L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 9 aprile 2022

L'euroimbecillità al governo, e la ripetizione è un disco rotto. Faremo quello che è necessario in una cornice di decisioni europee. Ma il punto è proprio questo, gli interessi Nazionali ci dicono che ci dobbiamo sganciare dalla cornice delle decisioni europee. Orban, nella NATO, nell'Unione Europea (Euroimbecilandia) è riuscito a ritagliarsi spazi di manovra e il suo popolo l'ha riconosciuto pienamente dandogli un ulteriore mandato, e possiamo dirlo con una maggioranza bulgara. Cosa che il VOSTRO Mario Draghi non capisce ne concepisce ma neanche il clero televisivo, il Circo mediatico come i partiti attuali, il Parlamento TUTTO esclusa quelle decine di persone con la testa ben salda nella realtà. Con i servi non si va da nessuna parte

Italia senza gas russo: i due scenari secondo il governo Draghi

Alessandra Caparello7 aprile 2022 - 12:43

MILANO (Finanza.com)

Cosa succederebbe in Italia se la Russia chiudesse il rubinetto del gas? A prevedere i possibili scenari il governo che li ha disegnati nel nuovo Documento di Economia e Finanza in cui, ovviamente causa guerra, il contesto economico è in netto peggioramento.

Italia senza gas russo: i due scenari

Il primo scenario meno drammatico prevede una sostituzione, anche grazie al coordinamento europeo, di buona parte del gas russo da altre fonti. In tal caso però il prezzo del gas raddoppierebbe dai 100 euro a megawattora ai 200 euro tra novembre 2022 e febbraio 2023 e quello dell’elettricità da 250 a 379 euro. Ma il Pil, dice il governo nero su bianco, reggerebbe l’urto perdendo 0,8 punti quest’anno e 1,1 punti il prossimo, mentre l’inflazione salirebbe di 1,2 punti ora e 1,7 punti nel 2023, l’occupazione già dello 0,6 nel 2022 e 0,7 nel 2023.

L’altro scenario prevede che l’Italia non riesca a sostituire il 18% del gas russo quest’anno e il 15% nel prossimo e allora si dovrebbe procedere al razionamento. In tale scenario, i prezzi di luce e gas salirebbero del 10% rispetto al primo scenario e il Pil crollerebbe del 2,3% quest’anno e dell’1,9% nel 2023. In altre parole recessione.

“Noi sicuramente faremo tutto ciò che è necessario per aiutare famiglie, imprese, per preservare il potere d'acquisto dei salari, delle pensioni. Tutto quello che è necessario all'interno, naturalmente, di una cornice di decisioni europee, di equilibrio dei conti. La disponibilità del governo c'è ed è totale” afferma nella conferenza stampa del Consiglio dei ministri. Un discorso sottolinea Gabriel Debach, market analyst di eToro, che rimarca, in un qualche modo, quello del 2012, dove oltre che ai fatti i mercati richiedono anche rassicurazioni e forti intenti. I numeri chiave del quadro programmatico nel Def confermano che l’invasione russa in Ucraina ha di fatto arginato la corsa della crescita italiana, con il primo trimestre dell’anno che si chiude con un Pil in calo dello 0,5%. La crescita tendenziale rallenta al +2,9%.

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