L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

venerdì 12 agosto 2022

Il NUOVO NAZISMO imperante in Euroimbecilamdia si basa sulla criminalizzazione di un'intero popolo, quello russo

Il nazismo sta vincendo
Maurizio Blondet 11 Agosto 2022

Esistono ancora i nazisti, e come riconoscerli sotto altre spoglie?

Salviamo le parole prima che le cancellino.

Da tempo assistiamo all’esclusione dai più svariati ambiti sportivo-culturali di cittadini russi, che hanno come unica colpa quella della loro cittadinanza.
Ma oggi Zelensky alza un po’ di più l’asticella: chiede infatti all’Europa di vietare ai russi l’ingresso nei suoi confini.
Alla richiesta di Zelensky si è accodata la premier estone, Kaja Kallas, che a sua volta chiede ai paesi Ue di “interrompere l’emissione di visti turistici” ai cittadini russi, sottolineando che “visitare l’Europa è un privilegio e non un diritto umano” e conclude: “E’ il momento di mettere fine al turismo proveniente dalla Russia“.

La nazista al potere in Estonia.

All’orizzonte nessuna reazione da parte di politici in tutt’altre faccende affacendati, e men che meno dalla stampa, da diversi anni in coma farmacologico.

Vorremmo vedere quantomeno un sopracciglio alzato, una traccia di inquietudine, uno sguardo pensoso sul volto di un intellettuale qualunque, senza particolari pretese di caratura. Qualcosa che somigli a un dubbio del tipo: quale presunta superiorità morale avremmo noi europei per togliere dei diritti ad un cittadino russo? In cosa si differenzierebbe questo genere di “sanzioni economiche” dalle leggi razziali del 1938, se non nella semplice, differente denominazione?
Quali e quante scelte di questo tipo riusciremo ancora a sostenere solo perché celate da una diversa definizione verbale, e quanto tempo trascorrerà ancora prima di riconoscere tutto ciò come puro collaborazionismo?
Mi piacerebbe pensare che questo silenzio dipenda da legittime distrazioni da spiaggia, ma temo sia invece il risultato di un sonno di altra natura, ben più difficile da interrompere.


Lila Veneziani


Heidegger giustamente osserva che a causa del cogito moderno… la soggettività assoluta si è rivoltata come oggettività assoluta, la cosiddetta libertà dell’Io si è rivoltata come schiavitù della tecnica. Nel gergo heideggeriano ciò significa che nell’imperialismo

planetario dell’uomo tecnicamente organizzato il soggettivismo dell’uomo raggiunge quel vertice supremo da cui l’uomo non scenderà che per adagiarsi sul piano dell’uniformità organizzata (ecco il tema marcusiano, che si trova già in Heidegger!) e per assestarsi in essa. Questa uniformità… è infatti lo strumento più sicuro del dominio completo cioè tecnico della terra.

La libertà moderna della soggettività sorge completamente nella oggettività corrispondente (quindi i contrari coincidono!): perciò Nietzsche aveva parlato di «volontà di potenza», anche se non aveva previsto che la potenza non avrebbe più il suo essere e la sua norma nella volontà ma la potenza stessa sarebbe stata il fondamento e l’essenza della libertà, ossia l’assenza di norma della volontà.

Pertanto la caduta o eliminazione progressiva della morale nel pensiero moderno fino alla situazione catastrofale sempre

incombente dell’epoca contemporanea non è un evento accidentale, o un’ombra passeggera di nubi, come pensa Heidegger.

Tanto meno questa situazione di smarrimento totale, ossia l’oscuramento prodotto dalla concezione della verità nel senso di certezza della soggettività è stato un effetto, ovvero – come pensa ancora Heidegger – è stato preparato dalla «certezza di salvezza» (Heilsgewissheit) predicata dal cristianesimo. In realtà siffatto oscuramento, come si è visto, è la conseguenza unica e inevitabile – checché Heidegger ne pensi – dell’immanenza moderna espressa dal “volo”, posto a fondamento del cogito, e del vuoto di coscienza

chiamato a precedere e fondare il pensiero. Questa è la radice prima, radicale, di siffatta dispersione della morale, della storicizzazione della morale, della distruzione della permanenza di un asse morale della vita.

Da Cornelio Fabro “L’avventura della teologia progressista”

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