L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

venerdì 10 giugno 2011

" il sistema finanziario si è dimostrato incapace di vendere prodotti che rispondono alle esigenze" dei risparmiatori.

Arriva la stretta di Bankitalia sui derivati
articoli di Isabella Bufacchi, Antonella Olivieri e Alessandro Graziani
1 giugno 2011
Da Via Nazionale arriva la stretta sui derivati
di Isabella Bufacchi

La riforma degli strumenti derivati negoziati over-the-counter porterà all'aumento della trasparenza e dei requisiti di capitale per ridurre i rischi sistemici. Il sistema bancario ombra sarà oggetto di nuove regole per contenere i rischi generati da eccessi di leva finanziaria e illiquidità. Il governatore Mario Draghi ha così confermato l'arrivo di un'ulteriore stretta a derivati Otc e intermediazione creditizia non regolamentata. Ma la Banca d'Italia, oltre al ruolo di vigilante della stabilità del sistema, monitora la finanza strutturata quando «di difficile comprensione per gli investitori non professionali», per tutelare i risparmiatori. È questo il caso degli Etf basati sull'uso degli swap che, come si legge nella Relazione annuale, «possono essere esposti a rischi di controparte e di liquidità» mentre quelli «a leva possono presentare profili di rischio e rendimento molto diversi» dagli Etf non strutturati. In quanto ai derivati usati da enti locali e territoriali, la Relazione rileva una diminuzione del valore nozionale degli strumenti in essere e del mark-to-market negativo.

Sul tema della riforma della finanza, Draghi ha elencato quanto già fatto: sono stati introdotti requisiti di capitale più elevati e di migliore qualità per le banche; sono state emanate nuove regole sulla liquidità; sono stati eliminati «molti degli incentivi perversi» che portavano a rischi eccessivi nelle cartolarizzazioni. Molto sarà fatto: è in arrivo la riforma degli scambi di derivati over-the-counter, guidata da «trasparenza e riduzione del rischio sistemico». Draghi ha spiegato che i pilastri del nuovo sistema verteranno su: standardizzazione dei contratti, compensazione centralizzata, requisiti di capitale più esigenti, obbligo di raccolta delle informazioni presso i trade repositories.

Un altro giro di vite in arrivo riguarda il sistema bancario ombra, la «zona grigia tra il settore regolamentato e quello non regolamentato», perchè «occorre accrescere la trasparenza e contenere i rischi». Il Governatore ha riconosciuto che nello shadow banking «si formava prima della crisi una buona parte della leva finanziaria e del rischio di liquidità». Le nuove norme del Financial stability board dovranno consentire ai mercati di valutare adeguatamente i rischi del sistema bancario ombra. Seguiranno altre regole per evitare i rischi sistemici, in base al principio secondo cui «attività e rischi simili devono essere soggetti alle stesse regole». Non sarà più tollerata l'esistenza di «entità non regolate che effettuano intermediazione creditizia con trasformazione di scadenze e quindi soggette a rischi di liquidità».

Ai derivati la Relazione annuale dedica alcuni incisi. «Alcune tipologie di Etf e Exchange-traded commodities (Etc) sono caratterizzate da un'elevata complessità: in alcuni casi la loro rischiosità e i costi complessivi gravanti sui sottoscrittori possono essere di difficile comprensione per gli investitori non professionali». Gli Etf basati sull'uso di swap «possono essere esposti a rischi di controparte e di liquidità». E gli Etf che assumono posizioni a leva e/o corte sugli indici possono presentare profili di rischio e rendimenti molto diversi da quelli degli Etf che semplicemente replicano gli indici.

Quanto ai derivati usati da enti locali e territoriali, la Relazione rileva che «è proseguita la riduzione» dell'uso di questi strumenti anche per via della chiusura anticipata delle operazioni in essere. Gli enti dal giugno 2008 non possono stipulare nuovi contratti. A fine marzo 2011, il valore nozionale dei derivati delle amministrazioni locali era sceso a 17,5 miliardi (15% circa sul totale del debito locale pari a circa 111 miliardi) contro i 26,1 miliardi del 2008. Calato il mark-to-market negativo a 0,9 miliardi (ammontare che gli enti dovrebbero versare alle banche se i derivati fossero chiusi anticipatamente), sceso di oltre il 10% rispetto al livello medio registrato nell'ultimo triennio. È diminuito fortemente il numero degli enti con mtm negativo oltre la soglia dei 30.000 euro. Mark-to-market positivo a quota 100 milioni.
Tratto da http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-05-31/arriva-stretta-bankitalia-derivati-203154.shtml?uuid=Aa2cREcD

giovedì 9 giugno 2011

601.048 miliardi di dollari Usa di DERIVATI fuori dalle regole faranno saltare il sistema finanziario!


