statua acefala del Buddha, di circa dieci metri. Sommo stupore. Solo un anziano, da sempre vissuto lì, ha affermato di ricordarsela ... e che una volta c'era persino la testa, di quel Buddha, ma che ora non si sa dove sia ... sicuramente distrutta al tempo delle edificazioni. Poco male, flauta la CNN, il manufatto in fondo è moderno, età repubblicana: appena un secolo, forse di meno.

Arriva il vaccino antimperialista: da Cuba. Ubik è così, si adatta a chiunque. Siamo in attesa d'un vaccino zarista, islamico, ebraico, glam. Ubik ne ha per tutti, basta non accalcarsi.

Occorre rimodulare concettualmente alcune parole. Plutocrazia. E che significa? Governo dei ricchi? Ma oggi la ricchezza più non esiste. Gli uomini ricchi nemmeno. Che differenza c'é fra 180 miliardi e 230 o 2128? Nessuna. E fra un quintale di olive e un quintale di olive da futures? Il primo, quello reale, sono costretto a gettarlo via, o lasciarlo marcire sulla pianta. Un quintale inesistente scambiato vorticosamente di mano in mano da entità immateriali in remoto genera, invece, più ricchezza di uno tangibile: per il semplice fatto che coltivare, amare, difendere, raccogliere e spremere il quintale vero provocherà un ammanco immedicabile nel bilancio di famiglia. A meno che non se ne occupi qualche grande produttore venduto alle multinazionali. Peccato che, in tal caso, non avremo olio, ma solo la parvenza d'esso: in una regressione rapinosa dal reale all’immateriale. La realtà e il razionale, infatti, sono il pegno da pagare alla digitalizzazione dell’organico. Cosa aspettarsi d'altronde da olive immateriali? Come per il cioccolato. Da bevanda al cioccolato a bevanda al gusto di cioccolato. Di questo passo, è inevitabile, avremo esseri umani al gusto - o alla parvenza - di essere umano.

Il candidato esamini il concetto di nuova ricchezza testé delineato e passi conseguentemente a illustrare come i supposti difensori dell'Antico Ordine negli ultimi venticinque anni siano stati due stagionati plutocrati. Un d’essi, recentemente trombato, lo si apostrofa sistematicamente come tycoon, a negargli ogni rilevanza istituzionale. E lo sono, poi, tali ricconi, nostri difensori? Non ci si illuda, è solo uno scontro fra massonerie. La nuova ha vinto, la vecchia scalcia, ma è costretta ad adeguarsi. Per tal motivo nullità come Martin Schulz, Tony Blair o Ursula von der Leyen, del tutto irrilevanti e fungibili, dominano la scena.

Ci tolgono il diritto di voto? Magari.

I brogli negli Stati Uniti? Ci sono sempre stati. Entrambi i contendenti sanno di barare. Certo, qualcuno lo fa meglio dell'altro. I semplicioni osservano tale spettacolo saldi nella fede alla democrazia … persino i controinformatori vi credono, alla democrazia, invischiandosi, col sangue agli occhi, in una ridicola serie di querimonie e disquisizioni di alta filologia di diritto costituzionale yankee: POTUS, SCOTUS, Iowa, Wisconsin … roba da spanciarsi dalle risate … come se la costituzione degli Stati Uniti d’America esistesse per davvero … ora vi dico come viene eletto l’ex Re del Mondo cioè il Presidente degli Stati Uniti d’America: è una cerimonia già studiata da antropologi insigni come Sir James George Frazer. Il re è in carica, ma vive costantemente sotto una minaccia: lo straniero, l’avversario, più potente, o più giovane, o più bello, arriva da fuori e lo sfida: se si dimostra inadeguato o perde il duello il vecchio re è dichiarato sconfitto e conseguentemente scannato, molte volte dal suo stesso popolo. Qualcuno tra le quinte bofonchia, calice nella mano: il re è morto, viva il re! Di cosa credete che parli William Shakespeare nelle sue tragedie? Il potere questo è, in Inghilterra, in Africa, in Patagonia. Col tempo i simboli hanno preso il sopravvento, ovviamente. Mostrare il sangue a chi si reca nei tombini della democrazia colla matita copiativa pareva fuori luogo.

I subdominanti li si riconosce subito: invecchiano in pochi anni. Gonfi, sudaticci, slabbrati. Politici, attori, sportivi, artisti, gastronomi, opinionisti ... La psicopatia è un dono magnifico, ma non tutti la possiedono integralmente; un residuo di umanità permane ... il senso di colpa, quindi, macera cancerosamente queste figure: visceri, sangue, umori ... Dopo qualche anno son già da buttare. I più promettenti vanno in riabilitazione per futuri incarichi di maggior riposo e lucro, altri fanno carriera fingendo di porre rimedio a quello sfacelo che causarono al tempo del loro fulgore: di solito li si appella "risorse del paese"; talaltri si limitano ad amministrare le ruberie: nelle periodiche interviste rilasciano perle di saggezza sulla vita lenta e una maggiore solidarietà nei rapporti umani.

Il virologo Galli si dice sessantottino. Afferma: non rinnego nulla! Difficile stupirsi. Quel suo disprezzo biascicato per l'Italia e gli Italiani ne aveva già rivelato le mediocrissime scaturigini.

Una previsione facile: la prima vaccinata italiana è una donna, quasi una ragazza; da ciò che si può intuire, mascherina permettendo, pare la consueta, quieta, gradevole bellezza italiana: lunghi capelli neri, occhi scuri, viso regolare. L’elemento che gran parte di noi vorrebbero entrasse in famiglia: Claudia. Vaccinata, per la rinascita, presso l’ospedale Spallanzani. Lazzaro Spallanzani. Come tutti saprete, dai ricordi della dottrina per comunicandi e cresimandi, i Vangeli ci donano addirittura due Lazzari.
Il primo, in Luca (XVI, 19-31), è un poveruomo che raccoglie le briciole cadute dal tavolo di un grasso epulone; entrambi, il povero e il ricco, però, muoiono; il ricco, fra i tormenti dell’inferno, vede Lazzaro accanto ad Abramo; il ricco supplica Abramo di strapparlo da quei tormenti e, se non lui, almeno i suoi cari rimasti sulla terra; Abramo, però, gli risponde ciccia.
Il secondo Lazzaro, Lazzaro di Betania, in Giovanni (XI, 1-44), è quello più famigerato: il Rompitasche Ebreo arriva a Betania in ritardo, Lazzaro è morto. In una scena anticipatrice della propria resurrezione, l’Ebreo (duro e spigoloso come quasi tutti gli Ebrei, anche quelli apparentemente più umili) fa togliere il masso avanti il sepolcro e ordina a Lazzaro di alzarsi e camminare: ed egli esegue, ancora avvolto nel sudario, madido per gli umori della prima dissoluzione. Queste bagattelle sui due Lazzari, sul gesuita Lazzaro Spallanzani (“padre della fecondazione artificiale” secondo Wikipedia) e su Claudia sono fantasie: non vanno prese sul serio.

Le sorelle di Lazzaro di Betania furono Marta e Maria. Marta di Betania e Maria di Betania. Sono quasi del tutto sicuro che queste Maria (Maryām o Myrhiàm, amata da Dio) che occhieggiano dai vostri libri sacri vi confondono un poco le idee. Lo so, siete superficiali. Non conoscete la vostra storia e pretendete di combattere … chi, di grazia? Róbert Ragnar Spanó, Conte, Ursula von der Leyen, l’ONU? Ma questi, ognuno di questi, vi mostra le fiche ridendosene allegramente. Ignorate il luogo in cui siete nati, i Vangeli, la letteratura, l’arte, la logica aristotelica e volete far cosa? Vi sfuggono i collegamenti tra i fenomeni, gli eventi … Le minuzie al vivo di gesti, smorfie e dileggi. Non sapete usare il bisturi per separare concetti sottili come carta velina … Gettate nel mucchio, fate i gradassi, promettete valli di lacrime … inevitabile che veniate scherzati come scemotti. Eppure qualcuno di voi avrà mangiato il panettone Tre Marie. Ma chi erano queste tre Marie? Pensate che conoscere questa cosa sia ozioso? Evidentemente comprendete poco e male il Potere.

Mostrare le fiche è un gesto apotropaico antico come l’Italia; rivive, blandamente, nel dito medio alzato contro l’avversario: una bassa derivazione. Nell’Inferno è il ladro Vanni Fucci a mostrare ambedue le fiche verso Dio venendo, subito dopo, inghiottito da un groviglio di serpenti. In un mondo al contrario, però, i ladri sono benefattori e le fiche son gli Altri che le mostrano a voi: rimanendo, senza fallo, integri.

Domande sbagliate. Tale Augias rimanda al mittente la Legion d’Onore Francese per protestare a favore di Guido Regeni. Entro pochi battiti digitali, i tecnopueri contro informativi inondano la Rete schierandosi pro o contro il gesto. Ma la domanda, e la conseguente risposta, era un’altra: perché la Francia ha rilasciato la Legion d’Onore, massima onorificenza patriottica, ad Augias?

