L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 10 settembre 2022

Dichiarazione del Ministero della Difesa russo

16,43 del 10 settembre 2022

Finalmente il Ministero della Difesa russo ha appena pubblicato una dichiarazione sulla situazione sul fronte di Kharkov. Si può dire che è una piccola vittoria dei nostri corrispondenti militari, giornalisti, blogger e le persone premurose👏 È già l'inizio!

Al fine di raggiungere gli obiettivi dichiarati dell'operazione militare speciale per liberare il Donbass, è stata presa la decisione di raggruppare le truppe russe di stanza nelle regioni di Balakleya e Izyum per aumentare gli sforzi nella direzione di Donetsk.

◽️ A tal fine, entro tre giorni è stata effettuata un'operazione per limitare e organizzare il trasferimento del gruppo di truppe Izyum-Balakleya nel territorio della Repubblica popolare di Donetsk. Durante questa operazione sono state svolte una serie di attività di distrazione e dimostrazione con la designazione delle azioni reali delle truppe.

◽️ Per prevenire danni alle truppe russe, fu inflitta una potente sconfitta di fuoco al nemico usando aviazione, truppe missilistiche e artiglieria.

◽️ In tre giorni furono distrutti più di duemila militanti ucraini e stranieri, oltre a oltre cento unità di veicoli corazzati e di artiglieria.

Mantenere un punto d'appoggio sulla sponda destra, di fronte alla schiacciante superiorità numerica del nemico ad ogni costo, introducendo riserve in modo dosato, lo ritengo inutile. Non abbiamo tante vite di soldati, a differenza dei nazisti. È una decisione difficile, ma nel complesso penso che sia quella giusta. Ora il compito è ritirare con competenza le truppe dall'altra parte del fiume, prendere un punto d'appoggio e impedire che il gruppo Izyum venga circondato


💬 Kupyansk è parzialmente abbandonata, la riva destra è sotto i nazisti. Il nostro esercito va oltre il fiume Oskol per difendersi lì. Appoggio questa decisione.

Ieri Vladlen Tatarsky ha detto nella sua edizione serale che questa decisione sarebbe la più corretta dal punto di vista dell'arte militare. Mantenere un punto d'appoggio sulla sponda destra, di fronte alla schiacciante superiorità numerica del nemico ad ogni costo, introducendo riserve in modo dosato, lo ritengo inutile. Non abbiamo tante vite di soldati, a differenza dei nazisti. È una decisione difficile, ma nel complesso penso che sia quella giusta. Ora il compito è ritirare con competenza le truppe dall'altra parte del fiume, prendere un punto d'appoggio e impedire che il gruppo Izyum venga circondato. Ancora una volta, toglietevi gli occhiali rosa. Non solo l'Ucraina nazista sta combattendo contro di noi. Siamo di nuovo in guerra con l'Occidente collettivo: l'esercito della NATO e un gran numero di mercenari stranieri stanno partecipando all'offensiva sul fronte di Kharkov.

💬 Quando le nostre truppe hanno lasciato le nostre città durante la seconda guerra mondiale, hanno capito perfettamente cosa sarebbe successo ai civili. E penso che allora fosse molto peggio. Quando ho scritto dell'abbandono di Kupyansk e della partenza delle nostre truppe attraverso il fiume Oskol, ho descritto la situazione basandomi esclusivamente su considerazioni militari. Sono un sostenitore di un approccio a sangue freddo alla guerra. A volte mi emoziono anche io. Ma la guerra non è solo emozioni. La guerra è un insieme di processi. Vince chi sa prendere decisioni a sangue freddo. Non cerco scuse per nessuno. Soprattutto per quegli stronzi che hanno permesso l'attuale situazione sul fronte di Kharkov: stati gonfiati, ricompense per la non partecipazione alle ostilità, false notizie sulla reale situazione al fronte, codardia, corruzione, sciatteria e incompetenza, e questa è solo una parte di quei fattori combinati che oggi hanno influenzato ciò che sta accadendo sul fronte di Kharkov. Tutti aspettano decisioni drastiche. Decisioni a sangue freddo e volitive.

Lasciare questa o quella città nell'interesse della battaglia non è di per sé qualcosa di criminale, ci sono molti esempi nella storia. Ma ogni decisione va presa a sangue freddo, con calcolo, ma va giustificata. Diamo questo, in cambio di questo. Finora, questa è tutta solo filosofia ai margini di un canale tg. Purtroppo.

da telegram

La città è stata abbandonata (Izyum). "Veterani" (60a Brigata autonoma di fucilieri motorizzati "Veterani") sono stati ritirati dalla LPR, non ci sono state perdite. Anche i "Bars" sono fuori.

I nostri ragazzi sono stati gli ultimi ad andarsene e sono rimasti fino all'ultimo. Ed erano pronti per andare avanti.

da telegram

💬 Oggi e nei prossimi giorni non riceveremo le notizie più gioiose e le creste scaricheranno gigabyte di foto e video dagli insediamenti che ci siamo lasciati alle spalle. Kupyansk è stata abbandonata e, infatti, ora non possiamo resistere sulla sponda destra del fiume Oskol. Dico questo, la decisione di ritirare le nostre truppe è una necessità militare che ha prevalso sull'opportunità politica, e dobbiamo rendere omaggio al fatto che colui che ha dato l'ordine di ritirarsi ha mostrato coraggio.

Indipendentemente dal fatto che la controffensiva delle forze armate ucraine nel settore di Balakleya-Izyum sia stata una svista o meno, lo stato delle truppe in quest'area, l'affidabilità dei rapporti ai vertici, lasciate tutto questo a coloro che dovrebbero vedersela. Ripeto, nelle condizioni attuali, un ritiro organizzato è l'unica decisione giusta. E grazie a Dio, nonostante le gravi perdite territoriali, le nostre perdite di personale sono molto ridotte, soprattutto considerando la portata dell'operazione.

Nella nostra storia ci sono state le sconfitte più difficili, dopo alcune ci siamo rafforzati e abbiamo ripagato cento volte il nemico, dopo altre il paese stesso è scivolato nel disastro. La cosa principale ora è capire che la battaglia Izyum-Balakley è Narva e non Tsushima o Mukden. Non c'è bisogno di cospargersi la testa di cenere, cercare traditori e costruire teorie del complotto. Tali ricerche portano a un percorso falso, che non solo non corregge gli errori, ma li aggrava. Dobbiamo analizzare con calma cosa è successo e renderci conto che c'è una guerra difficile con un nemico forte.

💬 È difficile per me lasciare Isium? Sì, è difficile, è diventato parte della mia vita e lì ho conosciuto persone vere, veri amici che mi sono diventati più vicini dei fratelli. Ma quella pagina è stata voltata e la guerra è tutt'altro che finita.

La decisione di ritirare il raggruppamento Izyum è l'unica corretta, anche se molto difficile. Le truppe sono uscite in maniera organizzata, quelli che hanno coperto la ritirata sono stati dei veri eroi. L'esercito si alzerà sicuramente, ci saranno nuove vittorie, alla fine siamo russi, il che significa che Dio è con noi. Ma! Se non si traggono conclusioni, o queste conclusioni saranno le più superficiali (conclusioni su tutto, dalle tattiche dei plotoni di fanteria, ai nuovi sistemi d'arma, guerra dell'informazione, arte operativa, psicologia e motivazione di un soldato, miglioramenti nell'intelligence militare, sistemi di addestramento delle truppe, ecc., ecc., ecc), allora sarà difficile non solo per me e tutti coloro che sono in qualche modo coinvolti nell'operazione speciale, ma per l'intera società russa e tutti i suoi strati sociali.

Per quanto riguarda coloro che ora stanno provando o cercheranno di disperdere l'isteria in connessione con gli eventi della battaglia Izyum-Balakleya, dopo aver disperso il panico nelle retrovie, dirò che questa è l'essenza dei nemici. E parlo di chi disperde il panico, e non di chi critica giustamente, offrendo in cambio soluzioni alternative. Non calpestiamo il rastrello storico, per la nostra lunga storia ce ne sono troppi sparsi nei campi dei tempi e delle epoche.

da telegram

La maggior parte della “gente ha la sensazione che i partiti di destra facciano una politica di sinistra e i partiti di sinistra facciano una politica di destra o, più in generale, che portino avanti politiche convergenti (e intercambiabili) quando arrivano al potere”

08 Settembre 2022 12:43
Populismo terminale. La dispersione della sinistra e della destra

Damiano Mazzotti


Un noto filosofo francese, (Alain de Benoist), sembra avere le idee molto chiare sulla scarsa chiarezza degli attuali partiti europei. Potete trovare le sue riflessioni in questo saggio: “Populismo. La fine della destra e della sinistra” (Arianna Editrice, Bologna, 296 pagine, euro 14,50).

Nell'affrontare qualsiasi discorso politico legato all'attualità bisogna analizzare il rapporto tra l’Unione europea e la fine della sovranità degli Stati che la compongono. Bisogna poi considerare che “L’aumento vertiginoso del debito pubblico, causato inizialmente dalla volontà di salvare le banche minacciate dalla crisi finanziaria del 2008, ha posto gli Stati in una posizione di dipendenza dai mercati finanziari nel momento stesso in cui la creazione dell’euro li privava della possibilità di decidere sovranamente sulla propria politica monetaria” (p. 14). La sovranità monetaria e la sovranità del popolo sono state cancellate in modo graduale e quasi invisibile.