Derivati ancora in crescita, contratti Otc a 600mila miliardi di dollari. Geithner: servono regole globali
di Isabella Bufacchi 7 giugno 2011
Contratti Otc a 600mila miliardi $ - Geithner: servono regole globali
Crescono i volumi degli strumenti derivati, in termini di valore nozionale dei contratti over-the-counter (Otc) fuori borsa e di quelli negoziati sui mercati regolamentati. Ma intanto calano le esposizioni del mondo bancario europeo nei confronti dei paesi in difficoltà dell'eurozona periferica, e cioè Grecia, Irlanda e Portogallo. Sono queste alcune delle principali tendenze che emergono nell'ultimo rapporto della Banca dei regolamenti internazionali (Bri) contenente statistiche su scala globale ed europea al 31 dicembre 2010 e al primo trimestre 2011.
Il valore nozionale dello stock in essere dei derivati negoziati fuori borsa è salito del 3% nella seconda metà del 2010, raggiungendo quota 601.048 miliardi di dollari Usa. «L'incremento è in larga parte conseguenza diretta dell'apprezzamento delle principali valute nei confronti del dollaro Usa», precisa il rapporto Bri. I valori lordi di mercato (gross market value) sui derivati Otc sono scesi del 14,3% tra giugno e dicembre 2010, calando da 24.673 a 21.148 miliardi di dollari. Infine, le esposizioni creditorie lorde (gross credit exposures) sono diminuite del 7%, portandosi a 3,3 trilioni di dollari, dopo essere aumentate del 2% nella prima metà dell'anno.
I credit default swap (Cds) sovrani hanno registrato un aumento del 6% del valore nozionale, che ha fatto seguito a una crescita del 26% nei primi sei mesi del 2010: ma restano pur sempre una piccola fetta dell'intera torta dei Cds da circa 30mila miliardi di dollari, dominata dai contratti contro il rischio di insolvenza delle aziende. Infine per i derivati negoziati in Borsa, i futures e le traded options, l'aumento del valore nozionale e del numero dei contratti in essere è stato notevole: l'attività si è intensificata nel primo trimestre 2011. Il turnover in termini di importi nozionali è salito a 581.000 miliardi di dollari (414,8 trilioni i futures, 166,4 le options), in rialzo del 21% rispetto al periodo precedente. Le posizioni aperte, anch'esse misurate in termini di valori nozionali, sono cresciute del 24 per cento. Gli aumenti hanno interessato tutti i comparti ad eccezione del valutario, si legge nel rapporto.
Ieri il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner ha insistito sulla necessità di creare una nuova regolamentazione globale del mercato dei derivati. «Non vogliamo vedere un'altra corsa al ribasso nel mondo. Mentre ci siamo attivati per contenere i rischi negli Stati Uniti, vogliamo ridurre al minimo le possibilità che questo rischio si sposti semplicemente in altri mercati», ha detto nel suo discorso all'International monetary conference di Atlanta. Geithner ha sottolineato che «così come abbiamo un sistema di standard minimi sui capitali bancari, espressi in accordi internazionali, abbiamo bisogno di requisiti minimi nel mercato dei derivati».
Il rapporto Bri, attesissimo anche per le sue statistiche puntuali sulle esposizioni delle banche nei confronti degli stati dell'eurozona periferica in crisi di liquidità e di insolvenza, non ha deluso le aspettative. È stata inserita una nuova tabella che per la prima volta fa emergere le esposizioni delle banche nei confronti dei titoli di stato europei (si veda tabella a fianco). A fine 2010 le banche dichiaranti detenevano attività consolidate totali sull'estero per 810 miliardi di dollari nei confronti dei residenti di Grecia, Irlanda e Portogallo, i tre paesi dell'area dell'euro che hanno ricevuto sostegno esterno da Ue e Fmi. «Le stime indicano che, a tassi di cambio costanti, le attività estere verso questo gruppo di paesi sono diminuite di 97 miliardi di dollari durante il quarto trimestre».
Tratto da http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-06-06/derivati-ancora-crescita-contratti-212159.shtml?uuid=AajBDgdD

mercoledì 8 giugno 2011

... e banche troppo grandi non possono fallire... BUGIE


Bolla derivati e banche ancora troppo grandi. Per Mobius una nuova crisi è in vista
di Vittorio Da Rold 31 maggio 2011