Le cause [della decadenza culturale et cetera] sono: a livello immediato, la svolta a destra della politica italiana. Questo ha comportato l’antipatia evidente di molti governi nei confronti di un mondo, quello degli insegnanti, tradizionalmente considerato di sinistra. Ma più in profondità, e in modo più insidioso, la svolta a destra dell’intero mondo occidentale, l’ideologia unica del profitto, l’esaltazione dell’imprenditoria come sale della terra”. A parlare così è l’intellettuale italiano al momento più popolare: Alessandro Barbero. Intellettuale midcult, di quelli davanti a cui si apre la boccuzza a tondo per dire: ammazza che pozzo di scienza è questo qua! E può darsi che lo sia … purtroppo non è un sapiente. Si vede che è uno che rimane a terra, a spazzare il pulviscolo con le ali di piombo. La destra, addirittura! Il fatto, superficialissimo, che tale svolta sia stata inverata dai comunisti in piena foia d’abiura non lo tange. La destra per lui esiste davvero, è la destra, cioè il male … un male metafisico, eterno … un cono di luce nera entro cui, a volte, entrano persino quelli di sinistra che, però, di sinistra rimangono: non a caso li chiamano compagni che sbagliano. In tal modo si salvano le capre, i cavoli e pure i lupi e i pastori, altrimenti trovarsi di fronte i compagni che sbagliano alla RAI o nelle case editrici risulterebbe imbarazzante.

Liberarsi della democrazia, della destra e della sinistra, del voto ... che anelito di purezza, che bagno di luce. La lama di Occam, o altre lame, in tali frangenti, soccorrerebbero utilissime.

Nell’affaire delle primule-deretani pare sia coinvolto, se leggo bene, l’architetto Stefano Boeri, fratello di Young Signorino. A livello di esecutori tout se tient.

Ho rivisto, per puro caso, un video di Elton John: Don't go breaking my heart, duettato con Kiki Dee. Semplicissimo: Elton, un tranquillo omosessuale inglese, stempiato prima del tempo, esornato da un completino a quadri, porta per mano Kiki nello studio di registrazione. Kiki, un po' intimidita, graziosa senza esser bella, salopette chiara, sostiene brillantemente la linea melodica imposta da Elton: i due sembrano persino divertirsi. Quanto tempo è passato! 43 anni. Niente più Kiki, niente più Elton, sostituito da una checca glam ansiosa di paternità. Addio spensieratezza! Ora anche le manifestazioni di gioia, o, almeno quelle che paion esser tali, sono venate in profondità da un tono vischioso, ambiguo. È il Potere che vi striscia dentro, onnipresente, come Ubik, onnipotente, inarrestabile. Il nostro mondo decade, irreversibile, si sfascia, la poltiglia esce dalle commessure del razionale, allenta vincoli sacri, uniforma sfumature e colori, sommerge la vita.

Elton ricanterà la canzoncina, anni dopo, assieme a un invertito à la page. I tempi cambiano? Ma no, i tempi cambiano noi. 

It's a beautiful world we live in
a sweet romantic place
beautiful people everywhere
the way they show they care
makes me want to say

It's a beautiful world
It's a beautiful world
It's a beautiful world

For you
For you
For you

It's not for me (It's a beautiful world)
For you (It's a beautiful world)
For you (It's a beautiful world)
For you (It's a beautiful world)

Not me (it's a beautiful world)
(It's a beautiful world)
(It's a beautiful world)
(It's a beautiful world)
(It's a beautiful, beautiful world)
(It's a beautiful, beautiful world)
(It's a beautiful, beautiful world)
(It's a beautiful, beautiful world)

La piena liberazione della Palestina è l'obiettivo che ogni mente pensante deve avere. Soleimani un grande Maestro






31 Dicembre 2020 14:39

Soleimani ha costretto Israele a dimenticare il suo slogan 'dal Nilo all'Eufrate'
La Redazione de l'AntiDiplomatico


Il portavoce del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC) dell'Iran, generale Ramezan Sharif, ha affermato che, per molti anni, Qasem Soleimani si è dedicato al rafforzamento dell'Asse della Resistenza nella regione dell'Asia occidentale contro il regime israeliano e quindi fornire uno strumento per la liberazione della città palestinese occupata di Al-Quds (Gerusalemme).

"Dopo che il generale Soleimani ha iniziato la sua missione a sostegno dell'Asse della Resistenza contro l'occupante sionista, abbiamo visto che la Resistenza ha ottenuto vittorie contro il nemico, costringendo Israele a dimenticare il suo slogan 'dal Nilo all'Eufrate' ", (piano israeliano per occupare le regioni tra Egitto e Iraq)”, ha dichiarato, ieri, il portavoce persiano.

Sharif ha fatto queste affermazioni in un'intervista all'agenzia di stampa libanese Al-Ahd, nel quadro del primo anniversario dell'assassinio del generale di spicco Qasem Soleimani, comandante della Forza Quds dell'IRGC, in un attacco terroristico, perpetrato dagli Stati Uniti, il 3 gennaio, a Baghdad. 

Sharif ha anche assicurato che, grazie agli sforzi e al sostegno incondizionato del generale Soleimani per l'Asse della Resistenza, " il popolo palestinese è passato dal lancio di pietre al lancio di missili, che sono diventati un incubo per i sionisti".

Nelle sue osservazioni, Sharif ha avvertito che, nonostante gli oltre 70 anni di occupazione israeliana della Palestina, il regime di Tel Aviv cerca ancora di costruire più insediamenti illegali e di espellere i palestinesi con la forza.

Inoltre, ha sottolineato che i palestinesi, con i loro diversi punti di vista, sono divisi in due gruppi, uno per la via del negoziato e l'altro per la lotta contro i sionisti; Tuttavia, nonostante queste differenze, il popolo palestinese, con tutta la forza e la "resistenza eroica", continua a lottare contro le aggressioni del regime di Tel Aviv.

Allo stesso modo, ha sottolineato il coordinamento e la cooperazione tra i gruppi della Resistenza, come il Movimento di Resistenza Islamica Palestinese (HAMAS), tra gli altri, " la Resistenza Palestinese ha fiducia in se stessa ", ha concluso.

Soleimani, assassinato il 3 gennaio scorso in un attacco aereo Usa a Baghdad, ha sempre insistito sulla necessità di lottare contro il regime sionista di Israele e per la piena liberazione della Palestina.

L'Occidente sempre più nella morsa delle forze del multipolarismo che dalla Cina all'Africa premono contendendosi Spazio Vitale

Africa, entra in vigore l’area di libero scambio più grande del mondo

ECONOMIA /Emanuel Pietrobon
1 GENNAIO 2021

Oggi, 1 gennaio 2021, entra in operatività l’area di libero scambio più vasta del pianeta, l’Afcta (African Continental Free Trade Area), uno dei più importanti traguardi mai raggiunti dall’Unione Africana ed una pietra miliare nella storia dell’economia mondiale e del movimento panafricanista. Gravano sul successo dell’ambizioso progetto una serie di sfide e incognite, ma, se le parti agiranno come da accordi, l’Afcta potrebbe sancire l’avvio della graduale emancipazione del continente dalla storica condizione di sottosviluppo e conflittualità semi-permanenti.
I possibili effetti dell’Afcta

L’accordo istitutivo dell’Afcta, siglato il 21 marzo 2018 a Kigali (Ruanda), è entrato in vigore oggi, 1 gennaio 2021. L’area di libero scambio avrebbe dovuto aprire i battenti lo scorso luglio, ma l’esplosione della pandemia aveva convinto gli stati membri a posticipare l’inaugurazione. L’attesa si è rivelata utile agli scopi del progetto: la Nigeria, prima economia del continente e scettica della prima ora, l’11 novembre ha ratificato in extremis il trattato – il termine ultimo era il 5 dicembre.

All’AfCTA aderisce l’intero continente, con l’eccezione dell’Eritrea, costituendo l’area di libero scambio più estesa del pianeta: un miliardo e duecento milioni di consumatori, i quali, a partire da oggi, hanno accesso ad un mercato da tre trilioni di dollari.

Secondo un rapporto dell’African Export-Import Bank, la caduta delle barriere doganali sul 90% dei prodotti commercializzati dai Paesi membri, propedeutica alla libera circolazione di beni e servizi in tutta l’Africa, potrebbe contribuire a sbloccare oltre 84 miliardi di esportazioni intra-continentali – sino al 31 dicembre 2020 impedite dalla presenza di dazi ed altri meccanismi protezionistici.

Ottimismo è stato espresso anche dalla Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Africa, secondo la quale, nella sola parte orientale del continente, l’accordo potrebbe determinare la creazione di più di due milioni di posti di lavoro e la generazione di profitti economici e sociali per un miliardo e ottocento milioni di dollari. Entro il 2022, inoltre, si stima che il commercio intra-africano possa aumentare del 52% rispetto ad oggi.

La Banca Mondiale, infine, ritiene che l’implementazione effettiva dell’accordo di libero scambio abbia il potere di liberare almeno 30 milioni di africani dall’estrema povertà e di aumentare il reddito del continente di 450 miliardi di dollari.

