L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 24 febbraio 2022

Era nella logica delle cose. Quando gli Stati Uniti riconobbero il Kossovo non si fermò comincio a bombardare umanamente la Serbia. Putin ha riconosciuto il Donbass e lo difende per il momento non bombarda umanamente Kiev

Ore 3.30, Mosca attacca. Brent oltre 100 $ e indici a picco ma Fed e Bce «respirano»


24 Febbraio 2022 - 06:00

Nella notte discorso a sorpresa di Putin che autorizza l’offensiva di terra in difesa delle aree del Donbass. Esplosioni udite fino a Mariupol e Odessa. Oggi parla Biden: «La Russia ne renderà conto»


Non è una guerra ma un’operazione militare speciale. Con queste parole l’ambasciatore russo all’Onu ha cercato di ridimensionare quanto stava accadendo in Ucraina, intervenendo nel corso di un’assemblea straordinaria in corso al Palazzo di Vetro gelata dalle news che apparivano sui terminali e venivano confermate da fonti sul posto.

Ma a tradire la gravità del momento ci aveva pensato lo stesso Vladimir Putin nel discorso tenuto a sorpresa alla nazione, quando in Italia erano le 3.30 di notte e tramutatosi in un proclama alluvionale: In caso di interferenze straniere, reagiremo immediatamente. Come dire, dopo il riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass, il Cremlino ritiene quelle aree come territori indipendenti dal potere centrale di Kiev. E infatti, la giustificazione addotta per il lancio dell’offensiva è quella di difendere cittadini e terre dalle minacce dell’esercito regolare ucraino. Tradotto, il Donbass - al pari della Crimea - è Russia.

Immediatamente, il mercato ha reagito. Crollando. I futures americani hanno visto il Dow Jones sprofondare di 800 punti e il Nasdaq piombare in bear market,

Andamento after-hours dei futures degli indici azionari Usa Fonte: Bloomberg

mentre il Brent saliva sopra i 100 dollari di quotazione per la prima volta dal 2014

Andamento dei futures del Brent Fonte: Bloomberg/Zerohedge

e l’oro schizzava a 1930 dollari l’oncia. Il Vix saliva sopra 32, i futures del grano segnavano immediatamente un +5% e il gas naturale Usa rivedeva quota 5 dollari. Ma soprattutto, mentre dall’Ucraina arrivava la notizia della proclamazione della legge marziale, accadeva questo:

Andamento delle aspettative di rialzo dei tassi della Fed entro dicembre 2022 Fonte: Bloomberg/Zerohedge

i rate odds sui tassi Usa crollavano, tanto che l’ipotesi di un aumento di 50 punti alla riunione del 15-16 marzo scendeva al 25% dal 40% di prima del discorso di Vladimir Putin, mentre quella di sette aumenti entro il dicembre di quest’anno calava nel medesimo arco temporale dal 55% al 20%. Chiaramente, la riunione informale della Bce attesa per oggi dovrà prendere atto del precipitare della situazione e della rinnovata, totale incertezza globale. La Bundesbank dovrà ingoiare l’ennesimo rospo.

Insomma, stagflazione here we come. Ora siamo veramente in territori inesplorati, ora si naviga veramente a vista. Perché a fronte dell’accaduto, gli Usa quasi certamente inaspriranno immediatamente le sanzioni, toccando i nervi scoperti e i gangli strategici che erano stati risparmiati nel primo round: ovvero, embargo totale verso le principali banche russe, il comparto energetico e la possibilità di estromissione di Mosca dal sistema di pagamento internazionale SWIFT. Ora si fa sul serio e l’Europa dovrà decidere. Schierarsi senza più ambiguità.

Apparentemente e giocoforza, ponendosi in toto al fianco degli alleati d’Oltreoceano. Ore 05.37, il segretario della Nato, Jens Stoltenberg annuncia un incontro straordinario dell’Alleanza, mentre il ministro degli Esteri ucraino parla di invasione russa su larga scala e il presidente Zelensky confermava in una telefonata con Biden come i russi stessero colpendo infrastrutture militari. Ora la palla passa alla Cina, l’unica forza globale che può realmente decidere lungo quale strada debba incanalarsi questa crisi. Nel frattempo, la Borsa di Mosca sospende tutte le operazioni. Allacciare le cinture. Stavolta per davvero

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