Un'altra crisi finanziaria in vista a causa dei derivati. È solo una battuta di un economista in cerca di facile visibilità mediatica? Non proprio, se a parlare è Mark Mobius, presidente esecutivo di Templeton Asset Management per i mercati emergenti, un profondo conoscitore dei mercati internazionali e responsabile di uno dei maggiori operatori globali. Mobius ha precisato che un'altra crisi finanziaria è inevitabile perché le cause di quella precedente non sono state risolte.
Ma è possibile che dopo il varo della legge di riforma finanziaria Dodd-Frank negli Stati Uniti ci siano ancora questi problemi? «C'è un'altra crisi finanziaria dietro l'angolo, perché non abbiamo risolto nessuno dei motivi che hanno causato la crisi precedente», ha detto il 30 maggio Mobius al Club dei Foreign Correspondents a Tokyo, in risposta ad una domanda sui prezzi altalenanti. «Sono stati regolamentati i derivati? No. Siamo forse ancora in una fase con una crescita trainata dai derivati? Sì», ha ribadito Mobius.
Effettivamente Paul Volker, 84 anni, ex governatore della Fed e consulente di Barack Obama, aveva chiesto tre cose per rimettere ordine nella finanza deregolamentata sia dai repubblicani di Ronald Reagan sia dai democratici di Bill Clinton: 1) le banche non possono essere troppo grandi per fallire; 2) le banche che raccolgono risparmio e hanno quindi la tutela dello Stato non possono rischiare con operazioni in proprio, (proprietary trading) oltre certi limiti, sui mercati speculativi; 3) i derivati vanno posti sono attento controllo.
Ma cosa è accaduto dopo il varo del Dodd Frank act? «Il valore totale dei derivati in tutto il mondo supera il totale mondiale del prodotto interno lordo di dieci volte», ha detto Mobius, che gestisce più di 50 miliardi di dollari di asset. Con quel volume di scommesse in direzioni opposte, impossibile non aspettarsi la volatilità e le crisi dei mercati azionari.
La crisi finanziaria mondiale tre anni fa è stata causata in parte proprio dalla proliferazione di prodotti derivati legati ai mutui immobiliari americani che hanno cessato di guadagnare, provocando centinaia di miliardi di dollari in svalutazioni, un fatto che portò successivamente al crollo di Lehman Brothers il 15 settembre 2008. L'indice azionario mondiale Msci World Index, perse il 46% del suo valore tra il crollo di Lehman e il punto minimo del mercato azionario toccato il 9 marzo 2009.
«Con ogni crisi arrivano grandi opportunità – ha detto Mobius –. Quando i mercati vanno male, quello è il momento di investire e fare un buon lavoro». Ma la di là delle frasi di circostanza e di cauto ottimismo ciò che più interessa della diagnosi di Mobius è la parte che dove l'economista ha ricordato che il congelamento dei mercati del credito globale ha provocato un'iniezione di liquidità dei governi, da Washington a Pechino a Londra per più di 3mila miliardi dollari nel sistema finanziario per sostenere l'economia globale. L'indice Msci Ac World ha guadagnato il 99% dal punto più basso raggiunto del 9 marzo 2009. Poi è arrivata la crisi dei debiti sovrani.
Ma ciò che preoccupa è che le maggiori banche degli Stati Uniti sono diventate più grandi da quando è arrivata la crisi finanziaria, e il numero di istituti "troppo grandi per fallire" aumenterà ulteriomente del 40% nei prossimi 15 anni, secondo i dati elaborati da Bloomberg. Inoltre, come ha suggerito l'Fmi nel suo recente rapporto del 27 maggio, servirebbero requisiti di capitale più elevati e una maggiore vigilanza, alle banche "troppo grandi per fallire" così da ridurre le probabilità di fallimenti su larga scala.
«Le banche sono più grandi rispetto a prima? Sì, sono più grandi di prima - ha detto Mobius -. Sono troppo grandi per fallire». Esattamente il contrario di quello che raccomndava Paul Volcker al presidente Obama, cioè di evitare giganti troppo grandi per fallire. La paura della crisi sembra passata senza che siano stati erette nuove difese contro i derivati, i nuovi "barbari" sempre pronti ad attaccare le mura dell'impero finanziario.
Tratto da http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-05-31/nuova-crisi-vista-derivati-170501.shtml?uuid=Aak7SAcD