
estratto
Le istituzioni responsabili della governance finanziaria mondiale non si accingono neanche lontanamente ad emanare le “riforme radicali per affrontare le cause profonde della crisi e trasformare il sistema globale di regolamentazione finanziaria” che i leader del G20, nella dichiarazione al Summit di Pittsburgh del settembre 2009, avevano affermato essere assolutamente necessarie. Positive, ma parziali iniziative per una nuova regolazione dei
settori finanziari hanno avuto luogo a livello nazionale in alcuni paesi. Tuttavia, alcune misure potrebbero essere ritirate a causa delle pressioni da parte di istituzioni finanziarie private, che evidentemente pensano di avere il diritto di tornare a mietere enormi profitti in un ambiente liberalizzato, mentre confidano sull'intervento dello stato per essere salvate dopo cattivi investimenti.
E' paradossale che in alcune regioni ancora profondamente colpite dall'impatto della crisi economica, i governi e le istituzioni internazionali continuino a parlare più della liberalizzazione del mercato del lavoro, che nulla potrà per affrontare le cause profonde della crisi, che della pressante necessità di una seria riforma del settore finanziario. Anche se si è dato mandato al Financial Stability Board – FSB (Comitato Stabilità Finanziaria), del quale fanno parte sia il FMI che la Banca Mondiale, si progredisce a passo di lumaca. A luglio del 2011 il FSB ha annunciato un accordo per l'aumento degli indici finanziari di “istituzioni economiche sistematicamente importanti”, altrimenti conosciute come istituzioni “too-big-to-fail” (troppo grandi per fallire), ma essi cominceranno ad essere introdotti gradualmente solo nel 2016. Il FSB ha anche affermato l'importanza di regolare il sistema bancario ombra e i mercati dei prodotti derivati, ma, nonostante abbia esaminato la questione per più di due anni, ha potuto solo accettare di impegnarsi in ulteriori studi.
Le Global Unions sollecitano il Financial Stability Board, le IFI e i paesi membri ad intraprendere un'azione veloce e coordinata al fine di regolare in modo adeguato il sistema finanziario globale prima che avvenga un'altra crisi, ovvero:
• rapida realizzazione delle regole e delle procedure per smantellare e rimpicciolire le istituzioni finanziarie “troppo-grandi-per-fallire”, le quali rappresentano una reale ed immediata minaccia Le istituzioni responsabili della governance finanziaria mondiale non si accingono neanche lontanamente ad emanare le “riforme radicali per affrontare le cause profonde della crisi e trasformare il sistema globale di regolamentazione finanziaria” che i leader del G20, nella dichiarazione al Summit di Pittsburgh del settembre 2009, avevano affermato essere assolutamente necessarie. Positive, ma parziali iniziative per una nuova regolazione deier le finanze pubbliche;
• forti controlli sull'economia finanziaria non bancaria sommersa, hedge funds e private equity firms;
• regolamenti per separare le attività bancarie di investimento a rischio dalle altre operazioni bancarie;
• eliminazione dei paradisi fiscali;
• porre un freno ai bonus e ad altri piani rimunerativi del settore finanziario irresponsabili ed eccessivi;
• stretta normativa per le agenzie di rating creditizio, per mettere fine all'attuale oligopolio e limitare i conflitti di interesse:
• fornire ai consumatori una protezione finanziaria, per esempio, contro i prestiti predatori, sia tramite la normativa che il completo coinvolgimento del personale nei processi di controllo;
• sostegno ai servizi finanziari che servono l'economia reale, quali cooperative bancarie, società mutue di assicurazioni e servizi finanziari pubblici.
tratto da http://www.cgil.it/Archivio/Internazionale/201109_Global%20Unions.pdf