Le sfide

L’Afcta entra in vigore nonostante il mancato espletamento dei negoziati su una serie di argomenti, fra i quali la regole sull’origine dei prodotti e le concessioni tariffarie, e sullo sfondo delle perplessità manifestate da un profluvio di Paesi, come Kenya, Tanzania, Uganda e São Tomé e Príncipe. I dubbi sono legati alle capacità dell’Unione Africana di condurre ad un’armonizzazione effettiva e universale dei regimi doganali e tariffari – nel continente sono presenti otto blocchi economici regionali – ma riguardano anche gli ostacoli al commercio posti dalla presenza endemica di conflitti e da uno scheletro infrastrutturale sottosviluppato.

I blocchi economici, inoltre, essendo espressioni della potenza regionale di riferimento, non è detto che lavoreranno unitamente per il raggiungimento di un comune accordo nel nome di un presunto interesse panafricano. Ad esempio, la Comunità dell’Africa Orientale (Eac) e la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) gestiscono due unioni doganali separate e hanno un trascorso di incomprensioni e diffidenze che continua e continuerà a incidere sull’esito dei negoziati in sede di Unione Africana.

Il primo e più importante passo, comunque, è stato fatto: l’Afcta è realtà. Con essa, anche l’Africa, esattamente come l’Asia, può iniziare a credere nella possibilità di un secolo post-occidentale e all’insegna della prosperità e dell’indipendenza.

Il renminbi digitale manderà in soffitta il Sistema di pagamento SWIFT in mano agli statunitensi privandoli di quell'arma mortale di ricatto su cui decidono chi sanzionare come e quanto

ESTERI
Giovedì, 31 dicembre 2020 - 13:39:00
La Cina con la valuta digitale vuole superare la supremazia del dollaro?


di Vincenzo Caccioppoli

Il renminbi digitale è una valuta sovrana completamente sostenuta dallo stato, non richiede un conto bancario e ha la piena supervisione delle autorità bancarie cinesi. I paesi in via di sviluppo abbracceranno la comodità dei sistemi di pagamento digitali della Cina, che hanno un grande potenziale di riduzione della povertà per i poveri senza banche del mondo. Lo sviluppo di una valuta digitale serve anche ad altri scopi. Uno yuan più facilmente rintracciabile consentirebbe al governo di gestire meglio l'offerta monetaria del paese. Soddisfa anche il desiderio di Pechino di limitare la crescente influenza che le aziende tecnologiche private ei loro servizi di pagamento digitale hanno sul sistema finanziario del paese. Il dollaro USA ha sostituito la sterlina britannica come principale valuta di riserva del mondo all'inizio del secolo scorso. Dal momento che l'accordo di Bretton Woods nel 1944 ha collegato le valute mondiali al dollaro, ha regnato sovrano. Quando la Cina si è aperta e si è integrata con i sistemi finanziari e commerciali mondiali, è rimasta intrappolata nella "trappola del dollaro", dovendo convertire i risparmi nazionali in eccesso in titoli del tesoro statunitensi sicuri e convertibili a livello internazionale. Nel corso degli anni, gli Stati Uniti hanno goduto del privilegio esorbitante del dollaro di stampare denaro quasi illimitato, o "quantitative easing" nel gergo della banca centrale. Come ha detto il famoso segretario al Tesoro dell'ex presidente degli Stati Uniti Richard Nixon John Connally: "Il dollaro è la nostra valuta, ma è un tuo problema". Arvind Subramanian, senior fellow del Peterson Institute for International Economics, ha sottolineato nel 2011 che il mondo viveva all'ombra del dominio economico della Cina. Più valute nazionali si muovevano in tandem con il renminbi anziché con il dollaro. Tuttavia, il dollaro viene sempre più utilizzato come arma per imporre sanzioni economiche alla Cina. Il dollaro USA ha regnato sovrano dall'accordo di Bretton Woods nel 1944 che collegava le valute mondiali al dollaro. Tuttavia, a causa della diminuzione dei risparmi interni americani e del disavanzo delle partite correnti, Stephen Roach, economista e professore associato in politica monetaria a Yale, ha avvertito che il "privilegio esorbitante" del dollaro sta per finire e “che il suo declino è ormai inevitabile e bisogna prepararsi ad un suo prossimo crash” . Ora la Cina sta perseguendo una valuta digitale nazionale. A differenza di una criptovaluta speculativa, il renminbi digitale è la valuta sovrana della Cina completamente sostenuta dallo stato. È uno sviluppo naturale in quanto la Cina è diventata di gran lunga il leader mondiale nei sistemi di pagamento digitali. Victor Shih, studioso di economia internazionale dell'Università della California, a San Diego, sottolinea che lo yuan digitale potrebbe essere intrecciato in app come TikTok, la popolare piattaforma di condivisione di video o videogiochi. Su SWIFT, il sistema di trasferimento di denaro dominante al mondo, meno del 2% delle transazioni è ora denominato nella valuta cinese, rispetto a quasi il 40% in dollari. Circa il 2% delle riserve valutarie mondiali è detenuto in renminbi, mentre quasi due terzi sono in dollari. Uno yuan digitale ufficiale cambierebbe la situazione, in quanto darebbe a Pechino una quantità di informazioni senza precedenti su come e dove si trovano le persone e su cosa stanno spendendo i loro soldi - un approccio che va contro l'intento originale del denaro digitale nel primo posto. Bitcoin e altre valute digitali si basano su un sistema blockchain decentralizzato che impedisce a una persona o organizzazione di avere il controllo. Guidata dalla più recente tecnologia blockchain, la valuta digitale cinese non richiede un conto bancario. Ciò ha un enorme potenziale di riduzione della povertà per i poveri senza banche in tutto il mondo. Poiché le autorità bancarie cinesi hanno il pieno controllo, la valuta digitale aiuterà a combattere le transazioni finanziarie illecite. I dati finanziari faciliteranno la formulazione e l'esecuzione delle politiche monetarie. Poiché le sue transazioni sono istantanee e transnazionali, la valuta digitale sarebbe interessante per gli accordi commerciali internazionali con la Cina, compresi i progetti nella via della seta digitale della Belt and Road Initiative. In sostanza, lo yuan digitale può aiutare a rafforzare la sorveglianza e il controllo dello stato sull'economia e la società ", ha detto Frank Xie, professore in economia presso l'Università della Carolina del Sud Aiken." Migliora la centralizzazione dell'autorità. Questo potrebbe essere il motivo fondamentale per cui è stato fortemente spinto e affrettato dallo Stato ".Inoltre, la valuta digitale non dipende dal sistema bancario controllato dagli Stati Uniti della Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (Swift). È quindi immune alle sanzioni statunitensi basate sul dollaro. Secondo un rapporto McKinsey del luglio 2019, la Cina è diventata più autosufficiente mentre il resto del mondo, in particolare l'Asia e i paesi ricchi di risorse in tutto il mondo, sono diventati più dipendenti dalla Cina per parti, componenti, materiali, commercio e investimenti. Questa connettività della catena di approvvigionamento non è facile da spostare, gli sforzi per il disaccoppiamento Anche se gli Stati Uniti e gli alleati occidentali non stanno per avvicinarsi presto alla valuta digitale cinese, è probabile che più paesi in Asia, Africa e America Latina apprezzino la convenienza e le opportunità dei sistemi di pagamento digitali cinesi, resi ancora più facili e sicuri dalla sua valuta digitale sovrana. I regolatori cinesi hanno anche suggerito che l'adozione diffusa di uno yuan digitale potrebbe aiutarli a realizzare un piano molto più grande: rompere il monopolio del dollaro USA e aumentare l'influenza dello yuan sulla scena internazionale. Proprio il mese scorso, ad esempio, la leader di Hong Kong Carrie Lam ha rivelato che le sanzioni statunitensi le hanno impedito di avere un conto in banca. La creazione di una valuta digitale può anche aiutare la Cina a mitigare questto tipo di rischi economici, in particolare poiché le tensioni con gli Stati Uniti continuano a ribollire. Se il governo degli Stati Uniti vietasse alle banche cinesi di utilizzare SWIFT - il servizio di messaggistica che sposta denaro nel sistema bancario globale - individui e aziende potrebbero utilizzare lo yuan digitale nelle transazioni transfrontaliere. Dalla fine degli anni 2000, la Cina ha cercato di accelerare l'internazionalizzazione del suo RMB interno. La Cina ha anche cercato di estendere lo scambio di valuta a una varietà di nazioni e aveva progetti di insediamento in RMB più integrati con Hong Kong, Macao e l'associazione delle economie del sud-est asiatico nota come ASEAN. Tuttavia, questi possono essere visti come il precursore dei prossimi passi delle mosse che lo stato cinese si sta preparando a prendere e cioè posizionare il RMB come una riserva valutaria internazionale. Pertanto, la crescente integrazione globale della Cina è di buon auspicio per l'accettazione diffusa della sua valuta digitale sovrana, che accelererebbe l'internazionalizzazione del renminbi . La valuta sovrana digitale cinese aiuterà anche a guidare l'economia cinese a "doppia circolazione", accelerando sia il consumo interno che il commercio e gli investimenti internazionali. In mezzo alla pandemia, i consumatori cinesi spendono 74,1 miliardi di dollari durante il festival delle vendite online del Singles ’Day In mezzo alla pandemia, i consumatori cinesi spendono 74,1 miliardi di dollari durante il festival delle vendite online del Singles’ Day. Con la pandemia Covid-19 sotto un migliore controllo in Cina rispetto ad altre nazioni, l'economia cinese sta crescendo in avanti, anche nelle esportazioni, negli investimenti e nei consumi interni. I successi dell'e-shopping mostrano che i pagamenti digitali continueranno a trasformare i settori della vendita al dettaglio in Cina e nel mondo. Inoltre, il turismo in uscita dalla Cina occupa il primo posto nel mondo dal 2013. La valuta sovrana digitale è quindi sembra arrivare proprio al momento giusto.

