L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

mercoledì 31 agosto 2022

Impossibile fidarsi, del prossimo Presidente del Consiglio, secondo i sondaggi, che continua a fare il giro delle sette chiese elemosinando riconoscimenti. Lo spread lo si combatte creando una moneta non a debito che questi politicanti da strapazzo non faranno MAI perché più o meno convinti euroimbecilli

Giorgia Meloni alla City per rassicurare i mercati sul futuro dell’Italia
La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, starebbe organizzando un incontro alla City con le principali banche d'affari del pianeta.
di Giuseppe Timpone , pubblicato il 29 Agosto 2022 alle ore 06:54


Manca meno di un mese alle elezioni politiche del 25 settembre. I sondaggi segnalano la vittoria alla portata della coalizione del centro-destra. All’interno di essa, primo partito sarebbe Fratelli d’Italia. Secondo la regola che si sono dati da anni gli alleati, chi prende un voto in più fa il premier. Per questa ragione, Giorgia Meloni è considerata da settimane il presidente del Consiglio ‘in pectore’ dopo Mario Draghi. La prima donna a ricoprire tale carica nella storia d’Italia. I mercati finanziari restano guardinghi. Non hanno apprezzato la caduta del governo Draghi e temono che il centro-destra avrà scarsa cura dei conti pubblici. Per non parlare di alcune posizioni filo-russe in Forza Italia e Lega.

Mercati guardinghi

Ma Meloni ha cercato in tutta questa campagna elettorale di diradare le nubi. Ha fatto appello agli alleati alla prudenza nelle promesse agli elettori, affinché siano credibili e sostenibili. Ha altresì rassicurato i mercati circa l’intenzione di mantenere in ordine i conti pubblici, attraverso un’intervista a Reuters della scorsa settimana. Infine, si è fatta garante della posizione anti-russa dell’Italia sotto il suo eventuale governo.

Adesso, manca il passo formale: l’incontro con i big della finanza internazionale. Le indiscrezioni vogliono che Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia, stia preparandone uno alla City di Londra. Lì, Meloni incontrerebbe a breve le principali banche d’investimento per spiegare il suo programma e rassicurare sulla tenuta fiscale del Bel Paese. I finanzieri, si sa, non hanno pregiudizi verso nessuno. Guardano ai fatti e, ancora prima, alle parole.

Cosa dirà Meloni alla City

Le argomentazioni che Meloni sosterrà in suo favore non è detto che saranno rese pubbliche, così come non sappiamo ancora se pubblico sarà l’incontro stesso o se si apprenderà di esso attraverso ricostruzioni informali.C’è di sicuro che la papabile prima premier donna dovrà garantire alla finanza diverse cose. In primis, che il taglio delle tasse non avverrà mai in deficit. Secondariamente, che il suo governo punterebbe al pareggio di bilancio nell’arco di una legislatura. Terzo, che le riforme economiche legate all’ottenimento dei fondi del PNRR non siano in dubbio. Quarto, che ci sarà un cambio di passo sui bonus e, in generale, sulla distribuzione delle risorse.

Tra reddito di cittadinanza e sussidi di ogni tipo, in Italia gli unici fessi rimasti sono coloro che lavorano e fanno impresa. Il governo di centro-destra dovrà picconare questa economia assistenzialistica costruita nell’ultimo decennio dai governi a marchio PD e nell’ultimo triennio anche dal Movimento 5 Stelle. Ci sono decine di miliardi di euro di risorse disponibili per tagliare le tasse e ridurre il deficit pubblico. Queste vanno semplicemente spostate dall’assistenza al lavoro e alla produzione. Se Meloni sarà in grado di trasmettere queste semplici concetti ai finanzieri che incontrerà, molti dei dubbi che ancora aleggiano sulla sua persona verranno meno. Lo spread lo si spegne con una rivoluzione nell’approccio alla cosa pubblica, non elemosinando aiuti a BCE e Commissione.

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