estratto da
Comunità/conflitto. La complementarietà tra la filosofia di Costanzo Preve e la teoria politica di Gianfranco La Grassa

Scrive Preve: «visto il suo odio per l’umanesimo e il moralismo, nessuno capisce perché La Grassa continua a “tifare” per la forza geopolitica della Russia o della Cina contro gli USA. Evidentemente questo odiatore althusseriano dell’umanesimo continua a ritenere “disumano” il dominio unipolare degli USA.»
Come afferma giustamente La Grassa, l’aver voluto soffocare la competizione è stato uno dei motivi principali del crollo del comunismo. Il comunismo avrebbe dovuto piuttosto dare un nuovo significato alla competizione riportandola al suo ruolo di strumento per lo sviluppo delle capacità umane complessive, mentre nella società dominate dal Capitale diventa una spinta alla disgregazione, causando infine regresso sociale. La competizione è una delle modalità con cui si realizzano le capacità del genere umano, il cui sviluppo consiste nel far meglio, nell’oltrepassare risultati già conseguiti. La competizione è una delle forme del conflitto ed è sostanzialmente positiva, in quanto non è conflitto che ha come strumento la pura forza, cosa che ha ancora un che di bestiale, ma relativamente all’utilizzo delle capacità specificamente umane, intelligenza, sensibilità, coraggio, astuzia ecc. Essendo stato uno dei punti di forza della società borghese, il cui sviluppo fu dovuto allo spazio dato all’iniziativa individuale rispetto alle rigide gerarchie feudali, è inevitabile che sia uno dei temi evergreen della propaganda, tuttavia nella società capitalistica la competizione si separa dalla comune base umana per diventare fine a se stessa, perdendo in tal modo sia di senso che di funzione, diventando vanagloria del singolo staccato dalla collettività.
Senza desiderio di elevazione, che vuol dire porsi al di sopra del livello comune, non ci sarebbero arte, scienza, cultura. Occuparsi di politica attivamente implica che si intende assumere un ruolo di direzione, cioè al di sopra del livello comune. Basta con le menzogne di coloro che si dicono al «servizio delle masse» che poi si sono dimostrati i peggiori imbroglioni, chi intende dedicarsi alla politica deve avere un progetto di società, e rivendicare a tal fine un ruolo di direzione, per il quale deve sviluppare tutte le capacità necessarie. Tuttavia arte, scienza, cultura se non sono realizzazione delle potenzialità umane, sulla base di una comune umanità non hanno senso. Così come non ha senso, è ingiustificato, rivendicare un ruolo di direzione, se non è finalizzato alla riproduzione e al miglioramento di una data società, e se non se ne hanno le capacità. Nietzsche colse il limite dell’egualitarismo comunista, ma cadde nella reazione opposta con la metafisica della “volontà di potenza”, che è appunto il desiderio di autoaffermazione staccato dalla comune base umana, anticipando così una tendenza che sarà propria del capitalismo successivo, una tendenza che lungi dal difendere la cultura e quanto vi è di più elevato nell’essere umano, sta avendo l’effetto opposto di un impoverimento e un degrado mai visto nella storia umana.
Nel momento stesso in cui affermo la necessità di ridare un senso diverso alla questione della competizione, facendola diventare uno strumento per lo sviluppo complessivo del genere umano, mentre nelle società dominate dal Capitale è diventata una forza essenzialmente disgregatrice, affermo la necessità di riscoprire/ricostruire un altro concetto a mio parere essenziale. La difesa dei più deboli è qualcosa di diverso dalle chiacchiere dei sinistrati per carpire i voti, queste sono solo una perversione di tale istinto che affonda le sue radici nella riproduzione non solo dell’essere umano, ma di gran parte degli esseri viventi, i quali durante la crescita hanno bisogno della protezione per raggiungere il loro sviluppo. La difesa dei più deboli, dei bambini, della donne su cui grava principalmente il compito della riproduzione, degli anziani, e di tutti coloro che vivono una condizione di debolezza che sovrasta la propria volontà, è un istinto fortemente comunitario necessario alla riproduzione sociale minato alle radici del capitalismo fondato essenzialmente sull’individualismo.