L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 20 marzo 2022

L'obiettivo non è Berlino ma attuare il Principio dell'indissolubilità della sicurezza, demilitarizzare e denazificare l'Ucraina

Putin? “Magari arrivasse a Berlino!”



Date: 20 Marzo 2022Author: ilsimplicissimus

Secondo alcuni analisti l’occidente ha fatto di tutto per trascinare la Russia nella guerra ucraina per aumentare al massimo le sanzioni, distruggere l’economia russa e dunque anche la popolarità di Putin così da poter risucchiare il Paese nell’orbita occidentale. Ma naturalmente questi ragionamenti un tanto al chilo non sono che il riflesso delle inconsistenti narrazioni pubbliche secondo cui Vladimir sarebbe un tirano senza scrupoli e che dietro di lui non c’è nessuno, o meglio solo gli oligarchi più che disposti a vendere il loro Paese, tramite un Draghi qualsiasi. Così non è ovviamente, c’è un vasto popolo che non soggiace alle banali seduzioni degli influencer e dei gattini, delle unghie artificiali e di McDonald ed è per questo che Putin non solo rimane popolare, ma lo sta diventando sempre di più: la fiducia nel presidente è aumentata di 2,2 punti percentuali al 79,6% questa settimana. Questo è secondo i risultati di un sondaggio condotto dal Centro russo per la ricerca sull’opinione pubblica il 7-13 marzo e confermato da un settimanale come Der Spiegel che essendo un organo di stampa sistemico e oltretutto beneficiario dei soldi di Bill Gates è per così dire proprio nel centro infernale del globalismo acefalo. Tra l’altro lo stesso settimanale è stato costretto ad ammettere, sia pure nelle forme ipocrite e ridicole che contraddistinguono la disinformazione occidentale, che esiste un appoggio popolare a Putin come dimostrano molte manifestazioni una delle quali avventa venerdì scorso costituisce la foto di apertura del post.

C’è invece da registrare che le sanzioni stanno colpendo più l’occidente che la Russia e cominciano a erodere il consenso in governi che devono anche vedersela con l’autoritarismo dispiegato nel corso della pandemia, che del resto era il vero scopo da raggiungere attraverso la rappresentazione sanitaria. Un incauto su Twitter ha lanciato il seguente sondaggio che qui traduco dal tedesco: “Alcuni di voi hanno scritto che sperate che i russi arrivino fino a Berlino. Personalmente penso che molte cose vadano storte, ma vi piacerebbe davvero se Putin “ripulisse” la Germania?” A sorpresa il 59% ha detto sì. Ovvio, non si tratta di un sondaggio (quindi nemmeno di un sondaggio truccato) che possa avere una qualche validità scientifica o un significato generale, ma rappresenta con il suo paradossale esito un indizio di come l’esasperazione si vada accumulando sotto pelle e di come molti comincino a diventare ostili al sistema e alla sua deriva orwelliana sempre più evidente. E che dunque puntino su una liberatoria multipolarità. Insomma ogni giorno che passa la strategia di costringere la Russia ad intervenire in Ucraina si sta rivelando fallimentare e a questo punto non può che risolversi o con uno schiaffo immane alla Nato e al disperato tentativo degli Usa di conservare la propria monopolarità creando una cortina di ferro tra Europa e Russia , oppure con la guerra nucleare. La speranza di fare dell’Ucraina una sorta di Afghanistan che dissangui la Russia ( e naturalmente se stessa), è sempre più improbabile. Forse in occidente molti non sanno che anche al di fuori delle repubbliche secessioniste il 50 per cento della popolazione è di cultura e lingua russa salvo che nella regione all’estremo ovest, senza poi contare le minoranze ungheresi e polacche, anche esse oppresse dalle politiche razziste di Kiev. Non ci sono insomma le condizioni tanto più che la Russia non ha la minima intenzione di occupare il Paese, ma di renderlo semplicemente neutrale e denazificato.

Nessun commento:

Posta un commento