La corte dei miliziani jihadisti e dei “ribelli moderati” in Italia: i Dachan (seconda parte)Di
Francesca Totolo -30 Marzo 2021
Roma, 30 mar – L’imam Nour Dachan è il capostipite di una numerosa famiglia di attivisti appartenente ai cosiddetti “ribelli moderati”. È il padre della giornalista Asmae Dachan, a cui il Presidente Sergio Mattarella ha conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito nel 2019, e di Ahmad Amer Dachan, consigliere comunale di Rosora (Ancona) e candidato non eletto alle scorse elezioni regionali delle Marche. Tutti e tre sono impegnati nell’attivismo a favore dei cosiddetti “ribelli moderati” in Siria, organizzazioni eterodirette, finanziate dai Fratelli Musulmani e infiltrate da miliziani e foreign fighter già dalla loro nascita.
L’Ucoii emanazione italiana dei Fratelli Musulmani
L’imam Dachan è il presidente emerito dell’Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche in Italia), emanazione italiana dei Fratelli Musulmani, un’associazione islamica con una propria agenda politica, finanziata dal Qatar e dalla Turchia, e dichiarata fuorilegge da 8 Paesi in quanto considerata un’organizzazione terroristica. Sul piano sociale, la fratellanza richiama tutti i musulmani alla solidarietà e all’impegno attivo, anche attraverso lo strenuo proselitismo nelle moschee e nei centri islamici, mentre sul piano politico è impegnata per la costituzione di uno Stato Islamico globale, ovvero il Califfato. Nel 2007, uno dei maggiori leader dei Fratelli Musulmani, Yusuf Al Qaradawi, dichiarò durante una trasmissione della televisione nazionale qatariota: “La conquista di Roma, dell’Italia e dell’Europa è l’occasione per far tornare l’Islam nel continente. Si dovrà quindi intraprendere una guerra? No, non è necessario. Esiste una conquista pacifica, e la conquista pacifica rappresenta uno dei principi di questa religione. Prevedo che l’Islam tornerà a diffondersi in Europa senza dover ricorrere alla spada. Succederà grazie alla predicazione e alle idee”. In Italia, come ben documentato dal libro-inchiesta “Qatar Papers”, la diffusione della “predicazione” dei Fratelli Musulmani avviene tramite i finanziamenti di moschee e centri islamici.
Il 24 marzo 2021, nell’ambito di un’inchiesta dell’antiterrorismo in Spagna,
è stato arrestato Mohamad Ayman Adlbi, presidente della Comisión Islámica de España (CIE) e presidente della Unión de Comunidades Islámicas de España (UCIDE), l’equivalente spagnolo dell’italiano Ucoii. L’operazione che ha portato all’arresto di Adlbi deriva, secondo le fonti della polizia spagnola, con una precedente, del 2019, in cui sono stati arrestati altri dieci cittadini di origine siriana che inviano fondi ai miliziani jihadisti di Idlib, provincia della Siria ancora occupata dai terroristi. Le accuse degli inquirenti nei confronti di Mohamad Ayman Adlbi sono di essere collegato a una rete di finanziamento di un’organizzazione jihadista.
L’Ucoii e i finanziamenti del Qatar
Come documentato dal libro-inchiesta “Qatar Papers”, l’Ucoii ha ricevuto dalla Qatar Charity, potentissima e controversa organizzazione presieduta dall’emiro del Qatar Sheikh Hamad bin Nasser al-Thani, 1,6 milioni di euro in soli due anni (2013-2014). Abbiamo chiesto all’Ucoii di inviarci i bilanci e la lista dei maggiori finanziatori degli ultimi 5 anni, ma l’organizzazione islamica ha risposto che era una richiesta “troppo esosa”. Alla domanda diretta se l’Ucoii avesse ricevuto dopo il 2014 altri finanziamenti dalla Qatar Charity, non abbiamo ottenuto risposta. Nel 2017,
il Qatar è stato isolato da Arabia Saudita, Egitto, Emirati e Bahrein con l’accusa di sostenere gruppi terroristici come al-Qaeda e Fratelli Musulmani in tutto il Medio Oriente. Nel 2013, dai microfoni della televisione qatariota Al-Jazeera, Yusuf Al Qaradawi,
lanciò un appello a favore della jihad in Siria: “Chiunque abbia la capacità, che è addestrato a combattere, deve partire. Chiedo ai musulmani di andare a sostenere i loro fratelli in Siria”. La chiamata alle armi di Al Qaradawi fu presa alla lettera. Infatti, i miliziani dei diversi gruppi terroristici attivi in Siria non erano siriani, ma provenivano da ben 84 Paesi stranieri.

I Dachan e le missioni nei territori siriani occupati dalle milizie jihadiste
Un video pubblicato il 18 aprile del 2018 mostra il sequestro, effettuato dall’esercito siriano, di attrezzature pesanti e armi da guerra in dotazione ai miliziani jihadisti nella zona orientale del Qalamoun. Nel video, i generali siriani Suheil Al Hassan (Forze Tigre) e Ali Abd Allah Ayyub (attuale ministro siriano della Difesa) passano in rassegna gli armamenti sequestrati: ad un certo punto, tra i carrarmati e i pick up armati di mitragliatrici, spunta un’ambulanza italiana, che era in dotazione dell’associazione di ambulanza private “Croce Vittoria” di Milano. Come ha fatto un mezzo di soccorso civile italiano a finire nel contingente dei miliziani jihadisti? Da qualche anno, l’associazione milanese ha cessato l’attività, quindi non siamo riusciti a chiedere informazioni in merito.
Sicuramente, dal 2012, un’organizzazione italiana, con sede nelle Marche, è attiva nel trasporto di ambulanze in Siria, per la precisione nei territori che sono stati occupati dalle milizie jihadiste, Homs, Aleppo e Idlib: questa è la Onsur Italia, fondata e presieduta da Ahmad Amer Dachan, figlio dell’imam Nour Dachan e fratello della
giornalista Asmae Dachan, alla quale il Presidente Sergio Mattarella ha conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito nel 2019. La Onsur Italia è riuscita a trasferire nelle aree sotto il controllo delle milizie, imbarcandosi al porto di Ancona e passando per la Turchia, più di 100 ambulanze straripanti di scatoloni. Anche Nour Dachan ha partecipato alle missioni in Siria, anche entrando nelle aree occupate al seguito della carovana di ambulanze.
Come documentato da quel poco che è rimasto disponibile in rete e che non è stato cancellato, anche Asmae Dachan è stata più volte in Siria con l’organizzazione del fratello Amer: nell’agosto del 2013,
si trovava ad Aleppo proprio durante l’occupazione dei miliziani jihadisti. Ricordiamo che nella medesima città siriana, nemmeno un anno dopo, vennero sequestrate le cooperanti Greta e Vanessa dai miliziani di Jabhat Al Nusra e che diversi giornalisti siriani e internazionali sono stati rapiti e poi giustiziati dai terroristi in quegli anni, come la giapponese Mika Yamamoto e il franco-belga Yves Debay.
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