il Muos di Niscemi strumento di guerra del XXI secolo

Di Antonio Mazzeo
Il MUOS (Mobile User Objective System) è il nuovo sistema di
telecomunicazioni satellitari che permetterà il collegamento della rete
militare USA (centri di comando, controllo e logistici e gli oltre
18.000 terminali militari radio esistenti, tutti gli utenti mobili come
droni, cacciabombardieri, unità navali, sommergibili, reparti
operativi, missili Cruise, ecc.), accrescendo esponenzialmente la
velocità e il numero delle informazioni e dei dati trasmessi nell’unità
di tempo e rendendo sempre più automatizzati e disumanizzati i conflitti
del XXI secolo. Consentirà inoltre di propagare universalmente gli
ordini di guerra convenzionale e/o chimica, batteriologica e nucleare e
finanche quelli per manipolare il clima e l’ambiente.
«La nuova costellazione satellitare assicurerà
sino al 2030 le comunicazioni in tempo reale audio, video e dati in
ultra alta frequenza (Ultra High Frequency - UHF) a tutti i sistemi di guerra mobili USA ovunque essi si trovino e sarà pienamente interoperativo con il Joint Tactical Radio System (JTRS), i cui terminali sono in via di sviluppo, e con i sistemi radio odierni», spiega il Comando centrale della marina militare degli Stati Uniti d’America. Il MUOS consentirà inoltre l’accesso ai servizi del Defense Information System Network, condizione che non era possibile con i vecchi apparati di telecomunicazione militare ad altissima frequenza.«Sino
ad oggi, con i sistemi satellitari tradizionali, due utenti che
vogliono comunicare tra loro devono trovarsi sotto un satellite; con il
MUOS cambia tutto», aggiunge il capitano Paul Ghyzel, responsabile del
programma di US Navy. «Il Mobile User Objective System consentirà
ad ogni singolo utente di rapportarsi con tutti gli altri all’interno
dell’area di copertura della costellazione che è globale».
La tecnologia di trasmissione del sistema MUOS sarà quella adattata dalla telefonia cellulare di terza generazione (3G) Wideband Code Division Multiple Access(WCDMA)
con una capacità di trasmissione dieci volte superiore a quella degli
odierni sistemi satellitari, mentre per i collegamenti dati sarà usato
il protocollo internet di ultima generazione IP/4. Il MUOS si
affiancherà al sistema UFO (Ultra High Frequency Follow-On), in
funzione dal 1993 con undici satelliti (di cui solo otto sarebbero
ancora funzionanti), sino a sostituirlo definitivamente entro la fine
del decennio. Rispetto all’UFO, il MUOS assicurerà maggiore mobilità,
facilità di accesso e migliore qualità dei servizi agli utenti. Il nuovo
sistema satellitare può rispondere infatti ad una domanda di traffico
di circa 83 chiamate e messaggi al secondo quando invece l’UFO raggiunge
il massimo di prestazione approssimativamente in 4 chiamate e messaggi
al secondo. «Un servizio dati più rapido riduce i ritardi nel ritrasmettere le informazioni durante le operazioni più critiche», spiegano gli strateghi del Pentagono.
Onde ad altissima frequenza per annientare il nemico
La rilevanza strategica del sistema satellitare è ribadita nei
documenti presentati dal Comando di US Navy al Congresso per ottenere i
fondi necessari al suo sviluppo. «Il MUOS giocherà un ruolo centrale nella nuova visione NCO (Network-Centric Operations)
del Dipartimento della difesa perché è un sistema disegnato per
consentire le comunicazioni interoperabili, robuste e network-centriche
di cui hanno bisogno i sistemi di guerra per le future operazioni», scrivono i responsabili militari. «Il
concetto NCO descrive la combinazione di strategie, tattiche emergenti,
tecniche, procedure e organizzazioni che può utilizzare un reparto
militare inserito del tutto o parzialmente in rete in modo da ottenere
un decisivo vantaggio nelle azioni di guerra». Il nuovo
sistema satellitare dovrà inoltre assicurare alle forze armate
statunitensi la superiorità assoluta nelle sei aree strategiche definite
dal Centro di guerra di US Navy: l’intelligence, la sorveglianza e il
riconoscimento; le telecomunicazioni; il Position/Navigation/Timing (PNT);
il controllo dello spazio; l’allarme-difesa e la risposta ai missili
balistici; la meteorologia e l’oceanografia (METOC).
