Sono diversi mesi, molti, che si è proposto di tassare le transazioni finanziarie, questo è uscito con forza a livello di dibattito dopo la crisi economica, in cui siamo ancora immersi, del 2007/08 in cui si prospettavano soluzioni affinché queste crisi non potessero più accadere.
Si è parlato, a vanvera, che dovesse essere una tassa a livello globale, intanto si poteva iniziare, a parer mio, anche da un solo paese, e che questa doveva riguardare tutte le transazioni e quelle del mercato regolamentato e quelle del mercato non regolamentato. Gli strumenti tecnici a disposizione sono adeguati alla bisogna.
Ma il bisogno e la necessità di compensare in maniera adeguate il capitale finanziario investito con tassi pari al 10-15% annui, è stato la molla che ha spinto Wall Street a respingere sempre, sempre, qualsiasi regola che limitasse la capacità di trarre profitti notevoli, anche a costo di far rimanere un Mercato poco chiaro, poco trasparente e in mano ai più furbi e determinati a fare solo e solo profitti, lo strumento principe sono i derivati.
E' chiaro che in una situazione del genere gli strumenti finanziari che ci sono in giro possono sfuggire di mano e come i guadagni possono essere miliardari, così le perdite possono essere ingenti, miliardarie. La JP Morgan, in sei settimane, sta pagando lo scotto. Ancora non si riesce a quantificare di preciso le perdite, si è cominciato a parlare di due miliardi di dollari si è arrivato alla possibilità di cinque miliardi di dollari, forse sette miliardi.
Ma il problema, messo in luce da questa perdita, giustamente rilevato, e che nel mondo ci sono 650.000 miliardi di dollari in derivati, cioè attività finanziarie che non hanno niente a che spartire con l'economia reale, e che quando questa grossa bolla scoppierà e scoppierà, nessuno sarà in grado di porre riparo al punto di criticità in cui arriveremo, altro che socializzazioni delle perdite e privatizzazione dei guadagni. Il Sistema Capitalistico Occidentale (Stati Uniti, Giappone ed Europa) imploderà ancora più ferocemente di quanto non è già imploso (le file alle banche, fatte dai greci sono pallide rappresentazioni).
Anche l’altra grande regola posta, individuata subito dopo la crisi del 2007/ 08, che doveva essere una delle soluzioni affinché queste crisi, di medesima natura, non potessero più accadere, e cioè la divisione tra le banche commerciali e banche d’investimento, divisione bene ricordarlo eliminato da Clinton nel 1999, seguito a ruota da tutti i governi occidentali, è stata proposta con forza ma che con il passare dei mesi e degli anni è stata lasciata nei meandri delle cose giuste da dire in determinate occasioni, per calmare il giusto malcontento dei popoli, e poi dimenticarle puntualmente.
Ultimo appunto, fu recitato nel 2007/08, quando si disse che non potevano esistere banche di dimensioni enormi, come la Lehman Brothers e appunto la JP Morgan Chase, e altre, si sarebbe posto delle regole e procedure per smantellare e rimpicciolire le istituzioni finanziarie “troppo-grandi-per-fallire”, le quali rappresentavano sempre delle immediate minacce per le finanze pubbliche degli Stati.
Oggi in pratica ci troviamo a dire cose già dette nel 2008 e che non sono state applicate nei confronti della finanza ma i popoli occidentali, in maniera diversa stanno pagando la crisi che la stessa finanza ha innestato. I popoli europei con tasse, tagli ai salari e riduzione del welfare. In Italia Napolitano e Monti, insieme a questi partiti, ci stanno portando a redditi al limite della sopravvivenza e nei confronti delle banche, dei grossi patrimoni delle grandi aziende si usano attenzioni e si mantengono privilegi. Tutto ciò quanto può durare?
martelun