A quanto pare non ci sono dubbi nell'affermare la graduale decadenza politica, e che “Le oligarchie sono affette da un interessato autismo cognitivo. Rassicurate dai meccanismi di cooptazione del consenso come seduzione pubblicitaria nelle forme di puro intrattenimento della società dello spettacolo, a scapito della partecipazione… è la tipica sindrome da autoreferenzialità del Potere, che perde il contatto con la realtà conducendo a rotture traumatiche dell’ordine sociale e politico” (Eduardo Zarelli, prefazione; la vera realtà europea del MES descritta dal grande Giulietto Chiesa: https://www.youtube.com/watch?v=aHaTFVkhqCY; Giulietto Chiesa è morto il 26 aprile 2020).

La globalizzazione “attraverso il gioco delle localizzazioni e della messa in concorrenza, in condizioni di dumping, con il monte salari sottopagato del Terzo Mondo, ha distrutto il potere ci contrattazione collettiva dei lavoratori e contemporaneamente ha attentato alla sovranità degli Stati, cui si è ingiunto di non fare più uso della loro volontà politica. È stato così costruito un mondo senza esterno, senza alternativa, ordinato alla sola legge del profitto” (p. 15).

In effetti “la globalizzazione è difesa a sinistra per il suo cosmopolitismo morale e il suo umanesimo astratto, essendo tutti d’accordo, tanto a destra come a sinistra, nel legittimare le migrazioni internazionali di massa, l’universalizzazione delle norme, la pressione al ribasso sui salari e le minacce all’occupazione. La globalizzazione produce molti “vincitori” tra le élite, ma milioni di perdenti nel popolo” (p.15). E la globalizzazione culturale annienta la vita mentale.

La maggior parte della “gente ha la sensazione che i partiti di destra facciano una politica di sinistra e i partiti di sinistra facciano una politica di destra o, più in generale, che portino avanti politiche convergenti (e intercambiabili) quando arrivano al potere” (p. 18). Appare oramai chiaro “che il sistema politico sia codificato in anticipo, affinché possano trionfarvi solo coloro di cui si è certi che non apporteranno modifiche sostanziali al sistema”.Tutto chiaro anche nella finta lotta…

Quindi “la classe politica si ritrova così delegittimata perché non risolve più alcun problema e non offre alcun mezzo per superare la crisi generalizzata del sistema; al contrario sembra contribuirvi” (p. 19). Quasi tutti i politici sono diventati dei veri politicanti. La vita dei cittadini è diventata solo della merce di scambio. A quanto pare “la sinistra si è progressivamente separata dal popolo”.

In ogni caso, come affermò Carl Schmitt, “La nozione essenziale della democrazia è il popolo, e non l’umanità. Se la democrazia deve restare una forma politica, ci sono solo democrazie del popolo e non una democrazia dell’umanità” (citato da Eduardo Zarelli nella prefazione). E, come disse lo scrittore multiforme Jean Cocteau, “La verità non va confusa con l’opinione della maggioranza”.

Alain De Benoist è un filosofo, un pensatore europeo e un conferenziere molto attivo. Tra i suoi libri mi sembra utile segnalare questo: “Comunismo e nazismo. 25 riflessioni sul totalitarismo del XX secolo”.

Nota storica – Per rispolverare la storia d’Italia e non solo, segnalo un paio di siti molto interessanti: https://scriptamanentitalia.it (Roberto Trizio e la grande storia di Roma, soprattutto su YouTube);

https://italiastoria.com (il sito premiato di Marco Cappelli che raccoglie online la lunga storia italiana; https://www.youtube.com/watch?v=YvGTrgjCJSo, Cappelli e Trizio insieme). E chiudo con un messaggio indiano molto prezioso anche oggi: “Sono malati di avidità. Hanno fatto molte leggi, e queste leggi i ricchi possono infrangerle, ma i poveri no. Nella loro religione i poveri pregano, i ricchi no. Tolgono denaro ai poveri e ai deboli per sostenere i ricchi e i potenti” (Toro Seduto, cioè Tatanka Yotanka, uno dei capi della tribù dei Sioux; 1831-1890).

Nota per gli specialisti – Il famoso Carl Schmitt scrisse questa cosa incredibile: “L’asimmetria del conflitto avrebbe esasperato e diffuso le ostilità: il più forte avrebbe trattato il nemico come un criminale, mentre chi si fosse trovato in condizioni di irrimediabile inferiorità sarebbe stato di fatto costretto ad usare i mezzi della guerra civile, al di fuori di ogni limitazione e di ogni regola, in una situazione di generale anarchia. E l’anarchia della “guerra civile mondiale”, se confrontata con il nichilismo di un potere imperiale centralizzato… avrebbe potuto alla fine apparire all’umanità disperata non solo come il male minore, ma anzi come il solo rimedio efficace” (Maurizio Blondet).


Del resto, una volta, “i medici senza pazienti si chiamavano scienziati” (Pitagora). E, “In pratica, il rapporto tra potere e diritto è ben più ambiguo e complesso. Esso da un lato offre un paravento alla violenza del potere, perché legittima il “monopolio della forza” in capo allo stato. Lo stato di diritto ha così rapporti teoricamente antitetici, ma molto spesso consonanti, con lo stato di polizia, cosa che vediamo ancor oggi e certo non solo nelle dittature militari” (Ugo Mattei, 2022, citazione presa da p. 21).

il VOSTRO Mario Draghi delira

Draghi citato in tribunale a Vercelli: ecco la sua difesa
By Andrea Borasio 9 Settembre 2022 727

Il comunicato di Italexit

VERCELLI (09.09.2022 – 23.03) – Come anticipato nei giorni scorsi, lunedì 5/9 si è svolta a Vercelli la prima udienza della causa collettiva contro il Presidente del Consiglio del Ministri, promossa dal Coordinamento per il Piemonte di Italexit, nella quale viene chiesto ai Giudici di accertare il carattere illecito della intera normativa emergenziale (cioè tutti i DPCM e tutti i decreti legge, senza distinzione) e di condannare il Presidente del Consiglio al risarcimento dei danni patiti da ciascun cittadino per le violazioni dei più fondamentali diritti e libertà subite da febbraio 2020 in poi.

In occasione della prima udienza i cittadini aderenti all’azione collettiva hanno avuto la possibilità di conoscere le difese e giustificazioni addotte da Mario Draghi, che, non possiamo nasconderlo, sono veramente sconcertanti.

La principale difesa del premier consiste nell’affermare che egli non può essere citato a giudizio davanti ad alcun magistrato della Repubblica e che nessun magistrato può giudicarlo! In pratica, Draghi si attribuisce un’immunità totale che probabilmente nemmeno i sovrani assoluti dell’ancien regime avevano mai immaginato, e in forza di questa sua pretesa sostiene di non essere giudicabile! E la democrazia? E l’uguaglianza? E la legge che dovrebbe essere uguale per tutti? Evidentemente inezie che riguardano noi sudditi: Lui, il premier, è al di sopra. Lui è intoccabile!

La seconda difesa è ancora più incredibile, e consiste nell’affermare che l’obbligo vaccinale è “necessario per garantire la tutela della salute”, che i vaccini sono efficaci e sicuri e che non sono sperimentali, e che è “estremamente improbabile” che un vaccinato contragga il Covid! Questa negazione dell’evidenza e degli oggettivi dati scientifici e statistici crea più di qualche dubbio sulla lucidità di Mario Draghi, che sembra chiudersi in un mondo immaginario in cui le sue fantasie prendono il posto della realtà.

La causa, proseguirà nei prossimi mesi, ed il partito Italexit garantisce ai Giudici tutto il supporto e il sostegno affinchè possano giungere ad una decisione libera e giusta.

Vladivostock - Sessantotto paesi si sono riuniti sulla costa orientale della Russia per ascoltare la visione economica e politica di Mosca per l'Asia-Pacifico.

09 Settembre 2022 15:21
Pepe Escobar – Il futuro dell'Asia prende forma a Vladivostok, il Pacifico russo
di Pepe Escobar – The Cradle


[Tradotto dall'inglese da Nora Hoppe]

Sessantotto paesi si sono riuniti sulla costa orientale della Russia per ascoltare la visione economica e politica di Mosca per l'Asia-Pacifico.

Il Forum economico orientale (EEF) di Vladivostok non è solo una delle pietre miliari annuali indispensabili per seguire il complesso processo di sviluppo dell'Estremo Oriente russo, ma anche uno dei principali esercizi per l'integrazione dell'Eurasia.

Rispecchiando un 2022 immensamente turbolento, il tema attuale di Vladivostok è "Sulla via di un mondo multipolare". Il Presidente russo Vladimir Putin in persona ha posto, in un breve messaggio ai partecipanti del mondo economico e governativo di 68 nazioni, le basi:

"L'obsoleto modello unipolare viene sostituito da un nuovo ordine mondiale basato sui principi fondamentali della giustizia e dell'uguaglianza, nonché sul riconoscimento del diritto di ogni Stato e popolo al proprio percorso di sviluppo sovrano". Potenti centri politici ed economici stanno prendendo forma proprio qui, nella regione Asia-Pacifico, agendo come forza trainante di questo processo irreversibile".