Le telecomunicazioni in UHF (dai 30 MHz ai 3 GHz) vengono utilizzate
da tutte le agenzie delle forze armate e del governo USA per le
operazioni tattiche che coinvolgono gli aspetti relativi alle attività
C4ISR (Comando, Controllo, Comunicazioni, Computer, Intelligence,
Sorveglianza e Riconoscimento). Le trasmissioni satellitari in altissima
frequenza supportano i dislocamenti rapidi per via terrestre, aerea e
navale delle unità da guerra a livello planetario e hanno un ruolo
determinante ed insostituibile, ad esempio, per inviare ordini e
informazioni a tutte le unità mobili statunitensi che operano nello
scenario di guerra afghano. Durante le fasi iniziali di un’operazione
bellica, la prima ondata d’attacco degli strumenti di guerra
mobili (cacciabombardieri,
droni, missili, ecc.) utilizza principalmente l’UHF per i suoi
indiscutibili vantaggi e anche perché non ci sarebbe il tempo di rendere
operativi i grandi sistemi di comunicazione in SHF ed EHF (Super High
Frequency ed Extremely High Frequency, cioè frequenze super alte ed
estremamente alte, con un range compreso tra i 3 e i 300 GHz), che
richiedono infrastrutture particolari come grandi antenne e linee di
trasmissione o reti a fibre ottiche. Le trasmissioni in banda UHF, oltre
ad essere compatibili con il maggior numero di utenti militari,
penetrano attraverso il fogliame delle giungle e gli ambienti urbani più
facilmenterispetto alle altre frequenze. Grazie ai terminali in UHF, un
militare può combattere e comunicare indipendentemente dalle condizioni
climatiche ed atmosferiche; di contro, questi sistemi sono più
sensibili alle sempre maggiori interferenze artificiali.
Cinque satelliti nello spazio e quattro terminali in terra
L’architettura del MUOS si basa sulla realizzazione di un ponte
terra-spazio-terra che comprende quattro satelliti geostazionari (più un
quinto satellite in orbita di riserva) e quattro terminali terrestri. I
satelliti sono progettati per mantenere in cielo la loro posizione
costante in qualsiasi momento nell’arco delle 24 ore a più di 36.000 Km
dalla terra. Ogni satellite è mostrato sulla propria rispettiva area di
copertura e classificato rispettivamente come
Pacific(PAC),
Continental U.S. (CONUS),
Atlantic (LANT), and
Indian Ocean (I.O.).
Stando a quanto riferito dal Comando di US Navy, i satelliti saranno
posizionati alle seguenti longitudini: il primo a 177° Ovest,
incrociando il meridiano che passe per le isole Fiji; il secondo a 100°
Ovest (su un meridiano che passa circa a metà degli Stati Uniti
d’America); il terzo a 15,5° Ovest (su un meridiano che passa per le
isole Canarie), mentre il quarto a 72° Est (su un meridiano che passa
per le Maldive e l’India). Tutti i satelliti saranno collegati tra loro
mediante link intersatellitari (ISL) da 60 GHz, mentre ognuno di essi si
interfaccerà con la stazione terrestre di riferimento geografico o ai
ricevitori mobili come un comune telefono cellulare impiegando la banda
UHF compresa tra i 300 MHz e i 3 Ghz.
La gestione e il controllo a distanza dei satelliti (incluso il loro lancio nello spazio) saranno realizzati dal
Naval Network and Space Operations Command e dal
Naval Satellite Operations Center di Point Mugu, California. Le attività prettamente operative dei satelliti saranno invece sotto la responsabilità del
MUOS Global Satellite Support Center insediatosi
presso il Comando strategico delle forze armate USA (nella base aerea
di Offutt, Nebraska), con la collaborazione di diversi centri regionali
di comando, supporto e combattimento di US Navy. Il Comando di Offut
sovrintende alle funzioni d’intelligence, ricognizione, sorveglianza e
“difesa missilistica” e controlla l’intero arsenale nucleare delle forze
armate statunitensi.
