L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 21 dicembre 2021

In Cile i liberi mercati non riescono a digerire che l'acqua diventi patrimonio delle comunità per loro tutto deve essere privatizzato per farci lauti guadagni a gratis

Per i bond in Cile il quadro diventa negativo, eletto un presidente dell’ultra-sinistra
I bond sovrani del Cile sono a rischio volatilità nei prossimi mesi dopo la vittoria dell'ultra-sinistra alle elezioni presidenziali
di Giuseppe Timpone , pubblicato il 20 Dicembre 2021 alle ore 08:50


La vittoria di Gabriel Boric al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Cile non è stata una sorpresa, annunciata da giorni dai sondaggi. Con il 55,9% dei voti, ha sconfitto il candidato dell’ultra-destra Jose Antonio Kast, filo-Pinochet. La reazione dei mercati non sarà tenera, a partire dai bond sovrani. Il prossimo presidente, che s’insedierà l’11 marzo, è il leader del movimento studentesco che due anni fa mise a soqquadro il paese, organizzando proteste contro il carovita e quasi portando alla caduta del governo di Sebastian Pinera. E’ un esponente della sinistra radicale, tant’è che si pone a capo di una coalizione che include i comunisti.

Boric intende smantellare il sistema pensionistico cileno, un gioiello per gli standard internazionali, con ogni probabilità mettendo in fuga i capitali esteri. Punta a un sistema economico meno diseguale, dove lo stato avrà maggiori poteri d’intervento. Possibile una nuova ondata di nazionalizzazioni, dell’acqua in primis. Peraltro, è in corso la riforma della Costituzione da parte di un’assemblea costituente, per la stragrande maggioranza composta da esponenti di estrema sinistra e indipendenti. Boric ne appoggerà certamente l’esito.

Bond Cile giù insieme al cambio

I bond cileni quest’anno sono andati male di loro. Il rendimento a 10 anni è più che raddoppiato dal 2,85% a quasi il 6%. Nel frattempo, il tasso di cambio contro il dollaro è crollato del 17%. La botta riguarda anche i titoli denominati in valute forti straniere. Il bond in dollari con scadenza 31 gennaio 2031 e cedola 2,45% (ISIN: US168863DP09) è sceso quest’anno da una quotazione di quasi 107 a una sotto la pari.

Nel tentativo di frenare l’inflazione, salita al 6,7% a novembre, la banca centrale ha alzato i tassi quattro volte negli ultimi mesi, portandoli al 4%.Erano allo 0,5% fino al giugno scorso. La vittoria di Boric va inquadrata all’interno di una tendenziale svolta a sinistra dell’intera America Latina. Dopo il Messico nel 2018 e al ritorno dei peronisti al potere in Argentina l’anno seguente, negli ultimi mesi abbiamo assistito ad affermazioni anche in Bolivia e Perù. L’Ecuador ha fatto eccezione. Si paventano politiche ostili al mercato, sebbene la maturità economica cilena dovrebbe evitare mosse azzardate e designazioni di ministri eccessivamente estremisti da parte del presidente eletto.

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