A ottobre, il dollaro ha perso la sua prima posizione come valuta di pagamento più utilizzata al mondo, rimanendo indietro rispetto all'euro per la prima volta dal 2013, grazie all'erosione del valore percepito del dollaro, l'emergere di attività denominate in euro e renminbi più interessanti e avversione alle sanzioni statunitensi. Con il peggioramento della geopolitica statunitense, è probabile che la Cina riservi una parte maggiore dei suoi risparmi in altre attività, comprese le proprie obbligazioni e alcuni dei progetti di cintura e strada più fattibili. Grazie alle loro prestazioni notevolmente diverse durante la pandemia, l'economia cinese dovrebbe superare quella degli Stati Uniti cinque anni prima, entro il 2028, secondo il Centre for Economics and Business Research britannico. Tutti questi sviluppi non detronizzeranno in alcun modo il dollaro tutto in una volta. Nessun'altra valuta sovrana, per non parlare del renminbi, può essere lontanamente paragonata alla sua ampiezza e profondità finanziaria globale. Anche scendendo del 10% negli ultimi due decenni, il dollaro rappresenta ancora il 62% delle riserve valutarie globali. Tuttavia, la valuta sovrana digitale cinese è ora pronta a mitigare la trappola del dollaro, accelerare l'internazionalizzazione del renminbi e offrire una via di fuga dalle sanzioni basate sul dollaro

Una volta che la Bce è diventata prestatore di ultima istanza non potrà più recedere da questa funzione fondamentale di qualsiasi banca centrale

Nel 2021 finiranno i maxi acquisti della Bce?

1 dicembre 2021


Che cosa succederà nel 2021 fra banche centrali e politiche fiscali? L’analisi di Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset, e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management

A giudicare dai mercati finanziari, il 2020 non sembrerebbe un anno tanto sciagurato. Eppure, mentre i listini azionari, sospinti dalle manovre monetarie e fiscali espansive, si avventurano su nuovi massimi (l’S&P 500 ha rotto la barriera dei 3’700 punti), il mondo si trova ancora alle prese con la seconda ondata della pandemia di Covid-19, che ha messo in ginocchio il sistema sanitario, economico e sociale dell’intero pianeta. Ora che l’anno volge al termine, le buone notizie riguardo alla realizzazione di vaccini efficaci contro il coronavirus sono intervenute a restituire la speranza di un ritorno alla normalità a cittadini, imprese e governi di tutto il mondo. Dal punto di vista economico, questo vorrebbe dire un rientro dell’economia globale su un percorso di crescita tendenziale, seppure su un livello più basso rispetto a quello pre-pandemico (nello scenario base elaborato dall’Ocse, perché il Pil globale torni al livello di fine 2019, occorrerà attendere l’ultimo trimestre del 2021). Ma l’incertezza rimane elevata e si rispecchia nella dispersione delle previsioni: la somministrazione delle prime dosi del vaccino sarà sufficiente a evitare una terza ondata di contagi? Le persone saranno effettivamente disposte ad assumere il vaccino? Si riuscirà a raggiungere la soglia di soggetti immunizzati necessaria per ottenere l’immunità di gregge? Sono questi alcuni dei quesiti a cui allo stato attuale è difficile trovare una risposta certa e che rendono particolarmente complicato l’esercizio di fare previsioni economiche per il 2021 (la forbice tra scenario migliore e scenario peggiore dell’Ocse è di $7’000 miliardi, circa l’8% del PIL mondiale di quasi $88’000 miliardi a fine 2019).


Lo stato di estrema incertezza non è l’unico lascito di questo 2020 all'insegna della pandemia. Come un devastante terremoto, il coronavirus ha prodotto delle profonde fratture sul piano economico e sociale. Se, infatti, a livello globale si è allargato il differenziale di crescita tra i Paesi emergenti, con l’Asia e la Cina in testa, e i Paesi sviluppati, tra i quali l’Europa è rimasta più di tutti indietro, allo stesso modo è aumentata la disuguaglianza tra classi sociali, con i dati che evidenziano come i più colpiti dall'ondata di disoccupazione provocata dal Covid siano i ceti a reddito più basso. Una problematica particolarmente sentita nei Paesi anglosassoni e soprattutto negli Stati Uniti, dove mancano ammortizzatori sociali come la cassa integrazione (non a caso, durante il picco della crisi di quest’anno l’amministrazione Trump si è trovata costretta ad effettuare sostanziosi trasferimenti diretti ai cittadini). Le ripercussioni potrebbero essere più profonde e durature del previsto, visto che, anche tra i ragazzi, quelli provenienti dal quartile con il reddito più basso hanno potuto ricorrere alle forme di istruzione online in misura molto inferiore rispetto ai loro coetanei delle famiglie più abbienti. Lo squilibrio è talmente forte che persino il Presidente della Fed Jerome Powell ha sentito il bisogno di nominarlo più volte nel corso degli ultimi mesi.

Come effetto positivo del coronavirus, quest’anno si è diffusa ancor di più rispetto al passato la consapevolezza dell’urgenza di agire per la tutela dell’ambiente: il calo delle emissioni di CO2 registrato nel 2020 ha dimostrato che è ancora possibile avere un impatto benefico. In questo caso, il tema è particolarmente caldo in Europa. Il Vecchio Continente si è sempre mostrato all’avanguardia sulle politiche ambientali, fissando per primo l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050, e ha recentemente rivisto gli obiettivi intermedi per il 2030, rendendoli ancora più stringenti: si punta ora a una riduzione delle emissioni di almeno il 55% rispetto al livello base del 1990 (precedentemente, il target per il 2030 era un taglio del 40%).

Dopo oltre un decennio dominato dall'intervento delle banche centrali (dalla grande crisi finanziaria in poi), il 2020 sarà probabilmente ricordato anche per il passaggio di testimone dalla politica monetaria a quella fiscale. La prima, infatti, sembra avere ormai poco spazio di manovra residuo, dopo aver immesso quest’anno una quantità record di liquidità nel sistema economico nel tentativo (finora riuscito) di garantirne la stabilità finanziaria.


Ciò non significa che il supporto verrà meno, anzi le condizioni finanziarie rimarranno di sostegno ancora a lungo (è difficile immaginare risalite dei tassi, soprattutto di quelli reali, prima di qualche anno da oggi), ma è richiesto adesso l’intervento della politica fiscale. E per sanare le cicatrici lasciate dalla pandemia, saranno necessarie misure fiscali che vadano oltre la pura congiuntura, non più semplicemente anti-cicliche, ma di carattere strutturale.

In base a quanto detto finora, nei Paesi anglosassoni l’azione dei Governi sarà volta anzitutto a ridurre la disuguaglianza economica e sociale, mentre nell'Unione Europea la green rule sembra portare finalmente al superamento delle divisioni ideologiche all'interno della regione e alla condivisione di politiche di bilancio comuni, talora anche con fini redistributivi. In questo quadro, l’Italia si trova certamente a godere di condizioni finanziarie particolarmente favorevoli per due fattori concomitanti: 1) compressione dei premi di rischio ben al di sotto della norma (il fair value della componente di rischio credito sarebbe attorno ai 180pb) e 2) grazie al Next Generation Eu, l’Italia diventa prenditore netto di finanziamenti (e trasferimenti) in ambito Emu. Tale circolo virtuoso porta il costo del nuovo debito vicino allo 0 con un risparmio nella spesa per interessi (oggi circa il 3,5% del Pil) che, finché i tassi medi all’emissione si mantengono a livelli così bassi, si trasmette gradualmente all’ingente stock di debito (158% del Pil). Per far sì che il mercato rimanga clemente nei confronti del Btp anche nel momento (ancora lontano, non prima del 2022) in cui verrà meno il sostegno della Bce, l’Italia deve necessariamente sfruttare l’occasione attuale per fare le riforme e presentarsi tra qualche anno con una ritrovata competitività. E chissà che il mondo che verrà non sarà in fin dei conti migliore.

