L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 15 settembre 2011

1.912 miliardi di euro di debito


Le convinzioni accumulate in questi mesi sono:
1) la creazione di eurobond è una proposta politica forte con cui il capitalismo di mercato dovrebbe fare i conti.
2) è essenziale che il fondo da cui attingere la creazione di eurobond sia formato anche dalla tassazione sulle transazioni finanziarie, altro segnale forte.
3) la lettera della Bce alla Spagna e all'Italia non mi scandalizza e non mi interessa, come evidenzia l'articolo della Spinelli e Tra tecnocrazie monetarie e speculazione di Sergio Bruno, su chi e come l'ha fatta, ma mi i n d i g n a che il governo Tremonti-Berlusconi non l'ha resa pubblica e che l'opposizione l'abbia fatto tranquillamente scivolare senza muovere mari e monti per obbligarla a renderla pubblica. Il perchè, non mi scandalizza, è dato dal risvolto, squisitamente politico, il governo Tremonti-Berlusconi, e il capo dello Stato ha fatto la sua parte, con quella lettera si è da una parte deresponsabilizzato e dall'altra ha potuto scrivere nella manovra, di tutto e di più.
Tant'è che l'ha scritta quattro/cinque volte scrivendoci cose che il giorno dopo ha cancellato tranquillamente rendendosi conto della irrealtà proposte.
Ricordiamo che questa manovra è stata denominata da Famiglia Cristiana e da Vendola "macelleria sociale" e da Ezio Mauro "di classe".
4) d'accordo che la Bce diventi prestatore di ultima istanza ma finché permettiamo al capitalismo di mercato di continuare ad avere le stesse regole che aveva fino ad agosto del 2007, non andiamo avanti. Inutili sono Basilea 3 quando l'implementazione l'avremo nel 2019, inutile la tesi della Commissione inglese del 11 settembre 2011, che Cameron vuole applicare fra sette (dico sette) anni e cioè la separazione tra le banche commerciali e banche d'investimenti. Oggi, adesso, subito bisogna drenare la liquidità che il capitalismo di mercato ha e continua ad aumentare grazie ad un tasso vicino allo zero che ha la Fed e un pochino più alto la Bce ( 600.000 miliardi di derivati vagano famelici per il mondo a caccia di profitti). Ora bisogna regolarizzare le transazioni finanziarie e far pagare, al capitalismo di mercato, quel misero 0,001 per cento sulle operazioni che fanno, è in questo modo che si batte il neoliberismo e non con i bla bla bla.

"la speculazione di regola si presenta nei periodi in cui la sovrapproduzione è in pieno corso. Essa offre alla sovrapproduzione momentanei canali di sbocco, e proprio per questo accelera lo scoppio della crisi e ne aumenta la virulenza. La crisi stessa scoppia dapprima nel campo della speculazione e solo successivamente passa a quello della produzione. Non la sovrapproduzione, ma la sovraspeculazione, che a sua volta e solo un sintomo della sovrapproduzione, appare perciò agli occhi dell'osservatore superficiale come causa della crisi. Il successivo dissesto della produzione non appare come conseguenza necessaria della sua stessa precedente esuberanza, ma come semplice contraccolpo del crollo della speculazione"

La speculazione la si combatte, anche, facendo ripartire l'economia e un modo per tentare di uscire fuori da questa spirale c'è ed è quella di costruire un Piano di Sviluppo al cui centro vi è la produzione pubblica di beni collettivi, istruzione, servizi pubblici, sanità, quella che alcuni centinaia di economisti italiani e non solo, hanno suggerito il 14 giugno del 2010 al governo italiano e a quello europeo.

martelun@libero.it