L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 12 gennaio 2012

Lo Stato non è neutrale come non lo sono le sue Istituzioni


Cominciamo dal Presidente Napolitano che da giugno in un crescendo di velocità ha obbligato le classi più povere e meno tutelate del paese, precari, lavoratori a reddito fisso e pensionati, a subire delle manovre finanziarie di macelleria sociale e di classe sempre più veloci e dure con l'imperativo della "necessità!".

Questa istituzione, a parole ha sempre difeso i lavoratori, i disoccupati, le donne, i giovani. ma non c'è stato un atto, un fatto che sia andata nella direzione di alleviare dolore, speranze e sogni di milioni di persone, anzi è stato protagonista in difesa del sistema paese o meglio della pavida dirigenza politica, economica e culturale del paese Italia.

A riprova di ciò oggi ci troviamo che i redditi di chi lavora a salario, a stipendio, dei pensionati, fermi da anni e non si vede quando questi potrebbero aumentare. Vediamo che le donne, da sempre classe debole della società italiana sono quelle che in questa crisi del capitale in cui siamo immersi dal 2007/2008 e da cui mai siamo usciti, sono state le prime ad essere espulse dal circuito del mondo del lavoro. Notiamo che i giovani, vogliosi di entrare in società a pieno titolo sono emarginati con contratti di precariato in cui la borghesia capitalistica italiana li ha parcheggiati rubbandogli il presente, il futuro. Il capitale italiano non cura le masse di individui, non conosce la parola di comunità italiana, è solo presa nei suoi giochi per accrescere i profitti, conservare il suo potere e vivere frantumando vite e valori.
La solidarietà?!?!

La Corte Costituzionale che oggi ha scippato il milione di italiani che hanno proposto una riforma del Porcellum attraverso un referendum, qualsiasi motivazione possa addurre la Consulta, resta il dato politico che il Capitale attraverso la sua classe la borghesia e attraverso i suoi giornali Repubblica, Corriere della Sera e gli altri a seguire si riempiono la bocca di democrazia e poi quando i cittadini partecipano e propongono se le loro idee non concordano o vanno contro gli interessi della gestione politica che il Capitale si è dato vengono tranquillamente ignorati e calpestati. No così non va bene.

La democrazia che Voi pretendete non è fatta solo di un voto dato ogni cinque anni e poi continuare a tessere le ragnatele dei propri affari di classe e di interessi personali dimenticando gli interessi della "Comunità". La democrazia è partecipazione e a Voi questo fa paura, democrazia sono idee e queste Voi le temete, democrazia è equità sociale e questa l'avete dimenticata da tempo immemore, democrazia è lavoro e Voi siete troppo occupato nei Vostri sollazzi per capire il dramma della mancanza di lavoro.

La Corte Costituzionale, sempre molto cauta e attenta ai tempi anche questa volta non si è smentita e ha preso posizione per non disturbare il Manovratore e il suo Ideologo di riferimento, il professore Monti e il Presidente Napolitano. Per non disturbare quella Istituzione racchiusa nel Parlamento Italiano che, appunto, con la Porcellum sono entrati in massa come fior fiore di galantuomini che appunto oggi alla Camera ancora una volta hanno decretato la loro appartenenza di difensori delle mafie, nel caso specifico della Camorra Casertana di Casale dei Principi.

E quindi siamo arrivati all'Istituzione Parlamento con i suoi deputati e senatori che ancora una volta non hanno smesso di cogliere gli italiani di sorpresa e hanno difeso i privilegi di casta e di mafie e per attualizzare le parole di Giuseppe Fava nella sua ultima intervista a Biagi.
" i mafiosi sono in ben altri luoghi in ben altre assemblee, i mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono i banchieri, i mafiosi sono quelli che adesso sono ai vertici della nazione.
Se non si chiarisce questo equivoco di fondo, non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba di piccola criminalità che abita in tutte le città italiane in tutte le città europee. Il potere della Mafia è molto più tragico, più importante, un problema di vertice nella gestione della Nazione e che rischia di portare alla rovina e al decadimento culturale definitivo dell'Italia".

martelun

lunedì 9 gennaio 2012

che cosa vuol dire crescita. i bla bla valgono zero


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In determinate circostanze tutto ciò sarebbe assolutamente giusto, ma nella situazione attuale, purtroppo, è assolutamente errato, ed estremamente dannoso: l'opposto del vero.

