L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 21 agosto 2021

Quanti morti abbiamo fatto grazie ai vaccini sperimentali e alla sua ideologia che non ci ha permesso le cure a casa?

Covid, quanti morti abbiamo evitato grazie ai vaccini?

PIERA COSENTINI 20 AGOSTO 2021


Due studi, uno inglese e l’altro statunitense, certificano l’incredibile apporto dei vaccini nella lotta al Covid: grazie ai preparati l’ultima ondata ha fatto molti meno morti permettendo di salvare gli affari senza nuove restrizioni. Ma quanto avviene a Israele testimonia che non si può ancora adagiarsi sugli allori…

Le vaccinazioni anti Covid condotte in gran fretta nel Regno Unito e la strategia del premier Boris Johnson di destinare tutte le fialette presenti nel Regno Unito alla fascia più ampia possibile della popolazione (senza tenere riserve, almeno nel primo periodo, per la seconda dose) hanno consentito di evitare direttamente altri 100.000 morti: lo certificano le stime aggiornate di Public Health England, organismo del servizio sanitario nazionale britannico (Nhs).

I numeri dello studio, che comparano i dati degli ultimi mesi col rapporto contagi/morti delle prime ondate della pandemia, indicano un numero di decessi sventati compreso fra 91.700 e 98.700 solo in Inghilterra; più di 100.000 spalmando la proiezioni pure sulle nazioni minori del Regno (Scozia, Galles, Irlanda del Nord). Le infezioni evitate dall’inizio della campagna vaccinale sono calcolate invece attorno a 25 milioni.

Insomma, il piano dell’esecutivo Tory di agire coprendo la più ampia fascia di popolazione possibile, anche a costo di ritardare il richiamo, è stato promosso a pieni voti. Tanto più che un altro report simile, ma condotto negli USA, dove la popolazione risulta infinitamente maggiore, riporta però cifre analoghe. In 5 mesi di campagna vaccinale (dalla seconda metà di dicembre fino alla seconda settimana di maggio) si sarebbero evitati quasi 140.000 decessi e 3 milioni di casi di Covid-19 .

Lo afferma l’Indiana University in uno rapporto medico pubblicato sulla rivista Health Affairs. Gli esperti hanno usato i dati sui decessi per Covid in ogni stato americano incrociandoli con quelli della campagna vaccinale da gennaio a maggio. Il risparmio in vite umane calcolato ammonta a quasi 140 mila individui, mentre quello economico, principalmente per la sanità e gli effetti derivanti dalle restrizioni anti-Covid, di oltre mille miliardi contro una spesa per sviluppo e produzione dei vaccini di 13 miliardi di dollari. L’apporto dei vaccini nella lotta al virus e nel salvataggio di centinaia di migliaia di vite umane è insomma indiscutibile, tanto più se raffrontato con il tributo di morti pagato dai medesimi Paesi nel corso del 2020.

“Questi risultati supportano la messa in atto di politiche volte a espandere la campagna vaccinale a una più ampia fascia di popolazione”, sottolinea Christopher Whaley, coordinatore del lavoro. “I nostri risultati suggeriscono che ulteriori sforzi per vaccinare la popolazione a livello globale sarà cruciale per raggiungere un controllo maggiore della pandemia Covid-19”, conclude Sumedha Gupta, autore principale del rapporto.

Negli Usa, secondo i dati del Cdc, solo il 51% della popolazione è completamente vaccinata contro il virus. Per gli under 12 non è stato approvato ancora un vaccino, ma sono in corso test clinici. “La revisione dei vaccini contro il Covid-19 – ha dichiarato il chirurgo generale Vivek Murthy alla Cnn – sono la priorità per gli Usa”. Murthy ha auspicato che i vaccini per gli under 12 possano essere disponibili per la fine dell’anno. Attualmente nei 50 Stati i ricoveri degli under 50 per Covid-19, con particolare riferimento alla fascia di età 30-39 e 0-18, hanno raggiunto livelli record e si tratta quasi sempre di soggetti non vaccinati. Ennesima prova dell’importanza e dell’efficacia dei vaccini per ridurre non solo il numero dei morti ma anche di degenti.

Di contro gli ultimi dati in arrivo da Israele, primo Paese al mondo ad aver toccato la copertura vaccinale al 90 per cento, inducono alla prudenza: per la prima volta da mesi, i casi gravi di Covid hanno difatti superato le 600 unità. In aumento anche i decessi arrivati, con 4 nuove morti, a 6.726. Ieri le nuove infezioni registrate sono state 7.856 a fronte di 145.724 test con un tasso di positività al 5.5%.

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