Nel suo discorso alla sessione plenaria dell'EEF, l'Ucraina è stata appena menzionata. La risposta di Putin, quando gli è stato chiesto di parlarne, è stata: "Ma questo Paese fa parte dell'Asia-Pacifico?"

Il discorso è stato in gran parte strutturato come un serio messaggio all'Occidente collettivo, nonché a quella che l'analista di punta Sergei Karaganov chiama la "maggioranza globale". Tra i vari punti chiavi, questi potrebbero essere i più rilevanti:


In nuce: L'Asia è il nuovo epicentro del progresso tecnologico e della produttività.

Non più un "oggetto di colonizzazione"

Avendo luogo solo due settimane prima di un altro fondamentale incontro annuale - il vertice dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) a Samarcanda - non c'è da stupirsi che alcune delle discussioni più importanti all'EEF ruotino attorno alla crescente interpolazione economica tra la SCO e l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN).

Questo tema è cruciale quanto lo sviluppo dell'Artico russo: con il 41% del territorio totale, è la più grande base di risorse della federazione, distribuita in nove regioni e comprendente la più grande Zona Economica Speciale (ZES) del pianeta, collegata al porto franco di Vladivostok. L'Artico è in fase di sviluppo attraverso diversi progetti di importanza strategica che riguardano le risorse naturali minerarie, energetiche, idriche e biologiche.

È quindi perfettamente appropriato che l'ex ministro degli Esteri austriaco Karin Kneissel, autodefinitasi "una storica appassionata", abbia commentato il suo interesse per il modo in cui la Russia e i suoi partner asiatici stanno affrontando lo sviluppo della Rotta marittima settentrionale: "Una delle mie espressioni preferite è che le linee aeree e gli oleodotti si stanno spostando verso est. E continuo a ripeterlo da vent'anni."

In mezzo a una serie di tavole rotonde che hanno esplorato ogni aspetto, dal potere del territorio alle catene di approvvigionamento, dall'educazione globale alle "tre balene" [vuol dire: "le tre colonne" - un'espressione russa basata su un antico mito secondo il quale il mondo sarebbe stato sorretto da "tre balene"] (la scienza, la natura, l'uomo), la discussione più importante di questo martedì al forum è stata presumibilmente quella sul ruolo della SCO.

Oltre agli attuali membri a pieno titolo - Russia, Cina, India, Pakistan e quattro Paesi dell'Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan), più la recente adesione dell'Iran - ben 11 altre nazioni vogliono aderire, dall'osservatore Afghanistan al partner di dialogo Turchia.

Grigory Logvinov, vicesegretario generale della SCO, ha sottolineato come il potenziale economico, politico e scientifico degli attori che compongono il "centro di gravità" dell'Asia - oltre un quarto del PIL mondiale e il 50% della popolazione mondiale - non sia stato ancora pienamente sfruttato.

Kirill Barsky, dell'Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca, ha spiegato come la SCO sia in realtà il modello di multipolarità, secondo il suo statuto, rispetto allo sfondo dei "processi distruttivi" lanciati dall'Occidente.

E questo porta all'agenda economica nel progresso dell'integrazione eurasiatica, con l'Unione Economica Eurasiatica (EAEU) guidata dalla Russia che si configura come il partner più importante della SCO.

Barsky identifica la SCO come "la struttura eurasiatica centrale, che forma l'agenda della Grande Eurasia all'interno di una rete di organizzazioni di partenariato". È qui che entra in gioco l'importanza della cooperazione con l'ASEAN.

Barsky non poteva non evocare Mackinder, Spykman e Brzezinski - che consideravano l'Eurasia "come un oggetto su cui agire per volontà degli Stati occidentali, confinato all'interno del continente, lontano dalle coste oceaniche, in modo che il mondo occidentale potesse dominare in un confronto globale di terra e di mare". La SCO, così come si è sviluppata, può trionfare su questi concetti negativi".

E qui si tocca un concetto ampiamente condiviso da Teheran a Vladivostok: L'Eurasia non è più come "oggetto di colonizzazione da parte della 'civile Europa', ma di nuovo come agente della politica globale".

L'India vuole un XXI secolo asiatico

Sun Zuangnzhi dell'Accademia cinese delle scienze sociali (CASS) ha illustrato l'interesse della Cina per la SCO. Si è soffermato sui risultati ottenuti: Nei 21 anni dalla sua fondazione, un meccanismo per stabilire la sicurezza tra Cina, Russia e Stati dell'Asia centrale si è evoluto in "meccanismi di cooperazione multilivello e multisettoriali".

Invece di "trasformarsi in uno strumento politico", la SCO dovrebbe capitalizzare il suo ruolo di forum di dialogo per Stati con una difficile storia di conflitti – “le interazioni sono a volte difficili" – e concentrarsi sulla cooperazione economica "in materia di salute, energia, sicurezza alimentare, riduzione della povertà".

Rashid Alimov, ex segretario generale della SCO, ora professore presso l'Istituto Taihe, ha sottolineato le "grandi aspettative" delle nazioni dell'Asia centrale, il cuore dell'organizzazione. Rimane l'idea originaria, basata sull'indivisibilità della sicurezza a livello transregionale in Eurasia.

Beh, sappiamo tutti come hanno reagito gli Stati Uniti e la NATO quando la Russia, alla fine dello scorso anno, ha proposto un dialogo serio sull'"indivisibilità della sicurezza".

Poiché l'Asia centrale non ha uno sbocco sul mare, è inevitabile, come ha sottolineato Alimov, che la politica estera dell'Uzbekistan privilegi il coinvolgimento nell'accelerazione del commercio intra-SCO. Russia e Cina possono essere i principali investitori, ma ora "anche l'Iran gioca un ruolo importante. Oltre 1.200 aziende iraniane lavorano in Asia centrale".

La connettività, ancora una volta, deve aumentare: "La Banca Mondiale considera l'Asia Centrale come una delle economie meno connesse al mondo".

Sergey Storchak della banca russa VEB ha spiegato il funzionamento del "consorzio interbancario SCO". I partner hanno utilizzato "una linea di credito della Banca di Cina" e vogliono firmare un accordo con l'Uzbekistan. Il consorzio interbancario della SCO sarà guidato a rotazione dagli indiani, che vogliono fare un salto di qualità. Al prossimo vertice di Samarcanda, Storchak si aspetta una road map per la transizione verso l'uso delle valute nazionali nel commercio regionale.

Kumar Rajan, della Scuola di Studi Internazionali dell'Università Jawaharlal Nehru, ha illustrato la posizione indiana. È andato dritto al punto: "L'India vuole un XXI secolo asiatico. È necessaria una stretta collaborazione tra India e Cina. Possono realizzare il Secolo asiatico".

Rajan ha sottolineato come l'India non veda la SCO come un'alleanza, ma si impegni per lo sviluppo e la stabilità politica dell'Eurasia.

Ha sottolineato il punto cruciale della connettività che ruota attorno all'India "che lavora con la Russia e l'Asia centrale con l'INSTC" - il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud, e uno dei suoi snodi chiave, il porto di Chabahar in Iran: "L'India non ha una connettività fisica diretta con l'Asia centrale. L'INSTC vede la partecipazione di una linea di navigazione iraniana con 300 navi, che si collega a Mumbai. Il Presidente Putin, nel recente incontro sul Caspio, ha fatto riferimento direttamente all'INSTC."

È fondamentale che l'India non solo sostenga il concetto russo di Greater Eurasia Partnership [Partenariato della Grande Eurasia], ma sia impegnata nella creazione di un accordo di libero scambio con l'EAEU: Il Primo Ministro Narendra Modi, tra l'altro, ha partecipato al forum di Vladivostok lo scorso anno.

In tutti questi interventi ricchi di sfumature, alcuni temi sono costanti. Dopo il disastro dell'Afghanistan e la fine dell'occupazione statunitense, il ruolo stabilizzatore della SCO non sarà mai abbastanza sottolineato. È indispensabile una road map ambiziosa per la cooperazione, che probabilmente sarà approvata al vertice di Samarcanda. Tutti gli attori dovranno gradualmente passare al commercio in valute bilaterali. La creazione di corridoi di transito sta portando alla progressiva integrazione dei sistemi di transito nazionali.

Che ci sia luce

Un'importante tavola rotonda sulla "Porta per un mondo multipolare" ha approfondito il ruolo della SCO, sottolineando come la maggior parte delle nazioni asiatiche sia "amichevole" o "benevolmente neutrale" nei confronti della Russia dopo l'inizio dell'Operazione militare speciale (OMS) in Ucraina.

Le possibilità di espandere la cooperazione in Eurasia restano quindi praticamente illimitate. La complementarità delle economie è il fattore principale. Ciò porterebbe, tra gli altri sviluppi, a trasformare l'Estremo Oriente russo, come hub multipolare, nella "porta della Russia verso l'Asia" entro il 2030.

