L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 19 ottobre 2010

ancora auto, nella crisi come si muove la Francia e perchè?

Il Presidente, Nicolas Sarkozy, è contro la delocalizzazione. Lo ha detto immediatamente dopo aver messo sul piatto qualcosa come 6 miliardi di euro a sostegno dell'industria automobilistica d'oltralpe, poco più di dodici mesi fa. Lo ha ribadito nuovamente a Parigi, in occasione del Mondial de l'Automobile.
Il primo intervento secco di Sarkozy ha fatto fare la retromarcia a Renault, che voleva ridurre l'importanza del suo storico stabilimento di Flins, a 45 chilometri da Parigi, in favore delle fabbriche in Spagna, Turchia e Slovenia.Gli effetti del secondo diktat, ancora più secco ("non è tollerabilespostare la produzione fuori dai confini francesi"), ha dato vita a forti malcontenti, poichè tanti speravano sulla sua memoria corta e poi perchè tutti l'hanno percepito come un avvertimento. In poche parole Sarkozy non vuole far uscire dalla top ten dei paesi produttori di automobili la Francia ormai fanalino di coda, anche perchè il sorpasso della Spagna che ha superato i due milioni l'anno sembra proprio non gli abbia fatto piacere. In questo modo sia Renault che Peugeot/Citroen si trovano costrette in una linea Maginot da cui sarà complesso uscire e, al tempo stesso, dovranno trovare armi idonee per combattere la concorrenza sempre più agguerrita.
L'automobile made in France avrà quindi un futuro non facile perchè  d e l o c a l i z z a r e  significa  p r o d u r r e   d o v e   c o s t a     d i   m e n o , al fine non solo di generare maggiore utile ma soprattutto ottenere prezzi più competitivi. La politica della riduzione del prezzo finale, infatti, è al centro dell'attenzione in casa Citroen, la quale in occasione del lancio della nuova generazione della C4, ha sforbiciato i listini di almeno 500 euro e non e escluso possa essere attuata anche da Peugeot. Perchè il desiderio di aumentare i volumi di vendita per il gruppo Psa passa anche attraverso l'ottimizzazione del rapporto "value for money", negli ultimi anni non tenuto in così grande considerazione come oggi. Ma per essere vincenti nel risiko dell'automobile non basta la leva dei prezzi, bisogna anche avere prodotti validi ,  i d e e   i n n o v a t i v e , e tanta tecnologia perchè questo è un mondo sempre più complesso e sempre più costretto in lacci e laccioli burocratici che spaziano dalla sicurezza all'ambiente e che alla fine condizionano le scelte.
L'industria francese non lesina  i n v e s t i m e n t i  per percorrere strade ardite come quella della trazione elettrica, sia questa pura o sia ibrida.....
di Marco  Marelli
tratto da dossier di repubblica del 19 ottobre 2010.