L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 9 dicembre 2021

Mattarella Mattarella ma che dici, cosa fai? Non scivolare sulla buccia della banana

Vilipendio della democrazia



Anna Lombroso per il Simplicissimus

Il baritono più applaudito alla soirée della Scala da cumenda e sciure che volevano il bis, qualche giorno fa se n’è uscito con una frase che in un paese attento alle regole costituzionali varrebbe un impeachment: “le vaccinazioni, ha proclamato spericolatamente, non sono solo lo strumento che ci ha salvato ma una sorta di referendum sulla scienza. Sino a ieri sera s’è vaccinato 86% cittadini sopra i 12anni, se aggiungiamo chi non può farlo e guariti siamo al 90%. Questo referendum è stato vinto 9 a 1 a favore della scienza. Dobbiamo essere riconoscenti ai nostri cittadini che hanno messo l’Italia all’avanguardia nella considerazione all’esterno“.

In una volta sola ha dunque vilipeso l’istituto più rispettoso della libera espressione della volontà popolare, retrocedendolo a pronunciamento virtuale ancora meno significativo del voto per i partecipanti dei reality, ha offerto una interpretazione aberrante della reputazione internazionale del Paese come il riconoscimento di una leadership di repressione, sorveglianza e lesione dei diritti, esercitata per nascondere le responsabilità politiche di decenni di tagli alla sanità, demolizione della ricerca consegnata all’industria, mentre le imprese del settore perdevano prestigio e competitività, infine ha smentito di fatto la necessità di imporre vergognose discriminazioni attraverso uno strumento di controllo ed emarginazione, essendo stato raggiunto il risultati desiderato dell’86% dei vaccinati e il 90% dei “salvati”.

Ma l’aspetto più deplorevole della dichiarazione del Presidente Mattarella consiste nell’aver promosso a libera espressione della volontà di cittadini elettorali la risposta obbligata a un ricatto che imponeva la scelta tra il sottoporsi alla somministrazione di un prodotto che è stato sì testato, ma solo grazie al fatto che si sono prestati a fare da cavie milioni di cittadini più o meno volontariamente e consapevolmente.

E difatti la “distribuzione”, presentata e rivendicata come un atto di responsabilità e coscienziosità dei decisori, è iniziata prima che tutti gli step, cui solitamente viene sottoposto un farmaco, fossero conclusi, grazie a quella che viene definita dalle autorità la Emergency Use Authorization, ovvero l’approvazione emergenziale.

Tanto è vero che per l’Agenzia Europea del Farmaco i vaccini sono ancora sottomessi alla CMA, Conditional Marketing Authorisation (autorizzazione al commercio condizionata) la procedura utilizzata per accelerare l’approvazione dei medicinali “durante un’emergenza sanitaria pubblica o per affrontare esigenze mediche non soddisfatte” ed è in ragione di ciò che il Governo ha fatto ricorso a un espediente vergognoso per imporre surrettiziamente l’obbligo che non ha il coraggio di istituire.

E infatti il derby è stato vinto 9 a 1, ma grazie alla campagna di intimidazione, minaccia e persuasione che da “morale” è diventata via via sempre più violenta e minatoria, trasformandosi nel ricatto esplicito che ha estromesso dalla società, dal lavoro, dall’istruzione, dei servizi pubblici che la collettività paga, i disobbedienti, condannati all’ostracismo, al linciaggio e all’apartheid.

Così non stupisce l’entusiasmo con il quale sono accolte le banalità della più alta carica di uno Stato espropriato di sovranità per via degli appetiti di classi borghesi che vivono da decenni una quarantena, arroccate nei loro palazzi e nelle loro case signorili a celebrare la distanza che li separa dai poveracci e che, come se non bastasse, invitano a imitarli nelle precauzioni salvifiche e nei riti apotropaici della salute dopo averli depredati di diritti, servizi, assistenza, cure. E d’altra parte si tratta dell’ennesimo esempio dell’applicazione di un approccio coloniale in patria, dove una classe egemone dimostra la sua benevolenza facendo accedere ad un siero la popolazione chiamata a pagarlo tramite il bilancio dello Stato e ricordando che si tratta di una generosa elargizione che dimostra la superiorità del sistema occidentale che riserva ai suoi popoli la salvezza negata ai paesi poveri.

Stupisce invece che, dopo che per lungo tempo il pensiero critico aveva denunciato una scienza che aveva rinunciato a terzietà e neutralità, una ricerca al servizio dell’industria, una divulgazione occupata a mettere il silenziatore sugli studi di voci indipendenti sulla salute, sugli inquinanti e cancerogeni, sulle malattie, corporazioni mediche che avevano subito tagli e umiliazioni ai danni dei cittadini intente a tutelare i propri interessi castali, sia ora in atto un processo redentivo per restituire autorevolezza, credibilità e fiducia alla “Scienza”, intendendo con essa una molteplicità di discipline diverse, una gamma di specializzazioni e applicazioni, una greppia alla quale si sono nutriti una varietà di addetti ai lavori che nel tempo hanno partecipato o preferito non vedere crimini e misfatti, perlopiù tumulati sotto sepolcri imbiancati.

Eppure stragi di innocenti, morti per il cinismo di chi in nome del profitto aveva assassinato o ammalato decine di migliaia di lavoratori e cittadini, eppure ancora oggi l’amianto provoca ogni anno in Italia almeno 6000 vittime, 16 al giorno quasi 2 ogni ora, affette dal mesotelioma, il tipico tumore d’amianto, ma anche da un’altra decina e più di cancri e malattie invalidanti, eppure ancora oggi a Brindisi, Marghera, Terni viene taciuta la verità che la scienza conosce bene sui danni e i decessi per cloruro di vinile monomero, tutti effetti collaterali di un Progresso che rappresenta la divinità cui necessario dedicare sacrifici umani, coperti con la celebrazione dei nostri “eroi” delle corsie e dei laboratori, prestati alla tv del dolore e impegnati a attribuire scandali, dolore e lutti a nemici del popolo, finti invalidi, ipocondriaci compulsivi che consumano farmaci e degenze, esonerando le autorità, gli amministratori, i baroni.

Succede con la Scienza quello che è successo con la politica, lo stato di eccezione è servito a creare l’effetto notte, il buio artificiale nel quale si confondono i delitti, le leggi razziali, le bombe atomiche, il talidomide, le sperimentazioni sadiche e la selezione dei meritevoli di continuare la specie, grazie alla promozione a chiesa che non conosce e tollera domande, che possiede certezze indiscutibili che si trasformano in armi contro i dissidenti e i perplessi, un monolite, per dirla con Feyerabend, che bisogna approvare, ossequiare e venerare. Né più né meno dell’oligarchia al governo, cui è stata restituita la fiducia dopo anni di disaffezione e disincanto, grazie al ricorso a leggi marziali, repressione dell’opposizione, censura, sospensione dei diritti e delle prerogative costituzionali inneggiate con la hola dei servi sciocchi.

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