
richiesta di archiviazione compresa, denunce di quel contratto di locazione.
L'onda della criminalità è montata, come nel presagio angosciato del 1981. Il Presidente del TM e il nuovo Procuratore presso il Tribunale, Cortegiani, ne scrivono nell' '87 su Segno, rilevando l'effetto di trascinamento che il delitto dilagante e impunito produce in mezzo a schiere di ragazzi non preparati a resistere.
Nell' '88 una relazione del Presidente fa valere i numeri, spietati. La frequenza degli arresti di minori è sconvolgente: 204 in dodici mesi quelli di residenti italiani nel capoluogo (la cifra equivale al 3.46% del totale nazionale, mentre la popolazione non supera lo 0.64%). Gli indiziati di rapina, 58 su 204, costituiscono il 7.67% dei minorenni italiani incorsi in arresto per tale reato, in tutto il Paese. E' una cifra, questa di 58 arresti per indizio di rapina, alla quale non arrivano, messi insieme, tredici interi Distretti di Corte D'Appello, con i loro 17 milioni di abitanti.
Il documento si sofferma sulla corruzione senza freno, e sul posto che ha la mafia nel sistema locale di potere, ma soprattutto sulla condizione minorile. Il CSM ne resta talmente colpito (lo presiede il prof. Cesare Mirabelli; ne fanno parte, con Fernanda Contri, Maddalena e Caselli, Morozzo della Rocca e Racheli, Ambrosio e Abate) da volere che tutti i capi degli Uffici Giudiziari Minorili lavorino sul
tema per una intera giornata, nella sua stessa sede.
Ma Catania non se ne allarma.
Scoppia l'enorme scandalo di viale Africa, per il mega-appalto, a tangenti di miliardi e miliardi di lire, del Centro Fieristico “Le Ciminiere” : enorme anche per il numero e il ruolo delle persone coinvolte. E' un'immensa soperchieria, anche in danno del Comune di Catania. Il Consiglio rinnovato nell' '87 (ne fanno parte uomini come Giusso del Galdo e altri, anche giovanissimi) non consente la variante al PRG
necessaria perché l'opera, voluta dalla Provincia, possa essere realizzata, ma uno stratagemma, nel quale concorrono Uffici Municipali – trattenendo sin quasi all'ultimo giorno utile per il “no” un interpello della Regione – ne vanifca la resistenza.
L'imprenditore, a dispetto di tante evidenze, che fanno una massa, non viene perseguito per nulla. Secondo la Procura (che il Tribunale e la Corte d'Appello non mancheranno di smentire), egli è vittima di concussione. Come tale può riprendersi, se vuole, le ingenti somme distribuite ad amministratori elettivi e a burocrati e a politici; può riprendersele in barba all'Erario, spogliato del suo diritto a
confisca.
Molti vedono nel sorprendente trattamento dei fatti una grandiosa sequela dell'affare Pretura. L'appaltatore invulnerato allora, invulnerabile ora – è lo stesso, e il magistrato che imposta il processo, da solo o con altri più giovani, è uno dei Pretori di quel tempo : è il dott. D'Angelo.
Alla fine, nessuno sarà stato punito : né l'imprenditore (morto durante il giudizio di primo grado), né gli altri : perché a morte sono venuti anche i reati, per prescrizione.
tratto da http://www.ucuntu.org/pdf/ScidaCasoCatania.pdf