Raccogliere mollichelle d'informazioni, un pò qua un po la richiede impegno sacrificio, costanza e si fa soprattutto se si incastona in uno dei Progetti Alternativi. Ma i piccoli grandi riscontri compensano l'impegno. Il Grande Cambiamento Occidentale distrugge la SOVRAPPRODUZIONE per risorgere su nuove basi e nel tritacarne ci sarà anche il capitale finanziarizzato

2021: LA GRANDE SFIDA alla nuova normalità

Scritto il 31 dicembre 2020 alle 11:42 da Danilo DT


Siamo tutti d’accordo che il 2020 è stato un anno quantomeno infelice e complesso. Un’economia a fine ciclo che si trova a dover affrontare il cigno nero del Covid-19. Un problema che è stato risolto in modo impulsivo ma anche abbastanza efficace dal sistema con una valanga di liquidità, che ovviamente ha anche qualche effetto collaterale.

Di questo ne ho parlato tante volte negli ultimi mesi. In questo ultimo giorno del 2020, voglio farvi leggere cosa dice un premio Nobel che ha scritto quel famoso libro che rappresenta un po’ una pietra miliare della finanza moderna: “This time is different”

Parlo di Carmen M. Reinhart che ha pubblicato sul sito ProjectSyndacate un interessante articolo che vi propongo, anche perché va a confermare tutto quanto vi ho scritto. Il che mi fa particolarmente piacere, non ve lo posso negare. Sono punti di vista, certo, ma quando si ottengono conferme da un Premio Nobel resta sempre una piccola soddisfazione.

L’articolo è stato poi ripreso da IlSole24Ore tradotto in italiano, il che lo rende ancora più “potabile” per gli amici lettori.

Il termine “crisi finanziaria” è da tempo associato a situazioni drammatiche come le corse agli sportelli bancari e il crollo dei prezzi azionari. I classici di Charles Kindleberger, The World in Depression, 1929-1939 e Manias, Panics and Crashes, e il mio libro scritto insieme a Kenneth Rogoff, This Time Is Different, documentano diversi episodi simili. Negli ultimi anni, il termine “Lehman moment” è diventato un indicatore della crisi finanziaria globale del 2007-09 e ha addirittura ispirato uno spettacolo teatrale.

Non solo Lehman

Tuttavia, alcune crisi finanziarie non coinvolgono eventi drammatici simili a quelli legati alla Lehman. La qualità dei beni può deteriorare in modo significativo anche con una crisi economica duratura, in particolar modo quando le aziende e i nuclei familiari sono altamente indebitati. Inoltre, anni di prestiti bancari ad aziende private o pubbliche non produttive (le aziende pubbliche sono alquanto comuni in alcuni Paesi in via di sviluppo) tendono ad avere un impatto negativo sui bilanci.
Anche se queste crisi non comportano sempre un contesto di panico diffuso e corse agli sportelli, implicano comunque dei costi importanti. La ristrutturazione e la ricapitalizzazione delle banche per il ripristino della solvibilità può comportare un prezzo elevato per i governi e i contribuenti, mentre l’erogazione di nuovi prestiti può rallentare e frenare l’attività economica. La stretta creditizia ha anche degli effetti distributivi significativi in quanto colpisce in modo più acuto le piccole e medie imprese e i nuclei familiari con redditi più bassi.

L’impatto del Covid

Di certo, la pandemia di Covid-19 continua a provocare diversi momenti drammatici indesiderati tra cui un aumento esponenziale del tasso di infezione, lockdown diffusi, diminuzione record della produzione e un aumento significativo della povertà. Oltre a questi trend, una crisi più silente sta avanzando nel settore finanziario e, anche in assenza di un “Lehman moment”, potrebbe minare la ripresa economica per diversi anni.
Nello specifico, le istituzioni finanziarie a livello mondiale continueranno a confrontarsi con un aumento importante degli Npl (non-performing loan) per diverso tempo. Inoltre, anche la crisi del Covid-19 ha un effetto regressivo e sta di conseguenza colpendo in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito e le piccole aziende con meno risorse a disposizione per gestire l’insolvenza.
Sin dallo scoppio della pandemia, i governi si sono affidati a politiche monetarie e fiscali espansionistiche per compensare un rapido declino dell’attività economica associato a chiusure diffuse e a misure di distanziamento sociale. I Paesi più ricchi hanno avuto un importante vantaggio nella capacità di risposta, anche se l’aumento dei prestiti da parte delle istituzioni multilaterali ha sostenuto finanziariamente la risposta all’emergenza sanitaria da parte dei Paesi in via di sviluppo.
Diversamente dalla crisi del 2007-09 (o dalle crisi precedenti), le banche hanno sostenuto gli stimoli macroeconomici con una serie di moratorie temporanee per i prestiti, come ha documentato il Fondo monetario internazionale nel suo Policy tracker. Queste misure hanno dato un po’ di tregua alle famiglie che si sono trovate di fronte alla perdita del lavoro o alla riduzione del reddito, così come alle aziende con difficoltà di sopravvivenza a seguito dei lockdown e a causa delle interruzioni delle normali attività (i settori legati al turismo sono stati i più colpiti su questo fronte).
Le istituzioni finanziarie in tutte le regioni a livello mondiale hanno garantito delle proroghe per i pagamenti dei prestiti in corso e molte di queste hanno ricontrattato i prestiti con dei tassi di interesse inferiori e, più in generale, con dei termini più favorevoli. La comprensibile logica dietro quest’approccio è che essendo la crisi sanitaria temporanea, così sarebbero dovute essere anche le difficoltà delle aziende e delle famiglie. Ma dato che la pandemia sta continuando, molti Paesi hanno dovuto estendere queste misure fino al 2021.

Regole meno severe

In parallelo alle moratorie temporanee, diversi Paesi hanno allentato le regolamentazioni bancarie relative ai crediti in sofferenza e alla classificazione degli Npl La conclusione di questi cambiamenti è che la dimensione degli Npl potrebbe venire sottovalutato, e in alcuni Paesi in modo particolarmente significativo. In molti casi, le istituzioni finanziarie potrebbero non essere adeguatamente preparate per gestire un simile colpo al proprio bilancio. Nel frattempo, il settore finanziario (non bancario) meno regolamentato tende a essere esposto a maggiori rischi (aggravati da norme meno stringenti anche in termini di divulgazione).
Oltre a questi sviluppi sul fronte del settore privato, il ribasso del rating del debito sovrano ha raggiunto un livello record nel 2020. Sebbene le economie avanzate non siano state risparmiate, le conseguenze per le banche sono più importanti nelle economie emergenti e in via di sviluppo, ovvero dove la posizione creditizia dei governi è a un livello molto basso. In casi più estremi di crisi o ristrutturazione del debito sovrano (in un contesto in cui questo tipo di crisi sono in aumento), le banche tendono a subire delle perdite anche sulle loro partecipazioni ai titoli di Stato.
Come ho sostenuto a marzo 2020, anche se uno o più vaccini efficaci riusciranno a risolvere la pandemia, la crisi legata al Covid-19 ha comunque colpito in modo significativo l’economia globale e i bilanci delle istituzioni finanziarie. Le politiche di tolleranza hanno garantito uno stimolo importante che va al di là dell’ambito tradizionale della politica monetaria e fiscale, ma le proroghe finiranno nel 2021.
Come ha evidenziato il Rapporto sulla stabilità finanziaria della Federal Reserve degli Stati Uniti a novembre 2020, i limiti e l’affaticamento delle politiche messe in atto suggeriscono che gli stimoli fiscali e monetari negli Stati Uniti non riusciranno a raggiungere il livello dei primi mesi del 2020. Molti mercati emergenti e Paesi in via di sviluppo sono già al limite (o quasi) della loro politica monetaria. Nel 2021 quindi sarà più chiaro se innumerevoli aziende e famiglie si troveranno in un contesto di insolvenza o di mancanza di liquidità.

Nubi sul sistema finanziario

L’indebitamento elevato delle aziende alla vigilia della pandemia porteranno a un aumento dei problemi di bilancio nel settore finanziario. Le imprese delle due economie più grandi, ovvero gli Stati Uniti e la Cina, sono infatti altamente indebitate e annoverano tra di esse diversi debitori a rischio elevato. La Banca centrale europea ha più volte sollevato preoccupazione per l’aumento della percentuale di prestiti Npl nell’eurozona, mentre l’Fmi ha spesso evidenziato l’aumento del debito societario denominato in dollari in diversi mercati emergenti. L’esposizione all’industria immobiliare e dell’ospitalità è un’altra fonte di preoccupazione in diverse parti del mondo.
I danni relativi ai bilanci impiegano anni per essere corretti. Un eccessivo indebitamento spesso porta a un lungo processo di riduzione del debito durante il quale le istituzioni finanziarie sono più caute nel concedere prestiti. Questa fase di sforzo, tendenzialmente associata a una lenta ripresa, può durare diversi anni. In alcuni casi, queste crisi finanziarie si trasformano in crisi del debito sovrano, in quanto le pratiche di salvataggio tendono a trasformare il debito privato precedente alla crisi in passività del settore pubblico.
Il primo passo verso la gestione di una fragilità finanziaria è riconoscere l’ambito e l’entità del problema, e ristrutturare opportunamente riducendo il debito cattivo. L’alternativa, ovvero incanalare le risorse in prestiti-zombie, comporta una ripresa rallentata. Visti i costi in termini umani ed economici legati alla pandemia, evitare questo scenario deve essere una priorità assoluta per i legislatori in qualunque parte del mondo.

