
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto (art. 4 Cost. Italiana).
Nel luglio 2007 il Consorzio di Sviluppo Industriale di Palermo tratta con gli uomini Fiat il Contratto di Programma che prevedeva un investimento di 1,316 miliardi di euro di cui 356 milioni di euro di contributi, 350 milioni di euro Sviluppo Italia Sicilia e 150 milioni di euro la regione Sicilia più la norma sull’apprendistato.
Ad inizio 2008 l’Assemblea Regionale Siciliana non decide sulla norma per continuare il Progetto. A febbraio scioperano gli autotrasportatori.
Il 30 aprile del 2008 la Fiat firma con il ministero dell’Economia e dello Sviluppo regionale serbo un memorandum d’intesa per una jont venture di cui la Fiat detiene il 66,3% e lo stato serbo il 33,3%.
Roberto Mastrosimone, sindacalista della CGIL dice che da anni sente parlare del rilancio dello sviluppo di Termine Imerese, dai politici, ma lui non lo ha ancora visto
“Come operaio sono indignato”.
Per il 25 giugno 2008 il neo assessore regionale siciliano all’Industria Pippo Gianni vuole rilanciare il Progetto. C’e la volontà di riavviare il confronto con l’azienda, si è disposti ad aumentare l’offerta economica se la Fiat presenta un piano per riportare a Termini Imerese l’intera filiera produttiva. Il Direttore Generale dell’assessorato all’Industria, l’ingegnere Giuseppe Incardona propone altri finanziamenti per eventuale attività di ricerca sul fronte dell’ a u t o a i d r o g e n o visto che in Sicilia, a Messina, c’è il centro del Cnr che fa ricerche nel settore e collabora già con la Fiat.
Ma …la Fiat di Sergio Marchionni ha già deciso nell’aprile del 2008, sposterà la produzione delle auto a Krugujevac negli stabilimenti del marchio Zastava in Serbia.
La strategia del Ritiro è esplicata negli anni.
Il 18 giugno del 2009 c’è l’annuncio, della chiusura al 31 dicembre del 2011 della fabbrica di Termine Imerese, in quanto questa non risulta più essere competitiva. La chiusura coincide con la fine produzione della Lancia Ypslon. Questo mantra è ripetuto in più occasioni, ogni volta che è possibile, toglie possibilità di discussione e copre come un guanto responsabilità proprie.
Il 31 marzo del 2010, il Wall Street Journal, fa la radiografia alla Fiat europea:
Turchia, Polonia e Serbia.
La strategia Fiat del Ritiro continua, a Pomigliano d’Arco, si lancia un accordo immodificabile dove è sancito l’abolizione del diritto di sciopero, del diritto di malattia, di introdurre straordinari obbligatori, alterando l’orario di lavoro dietro propria inappellabile decisione.Non si invita, l’associazione sindacale Fiom, uno dei sindacato maggiormente rappresentativi, a firmare l’accordo non modificabile. E’ una provocazione, come è una provocazione il licenziamento di un lavoratore a Mirafiori, tre a Melfi, uno a Termoli. La strategia Fiat cerca di creare un clima di esasperazione. Continua la provocazione, contro utili positivi da distribuire agli azionisti, a tutti gli operai, anche quelli di Tichy in Polonia, niente premio di produzione i seicento euro contrattati e dovuti. Dopo aver creato un clima idoneo, c’è l’annuncio che la L Zero la nuova monovolume che sostituirà la Multipla, l’Idea e la Musa si farà a Krugujevac, in Serbia e a … Mirafiori “…faremo altro, ci stiamo pensando”.
La c o m p e t i t i v i t à la si acquisisce con la capacità di rischiare, con prodotti di qualità, con la ricerca e l’innovazione, presentando prodotti nuovi unici, irripetibili, almeno per i primi tempi, e la v e t t u r a a i d r o g e n o è un prodotto rivoluzionario, ma bisogna spenderci tempo, soldi, affrontare problematiche organizzative di produzione, stoccaggio e trasporto di idrogeno ma sono problemi alla nostra portata. A livello teorico le problematiche sono state affrontate da Jeremy Rifkin, nel 2002. Bisogna avere la capacità e la volontà di implementare. La competitività la si acquisisce anche con metodi scontati, continuando a produrre vetture obsolete e vecchie concettualmente, agendo sul costo del lavoro, si hanno margini di profitto più alti e il capitale investito viene remunerato adeguatamente e i salari di 350 euro ad operaio contro i 1300 euro che costano in Italia danno un margine più che doppio e così a Tichy in Polonia e a Bursa in Turchia.
Le m o d e r n e r e l a z i o n i s i n d a c a l i sono improntate sui “diritti inviolabili dell’uomo” “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Usare la cassa integrazione e far lavorare soltanto una parte degli operai e p r e t e d e r e che questi facciano gli straordinari quando ci sono una parte di colleghi che si trovano a salario ridotto, è menefreghismo delle famiglie che campano con salari diminuiti. Pagare i nuovi assunti la metà degli operai più anziani è palese lucro sul lavoro degli operai giovani. Minacciare di costruire imprese che non applicano le regole contrattuali nazionali a chi vende il proprio lavoro per vivere, significa cercare di far saltare le regole fondamentali della convivenza umana “tutti… hanno pari dignità sociale”.