L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 23 marzo 2021

L'influenza covid studiata su un campione, dicono troppo piccolo, con sierodiagnosi dimostra che l'incidenza mortale è molto inferiore rispetto a quello che dicono le televisioni. Comunque confermerebbe chi sostiene che si è voluto neutralizzare tutta la rete, in Italia, dei medici di famiglia impedendo loro di curare anche con la normale aspirina e obbligando a centralizzare la cura negli ospedali, dove i morti sono saliti vertiginosamente attaccati ai respiratori automatici quando la malattia era andata troppo avanti per altro

Secondo uno studio giapponese il Covid sarebbe meno letale dell’influenza: ecco perchè

21 Marzo 2021 | Ore 23:28

Il Covid sarebbe meno letale della stessa influenza, queste sono le conclusioni sorprendenti di un discusso studio giapponese

Covid-19, ecco i risultati sorprendenti di uno studio scientifico giapponese (foto. Pixabay)

ECCO UN SORPRENDENTE STUDIO GIAPPONESE CHE HA SUSCITATO MOLTI DIBATTITI TRA GLI SCIENZIATI

Spesso i social network sono fonti di bufale storiche, ma altre volte fungono da cassa di risonanza per informazioni e news di una certa rilevanza. L’ultima indiscrezione che continua a girare soprattutto su Facebook riguarda uno studio condotto nel maggio dello scorso anno: la tesi di fondo sarebbe che il Covid-19 sarebbe meno letale rispetto alla comune influenza. Al momento, però, la ricerca in oggetto non ha mai avuto alcun placet da parte della comunità scientifica che, esattamente al contrario, si conferma piuttosto scettica su questo lavoro. Il motivo risiederebbe nella parzialità della ricerca. Gli scienziati, quindi, invitano a tenere alta la guardia. Leggi anche Coronavirus, Speranza annuncia: “Per l’estate sono ottimista, ma ora bisogna avere prudenza”. 

COVID-19 MENO LETALE DELL’INFLUENZA? LA RICERCA PUBBLICATA SU MEDRXIV

Lo studio, pubblicato su medrXiv, è stato condotto su 1.000 campioni di sangue di pazienti di una delle cliniche più rinomate del Giappone: la Kobe City Medical Central General Hospital. Il lasso di tempo preso in considerazione è stata la settimana che andava dal 31 marzo al 7 aprile del 2020. I campioni di sangue erano stati accuratamente suddivisi per sesso e per età. In quest’ultimo caso, si è ricorso alle fasce decennali. Su questi 1.000 campioni di sangue sono stati condotti dei test sierologici standard.

COSA È EMERSO DALLE ANALISI?

Sono state ben 33 le positività agli anticorpi al SARS-CoV-2 (IgC positive). Facendo le stime sulla cifra della popolazione di Kobe (1.518.870 abitanti), era possibile asserire che i positivi in tutto erano 50.123. Gli autori di questo studio asseriscono che la percentuale di morti dovuti solo all’infezione di Covid-19 sarebbe ampiamente inferiore alle stime.

CONCLUSIONI

La comunità scientifica, però, evidenzia che è impossibile trarre conclusioni da un campione di soli 1.000 pazienti su una popolazione superiore al milione e mezzo. Ecco perché lo studio non è stato validato dalla comunità scientifica. L’analisi, infatti, risulta troppo piccola in rapporto ad una pandemia di tipo globale. Per questo motivo, sarebbero opportuni nuovi studi su un campione superiore.

Per quanto riguarda le indiscrezioni riportate sulle reti sociali, tipo Facebook, è sempre bene comunque fare tutti i controlli del caso, a partire dalla consultazione delle fonti. Altrimenti, si rischia di incappare nelle più classiche delle bufale del web.

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