L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 7 agosto 2022

L’occidente è l’ispiratore di una strage inutile visto che comunque gli ucraini stanno perdendo e mandano al fronte vecchi e ragazzini per alimentare la leggenda di una futura vittoria sotto l’egida delle armi americane

Ucraina, il bollettino della sconfitta



Da qualche tempo l’informazione ha tolto l’Ucraina dalle prime pagine perché è ormai impossibile sostenere la massa di menzogne che sono state dette e il fatto ormai inconfutabile che l’occidente è l’ispiratore di una strage inutile visto che comunque gli ucraini stanno perdendo e mandano al fronte vecchi e ragazzini per alimentare la leggenda di una futura vittoria sotto l’egida delle armi americane. Anzi ormai la sensazione di sconfitta si va approfondendo mentre Zelensky fa i suoi servizi di moda è trapelato un rapporto scritto dal comando superiore dell’esercito di Kiev che pur cercando di essere ottimista dipinge una situazione disastrosa: 
1) le forze armate sono ormai al 43 % della loro operatività originaria; 
2) le armi leggere e i blindati non sono più sufficienti; 
3) 191mila soldati sono stati uccisi e feriti senza contare i dispersi, i prigionieri e infine i caduti dl altre nazionalità; 
4) non c’è abbastanza olio idraulico e azoto liquido per gli obici americani M777 ( in realtà questi materiali per ammortizzare il rinculo andrebbero sostituiti solo nella revisione generale, ma la costruzione di queste infallibili armi è talmente scadente che ogni decina di colpi va fatto il rabbocco); 5) l’equipaggiamento trasferito dall’Occidente si sta esaurendo; 
6) non c’è modo per riparare le armi sul posto a causa della mancanza di pezzi di ricambio e di specialisti specialisti: tutto viene inviato in Polonia. 
Se questa è una versione edulcorata figurarsi quale deve essere la realtà.

Mentre prosegue con lentezza, ma con sicurezza l’offensiva russa sul perno delle postazioni difensive Ucraine, ovvero Pisky, che è stata fortificata per otto anni, si deve constatare l’incertezza della guida militare e il suo adeguamento alle prospettive che fanno comodo a Washington. In un primo tempo si era puntato tutto sulle fortificazioni a est nella speranza che i russi vi rimanessero impantanati, ma questo non è avvenuto perché via via le truppe di Mosca hanno demolito le difese, a quel punto e venuta l’idea pazzesca di alimentare le speranze di guerra così urgenti per l’occidente, con la famosa e mitica controffensiva al Sud, dove secondo voci incontrollate l’esercito ucraino avrebbe dovuto riconquistare Kherson. Lo scopo principale di questa nuova strategia era quello di impedire i referendum che si terranno il mese prossimo a Kherson e in altre regioni sotto il controllo russo e che presumibilmente renderanno impossibile un ritorno di quei territori all’Ucraina. In effetti a Kiev e soprattutto ai suoi consiglieri occorreva qualche azione che potesse essere spacciata come una vittoria approfittando del fatto che il grosso delle truppe russe premeva sulle fortificazioni a est: sarebbe bastato colpire le popolazioni civili, farle ritornare alle logiche di prima della guerra per rimandare i referendum. Così si sono spostate artiglierie e truppe a sud sperando che i capisaldi e i baluardi realizzati per anni nel Donbass avrebbero resistito comunque per qualche tempo. E’ stata un scelta disastrosa anche perché lo spostamento di truppe è stato fortemente contrastato dai russi che sono riusciti a azzerare molti reparti e oggi sono in grado di proporre loro un’offensiva lungo il fronte del Sud. Adesso c’è chi nell’esercito vuole riportare quelle truppe a est nella speranza di rallentare l’offensiva russa che procede come uno schiacciasassi. E intanto ciò che rimane viene massacrato dagli attacchi missilistici quotidiani.

Se si è fatto trapelare il disastroso rapporto sullo stato dell forze armate, cercando in qualche modo di non farlo sembrare un vero e proprio bollettino della sconfitta, ma mostrando chiaramente il disastro vuol dire che Kiev è proprio alla frutta, che i disaccordi sulla condotta della guerra si vanno approfondendo e che probabilmente qualcosa si va addensando sulla testa di Zelensky. Personalmente ho anche l’impressione che gli alti comandi militari ucraini stiano comprendendo che proprio per il bene del Paese non sarebbe una buona cosa consumare tutte le risorse militari possibili per poi doversi completamente affidare agli occidentali e a ciò che vorranno fare.

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