Infatti, obiettivo del risparmio è la liberazione di manodopera per impiegarla nella produzione di beni capitali come case, fabbriche, strade, macchine e simili. Ma quando vi sia già una forte eccedenza di manodopera disponibile a questo scopo, il risultato del risparmio è soltanto quello di aumentare questa eccedenza e quindi di aumentare il numero dei disoccupati. Inoltre, quando un individuo è escluso dal lavoro, in questo o in qualsiasi altro modo, la sua ridotta capacità di acquisto determina ulteriorre disoccupazione fra coloro che dovrebbero produrre quanto egli non è più in grado di acquistare. E la situazione continua a peggiorare in un circolo vizioso.

La valutazione migliore che posso formulare è che, quando si risparmiano cinque scellini, si lascia senza lavoro un uomo per una giornata. Un risparmio di cinque scellini contribuisce alla disoccupazione nella misura di un uomo per un giorno, e via aumentando in proporzione. Per contro, tutte le volte che si fa un acquisto si aumenta l'occupazione anche se, volendo incrementare l'occupazione di questo paese, deve trattarsi di beni di produzione nazionale. Dopo tutto si tratta di elementare senso comune. Infatti, se comperate dei beni qualcuno dovrà produrli mentre se non ne comperate i negozi non esauriranno le scorte, non rinnoveranno gli ordini e qualcuno sarà licenziato.

Perciò voi massaie patriottiche: domani precipitatevi fuori di buon mattino e mettete le mani su quei meravigliosi "saldi"; annunciati ovunque. Farete del bene a voi stesse, poichè mai la merce è stata più a buon mercato di quanto avete mai sognato. Fate una scorta di biancheria per la casa, di lenzuola, di coperte e di tutto ciò che vi occorre. Ed abbiatevi inoltre la soddisfazione di contribuire all'occupazione, alla ricchezza del paese, perchè con questo mettete in moto l'attività produttiva dando occasione di lavoroe speranze al Lancashire, allo Yorkshire e a Belfast".
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dall'articolo "Spesa e risparmio" di John Maynard Keynes tratto dal libro "Esortazioni e profezie" del medesimo edizione saggiatore con introduzione di Emiliani Brancaccio.

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"Bisogna ampliare significativamente il bilancio federale dell’Unione e rendere possibile la emissione di titoli pubblici europei (eurobond).

Si deve puntare a coordinare la politica fiscale e la politica monetaria europea al fine di predisporre un piano di sviluppo finalizzato alla piena occupazione e al riequilibrio territoriale non solo delle capacità di spesa, ma anche delle capacità produttive in Europa.

Il piano deve seguire una logica diversa da quella, spesso inefficiente e assistenziale, che ha governato i fondi europei di sviluppo.
Esso deve fondarsi in primo luogo sulla produzione pubblica di beni collettivi, dal finanziamento delle infrastrutture pubbliche di ricerca per contrastare i monopoli della proprietà intellettuale, alla salvaguardia dell’ambiente, alla pianificazione del territorio, alla mobilità sostenibile, alla cura delle persone.
Sono beni, questi, che inesorabilmente generano fallimenti del mercato (capitalistico), sfuggono alla logica ristretta della impresa capitalistica privata, ma al contempo risultano indispensabili per lo sviluppo delle forze produttive, per l’equità sociale, per il progresso civile".
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tratto dalla "Lettera degli Economisti" del 14 giugno 2010