Le stazioni terrestri del MUOS consentiranno le connessioni ed i
controlli interfaccia tra i satelliti MUOS e i network di
telecomunicazione del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti con
base a terra. Questi terminalisono previsti all’interno di quattro
infrastrutture nella disponibilità delle forze armate USA: a Chesapeake,
nei pressi di Norfolk, Virginia; nella Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific di Wahiawa (isole Hawaii); nell’Australian Defence Satellite Communications Ground Station (ADSCGS) di Kojarena, 30 km ad est di Geraldton (Australia); nella Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) di
Niscemi (Caltanissetta) che si trasformerà così nel più importante
snodo delle telecomunicazioni militari USA in Europa, Africa e Medio
Oriente. Ogni stazione sarà dotata di tre grandi
antenne paraboliche dal diametro di 18,4 metri efunzionanti in banda Ka
per le trasmissioni verso i satelliti geostazionari e di due
trasmettitori elicoidali di 149 metri d’altezza in banda UHF (tra i 240 e
i 315 MHz) per il posizionamento geografico. Le maxi-parabole
trasmetteranno con frequenze che raggiungeranno valori compresi tra i 30
e i 31 GHz con una potenza di 1.600 W ciascuna e un guadagno d’antenna
massimo di 71,4 db, nella direzione del fascio principale. I due
trasmettitori elicoidali, modello TACO H124, opereranno invece con una
potenza di 105-200 W ciascuno e un guadagno d’antenna massimo di 16 db. I
due trasmettitori avranno cinque diverse possibili direzioni di
puntamento.
Verso un superspionaggio stellare
La lunga e controversa storia del MUOS prese avvio nel 1996 quando il Sottosegretariato alla difesa spaziale fu contattato dal Joint Space Management Board (JSMB)
per definire la nuova architettura delle comunicazioni satellitari
militari statunitensi. L’organo governativo raccomandò di dar vita ad un
processo di transizione verso sistemi più avanzati dal punto di vista
tecnologico soprattutto per il Dipartimento di US Navy. Dopo alcuni anni
di ricerche e progetti nei laboratori delle forze armate e in alcuni
importanti centri spaziali universitari fu elaborato il modello guida
del Mobile User Objective System.
La realizzazione del programma fu affidata allo
Space and Naval Warfare System Command (SPAWAR) di
San Diego, California, il maggiore comando di ricerca ed ingegneria di
US Navy nel settore dei sistemi di guerra e C4ISR e dello sviluppo dei
sistemi spaziali e di sorveglianza sottomarina. SPAWAR è pure uno degli
enti militari maggiormente coinvolti nelle operazioni di spionaggio ed
intelligence contro obiettivi nazionali ed esteri. Costituito nel maggio
1985 come “Echelon II Command” sotto il controllo della CIA e della
National Security Agency – NSA (la più potente centrale di spionaggio
planetario USA), il Comando per i sistemi di guerra spaziale e navale di
San Diego ha gestito il famigerato sistema “Echelon” che gli Stati
Uniti hanno implementato congiuntamente ai servizi segreti militari di
Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda per intercettare e
decodificare conversazioni telefoniche e radio, fax, e-mail, Internet,
ecc.. “Echelon” ha potuto contare su una serie di stazioni operative
sparse in tutto il mondo, una delle quali è stata proprio la
Defence Satellite Communications Ground Station di
Kojarena, Australia, che ospiterà uno dei quattro terminali terrestri
del MUOS (in Italia ha fatto parte del network di “Echelon” la base
d’ascolto di San Vito dei Normanni, in Puglia).
Il programma MUOS si è sviluppato in più fasi. La prima si è conclusa
nel giugno 2001 quando otto dei maggiori gruppi industriali-militari
statunitensi (Boeing, Globalstar, ICO/Teledesic, INMARSAT, Orbital
Sciences, Lockheed Martin, Raytheon e Spectrum Astro) elaborarono per
conto del Dipartimento della difesa la struttura concettuale del sistema
satellitare. Nel giugno 2004 lo
Space and Naval Warfare Systems Command costituì
a Chantilly (Virginia) il PEO-Space Systems Satellite Communications
Office (PMW-146) e gli affidò la gestione dei sistemi spaziali già in
uso alla US Navy (come ad esempio l’UFO) e l’acquisizione dei satelliti e
la predisposizione dei terminali terrestri del MUOS. Il 24 settembre
2004 il PMW-146 sottoscrisse con la Lockheed Martin Space Systems di
Sunnyvale (California) un contratto da 2,1 miliardi di dollari per
realizzare i primi due satelliti, la piattaforma per il loro trasporto
nello spazio e gli elementi predisposti al controllo terrestre. Il
committente si riservava l’opzione di assegnare la costruzione di altri
tre satelliti per un valore finale complessivo di 3,26 miliardi di
dollari.
