L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 8 settembre 2022

La Bce non ha colpe. È banca di un conglomerata di stati, Euroimbecilandia, in cui ognuno porta avanti SOLO i propri interessi. Non è mai stata capace di darsi una testa politica perchè non è mai stato nella sua progettualità. Gli obiettivi sono sempre più chiari un coacervo in cui consistono predatori e vittime. Dispiace che le persone tra le più lucide che abbiamo in Italia non capiscono queste cose talmente elementari, le loro teste sono ideologicamente schierate e questo li porta a snaturare i dati che ogni giorno si riversano e che non riescono ad assimilare

ECONOMIA
Martedì, 6 settembre 2022
Bce cagnolino della Fed, affossa l'economia per azzerare l'inflazione
Il tracollo dell'economia non spaventa più di tanto la Bce che sembra avere tutte le intenzioni di rialzare i tassi (alla Fed) per azzerare l'inflazione

di Franck Dixmier*


Christine Lagarde, Presidente della BCE

Inflazione, Bce verso il rialzo dei tassi (+75 punti base): Lagarde segue le orme di Powel (Fed)

Non c'è mai stato uno scollamento più forte tra inflazione e politica monetaria nella storia della Banca centrale europea (BCE). A riprova, l'inflazione nella zona euro è aumentata del 9,1% anno su anno ad agosto e l'inflazione core ha raggiunto il +4,3%. Tuttavia, i tassi a breve termine sono fermi allo 0%. Incapace di qualificare e anticipare il rialzo dei prezzi arrivato dopo lo choc dell'offerta generato dalla crisi del Covid-19 e quello dell'energia causato dalla guerra in Ucraina, la BCE ha accumulato un notevole ritardo nella normalizzazione della sua politica monetaria.

Al di là di un grave problema di credibilità, si tratta di tornare al suo unico mandato garantito dai trattati: la stabilità dei prezzi. Al simposio di Jackson Hole il 27 agosto, Isabel Schnabel, membro esecutivo del Board della BCE, ha avuto l'opportunità di mettere le cose in chiaro. Ha annunciato la determinazione della BCE ad agire con forza per ancorare le aspettative di inflazione e ha sottolineato che probabilmente c'è meno rischio “nel fare di più che nel fare di meno”. Da allora, i vari interventi dei membri del Consiglio direttivo indicano che si avvia il dibattito sulla calibrazione del prossimo rialzo dei tassi, compreso tra +50 e +75 punti base.

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