L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 11 settembre 2022

Verso la fine

La terza guerra mondiale non è ancora finita
di Giorgio Agamben
5 settembre 2022

«Viviamo in una crisi epocale. Io credo che non siamo ancora al fondo, neppure alla metà di questa crisi. Sempre più ci sto pensando. Sono convinto che lo scenario culturale, intellettuale, politico non ha ancora esplicitato tutte le sue potenzialità. Dobbiamo considerarci alla fine della terza guerra mondiale». La guerra di cui Dossetti parlava in questa intervista del 1993 è stata più devastante o altrettanto devastante delle altre due, perché è stata combattuta solo dal male in nome del male, fra potenze ugualmente malvage, anche se in apparenza con meno spargimento di sangue. Ma questa guerra secondo ogni evidenza non è ancora finita, ha preso altre forme e noi ci siamo dentro senza riuscire a vederne la fine. Siamo dentro la guerra planetaria contro il virus, parte in causa nelle mille guerre civili che dividono i popoli dall’interno e coinvolti nostro malgrado nella guerra in Ucraina come occasione di una guerra mondiale bianca, che viene cioè condotta innanzitutto nel linguaggio e nelle menti degli uomini.

È possibile, tuttavia, che Dossetti avesse ragione e che questa interminabile guerra coincida in qualche modo con la fine, che la fine sia, cioè, per così dire sempre in corso. «Siamo dinnanzi all'esaurimento delle culture – aggiungeva ¬– non vedo nascere un pensiero nuovo né da parte laica, né da parte cristiana. Siamo tutti immobili, fissi su un presente, che si cerca di rabberciare in qualche maniera». Le potenze che si battono non hanno infatti alcuna salvezza e alcuna verità da proporre: solo una continua, incombente minaccia di malattia e morte e l’odio e la guerra di ciascuno verso tutti. Sono, in questo senso, alla fine e l’atroce guerra civile planetaria che conducono è la forma della loro fine.

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