Sistema-business per i mercanti di morte
La Lockheed Martin Space Systems è una società interamente
controllata dalla Lockheed Martin, la principale holding USA del
comparto “difesa” con sede centrale a Bethesda (Maryland), 120.000
dipendenti e un fatturato che nel 2012 ha superato i 47,2 miliardi di
dollari. Oltre al MUOS, Lockheed Martin è anche la produttrice dei
cacciabombardieri F-35 a doppia capacità convenzionale-nucleare che il
governo italiano – con un accordo firmato da Silvio Berlusconi nel 2002 e
reso operativo da Romano Prodi nel 2007 – si è impegnato ad acquistare
con una spesa che alla fine potrebbe sfiorare i 20 miliardi di euro.
Grazie ad un multimilionario contratto sottoscritto con il Dipartimento
della difesa, Lockheed Martin assicura dal 2010 la gestione delle
operazioni aeroportuali delle basi di US Navy di Sigonella e
Napoli-Capodichino.
All’affaire MUOS partecipano in qualità di sub-contractor altre
importanti società di armamenti rigorosamente con sede negli States:
General Dynamics C4 Systems (Scottsdale, Arizona), chiamata ad
installare le mega-antenne satellitari e curare il collegamento tra i
quattro segmenti terrestri; Boeing Defense Space and Security (El
Segundo, California) per la messa in funzione e la verifica di
compatibilità del sistema; Harris Corporation (Melbourne, Florida) per
la fornitura dei riflettori; SATCOM Technologies (sedi ed impianti in
California e Texas) per la costruzione vera e propria delle antenne; la
filiale texana della svedese Ericsson per la costruzione di alcune
porzioni del segmento integrato terrestre. Al progetto concorrono
inoltre con commesse minori le aziende InterDigital, Epsilon e Pinnacle
Network System, mentre a partire del luglio 2006 anche l’altra potente
corporation del complesso militare industriale USA, Northrop Grumman, è
entrata nel MUOS team per progettare e produrre i delicati sistemi di
navigazione inerziale dei satelliti. Con sede centrale a Los Angeles
(California), Northrop Grumman è la produttrice degli aerei senza pilota
“Global Hawk” destinati in buona parte ad operare dalla stazione
aeronavale di Sigonella con l’aeronautica e la marina militare
statunitense e le forze NATO. Proprio nella base siciliana, Northrop
Grumman ha eseguito le operazioni sperimentali, tecnico-logistiche e di
manutenzione dei nuovi droni-spia. Nell’aprile 2013, la controllata
Northrop Grumman Technical Services di Herndon (Virginia) ha invece
ottenuto il contratto per eseguire le operazioni logistiche a supporto
dei velivoli da trasporto VIP C-20 “Gulfstream” di US Air Force nelle
basi di Sigonella, Remstein (Germania), Andrews (Maryland) e Kanehoe Bay
(isole Hawaii).
Sono rimaste fuori dalle plurimilionarie commesse del MUOS le aziende
che erano state “sponsorizzate” direttamente dall’allora governatore
della Florida, Jeb Bush (figlio dell’ex presidente degli Stati Uniti
George W. Bush e fratello dell’altro ex presidente George Bush junior):
Raytheon Corporation e Honeywell Space Systems, in gara insieme contro
il team guidato da Lockheed Martin Space Systems. Tra gli atti del
Congresso compare una missiva a firma della Segretaria di Stato della
Florida, Glenda Hood, in data 24 giugno 2004, indirizzata al portavoce
della Camera dei Rappresentanti Dennis Hastert, in cui si riportano le
richieste del governatore Bush e del Senato della Florida affinché sia
attribuito il nuovo programma militare alle due aziende con la creazione
di
«non meno di un migliaio di posti di lavoro ad alta
tecnologia nei distretti di Clearwater, Tampa, Orlando e nel Kennedy
Space Center della NASA in Florida
».
