L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 30 agosto 2022

Il VOSTRO Mario Draghi sa che ad Amstardam in Olanda comanda la grande speculazione sul gas ma non fa niente. E' proprio una m.rda

BOLLETTE BASSE?/ Si può, e la prima mossa è uscire dal mercato “rionale” di Amsterdam
Pubblicazione: 30.08.2022 - Marco Pugliese
Il TTF di Amsterdam è un mercato con scambi ridotti e poco trasparente: genera prezzi altissimi e forti speculazioni. Meglio appoggiarsi al mercato Usa

(LaPresse)

Possiamo abbassare le bollette? Sul grande quesito di queste ore, come al solito, la Ue non aiuta e la mancata competenza d’una certa politica non è da meno. Ma partiamo dal principio.

All’inizio degli anni 2000 avevamo quasi 21 miliardi di metri cubi di produzione all’anno di gas nazionale, poi scelte scellerate ci hanno portato a frenare, il tutto senza pensare alle conseguenze che stiamo vivendo ora, con le aziende che già chiedono di staccare il gas.

Ma cosa si può fare per abbassare i prezzi? La prima mossa è internazionale: uscire dalla Borsa di Amsterdam per rinegoziare un prezzo triplicato in Giappone e Usa, ma undici volte più alto nella Ue.

La Borsa di Amsterdam ha volumi di scambio ridottissimi e questo è un male. Facciamo un piccolo esempio: il Brent, ovvero il prezzo del petrolio Brent si genera in Borsa, a Londra. Qui vengono scambiati al giorno tra i 2mila e i 3mila miliardi di dollari di contratti petroliferi, cioè più del Pil italiano. Un mercato vasto e profondo genera equilibrio, è fisiologico.

La Borsa di Amsterdam è declinata perfettamente da Salvatore Carollo, ex dirigente Eni: “La dimensione dei volumi scambiati nel TTF (Title Transfer Facility, mercato di riferimento olandese per lo scambio del gas naturale e che determina i prezzi attuali) è interamente gestita dalla Borsa di Amsterdam, ma nessuno comunica il vero volume delle operazioni. Ci sono tutti i grafici che ci dicono come va il prezzo, ma nessuno sulla quantità di volumi scambiati, cioè su quale scambio di volume è basato questo prezzo. Da quello che ho potuto esaminare si tratta di scambi insignificanti, tra un gruppetto di trader, che generano questi numeri. E accade che in una Borsa piccolissima, dove si scambiano pochi volumi, basti un nonnulla per generare aumenti del 100% o del 200%”. Un mercato rionale che gestisce prezzi che ricadono sulla produzione di paesi del G7: non è concepibile.

Cosa dovrebbe fare il presidente del Consiglio? Lo spiega sempre Carollo: “Intanto il prezzo del gas non lo basiamo sul TTF olandese. Poi l’azionista di maggioranza, il ministero, ha il diritto di sapere quale sia il prezzo a cui il gas viene importato. Questa informazione il ministro del Tesoro e dell’Economia deve fornirla al presidente del Consiglio, che a sua volta può informare il ministero della Transizione energetica, cioè in questo momento Cingolani. Cingolani ha provato a sapere il prezzo a cui viene importato il gas in Italia, ma non gli è stato riferito dalle società pubbliche, perché sostengono che, essendo quotate in Borsa, non possono dirlo. Ma non è reale tutto questo. Le società devono comunicarlo. Negli Stati Uniti, che è la patria del libero mercato, le società petrolifere, siccome operano su concessione dello Stato, come in Italia, sono obbligate a essere trasparenti con lo Stato e quindi a comunicare il prezzo d’acquisto, che infatti è noto. Quindi il mercato americano funziona in modo corretto. Noi dovremmo disporre di questa informazione trasparente da parte dei grandi importatori di gas e questa cosa non c’è. Alla fine ci attacchiamo a questa finzione del TTF per coprire il fatto che non abbiamo un mercato trasparente in Italia. Però il monopolio e questa segretezza si traducono in un danno per i consumatori. Facendo queste due semplici operazioni, il costo del gas si allinea agli effettivi costi d’importazione, che sono 10-20 volte più bassi del TTF”.

Bisogna quindi essere chiari con i cittadini e le imprese italiani: per avere bollette basse bisogna uscire dal mercato “rionale” olandese, ovvero dalla Borsa di Amsterdam (lo si può fare in poco temo e senza grandi sconvolgimenti tecnici).

Oltre a questo, urge entrare nel mercato Henry Hub-Usa, il più grande mercato di gas liquido al mondo, ma trasparente, il prezzo è pubblicato ora per ora, se lo usiamo come riferimento vediamo un valore dieci volte minore del TTF, molto più basso e che non subisce queste speculazioni di quattro amici al bar, perché è un mercato globale.

Infine è bene tornare con la produzione in Adriatico (la Croazia sta trivellando a più non posso sotto il nostro naso…) e aumentare il volume del Tap, iniziando a trivellare a Cipro (nuovo giacimento Eni).

Perfino Mario Draghi disse al Consiglio europeo come la Borsa di Amsterdam fosse al centro di grandi speculazioni: ecco parlava di queste. L’alternativa? Bollette alle stelle.

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