Che dire… Volutamente non sono intervenuto all’interno dell’articolo perché quanto scrive la Reinhart è già più che completo e soprattutto rispecchia quanto ci siamo già detto.

Il 2021 sarà l’anno dei vaccini e del tentativo del ritorno alla normalità. Ma se nella vita quotidiana sarà nuovamente possibile andare a cena a ristorante, come sarà la nuova NORMALITA’ economica e finanziaria? Questa è la grande sfida per il 2021. Una sfida che non sarà facile vincere, si dovrà di certo combattere e saranno richiesti molti sacrifici. Ecco perché la normalità rischierà di essere molto meno normale di quanto si possa immaginare.

Corre voce, si auspica che l'inflazione rialzi la testa. Il Grande Cambiamento e i suoi giornali si vogliono illudere, finché ci sarà la Cina a supplire alla distruzione di merci, capitali, uomini, mezzi di produzione prodotta dall'Occidente attraverso il covid/lockdown/coprifuoco, l'inflazione rimarrà sotto controllo. Questa si ha quando c'è una enorme quantità di moneta in circolazione in CARENZA di merci

“Attenti all’inflazione”, alcuni analisti temono la fiammata nel 2021

30 Dicembre 2020, di Alberto Battaglia

Lo scorso 12 dicembre la rivista inglese The Economist aveva dedicato la copertina a un interrogativo la cui ricorrenza nel dibattito si sta facendo via via più insistente: “L’inflazione tornerà?”. Fra gli analisti che si dicono convinti che il rischio di una fiammata dei prezzi sia concreto c’è anche Jim Bianco, uno dei commentatori indipendenti più ascoltati dalle emittenti finanziarie americane.

Secondo Bianco, la combinazione dell’entrata in gioco del vaccino, delle politiche monetarie e fiscali espansive, unite a una ripresa dei consumi post-pandemia sarebbero tutti elementi favorevoli all’aumento dei prezzi: “Una volta messo in moto tutto questo, si potrebbe avere un’esplosione di attività economica che potrebbe produrre un’inflazione più elevata, per la prima volta in una generazione”, ha detto Bianco in un’intervista alla Cnbc.

Dopo la Crisi finanziaria l’inflazione tardò a tornare, nonostante il supporto massiccio della politica monetaria. Anche in questo nuovo contesto, le previsioni ufficiali delle banche centrali sembrano ignorare la possibilità di un innalzamento dei prezzi sopra i target, ancora per molto tempo. Il Federal open market committee prevede un’inflazione Pce all’1,8% l’anno prossimo e se si escludono le componenti più volatili del paniere (Pce core) l’incremento atteso scende all’1,4%. Previsioni ampiamente al di sotto del target del 2%.
In Europa, nel frattempo, la Bce prevede un recupero dell’inflazione all’1% nel 2021, e si arriverà all’1,4% solo nel 2023. Il 2%, insomma, non sarebbe nemmeno all’orizzonte.

Jim Bianco, al contrario, si aspetta negli Stati Uniti un’inflazione core del 2,5% già entro il prossimo anno: “Questa cifra non sembra granché elevata”, ha spiegato, “ma sarebbe circa un massimo da 28 anni a questa parte, qualcosa che virtualmente nessuno ha visto; non abbiamo visto l’inflazione da una generazione, pertanto le persone non la ricordano più”.
Se l’inflazione sale più del previsto, le conseguenze

“Le probabilità di un periodo di inflazione più sostenuto rimangono basse. Ma se le banche centrali dovessero aumentare i tassi di interesse per impedire che gli aumenti dei prezzi sfuggano di mano, le conseguenze sarebbero gravi”, scriveva l’Economist nell’editoriale del 12 dicembre. Su quest’ultimo punto anche l’analista Jim Bianco è dello stesso avviso.

“Se i tassi di interesse aumenteranno a causa dell’inflazione, storicamente i mercati a rischio come il mercato azionario non la prendono bene”, ha detto il fondatore di Bianco Research, “rispetto ad adesso, tutti noi potremmo comprare meno cose con un dollaro fra un anno… questo farà salire i tassi dei mutui e farà aumentare i costi di finanziamento”.

La Federal Reserve lo scorso agosto ha lanciato un chiaro messaggio su quello che sarà l’atteggiamento del comitato in seguito a un eventuale superamento del target del 2%: il rialzo dei tassi potrebbe comunque essere posticipato e lasciando l’inflazione oltre la soglia-obiettivo “per qualche tempo”.

A turno i russi poi gli iraniani ora i cinesi sono indicati come alleati dei talebani. Minimo comune multiplo è che le notizie sono fake news dei mass media occidentali TUTTI

31 Dicembre 2020 13:27

Ciak, si rigira! Russia, Iran? No, è la Cina che paga i talebani per uccidere i suoi soldati USA

La Redazione de l'AntiDiplomatico


Cambio nella sceneggiatura. In questo film dell'assurdo, della propaganda, da far impallidire quella della guerra fredda, questa volta, il protagonista non è l'Iran, nemmeno la Russia. È la Cina.

La scorsa estate il mainsteam aveva fatto una figura barbina sulle presunte "taglie" pagate dalla Russia ai talebani in Afghanistan per eliminare i soldati statunitensi.

Queste taglie sarebbero state pagate, tra l'altro, in un periodo in cui erano in corso trattative tra Washington e il gruppo armato.

Il protagonista è cambiato, è Pechino, ma non la forma del rilancio della fake news.

The Trump administration is declassifying uncorroborated intelligence that indicates China offered to pay non-state actors in Afghanistan to attack American soldiers.https://t.co/XMxddVSUFy— Axios (@axios) December 30, 2020

Infatti, la notizia è stata riportata da Axios e poi rilanciata dal gran baraccone mediatico, citando come nella migliore delle tradizioni, fonti anonime. 

Ad agosto, toccò all'Iran essere il pagatore delle taglie. L'eco mediatica fu scarsa e non se ne fece nulla. Si doveva mostrare Trump morbido che non poteva reagire con migliaia di bombe contro l'Iran, sconsigliato dai suoi collaboratori. Sarebbe stato un film di scarso successo con finale scontato.

Lo scorso settembre il generale Frank McKenzie, comandante delle truppe statunitensi in Afghanistan spiegò perché le voci su Mosca non erano attendibili: "Semplicemente non è stato dimostrato con un livello di certezza che mi soddisfi".

Questa volta però pare che le intenzioni siano "serie". Queste rivelazioni arrivano con al promessa che saranno declassificate tutte le informazioni per sostenere le accuse contro la Cina.

Magari, forse avverrà un miracolo: l'opinione pubblica potrà giudicare da sola,senza filtri e, soprattutto, non dovrà fare affidamento alle fonti anonime dell'intelligence e dei giornalisti e inviati di guerra che, altro non fanno, pubblicare le veline della CIA.

Questo probabilmente è un film di fantascienza che non vedrete nel 2021 neanche nei prossimi anni.

Solo gli ultimi uomini che non più funzionali al Sistema di Potere Mondiale. Gheddafi, Hussein, Soleimani ... Berlusconi, Trump...

Iran: Rohani, 'Trump perderà il posto e anche la vita'
'Presidente Usa come Saddam Hussein'

© ANSA/EPA

Redazione ANSATEHERAN
31 dicembre 202018:25NEWS

(ANSA) - TEHERAN, 31 DIC - Il presidente iraniano Hassan Rohani ha affermato oggi che Donald Trump non solo dovrà lasciare la Casa Bianca, ma che anche "la sua vita finirà tra poche settimane". Lo riferiscono le agenzie iraniane, tra cui quella ufficiale Irna.

"Trump non solo verrà cacciato dalla sua carica ma anche dalla sua vita nelle prossime settimane", ha affermato Rohani.
Con accenti insoliti rispetto a quelli più moderati solitamente utilizzati, il presidente iraniano ha tracciato un parallelo tra la sorte dell'attuale inquilino della Casa Bianca e il dittatore iracheno Saddam Hussein, impiccato nel 2006, tre anni dopo che il suo regime era stato rovesciato con l'invasione anglo-americana. "Come l'ex presidente iracheno Saddam Hussein, che impose all'Iran una guerra di otto anni", ha detto Rohani, anche Trump, "che ha imposto una guerra economica" a Teheran, perderà "non solo la sua carica ma anche la sua vita". Le affermazioni del presidente iraniano si inquadrano in un clima di crescente tensione con Washington mentre si avvicina l'anniversario, il 3 gennaio, dell'uccisione in un raid americano a Baghdad del generale Qassem Soleimani, capo della Forza Qods dei Pasdaran per le operazioni all'estero. Oggi il suo successore, Esmail Qaani, ha detto i responsabili dell'assassinio dovrebbero "studiare la vita clandestina di Salman Rushdie", perché "l'Iran si vendicherà sicuramente su di loro".
Salman Rushdie, lo scrittore anglo-indiano condannato a morte dall'ayatollah Rouhollah Khomeini nel 1989 per il contenuto, giudicato blasfemo, del suo romanzo 'I versi satanici', ha vissuto per molti anni sotto protezione dei servizi di sicurezza britannici. (ANSA)

4 - Ebrei sionisti e statunitensi pronti a lanciare a gennaio 2021 missili atomici umanitari all'Iran. Già è stato deciso


Iran chiede all'ONU di contrastare "le politiche destabilizzanti degli USA" nel Golfo Persico
© AP Photo / Julie Jacobson
08:31 01.01.2021

L'appello ufficiale dell'Iran presso l'ONU arriva dopo alcuni atti definiti provocatori da Teheran, come il passaggio e lo stazionamento di navi da guerra americane nel Golfo Persico.