Wang Wen, dell'Istituto di studi finanziari di Chongyang, ha sottolineato la necessità per la Russia di riscoprire la Cina, trovando "fiducia reciproca a livello medio e di élite". Allo stesso tempo, c'è una sorta di corsa globale per unirsi ai BRICS, dall'Arabia Saudita e l'Iran all'Afghanistan e l'Argentina:

"Questo significa un nuovo modello di civiltà per le economie emergenti come la Cina e l'Argentina, perché vogliono sollevarsi pacificamente (...) Penso che siamo nella nuova era della civiltà". K. Sharma della United Service Institution of India è tornato a Spykman che ha etichettato la nazione come uno Stato "rimland" ["terra del bordo"]. Ora non più: L'India ha ora molteplici strategie, dal collegamento con l'Asia centrale alla politica "Act East" [il piano di migliorare la connettività e la comunicazione dell'India con l'Est e il Sudest asiatico]. Nel complesso, si tratta di un avvicinamento all'Eurasia, poiché l'India "non è competitiva e deve diversificarsi per ottenere un migliore accesso all'Eurasia, con l'aiuto logistico della Russia".

Sharma sottolinea come l'India prenda molto sul serio la SCO, i BRICS e i RIC, mentre vede la Russia svolgere "un ruolo importante nell'Oceano Indiano". Sharma precisa le prospettive dell'Indo-Pacifico: L'India non vuole il Quad come alleanza militare, privilegiando invece "l'interdipendenza e la complementarità tra India, Russia e Cina".

Tutte queste discussioni si collegano ai due temi principali di diverse tavole rotonde di Vladivostok: l'energia e lo sviluppo delle risorse naturali dell'Artico.

Pavel Sorokin, primo viceministro russo dell'Energia, ha respinto l'idea di una tempesta o di un tifone sui mercati energetici: "È molto lontano da un processo naturale. È una situazione creata dall'uomo". La maggior parte degli analisti ritiene invece che l'economia russa stia lentamente ma inesorabilmente progettando il suo futuro di cooperazione artico/asiatica, compresa, ad esempio, la creazione di una sofisticata infrastruttura di trasbordo per il gas naturale liquefatto (GNL).

Il Ministro dell'Energia Nikolay Shulginov ha assicurato che la Russia aumenterà effettivamente la sua produzione di gas, considerando l'aumento delle forniture di GNL e la costruzione del "Power of Siberia-2" verso la Cina: "Non ci limiteremo a scalare la capacità dei gasdotti, ma espanderemo anche la produzione di GNL: ha mobilità e ottimi acquisti sul mercato globale".

Sulla Rotta del mare del Nord, l'accento è posto sulla costruzione di una potente e moderna flotta di rompighiaccio, anche una nucleare. Gadzhimagomed Guseynov, primo viceministro per lo sviluppo dell'Estremo Oriente e dell'Artico, è categorico: "La Russia deve fare della Rotta del mare del Nord una rotta di transito sostenibile e importante".

Esiste un piano a lungo termine fino al 2035 per creare infrastrutture per una navigazione sicura, seguendo le "migliori pratiche artiche" e imparando passo dopo passo. NOVATEK, secondo il suo vicepresidente Evgeniy Ambrosov, ha condotto negli ultimi anni una vera e propria rivoluzione in termini di navigazione artica e costruzione di navi.

Kniessel, l'ex ministro austriaco, ha ricordato che quando era attiva nella politica europea (ora vive in Libano) le è sempre mancato il quadro geopolitico più ampio nelle sue discussioni: "Ho scritto del passaggio della torcia dall'atlantismo al Pacifico. Le compagnie aeree, gli oleodotti e le vie d'acqua si stanno spostando verso est. L'Estremo Oriente è in realtà la Russia del Pacifico".

Qualunque cosa ne pensino gli atlantisti, l'ultima parola per il momento potrebbe spettare a Vitaly Markelov, del consiglio di amministrazione di Gazprom: "La Russia è pronta per l'inverno. Ci saranno calore e luce ovunque".

10 settembre 2022 - News della settimana (9 set 2022)

PLUFF - La narrazione continua a tenerci nella bolla e quindi non ci rendiamo conto dell'implosione che sta avvenendo essendo parte in causa. PLUFF

Collasso della metallurgia europea


La deindustrializzazione del continente procede a grandi passi: non passa giorno senza che un’azienda ad alta intensità energetica sia costretta a chiudere a causa dei prezzi fuori controllo delle forniture elettriche. La prima vittima designata è ovviamente il settore metallurgico che richiede molta energia e così la produzione di zinco, alluminio e silicio all’interno dell’UE si è già ridotta della metà. Tutto questo non arriva certo a sorpresa visti i pasticci che l’Ue è andata facendo da due anni a questa parte sui prezzi del gas e e tuttavia la società europea è entrata in un periodo di tale confusione che le vittime stesse non riescono a credere ai loro occhi. Forse perché queste vittime illustri hanno tratto vantaggi dalle narrazioni che si susseguivano e ora fanno fatica a credere che i cannoni si siano rivolti contro di loro: così non sanno che fare sul piano politico per evitare il suicidio a cui sono destinate.

In una lettera a Ursula von der Leyen, Eurometaux, l’associazione dell’industria metallurgica europea, conferma che “circa il 50 per cento della capacità di produzione di alluminio e zinco dell’UE è già stato tolto dalla rete a causa della crisi elettrica”, ma invece di affondare la critica nel corpo molliccio e inconsistente delle pseudo ideologie sulle quali si fonda l’eurodelirio, preferiscono non toccare la narrazione e si limitano a far notare a Bruxelles che se la produzione metallurgica dovesse cessare allora si dovrebbero importare metalli che vengono prodotti in Cina con un maggior sviluppo di Co2. Possibile che questi signori non sappiano o non abbiano compreso che quello della Co2 e del riscaldamento globale antropico non è che l’ennesima mitologia il cui scopo è proprio la deindustrializzazione europea? Possibile che questi padroni delle ferriere non capiscano che della Co2 non gliene importa nulla a nessuno dei falsi profeti, tanto che essi sono ampiamente disposti a tornare al carbone e ad appoggiare il modo di estrazione del gas più pesante per l’ambiente, ovvero il fracking il quale non solo devasta il territorio dove si pratica ma è accompagnato da notevoli dispersione di metano in atmosfera; per non parlare del gigantesca emissione di CO2 relativa alla liquefazione gas e al suo trasporto.

Pensare di riportare alla ragione questi mentitori con l’argomentazione del surplus di anidride carbonica che ci sarebbe producendo in Cina, ammesso e non concesso che sia poi vero, è come andare a denunciare un furto in casa dei ladri: non si può ottenere alcun risultato restando dentro la narrazione del potere e magari cercando di individuarne le falle. Solo smontando e rifiutando l’intera narrazione mostrandone l’inconsistenza si può davvero mettere in difficoltà il potere e destabilizzare i suoi rappresentanti. Naturalmente le aziende metallurgiche temono di rompere un fronte che ha portato loro grandi vantaggi negli ultimi 20 anni, anche se adesso sono loro a dover bere l’amaro calice. Ma questo vale per tutti, anche per i cittadini che vogliono resistere alla espropriazione di democrazia, di dignità e di futuro: non si può vincere se non si smonta completamente la macchina scenica del potere che in quanto tale è sempre portatrice di una menzogna. Così se Eurometaux e 40 amministratori della maggiori aziende metallurgiche chiedono “ai capi di Stato e di governo dell’UE e degli Stati membri di adottare misure immediate per preservare le loro industrie strategiche ad alta intensità di elettricità e prevenire la perdita permanente di posti di lavoro”, non servirà a nulla se non smonteranno la fiaba della Co2 di cui peraltro l’Europa produce una minima parte che di certo ha una parte assolutamente marginale anche a dar retta a logori modelli climatici.

8 settembre 2022 - CREAZIONE DI MONETA NON A DEBITO _ Oltre il Superbonus per una economia del benessere - Senato -




Convegno dal titolo “Oltre il Superbonus per un’economia del benessere”, su iniziativa dei senatori Sabrina Ricciardi e Mario Turco, tenuto l’8 settembre 2022 presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica 

L'appuntamento ha presentato per la prima volta il "Piano Italia", punto importante del programma elettorale del M5S. Partendo dall’analisi dei risultati raggiunti, soprattutto il Superbonus e la Banca degli Investimenti, i senatori del M5S hanno illustrato la loro visione del futuro dove finalmente l’economia metterà al centro dei suoi obiettivi le persone ed i loro bisogni. 
Interventi per il M5S 
sen. Sabrina Ricciardi – Una nuova visione dell’economia e della società. 
sen. Mario Turco – Oltre il Superbonus verso Piano Italia per risparmio e investimenti. 
sen. Emiliano Fenu - Certificazione dei crediti d'imposta: Possibili estensioni. 
Prof. Filomena Mag
Interventi esperti 
Carlo Freccero gino – Dal PIL al BES, Benessere Equo e Sostenibile. - La moneta invisibile (testo letto da Claudio Testa)
Fabio Conditi – Il Piano di Rinascita Economica da 1000 miliardi. 
Marco Cattaneo – I crediti d’imposta cedibili per uscire dal debito. (Marco Cattaneo doveva partecipare con un video registrato, ma per problemi di tempo non è stato mandato il giorno del convegno, lo abbiamo inserito nel video perché era presente nella locandina. 
Interventi Stakeholder 
Flavio Monosilio – Direttore del Centro Studi ANCE 
Gianni Massa – Vicepresidente Consiglio Nazionale Ingegneri Sabatino Nocerino – Presidente di CNA Costruzioni Campania 
Roberto Cervellini – Direttore Generale Class Action Nazionale Dell’Edilizia

