L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 10 maggio 2022

e il Casinò di Wall Street ha finito di giocare, i nodi sono venuti al pettine, siamo solo all'inizio

Crollano tutte le Borse e gli operatori vendono a piene mani a causa di questi due timori

Sui mercati azionari mondiali il brutto tempo che imperversa da qualche seduta non sembra passare. Anzi, col trascorrere dei giorni si sta trasformando in tempesta. Oggi per le Borse europee è stata una giornata nera, ma non solo per i mercati del Vecchio Continente. Tutte le Piazze mondiali hanno sofferto, a partire dai mercati asiatici. Il calo ha fondamentalmente due ragioni.

Ogni giorno che passa economisti, analisti e operatori, capiscono che le principali banche centrali stanno tentando un equilibrismo quasi impossibile. Gli istituti di credito governativi sono alle prese con il disperato tentativo di tenere sotto controllo l’inflazione senza frenare la crescita. Gli esperti sono sempre più convinti che l’inflazione possa continuare a salire. Le banche centrali, per fermare il rialzo dei prezzi, hanno come unica arma un rialzo più aggressivo dei tassi di interesse. Questo potrebbe portare ad un forte rallentamento della crescita economica. Per molti analisti la recessione sembra inevitabile, di qua e di là dell’Atlantico. La crescita mondiale sta frenando non solo per l’inflazione, ma anche per altre due ragioni. L’economia mondiale rischia la recessione anche per le conseguenze della guerra in Ucraina e della politica zero Covid che sta portando avanti la Cina.
Crollano tutte le Borse e gli operatori vendono a piene mani a causa di questi due timori

Queste paure da qualche seduta stanno spingendo alle vendite gli operatori su quasi tutti i mercati. Oggi nessun listino si è salvato dal rosso. La giornata è cominciata con il calo del 2,5% dell’indice giapponese Nikkei 225. Eppure, l’indice PMI dei servizi del Giappone ad aprile è salito a 50,7 punti in rialzo, per la prima volta dopo 4 mesi. Il calo delle Borse dall’Asia è proseguito all’Europa. Le Borse europee, dopo un’apertura in ribasso, hanno chiuso con cali superiori al 2%. L’Euro Stoxx 50 ha chiuso in calo del 2,8%, Francoforte ha perso il 2,1%, Parigi è calata del 2,7%, Londra ha perduto il 2,3%. Al momento della chiusura delle Piazze UE, Wall Street era in profondo rosso. Il Nasdaq perdeva oltre il 3% e l’S&P 500 oltre il 2,2%.

Crollano tutte le Borse e Piazza Affari non fa eccezione. Il nostro listino ha subito un altro rovescio e il mercato ha chiuso con un calo del 2,7%. L’indice Ftse Mib (INDEX:FTSEMIB) ha chiuso a 22.832 punti. Tra le blue chips, solo due azioni hanno chiuso in guadagno. Leonardo, con un rialzo dell’1,4%, e Atlantia, con un rialzo dello 0,2%. Nel paniere dei titoli a maggiore capitalizzazione ben 16 hanno accusato un calo superiore al 3%. Tra questi Saipem è stata la peggiore, chiudendo con un calo del 6,8%.

Da segnalare anche i crolli superiori al 5% di Prysmian, Amplifon e Diasorin. Il calo del titolo farmaceutico sorprende un po’ perché i numeri del primo trimestre 2022 sono stati migliori delle attese. Proprio questo dato confermerebbe che le vendite sulla nostra Borsa non sono selettive ma sono diffuse. Questo fenomeno rafforzerebbe l’ipotesi che gli operatori vogliono ridurre fortemente le posizioni sul nostro mercato.

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