La Repubblica Islamica iraniana ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell'ONU e alla comunità internazionale di richiamare gli Stati Uniti affinché questi pongano fine alla propria politica di destabilizzazione nel Golfo Persico.

Lo si legge in una missiva dell'ambasciatore temporaneo presso l'ONU di Teheran Eshagh Al Habib:

"L'avventurismo bellico degli Stati Uniti nel Golfo Persico e nel Mar Arabico si è e settirafforzato, soprattutto nelle ultime settimane. Oltre all'invio di armi di ultima generazione in questa regione avvenuto nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno messo in atto una serie di atti provocatori", si legge nel documento.

Al Habib ha in particolare fatto riferimento a dei voli effettuati da bombardieri strategici americani sopto serra i cieli del Golfo Persico.

Secondo il funzionario iraniano, si tratta di atti che contribuiscono unicamente a inasprire una situazione già di per sé molto tesa in una regione che avrebbe invece bisogno di maggiore stabilità e che potrebbero portare a conseguenze molto spiacevoli.

"E' ovvio che gli Stati Uniti abbiano la piena responsabilità di tutte le conseguenze. In quanto un simile avventurismo bellico vada in aperto contrasto con gli obiettivi e i principi dell'ONU e comporta delle conseguenze molto serie per la pace nella regione e nel mondo, ci auspichiamo che il Consiglio di Sicurezza obblighi gli USA ad osservare i principi e le regole del diritto internazionale e a porre fine a questi atti illegali", è stato l'appello dell'Iran.

© AP PHOTO / VAHID SALEMI

Le tensioni tra USA e Iran

Mercoledì scorso, l'USCENTCOM, il comando del Pentagono responsabile delle operazioni statunitensi in Medio Oriente, ha annunciato il dispiegamento di bombardieri B-52H Stratofortress nella regione del Golfo Persico per "sottolineare l'impegno delle forze armate statunitensi per la sicurezza regionale". Il dispiegamento segue la navigazione di un sottomarino missilistico americano con ben 154 missili da crociera Tomahawk a bordo attraverso lo stretto di Hormuz nel Golfo Persico un giorno dopo l'attacco all'ambasciata di Baghdad del 20 dicembre scorso.

Le prove di forza statunitensi arrivano nel bel mezzo di una spirale di tensione tra l'alleanza USA-Israele e l'Iran. Il mese scorso, Teheran ha accusato Tel Aviv di aver ucciso una dei suoi migliori scienziati nucleari e missilistici in uno sfacciato attacco alla luce del sole fuori dalla capitale iraniana. Il presidente Hassan Rouhani ha affermato che l'assassinio è un tentativo israeliano di provocare una guerra negli ultimi giorni della presidenza "sfortunata" di Trump, ma ha aggiunto che l'Iran non si sarebbe fatto trascinare nella destabilizzazione della regione.

31 dicembre 2020 - Roberto Quaglia: contro-contro discorso globalista di fine anno

Monte dei Paschi di Siena - Non si deve indagare sull'omicidio di David Rossi. Due procure hanno chiuso gli occhi e ci si aspetta che lo faccia anche Mattarella Mattarella Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Il Sistema massonico mafioso politico istituzionalizzato non PUO' essere disvelato

David Rossi/ Figlia Carolina Orlandi: “Magistrati sotto ricatto per festini gay”

Pubblicazione: 31.12.2020 - Mirko Bompiani

Caso David Rossi, la figlia adottiva Carolina Orlandi ai microfoni di Oggi: “A Genova è stato fatto un passo avanti, ma di passi se ne sarebbero potuti fare due”

David Rossi (Le Iene)

La famiglia di David Rossi continua a chiedere giustizia per la morte dell’ex capo della comunicazione di Monte dei Paschi di Siena e la figlia adottiva Carolina Orlandi non usa mezzi termini. Ricordiamo che è in corso il lavoro della Procura di Genova per valutare l’operato dei colleghi di Siena, che hanno archiviato il caso due volte come suicidio, e sono state confermate le lacune investigative già denunciate dalla famiglia di Rossi.

Intervenuta ai microfoni di Oggi, Carolina Orlandi ha evidenziato: «A Genova è stato fatto un passo avanti, ma di passi se ne sarebbero potuti fare due. Non basta riconoscere le lacune e le omissioni degli inquirenti senesi. Quelle ormai le conosciamo a memoria. Non hanno voluto vedere i segni di colluttazione presenti sul corpo di David. Hanno distrutto i fazzoletti sporchi di sangue trovati nel suo ufficio senza esaminarli. Non hanno controllato celle e tabulati telefonici per ricostruire le chiamate e per sapere chi era in banca a quell’ora. Potrei andare avanti all’infinito».

DAVID ROSSI, L’AFFONDO DELLA FIGLIA CAROLINA ORLANDI

Nel corso dell’intervista rilasciata ai microfoni di Oggi, Carolina Orlandi ha poi usato toni forti, ipotizzando che ci sia altro dietro il caso David Rossi: «Ma a un certo punto devo fermarmi e chiedermi: com’è possibile che sia successo tutto questo?…Noi siamo convinti che ci siano magistrati tenuti sotto ricatto, con la minaccia di rivelare la loro partecipazione a festini gay».

Ricordiamo che recentemente un testimone chiave dell’inchiesta della Procura di Genova ha ricevuto gravi minacce dopo aver riconosciuto magistrati e personaggi di spicco come partecipanti a festini hard. La figlia adottiva di David Rossi si è detta preoccupata ai microfoni de Le Iene: «Io sono veramente preoccupata che a questa persona possa succedere qualcosa perché l’hanno minacciato. Questa persona veramente rischia la vita in questo momento».

e sarà la Norvegia, dopo la Gran Bretagna a lasciare Euroimbecilandia

Perché la Norvegia vuole tagliare i legami con l’Ue

1 dicembre 2021


Il Partito di centro della Norvegia vuole un nuovo accordo più flessibile con l’Ue, e la sua energica ricerca di un reset ha rimesso al centro del dibattito politico i rapporti futuri con Bruxelles

Si avvicinano le elezioni in Norvegia – nel 2021 – e montano le proteste degli euroscettici sempre più decisi a recidere qualsiasi legame con l’Unione europea. Sebbene la Norvegia non sia membro dell’Ue tout court, ha con essa il rapporto più stretto di qualsiasi altro paese non membro. Nel 1994 ha raggiunto un accordo che le consente da un lato di beneficiare del mercato unico e dall’altro di dover sottostare a una serie di regole e pagare miliardi di euro per poter proseguire il rapporto speciale con Buxelles.

IL PARTITO DI CENTRO VUOLE RIVEDERE I RAPPORTI CON L’UE

A distanza di poco meno di 30 anni però, il Partito di Centro, il partito in cima ai sondaggi in questo momento nel paese nordico, è anche il più ostile all’Unione Europea: ha conquistato gli elettori proprio con la promessa di mettere più distanza politica tra sé e Bruxelles.

Come ricorda Politico.eu “il Partito di centro vuole un nuovo accordo più flessibile, e la sua energica ricerca di un reset ha rimesso al centro del dibattito politico i rapporti futuri con Bruxelles”.

LA NORVEGIA SI AGGIUNGE AL REGNO UNITO E AI CASI DEI PAESI SCANDINAVI E DELL’ISLANDA

Sigbjørn Gjelsvik, legislatore del Partito di Centro e portavoce delle relazioni con l’Ue ha parlato della necessità di ricercare “alternative” e del “pessimo accordo” che intercorre con l’Ue. Il segnale è preoccupante perché la Norvegia andrebbe ad aggiungersi al Regno Unito che a fine anno lascerà definitivamente l’Unione europea. E non solo. “La Scozia trama l’indipendenza e un potenziale ritorno. In Scandinavia, Svezia e Danimarca continentale rimangono membri dell’Ue, ma continuano a schivare l’unione monetaria. Dieci anni fa, l’Islanda ha chiesto l’adesione all’Ue e poi ha cambiato idea”, ricorda Politico.eu.

L’INSODDISFAZIONE PER LE REGOLE UE SPINGE IN NORVEGESI LONTANO DA BRUXELLES

L’accordo della Norvegia – l’Accordo sullo Spazio Economico Europeo – ha permesso al Paese di mantenere un maggiore controllo su parti chiave della sua economia, in particolare sulle sue zone di pesca, ma lo ha costretto a seguire grandi parti della politica dell’Ue su cui, in quanto non membro, non ha voce in capitolo.