Costanzo Preve, il clero televisivo, il Circo Mediatico, l'apparato universitario

Costanzo Preve | Il clero della terza rivoluzione industriale (commentato)
di Antiper
1 settembre 2022

Costanzo Preve è stato un filosofo dalle riflessioni spesso discutibili e nello stesso tempo stimolanti. Ha passato gran parte della vita a superare il marxismo, ma ovviamente il marxismo ha superato lui. Nei suoi ultimi anni, deluso dal disinteresse riservato dalla sinistra verso il suo lavoro si era messo a teorizzare il superamento della dicotomia politica destra/sinistra (oltre quello della dicotomia filosofica borghesia/proletariato) finendo per pubblicare testi con autori di destra e per case editrici e riviste di destra (anche per praticare quel superamento politico di cui era convinto). Ciò nonostante anche in quegli anni aveva saputo scrivere cose interessanti come Una nuova storia alternativa della filosofia, una storia della filosofia ispirata all’ontologia dell’essere sociale di Lukacs e alla teoria della genesi storico-sociale delle categorie filosofiche.

In questo brano, estratto da un testo pubblicato con Gianfranco La Grassa per pronunciare l’ennesima orazione funebre del marxismo, Costanzo Preve svolge una sorta di parallelo storico tra l’epoca della “rivoluzione francese” e quella che lui definisce “terza rivoluzione industriale”, cercando di individuarne la nuova Nobiltà, il Nuovo Terzo Stato e il Nuovo Clero.

Nel provare a definire cosa potrebbe essere il Nuovo Clero nella terza rivoluzione industriale, ovvero quali possano essere i soggetti che svolgono oggi un ruolo analogo a quello che svolgeva il clero nel mondo medievale e fino alla rivoluzione francese, Preve ha un’intuizione: sono gli operatori – o, per meglio dire, gli operatori strategici – dei media e del mondo accademico che costituiscono questo nuovo Clero.

Preve non è stato l’unico ad aver colto l’importanza di questi due mondi nell’epoca contemporanea: solo per fare un esempio, l’analista pacifista svedese Jan Oberg ha esteso in modo suggestivo la definizione data a suo tempo da Eisenhower di complesso militare-industriale introducendo il complesso militare-industriale-mediatico-accademico (Military Industrial Media Academic Complex, MIMAC). [Antiper]

[I commenti sono di Antiper e sono visualizzati come testo racchiuso tra parentesi graffe e con colore di sfondo giallo.]

* * * *

Qual è infatti il Clero di questa terza rivoluzione industriale? Con questo termine non intendiamo assolutamente riferirci ai sacerdoti delle grandi religioni monoteistiche mondiali, oggi gerarchizzate in ordine di importanza a seconda della loro vicinanza fisica all’oligarchia proprietario-finanziaria (nell’ordine: ebraismo, protestantesimo, cattolicesimo, Islam, ortodossia). A nostro parere questi sacerdoti (ricchi o poveri, grassi o magri, barbuti o glabri, funerei o multicolori, eccetera) fanno ormai parte del nuovo Terzo stato, ed in particolare di quella parte del lavoro autonomo ed indipendente che fornisce servizi “simbolici” alla riproduzione capitalistica {dal momento che la riproduzione del modo di produzione capitalistico ha bisogno anche di elementi di carattere “simbolico” deve esserci qualcuno che li fornisce}. La forma ideologica di dominio dell’oligarchia proprietario-finanziaria è infatti integralmente post-metafisica {se per metafisica si intende, qui, la dimensione trascendente della divinità} (o se si vuole, in linguaggio heideggeriano, ultrametafisica), non impone assolutamente più un culto “positivo” di una divinità ultraterrena, ed è pertanto insieme laica ed ecumenica. La “credenza”, sia cosmologica che morale, in un Personaggio Morale superiore le è del tutto indifferente, e bisogna soprattutto che questo Personaggio Morale non abbia nulla da obiettare alle forme del dominio proprietario-finanziario che essa esercita (in questo caso essa sospetta, giustamente, di Allah e subordinatamente della Trinità ortodossa, mentre considera correttamente sue alleate strategiche le divinità monoteistiche ebraica, protestante e cattolica). Il suo Clero deve dunque officiare una sola religione monoteistica, la religione dell’eternità del capitalismo e della sovranità inesorabile delle sue leggi di riproduzione economica, politica e culturale globale.

Questo nuovo Clero è dunque composto essenzialmente di intellettuali realmente sottomessi alla riproduzione capitalistica (gli intellettuali sottomessi ad essa in modo puramente formale verranno invece da noi calcolati nel Terzo stato), in particolare i giornalisti, più esattamente gli operatori dei media (e del medium televisivo in particolare), ed in subordine l’apparato universitario mondiale, nella sua qualità di tessuto di riproduzione di saperi specialistici e frammentati, che trovano una loro ricomposizione esclusivamente nella totalità del dominio dell’oligarchia proprietario-finanziaria (gli insegnanti proletarizzati delle scuole materne, elementari e secondarie non fanno invece parte del Clero, ma sono invece parte del Terzo stato, come vedremo fra poco). Dunque, il Clero capitalistico è formato essenzialmente da due categorie: gli operatori dei media e gli apparati universitari. Non abbiamo certamente fatto questa scelta a caso: gli operatori dei media e gli apparati universitari sono infatti l’esito terminale concentrato di un progressivo processo di sottomissione reale crescente al capitale del gruppo sociale degli intellettuali. In modo terminologicamente più preciso, si tratta della fine di ogni illusione di “indipendenza” da parte del gruppo degli intellettuali, ma anche e soprattutto della fine (anzi, del naufragio) delle illusioni di “organicità” degli intellettuali stessi a classi-soggetto come la Borghesia ed il Proletariato {qui c’è una critica chiara all’idea gramsciana dell’intellettuale organico ma probabilmente Preve ha dedotto in modo un po’ troppo sbrigativo la sua conclusione, tanto è vero che tra poco la correggerà dicendo che in realtà possono esistere intellettuali schierati con le classi sfruttate (solo che non contano nulla. Ma questa è un’altra cosa)}. Al posto dei defunti profili dell’intellettuale “indipendente” (alla Mannheim) e dell’intellettuale “organico” (alla Gramsci) si installa un intellettuale “sottomesso” (o meglio, “direttamente sussunto”) alla riproduzione capitalistica purificata, in una gamma di forme ideologiche tutte in ultima istanza riconducibili alle due categorie professionali sopra segnalate.

È necessario evitare gli equivoci. Dove c’è un Clero, c’è anche necessariamente un Alto Clero ed un Basso Clero. È evidente che il giornalista “comunista” (ce ne possono anche essere, nei bassissimi ranghi della professione) ed il professore universitario “marxista” (un’eccezione biologica rara, come i panda e le balene) non sono servitori ideologici “organici” dell’oligarchia proprietario-finanziaria, così come del resto il fraticello francescano ed il teologo agostiniano non erano servitori ideologici diretti del modo di produzione feudale. A rigore, soltanto gli strati selezionati dell’Alto Clero (che tendono a fondersi, in quanto i media usano come “opinionisti accreditati” soltanto professori universitari preventivamente selezionati) sono realmente ideologicamente organici alla nuova Nobiltà. Qui, però, si discute la struttura fondamentale della società del capitalismo mondializzato della terza rivoluzione industriale. Il nuovo Clero, a somiglianza del Medioevo, tende a dividersi in clero “secolare” e clero “regolare”, in cui il clero secolare si occupa capillarmente delle masse, mentre quello regolare elabora nei suoi campus protetti le nuove forme ideologiche di volta in volta necessarie. {Potremmo anche dire così: mentre il sistema mediatico è incaricato di produrre ideologia per le masse in modo da costruire il consenso verso le oligarchie, il sistema accademico produce un po’ di ideologia – per esempio ideologia di auto-legittimazione, funzionale alla propria auto-riproduzione sistemica –, ma anche ricerca utile alle oligarchie per la loro riproduzione sistemica ovvero per la riproduzione del modo di produzione capitalistico}. La parte “secolare” del nuovo Clero è data dall’apparato dei media, che non si occupano di formalizzazione dei saperi, ma di immagini. Come a suo tempo notò intelligentemente il situazionista Guy Debord, lo spettacolo non è semplicemente un insieme di immagini, ma è un rapporto sociale fra individui mediato da immagini. Lo scopo dell’ininterrotto spettacolo capitalistico dei media non è principalmente ideologico (anche se questo aspetto è presente), ma tende a sostituire ai rapporti sociali reali dei rapporti fittizi, continuamente riprodotti, che confermano l’individuo nella sua radicale impotenza. {Qui Preve vuol dire che il sistema mediatico opera non tanto per instillare nelle menti l’idea che il capitalismo è una cosa buona – cosa peraltro abbastanza difficile – quanto piuttosto che esso non ha alternative e che ogni tentativo di metterlo in discussione è destinato al fallimento} Vi è qui la ragione principale del fatto che è completamente risibile ed irrilevante l’oggetto della contesa che divide la “destra” e la “sinistra” oggi dominanti, secondo cui sarebbe cruciale sostituire giornalisti ed opinionisti di “sinistra” a giornalisti ed opinionisti di “destra”. In entrambi i casi, la logica dello spettacolo non cambierebbe di un grammo. Negli ultimi due anni le televisioni di tutto il mondo hanno reiterato ogni giorno, in modo ossessivo, le stesse immagini di bambini e vecchi spauriti che camminavano per le vie di Sarajevo, capitale della Bosnia ex-jugoslava in preda ad una guerra civile fra tre comunità etnicopolitiche, non certo per dare informazioni, ma per mettere in scena uno spettacolo senza spazio e senza tempo, quello dell’astratta assurdità di una guerra dovuta a follia umana (e potremmo fare decine di esempi del genere). Vista da un punto di vista di diritto naturale, la comunità giornalistica internazionale dei media (e la CNN in primo luogo) è un’organizzazione criminale, che “droga” sistematicamente un’opinione pubblica cui non si danno mai le coordinate razionali minime per capire le ragioni strutturali di quanto sta avvenendo. È però meglio utilizzare la categoria di Clero, perché in questo modo si evitano giudizi di valore, e si mostra con maggiore precisione l’organicità dei mezzi di comunicazione di massa con la riproduzione del dominio oligarchico del capitalismo contemporaneo. {Così come era al Clero che, nel Medioevo, che veniva affidato il compito di produrre un’ideologia (religiosa) di legittimazione del modo di produzione feudale che aveva al centro Dio, così è al Nuovo Clero della terza rivoluzione industriale che è affidato il compito di produrre un discorso di legittimazione dell’esistente capitalistico che ha al centro il Capitale (in tutte le sue diverse accezioni: come proprietà di capitale, come speranza di capitale, come inesistenza di alternativa al capitale…)}.

