L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

mercoledì 5 gennaio 2022

Mes quell'ennesima truffa agli italiani, all'Italia


Debito pubblico dalla Bce al Mes: che cosa dice e non dice Fubini del Corriere della Sera. Il corsivo di Giuseppe Liturri

Dopo aver smaltito panettone, pandoro e varie specialità dolciarie regionali, finalmente anche al Corriere della Sera è arrivata la notizia di cui abbiamo già scritto tre volte su questo giornale a partire dal 27 dicembre.

Ma pare che, nonostante il tempo avuto a disposizione, al quotidiano di via Solferino non abbiano ancora colto il potenziale deflagrante dell’iniziativa ai danni del debito pubblico italiano.

L’autorevole firma di Federico Fubini parla di un “duplice atto – in parte palese, in parte discreto – per prevenire un’ondata di allarme nel Nord Europa”. Il primo è l’articolo di Mario Draghi e Emmanuel Macron sul Financial Times. Il secondo è un “dettagliato paper di 13 pagine, apparso in un angolo del sito dell’Università di Chicago”.

Bene, vogliamo subito tranquillizzare e avvisare Fubini che ciò che lui ha trovato “in un angolo” era ben presente dal 23 dicembre sia come link nell’articolo del Financial Times che sul sito di Palazzo Chigi.

Insomma, un’azione a due punte tutta alla luce del sole. Andando al merito dell’articolo di Fubini, apprendiamo che non riesce ad andare oltre l’aggettivo “audace” per definire l’iniziativa che vedrebbe circa 350 miliardi di titoli pubblici italiani venduti dalla BCE al MES che si finanzierebbe con titoli sottoscritti dalla BCE stessa. Tale trasferimento non pare turbare i sonni di Fubini che – nell’enumerare i “diversi vantaggi” di questa manovra – dimentica di rilevare che oggi quei titoli non generano affatto costi per il bilancio pubblico italiano (gli interessi pagati dal Tesoro a Bankitalia rientrano come dividendi pagati da Bankitalia al Tesoro) e quindi anche un modesto pagamento di contributi al Mes sarebbe un danno netto per l’Italia. Altro che vantaggio.

Allo stesso modo Fubini sorvola sui “limiti alla spesa pubblica” a favore di investimenti “per il futuro” privi di limiti, che abbiamo già commentato nei precedenti interventi e a cui rimandiamo.

Misureremo l’”audacia” di questo progetto, quando assisteremo al terremoto sui mercati derivante dalla discesa in campo del Mes con i suoi metodi spicci da creditore privilegiato. Per ora ci limitiamo a suggerire di aprire sempre i link degli articoli, soprattutto quando sono firmati dai capi di governo.

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