
Che cosa succederà al momento della prossima scossa sismica? Che cosa dobbiamo temere che accada se si scatenano reazioni sociali violente, conseguenza della disgregazione del tessuto economico e di una perdita dei valori etici, morali e politici? Gli scenari peggiori sono tanto più facili da immaginare quanto sono resi più realistici dalla fragrante impotenza dei responsabili politici, incapaci di comprendere il senso delle sfide attuali.
Un'umanità che rinuncia alla ragione e dimentica l'etica perde il diritto all'esistenza.
L'impasse odierna è evidente e ci deve spingere ad aprire una breccia nel muro contro il quale stiamo andando a sbattere. La ricerca di strade nuove è un'esigenza intellettuale e politica. Bisogna aprire uno spazio che ci permetta di avviarci in direzioni meno oscure di quelle che oggi si annunciano, a partire dalla convinzione, dal nostro punto di vista assolutamente sostenibile, che possa ancora esistere un Orizzonte Differente, un Cammino Alternativo, un Mondo, insomma senza Wall Street.
Wall Street e in particolar modo la sua principale piattaforma, Nyse Euronext, è un simbolo inquietante della corsa speculativa e un canale di trasmissione del principio della massima redditività finanziaria. Non si tratta, come si sarebbe potuto aspettare, di un luogo di finanziamento dell'economia reale. Volere un mondo senza Wall Street non significa solo combattere contro un simbolo e una piattaforma di scambio, bensì,in maniera molto più fondamentale, contro le cause che sono all'origine dell'attuale crisi globale: superpotenza della finanza liberalizzata e richieste insensate di creazione di valore per gli azionisti.
Si tratta forse di una Nuova Utopia? Sì, se questa Utopia viene considerata una tappa di una trasformazione più radicale volta a permettere di pensare un'uscita dalla crisi diversa dalla guerra, no, se non dovesse far altro che prolungare logiche distruttive dal punto di vista del pianeta e della vita.
Questa Utopia presuppone innanzitutto una visione a lungo termine che sappia prendere le distanze dalle dottrine degli economisti, che si sono purtroppo imposte anche nella maggior parte dei responsabili politici. Non bisogna dimenticare che i dogmi del liberismo economico, anche se oggi sono seriamente messi in discussione, restano ancora assai vivaci a livello delle pratiche economiche. Le strade per un'alternativa concreta passano dunque per una concezione totalmente diversa della regolamentazione dell'economia, della distribuzione equa delle ricchezze e dello sviluppo sostenibile.
Si tratta di attuare misure concrete, scaglionate nel tempo e sostenute da Progetti Politici ed Ecologici radicalmente nuovi che implicano priorità differenti: uso rinnovabile e razionale delle risorse naturali e recupero della Sovranità Statale su queste risorse; eliminazione delle monoculture e rivalorizzazione dell'agricoltura locale; ratifica, e ulteriore approfondimento delle misure di Kyoto e di Bali sul clima. Tutto ciò dovrebbe condurre a elaborare una concezione Partecipativa dello Stato che rivendichi l'applicazione dei diritti umani in tutte le loro dimensioni, individuali e collettive.
Al centro di questa nuova Utopia - che si vuole molto concreta - ci deve di conseguenza essere una concezione dell'economia liberata dal dominio dei Mercati Finanziari, che hanno dimostrato, una volta avuto la mano libera, di essere assolutamente incapaci di auto-regolamentarsi, e hanno finito, anzi, per costituire un vero e proprio pericolo.Per cambiare questa situazione in maniera coerente, è necessario agire a livello politico sia sul piano globale sia sul piano locale.
Una delle chiavi del Cambiamento è costituita dalla Rifondazione dell'Economia Mondiale per garantire una Nuova Stabilità Monetaria e Finanziaria. Monetaria in primo luogo, tramite l'introduzione di Nuove Regole Internazionali sulla formazione dei tassi di interessi e dei tassi di cambio che prefigurano nel lungo periodo una moneta internazionale concepita come bene comune dell'umanità. Finanziaria in secondo luogo, tramite l'abolizione delle piazze finanziarie attuali che non svolgono assolutamente più la loro funzione di finanziamento delle imprese.
Solo a questo punto, in un Quadro Economico, Monetario e Finanziario ridiventato stabile, una generalizzazione della democrazia potrà portare a una Riorganizzazione di tutte le Istituzioni - e non solo in ambito politico. Si potrà allora concepire una forma di Democrazia Partecipativa anche all'interno del sistema economico, dell'impresa, mediante un profondo rimaneggiamento del diritto di proprietà nelle società di capitali. L'abolizione delle fonti di finanziamento a carattere speculativo potrà così realmente aprire la strada a una Nuova Condivisione delle Ricchezze e delle possibilità Decisionali, preannunciando per i cittadini del pianeta Terra un nuovo rapporto con il denaro e il potere.
tratto da "Un mondo senza Wall Sreet?" di Francois Morin
a cura di martelun