Se l’apparato dei mezzi di comunicazione di massa (e della TV, in primo luogo) è la parte “secolare” del Clero, la parte “regolare” è composta dagli addetti alla riproduzione dei saperi speciali odierni, in cui le potenze mentali della produzione, che non derivano direttamente da questo gruppo sociale, sono piegate alla divisione differenziata dei poteri.

Non vi è quasi più traccia delle vecchie ideologie, umanistiche e positivistiche, delle università ottocentesche “borghesi”, ideologie che sviluppavano pur sempre un certo universalismo. {E’ in questo senso che Preve rifiuta l’uso del termine “ideologia”; oggi che, a suo avviso, si è consumato il superamento della dicotomia borghesia/proletariato non esiste più una visione del mondo in qualche modo “universalistica” come era quella borghese, ma esiste solo una esplosione di saperi funzionalizzati all’immediato interesse del capitale} Oggi i saperi universitari si sono specializzati in modo tale, articolandosi in una frammentazione di codici comunicativi ormai mutualmente incomprensibili, da non permettere più l’emersione di un punto di vista filosoficamente espressivo della totalità sociale. La sola connessione possibile di tutti questi saperi specialistici è la riproduzione del dominio della nuova Nobiltà, una riproduzione che è ormai concepita da tutti questi saperi in modo religioso e destinale. Ancora una volta, ripetiamo che la religione del nuovo Clero non è una forma di monoteismo trascendente (e neppure di universalismo morale laico di tipo illuministico e kantiano), ma è un riflesso dell’assolutezza intrascendibile (e l’intrascendibilità ha appunto sostituito la trascendenza) del dominio delle oligarchie proprietario-finanziarie del capitale.

Tratto da Costanzo Preve, Gianfranco La Grassa, La fine di una teoria, Unicopli, Torino, 1996

Scripta Manent - Le vestali

Le vestali. Sacerdotesse di Vesta


31Ago, 2022di Redazione

Nell’antica Roma le Vestali in latino Vestālēs, Vestālis erano sacerdotesse di Vesta.

Casa delle Vestali e Tempio di Vesta dal Palatino

Chi erano le vestali

L’unico collegio sacerdotale femminile era quello virgines Vestalis, sacerdotesse funzionali all’esistenza ed al benessere di Roma ( vedi Cic., Font. 21.48 e Hor., Carm. 1.26-28); esse erano consacrate a Vesta, dea della terra e del fuoco ( Ov., Fast. 6.459-460).

La tradizione è incerta se attribuire l’istituzione del sacerdozio a Romolo (Plut., Rom. 22) o a Numa (Liv., urb. cond. 1.20, Gell., noct. Att. 1.12.10, Ovid., fast. 6.259, Plut., Numa 9): tuttavia le fonti sembrano propendere per quest’ultimo. Dionigi d’Alicarnasso invece, proponendo una sorta di compromesso, attribuisce a Romolo l’istituzione del sacerdozio, mentre a Numa si dovrebbe la sostituzione dei singoli focolari privati con il focolare unico situato nel foro

Anche sul numero delle vestali le fonti sono discordanti: Plutarco afferma che Numa avrebbe istituito prima due sacerdotesse, poi ne avrebbe innalzato il numero a quattro (Plut., Numa 10.3), mentre Dionigi d’Alicarnasso sostiene che il collegio fu composto sin dall’inizio da quattro fanciulle (Dion. Hal., ant. Rom. 2.67). L’ipotesi più plausibile è la versione dello storico di Cheronea, dal momento che un numero iniziale di quattro sacerdotesse per una popolazione di dimensioni modeste, com’era Roma alle origini, sembrerebbe eccessivo, soprattutto considerando che ab origine le Vestali venivano scelte solo fra i patrizi.

Ma se da un lato l’indicazione di Plutarco sul numero originario delle Vestali sembra la più coerente con il contesto storico-sociale, dall’altro bisogna in qualche modo raccordare la notizia plutarchea con quella fornitaci da Festo (verb. sign, sv. ‘sex Vestae Sacerdotes ’ [L. p. 468]: il grammatico romano mette in relazione il numero delle sacerdotesse con quello delle tribù, ipotesi che è stata pienamente accolta dal Giannelli: «si potrebbe pensare che le sacerdotesse del focolare siano state originariamente tre, una per tribù, e che più tardi, per soddisfare alle necessità del culto, codesto numero sia stato raddoppiato» (GIANNELLI, Il sacerdozio delle Vestali romane).

Concorde è invece la tradizione che vuole un aumento del numero delle sacerdotesse da quattro a sei (si veda Dion. Hal., ant. Rom. 2.67, Plut., Numa 10), secondo Dionigi dovuto a Tarquinio Prisco, secondo Plutarco dovuto a Servio Tullio: numero che rimarrà invariato fino alla seconda metà del 300. Il documento più antico che testimoni un numero di sette Vestali è quello che comunemente viene chiamato Vetus orbis descriptio che il Müller ha datato tra il 350 e il 353 (C. MÜLLER, Geographi Graeci Minores, Paris, 1882, p. 513).

Rappresentazione del primo Settecento della dedica di una vestale

L’ingresso al sacerdozio: la captio

Non tutte le fanciulle potevano accedere al nostro sacerdozio istituito, secondo Plutarco, da Numa(Plut., Num. 9.10, Gell., noct. Att. 1.12.10, e Ov., fast. 6.257-261).

Il re avrebbe creato dapprima due Vestali, alle quali in seguito ne avrebbe aggiunte altre due(Plut., Num. 10.1).

La scelta della giovane novizia, di competenza del rex e poi dal pontefice massimo, veniva effettuata quando la fanciulla era ancora lontana dalla pubertà, tra i sei e i dieci anni (ciò aveva lo scopo di assicurare che la fanciulla, al momento del suo ingresso nel sacerdozio, fosse pura e illibata e conseguentemente di evitare che ella potesse essere causa di inquinamento dell’ordine).

Aulo Gellio elenca minuziosamente altri requisiti, fisici e giuridici (Gell., noct. Att. 1.12.1-4), imprescindibili affinché le Vestali esercitassero le loro funzioni: non dovevano appartenere a famiglie che svolgessero mansioni ignobili, né essere orfane di padre o di madre, né essere figlie di liberti. Si richiedeva, invece, che facessero parte di una famiglia libera, onorata e non oggetto di emancipazioni. Dovevano essere prive, inoltre, di qualunque difetto fisico, come quello relativo alla parola o all’udito, dal momento che «ascoltare» o «comunicare» erano prerogative fondamentali per poter espletare i loro compiti quotidiani, quali le preghiere.

Ma come avveniva materialmente la captio: la fanciulla, seduta in braccio al padre, aspettava l’avvicinarsi del pontefice che l’afferrava per mano e, strappandola al padre (Gell., noct. Att. 1.12.13) la conduceva nell’Atrium Vestae dopo aver pronunciato le seguenti parole:

“Per celebrare i riti sacri che la regola prescrive di celebrare a una Vestale per il popolo romano e i Quiriti, in quanto scelta secondo la più pura delle leggi, per questa purezza io prendo te, Amata, come sacerdotessa Vestale”.