“È l’insoddisfazione per questa continua evoluzione – le nuove regole dell’Ue vengono trasmesse anche ad Oslo – che il Partito di Centro sta sfruttando per esternalizzare il controllo politico”, ha scritto Politico.eu che cita la posizione del primo ministro britannico Boris Johnson per concludere come il partito di Centro norvegese cerca un accordo commerciale con l’Unione europea simile a quello che ha con il Canada.

“Ma se cerca un tale accordo, la Norvegia probabilmente incontrerà a Bruxelles la stessa resistenza che ha incontrato Johnson – scrive ancora Politico.eu -. I leader Ue ritengono che se uno Stato vuole accedere al mercato interno deve allinearsi politicamente con Bruxelles e l’Unione europea ha dimostrato di essere disposta a rischiare un risultato senza compromessi piuttosto che un compromesso su questa idea fondamentale”.

SI PUNTA A TAGLIARE LA SOVVENZIONE ALL’UE

Nel caso norvegese potrebbe non arrivare mai a tanto. La maggioranza dei parlamentari norvegesi si oppone ancora a una negoziazione dell’accordo con il mercato unico europeo e probabilmente lo farà anche dopo le elezioni del prossimo settembre, dicono gli analisti.

“Tuttavia, anche se il Partito di Centro non riesce a ottenere il sostegno per una completa rinegoziazione dell’accordo, potrebbe comunque causare problemi all’Unione Europea: sta facendo pressioni per tagliare l’importo che la Norvegia paga in sovvenzioni a Bruxelles circa 2,7 miliardi di euro nel periodo 2014-2021”, osserva Politico.eu.
I negoziati per il periodo dal 2022 inizieranno probabilmente più avanti nel corso del prossimo anno

IL 70% DELL’EXPORT NORVEGESE È DIRETTO PROPRIO VERSO LA UE

In un dibattito alla radio pubblica in settimana il primo ministro di centro-destra Erna Solberg ha bollato come avventata la posizione del leader del Partito di centro Trygve Slagsvold Vedum sull’Ue, dato che circa il 70 per cento delle esportazioni norvegesi di gas e non-oil sono dirette proprio verso l’Ue. Come altri sostenitori dell’accordo con l’Europa, ha chiarito che lo squilibrio di potere che esso comporta è giustificato dall’accesso all’enorme mercato Ue.

I SONDAGGI

“Gli elettori non sono spaventati – almeno per ora. Il partito di centro secondo i sondaggi Kantar ha registrato il 22,1 per cento. Gli alleati del Partito di centro, il Partito laburista, hanno registrato il 20,4 per cento, mentre i conservatori di Solberg sono al 20,2 per cento”, evidenzia ancora Politico.eu.

LE ALTRE POLITICHE DEL PARTITO DI CENTRO

L’euroscetticismo non è tutto quello che il Partito di centro offre. Le sue politiche per la Norvegia rurale, in particolare, hanno colpito gli elettori. La critica riguarda l’intenzione del governo di fondere le regioni per creare unità amministrative più grandi, una mossa che a loro dire sottrae potere politico ai legislatori locali che conoscono le loro aree.

“Per certi versi, la difesa del decentramento all’interno della Norvegia da parte del Partito di centro è un’estensione della sua visione della politica internazionale: il potere dovrebbe essere riportato ad Oslo da Bruxelles e trasferito da Oslo alle regioni”, osserva Politico.eu.

Energia pulita - L'Italia ha l'obbligo di sviluppare l'energia eolica offshore, anche su piattaforme galleggianti


IN UN GIORNO L'ENERGIA EOLICA HA GENERATO PIÙ DELLA METÀ DELL'ELETTRICITÀ IN GRAN BRETAGNA


1 Gennaio 2021, Ore 12:49

Sabato scorso, secondo quanto riportato dall'Agence France-Presse, l'energia eolica ha rappresentato oltre la metà dell'elettricità generata in un giorno dalla Gran Bretagna. Esattamente il 50,67%, battendo il precedente record del 50%.

"Questa è la prima volta in assoluto il vento ha fornito la maggior parte dell'energia del paese nel corso di un'intera giornata", afferma su Twitter il Drax Group, una compagnia britannica di energia elettrica. La notizia arriva prima della COP26, il vertice globale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che si terrà a Glasgow il prossimo anno.

Certo, tutta questa energia è stata accumulata durante la tempesta Bella, ma rappresenta comunque una grande vittoria per l'energia rinnovabile e, soprattutto, "green". La Gran Bretagna, infatti, entro il 2030 vuole che i parchi eolici forniscano un terzo dell'elettricità del paese, così da raggiungere zero emissioni nette di carbonio entro il 2050.

Le buone notizie non finiscono di certo qui. La divisione NGESO (Electricity System Operator) di National Grid ha dichiarato che il 2020 è stato l'anno più verde mai registrato per il sistema elettrico britannico, con l'intensità media di carbonio (le emissioni di CO2 per unità di elettricità consumata) che ha raggiunto un nuovo minimo.

A Natale, il 25 dicembre, la quota di carbone nel mix elettrico del Regno Unito si è attestata a zero per la prima volta. Insomma, sicuramente siamo sulla buona strada per iniziare a emettere meno CO2 nei prossimi anni... ma il cammino è ancora molto lungo e pieno di ostacoli. Il 2021, tuttavia, sembra essere un po' meno buio.

La Cina continua a stringere accordi commerciali e questo spiazza di continuo gli Stati Uniti a cui rimane solo l'arma del ricatto, anche con gli attentati, sempre tenuti sotto banco ma sempre presenti quando si è voluto costringere un paese alle proprie volontà

Accordo UE-Cina, Stati Uniti furiosi: a rischio le relazioni tra Europa e Washington?

31 Dicembre 2020 - 10:24

L’accordo commerciale tra Unione Europea e Cina rischia di raffreddare le relazioni tra Bruxelles e Washington: la strategia europea e le reazioni americane.


L’annuncio della ratifica dell’accordo economico tra Unione Europea e Cina sta causando più di una preoccupazione negli Stati Uniti. Il presidente eletto Joe Biden già nei giorni scorsi, tramite i membri del suo entourage, aveva espresso la sua contrarietà alla firma del Comprehensive Agreement on Investments.

Un’intesa fortemente inseguita dal Dragone, tanto da formulare a Bruxelles una proposta definita senza precedenti dalle parti coinvolte, pur di chiudere entro la fine del 2020.

Tra i leader del vecchio continente, la più favorevole al negoziato con Pechino è stata sicuramente Angela Merkel. La cancelliera vede opportunità economiche positive per diverse multinazionali tedesche, le quali potranno espandere la distribuzione dei propri prodotti a condizioni migliori di quelle attuali.

Tuttavia, il patto commerciale siglato rischia di compromettere le relazioni tra Europa e USA. In molti ora temono che la storica alleanza politico-economica tra le due aree possa essere messa a rischio.

Accordo UE-Cina: a rischio le relazioni tra Europa e Stati Uniti?

Joe Biden, al contrario di Donald Trump, in più di una dichiarazione pubblica aveva sostenuto di essere pronto a riprendere gli stretti rapporti tra americani e europei, con l’obiettivo anche di creare una coalizione globale occidentale che potesse isolare la Cina.

Prima dell’insediamento del 20 gennaio, il leader democratico si ritrova quindi a dover subire un duro colpo in ambito di politica estera, pagando in prima persona il nazionalismo attuato da The Donald nei suoi 4 anni di governo.

Infatti, il messaggio lanciato dai leader UE appare come una chiara indicazione che i rapporti con gli Stati Uniti non torneranno automaticamente all’epoca di Obama, in cui lo stesso Biden era vicepresidente.

Così gli esponenti europei hanno recapitato il messaggio che gli interessi del vecchio continente non possono essere più subordinati alle politiche di Washington, prefigurando un ruolo di mediazione in futuro nella nuova “guerra fredda” in atto tra gli States e la Repubblica Popolare.
Cina principale partner economico UE nel 2020

Per bloccarne l’attuazione, l’entourage del prossimo inquilino della Casa Bianca punta sulla sensibilità dei membri del Parlamento europeo, che dovranno approvare il CAI, riguardo il mancato rispetto dei diritti civili da parte del regime comunista.

Proprio su tali argomenti il Consiglio europeo ha pubblicato un proprio comunicato sostenendo che, grazie al Comprehensive Agreement on Investments, anche in Cina verranno rispettate le norme su ambiente, tutele dei lavoratori e diritti civili.

Promesse prese in carico da Xi Jinping e il suo esecutivo ma che, come affermato da fonti USA, potrebbero essere disattese come già capitato in passato.

Bisognerà quindi capire quali saranno effettivamente le conseguenze nelle relazione tra Commissione e il nuovo Governo statunitense.

Un dato importante registrato nell’ultimo anno è che la Cina ha già superato l’America come principale partner commerciale, con un volume di scambi totali con il vecchio continente pari a 480 miliardi di euro.