Era la captio a conferire alla vergine autorità, a interrompere la patria potestas, a qualificarla tecnicamente come sacerdotessa. Quest’ultima cessava di appartenere al padre e, almeno per trent’anni, durata del suo sacerdozio, non sarebbe potuta essere di nessun altro uomo.

Statua di una vestale al Palatino

Privilegi delle sacerdotesse

Ella poteva così disporre liberamente dei suoi beni, sia inter vivos che mortis causa : lei e la sua famiglia costituivano ormai due entità separate, tali da non poter vantare – l’una nei confronti dell’altra – diritti patrimoniali. Ogni ingerenza privatistica sulla vergine era esclusa. Pertanto, la Vestale non poteva ereditare da un consanguineo morto intestato e nessuno poteva ereditare da lei se fosse morta senza aver predisposto un testamento. Rientrava infatti nel suo diritto decidere dei propri beni ma, qualora non lo facesse, il patrimonio veniva devoluto al populus Romanus e non più alla sua gens, come sarebbe avvenuto in un caso di ordinaria emancipazione.

Il ruolo di donna indipendente consentiva alla virgo Vestalis inoltre di acquistare, affittare, alienare terre e manomettere i propri schiavi; in particolare, il potere di amministrare e di disporre liberamente delle sue proprietà.

Accanto ai privilegi giuridici e finanziari, la Vestale godeva di numerosi privilegi sociali: soleva attraversare la città in un carpentum, una carrozza a due ruote che le conferiva grande prestigio (Tac., ann. 12.42.2, e Prud., contr. Symmach. 2.1086), e, come i magistrati e le persone particolarmente influenti, era preceduta da un littore che liberava la via prima del suo passaggio; i magistrati, qualora l’avessero incontrata, avrebbero dovuto cederle il passo e prendere un’altra direzione; se non potevano evitare l’incontro, erano tenuti ad abbassare i fasci (Sen., contr. 6.8). Le Vestali, ancora, assistevano alle rappresentazioni sedute nelle prime file, di fronte ai pretori e agli spettacoli gladiatori.

Le Vestali non vivevano in una situazione di clausura, come siamo forse indotti ad immaginare ma erano invece libere, anche nei rapporti sociali

I doveri delle virgines

Le Vestali, alternandosi, dovevano sorvegliare che il fuoco sacro, simbolo della continuità della vita, ardesse costantemente nell’Atrium Vestae.

L’aedes vestae veniva solennemente scopata una volta all ‘anno, il 15 giugno. Quel giorno, dice Varrone (L. L. 6, 32), è chiamalo Q(uando) St(ercus) D(elatum) F(as) ; Io stercus scopato viene trasportato, passando per il clivus Capitolinus, in un luogo determinato; Festo precisa: lo stercus di cui si è ripulito il santuario vieneportato nel vicolo cieco che si trova press’a poco a metà del clivus Capitolinus (in angiportum medium fere clivi C.), chiuso dalla Porta Stercorafia. Infine, stando alle parole di Ovidio, quei purgamina Vestae finivano nelle acque del Tevere (F. 6, 7 1 3-7 14).

Durante i giorni di ripulitura solenne, dal 7 al 15 giugno, l’accesso all’edificio era consentito alle donne, che vi entravano scalze. Al di fuori di questo periodo, solo le Vestali e il pontefice massimo vi erano ammessi, e inoltre il luogo più sacro, il penus, era vietato al pontefice.

Sempre in qualità di focolare della Città, l’aedes ospita insieme con il fuoco un’attività domestica: le Vestali vi preparano e vi conservano la salamoia sacra che serve a salare la mola, farina preparata essa pure dalle Vestali a giorni fissi, che deve essere sparsa (immolare) su ogni animale condotto al sacrificio.

Ecco come Verrio Fiacco, seguendo Veranio definisce quella muries: è una salamoia preparata con sale non raffinato, sminuzzato nel mortaio, versato in un vaso di terra, poi coperto di gesso e cotto nel forno; in seguito le vergini Vestali lo tagliano con una sega di ferro, e lo gettano nella parte esterna del penus dell’aedes Vestae; esse vi aggiungono poi acqua sorgiva, o comunque acqua non proveniente dall’acquedotto, e infine utilizzano il composto nei sacrifici.

L ‘unica sede di una aedes Vestae storicamente conosciuta è quella del Foro.

Distrutto al tempo della catastrofe gallica al principio del secolo IV, e poi ricostruito, I ‘edificio circolare non fu risparmiato dal fuoco divoratore : incendiatosi nel 241 , sfuggì appena a nuove fiamme nel 210. Abbellito da Augusto, il santuario bruciò ancora nel 64 sotto Nerone e nel 191 sotto Commodo. Settimio Severo e Caracalla Io ricostruirono; Teodosio lo chiuse nel 394 dopo la disfatta di Eugenio. L’edificio sopravvisse però, quasi intatto, fino al XVI secolo ; ne restano utili disegni di quel tempo.

Accensione del fuoco

Per accendere il fuoco sacro il pontefice massimo verberava le Vestali che successivamente trivellavano (terebrare) una tavoletta proveniente da un arbor felix, probabilmente quello posto nel recinto e noto dall’iconografia antica(Macr., Sat. 1.12.6.).

Quando una delle vergini riusciva a far scaturire la fiamma, questa veniva trasportata all’interno dell’aedes su di un vassoio èneo (si noti la somiglianza con quanto prescritto nelle Tavole eugubine), dando così vita al fuoco del nuovo anno (Paul. Fest., 94L.). Si tratta del processo, noto da tempo agli etnologi, del fire mill, ossia dell’accensione (o riaccensione) del fuoco perenne praticata presso molte culture antiche sempre per frizione e mai per traslazione. Pertanto:

1. il I di marzo era rinnovato, con le modalità note, il focolare di Vesta;

2. il focolare si trovava all’interno del tempio;

3. sempre il I di marzo era acceso anche il fuoco degli altari di Vesta;

4. da questi, ancora nello stesso giorno, i cittadini romani prelevavano il fuoco necessario a riaccendere il loro focolare.

Abbigliamento delle Vestali

All’inizio del sacerdozio, alla vestale erano tagliati i capelli, che venivano offerti ad un arbor elix, cioè un albero che portava frutti commestibili; questa offerta era poi rinnovata. Ci si è posti il problema se le vestali dovessero portare sempre i capelli corti, ma le opinioni sono divergenti. L’abito era costituito da una tunica bianca detta stola carbasina, appartenente alla specie della tunica recta, portata dalle spose e dai tirones. Sulla stola si metteva un mantello che, col tempo, sostituì il suffibulum, indumento bianco, bordato, quadrato, che si poneva sul capo durante i sacrifici, ed era fissato da una fibula, donde il nome. Quando le vestali espletavano i loro uffici religiosi, il mantello veniva rimboccato sul capo. La veste era stretta in vita da un cordoncino di lana annodato con il nodo di Ercole.

Tra gli abiti delle vestali compariva, nei tempi più antichi ed in particolari circostanze, la toga, che poteva essere usata anche dalla novella sposa insieme alla tunica. Al collo la vestale portava una striscia di stoffa cui era appesa una ricca bulla tempestata di gemme. I capelli erano spartiti, come avveniva anche per le spose, in sei trecce e coperti con l’infula, che fasciava la fronte e da cui pendevano le vittae, sorta di nastri che potevano scendere fino al seno.

Crimen incesti. Le punizioni delle vestali

Alle Vestali era richiesto un comportamento ‘professionale’ e rigoroso. I benefici e i privilegi loro assicurati corrispondevano ad obblighi indiscutibili ed inviolabili:

a) conservare debitamente acceso il fuoco di Vesta;

b) mantenere la loro verginità ( tale violazione veniva definita incestum)

In genere, per le ordinarie infrazioni alle regole commesse dalle Vestali, era prevista la frusta: in particolare, qualora una Vestale particolarmente negligente avesse lasciato addirittura spegnere il fuoco sacro, essa sarebbe stata sottoposta, salvo pena più dura, a fustigazione eseguita per ordine del pontefice massimo da un littore, o personalmente dello stesso sacerdote.

Plutarco racconta infatti che «talvolta lo stesso pontefice massimo punisce la colpevole, nuda dietro un velo disteso in un luogo oscuro» (Plutarco Numa 10, 8.).

Ben più gravi sicuramente le conseguenze per la Vestale che avesse violato l’obbligo di castità: la condanna prevista era infatti la morte, con modalità di esecuzione davvero terribili per la colpevole che veniva infatti sepolta viva.

In particolare la Vestale, spogliata dalle insegne del suo ministero veniva stesa su una lettiga, stretta da cinghie e circondata da pesanti tende così da attutirne le grida, attraversava il foro e giungeva al luogo della sepoltura davanti alla porta Collina, nel Campus Sceleratus (Liv., urb. cond. 8.15.7-8, e Fest. verb. sign., sv. ‘Sceleratus campus ’ (Lindsay², p. 494). Dietro di lei, chiusa in un silenzioso dolore, seguiva una processione di parenti ed amici che, impotenti, l’accompagnavano fino al luogo del supplizio. Qui il pontefice massimo, levate le mani al cielo, pronunciava preghiere dalle parole misteriose.

Quindi, sciolti i nastri che la tenevano legata, faceva scendere la Vestale dalla lettiga, conducendola sulla scala che portava nel cubiculum, una stanza sotterranea con un letto, una coperta, una lampada accesa, un po’ di pane, olio, latte e acqua (Plin., ep. 4.11.9.) . La fossa veniva poi livellata con un cumulo di terra, in modo che nessun segno potesse identificare il luogo. Non doveva rimanere alcuna traccia della sua esistenza. Non veniva eretto alcun monumento funebre in suo onore, non le veniva dedicata alcuna cerimonia religiosa. Solo una lugubre processione testimoniava una costernazione generale e composta. Il pontefice massimo, insieme agli altri sacerdoti, si allontanava senza più voltarsi indietro: se lo avesse fatto sarebbe stato contaminato da quel corpo peccaminoso SCHEID, Le délit religieux, cit., p. 134 ss., e FRASCHETTI, La sepoltura delle Vestali, cit., p. 122).

Fine del sacerdozio

La chiusura dei Templi, disposta da Teodosio il Grande nel 391, e, prima ancora, la rinuncia, in un anno imprecisato, da parte dell’imperatore Graziano, al titolo di pontifex maximus (Zos., hist. nov. 4.36.5, l’anno di tale rinuncia è controverso: alcuni lo individuano nel 375, altri nel 376), rappresentano due momenti emblematici, che simboleggiano la fine sacerdozio delle Vestali e del loro ruolo politico-religioso. Quest’ultima decisione, in particolare, segnò per sempre la scissione tra posizione imperatoria e gestione della religio publica. L’imperatore pose termine al finanziamento dei culti tradizionale. Il fisco non avrebbe più provveduto alle esigenze dei sacerdozi pagani (Symm., rel. 3.7, e Ambr. ep. 17.3 e 57.2.): in effetti le sovvenzioni, fino ad allora destinate alle Vestali, furono in parte impiegate per provvedere alle spese di una corporazione urbana

I sacerdoti si dispersero, le dimore degli Dèi furono abbandonate, le Vestali furono allontanate dal loro atrium. La legislazione, che regolava il loro reclutamento, venne pertanto abolita. Alcune sacerdotesse morirono, altre abbandonarono il sacerdozio. Dopo oltre mille anni il fuoco perenne dell’altare si spense. L’anno successivo, tuttavia, quando Eugenio fece ricollocare l’altare della Vittoria nella Curia, una flebile speranza si riaccese nel cuore dei pagani: tornò perfino a celebrarsi ancora una volta la festa dei Vestalia.

Ultima Vestale?

Prudenzio parla di una Vestale, Claudia, che si era convertita al cristianesimo nel tardo IV sec. Nell’inno dedicato a S. Lorenzo, viene descritta entrare nel santuario del martire: aedemque, Laurenti, tuam Vestalis intrat Claudia. Si tratta dell’unico caso certo di abbandono del sacerdozio pagano per conversione (parla di questo argomento LECLERCQ, H.: «Vestale chrétienne», in Dictionnaire dArchéologie chrétienne et de liturgie, Paris, pp. 2988-2989). Se è alquanto discutibile che questa vada identificata con la Vestale Massima a cui fu dedicata una statua nel 364 (vid. IL 3), è probabile che sia la stessa Claudia, sepolta proprio nella basilica di S. Lorenzo(l’iscrizione funeraria lì rinvenuta (JLCVl, 163) cita una Claudia, di fede cristiana e di rango senatorio, ma non fa accenno (forse volutamente) alla precedente condizione di Vestale.

Bibliografia

A.G. Frigerio Storia delle vestali romane e del loro culto
P. Galiano Vesta e il fuoco di Roma
G. Giannelli Le vergini di Vesta
Mario Trommino “Aspetti di diritto augurale: riflessioni intorno all’ «inauguratio» delle vestali romane”
Mariangela Ravizza “Pontefici e Vestali nella Roma repubblicana”
Fabio Giorgio Cavallero “Arae Sacrae”

La Cina non ha importato inflazione che gli Stati Uniti stanno regalando ai paesi che usano il dollaro per le proprie transazioni, compra e vende nella propria moneta o in rubli. Il renminbi non si è svalutato, l'inflazione è sotto controllo e i capitali sono rimasti volentieri in questo paese.

In Cina, al contrario...
Bassa inflazione, cambio stabile, import in flessione ed espansione monetaria

9 settembre 2022
Guido Salerno Aletta
Editorialista dell'Agenzia Teleborsa


C'era chi aveva scommesso, una ventina di anni fa, quando la Cina fu ammessa al WTO sia pure con i vantaggi derivanti dalla qualifica di "Paese in via di sviluppo", che lo sviluppo caotico derivante dall'apertura al commercio mondiale e la gigantesca mole di investimenti industriali avrebbero destabilizzato il Paese, con la perdita di controllo degli aggregati monetari e finanziari. L'inflazione elevatissima che ne sarebbe conseguita ed i conti bancari in disordine per via dei crediti irrecuperabili a causa dei default delle imprese, messe in ginocchio dai tassi di interesse alle stelle per contrastare l'aumento dei prezzi avrebbero fatto collassare il regime comunista: chissà se erano previsioni fondate su calcoli razionali, o se si trattava delle mai celate speranze che, alla fine, il mercato avrebbe messo al tappeto chi pensa di poterne dominare le dinamiche.

Fatto sta che la Cina non solo ha superato a pienissimi voti il lungo rodaggio di questi anni, ma che ora ha risultati assai migliori rispetto a quelli dei Paesi occidentali.

In primo luogo, in questo ultimo anno non ha svalutato lo Yuan a differenza di quanto è accaduto per quasi tutte le altre valute, come l'euro che ha perso il venti per cento di valore sul dollaro. Non c'è stata la temuta fuga di capitali che pure era temuta e che si era verificata in anni precedenti: questo perché l'elevata inflazione americana ha comunque penalizzato in termini reali gli interessi pagati sui bond emessi in dollari.

La assai più bassa inflazione cinese, scesa al 2,5% in ragione d'anno ad agosto rispetto al 2,7% di luglio, e le peggiori performance tendenziali dell'economia americana rispetto a quella cinese che comunque è accreditata di un +2,5%, sono un motivo più che sufficiente per tenere in capitali in Cina.
Non avendo svalutato lo Yuan, la Cina non imbarca neppure inflazione per via dell'aumento dei prezzi all'importazione: quelli alla produzione sono cresciuti in un anno del 2,4% ad agosto, in riduzione rispetto al 4,2% di luglio. Una inezia rispetto al +7,9% dei prezzi al consumo in Germania in agosto ed allo stratosferico +37,2% dei prezzi alla produzione registrato a luglio, cui corrispondeva il +19,5% di aumento dei prezzi all'ingrosso.

Sul versante del commercio estero l'export della Cina sta riflettendo l'andamento sempre più debole della domanda internazionale: l'incremento rispetto all'anno precedente si è infatti ridotto dal +18% di luglio al +7,1% di agosto. Le importazioni sono ferme, essendo cresciute solo dello 0,3% rispetto al +2,3% di luglio.

Il saldo commerciale cinese continua ad essere fortemente attivo, mentre in Europa tanto la Germania quanto l'Italia hanno virato in negativo per via dell'enorme aumento dei costi dell'import, in particolare di quello energetico. Inutile rammentare che gli Usa continuano ad avere il saldo commerciale strutturalmente in passivo.

La Cina si sta preparando ad uno shock delle economie occidentali, reflazionando la domanda interna (a questo servono i lockdown scusa covid): la Banca del Popolo cinese ha abbassato i tassi di interesse, aumentato la disponibilità di prestiti per le banche e ridotto la quota di detenzione di valuta straniera a copertura.

Mentre in Occidente le banche centrali combattono contro una inflazione a due cifre, alzando i tassi di interesse che piombano l'economia, la Cina si concede la prospettiva opposta di una politica monetaria espansiva.

In Occidente, Banche centrali e Governi hanno perso il controllo delle dinamiche monetarie: il mercato fa come crede e strapazza tutti, cittadini ed imprese.

Insomma, la Cina che avrebbe dovuto collassare per essere incapace di dominare le dinamiche economiche si sta dimostrando in grado di evitare i collassi sempre possibili in un sistema globale caratterizzato da interdipendenze enormi e da variabilità imprevedibili.

Bassa inflazione, cambio stabile, import in flessione ed espansione monetaria

In Cina, al contrario...

La guerra igiene del mondo, vorrà il suo tributo di sangue e morti e non guarderà in faccia nessuno altro che recessione

UNA LUNGA RECESSIONE CI ATTENDE!

Scritto il  alle 09:31 da icebergfinanza

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Come sempre un grazie agli amici di BusinessCommunity, rivista specializzata letta da migliaia di imprenditori, manager e professionisti del settore in tutta Italia.

Inflazione, recessione, mosse delle banche centrali, la corsa del dollaro, le elezioni in USA e l’andamento dei Titoli di Stato.
Sono alcuni dei temi affrontati nell’intervista…

Ecco la mia ultima intervista che troverete al seguente indirizzo, cliccando sull’immagine…

 https://icebergfinanza.finanza.com/2022/09/08/una-lunga-recessione-ci-attende/