Nonostante i massicci investimenti del Pentagono e le risorse tecnologiche messe in campo dai contractor,del
rivoluzionariosistema
di telecomunicazioni satellitari in UHF sino ad oggi si è visto ben
poco. A causa di un impressionante numero di errori progettuali,
“imprevisti” tecnici e test operativi falliti e l’aggiunta in corso
d’opera di soluzioni alternative per le apparecchiature terrestri e
spaziali (è stato modificato ad esempio il link con la National Security
Agency – NSA), il cronogramma del progetto ha accumulato un ritardo di
non meno di quattro anni. In origine, il Comando di US Navy aveva
programmato di lanciare i satelliti a partire dalla fine del 2009 per
ottenere la loro piena capacità operativa entro il 2013. Prima della
fine del 2012 dovevano invece entrare in funzione i quattro terminali
terrestri del MUOS. Il lancio in orbita del primo satellite è avvenuto
in realtà solo il 24 febbraio 2002 da Cape Canaveral (Florida), ventisei
mesi dopo di quanto previsto dal progetto, mentre il secondo satellite è
stato lanciato solo il 19 luglio 2013. Secondo le nuove previsioni di
SPAWAR gli altri tre satelliti verranno lanciati tra il 2014 e l’ottobre
del 2015, mentre tutte e quattro le stazioni di terra saranno
completate solo a fine 2013. Stando così le cose la costellazione del
MUOS sarà pienamente operativa non prima del 2016. C’è però da credere
che i tempi si dilateranno ulteriormente: secondo l’analista Marco
Caceres del
Teal Group (centro studi sui temi della difesa
spaziale con sede a Fairfax, Virginia) il nuovo sistema di
telecomunicazioni non potrà entrare in funzione prima del 2018.
L’impossibilità di rispettare i tempi fissati dai progettisti era nota
già nel marzo 2004 tra gli ufficiali responsabili dello
Space and Naval Warfare Systems Command, come è possibile apprendere da un’intervista resa da uno di essi alla rivista specialistica
Sea Power. (Hunter C. Keeter, “Despite Delay, Navy Is Committed To Satellite Communication Program”,
Sea Power, March 2004,
http://www.navyleague.org/sea_power/mar_04_26.php). Ciononostante sei mesi più tardi il
PEO-Space Systems Satellite Communications Office di
US Navy affidava le commesse del MUOS tranquillizzando il Congresso che
il “vitale” programma strategico avrebbe rispettato in pieno il
cronogramma. A seguito infine dei notevoli ritardi nell’entrata in
funzione del nuovo sistema satellitare, onde non registrare un deficit
delle trasmissioni in UHF sempre più rilevanti soprattutto per
coordinare le accresciute operazioni belliche dei droni, dal 2009 la
Marina USA ha sottoscritto accordi internazionali per accedere al
sistema satellitare Leasat della società privata Intelsat General di
Bethesda (Maryland), al sistema britannico SkyNet e ai satelliti SICRAL
in dotazione alle forze armate italiane.
Parallelamente alla dilatazione dei tempi sono cresciute le spese di
progettazione e realizzazione del sistema satellitare, la cui utilità –
come per i caccia F-35 di produzione Lockheed Martin – è sempre più
messa in dubbio dagli stessi analisti militari. Il costo complessivo
finale del MUOS è ignoto anche perché nei bilanci del Dipartimento della
difesa le voci ad esso destinate si moltiplicano con gli anni e fare
ordine tra i numeri è fatica di Sisifo. Nel febbraio 2010, la
prime contractor ha
ottenuto una rinegoziazione del contratto originale, che solo per i
cambi ingegneristici ha previsto un aumento del 61% di quanto previsto
nel settembre 2004. Il
Government Accountaibility Office (GAO),
l’istituzione statunitense con funzioni omologhe alla nostra Corte dei
Conti, in un rapporto del marzo 2011 sui sistemi d’arma in via di
acquisizione dal Pentagono ha stimato che alla fine il MUOS comporterà
costi non inferiori ai 6 miliardi e 830 milioni di dollari. Cifra che
alcuni esperti ritengono ancora del tutto sottostimata. Alla fine
infatti la spesa per satelliti e terminali terrestri potrebbe sfiorare i
10 miliardi di dollari.
Scheda preparata dal peace researcher Antonio Mazzeo per conto del
Coordinamento dei Comitati No MUOS in occasione dell’incontro nazionale
“Muos: Sicilia tra ponte di pace e e avamposto militare, co-promosso
con i Parlamentari per la Pace presso la Camera dei deputati, Roma 23
ottobre 2013.
Antonio Mazzeo. Giornalista, saggista e ricercatore sui temi della pace, del disarmo e della militarizzazione. E’ autore del volumetto
Un EcoMuostro a Niscemi (Sicilia Punto L, Ragusa, 2012).Nel
2010 ha conseguito il Primo premio “Giorgio Bassani” di Italia Nostra
per il giornalismo e nel 2013 il secondo premio nazione “Gruppo
Zuccherificio” di Ravenna per il giornalismo d’inchiesta con un articolo
sulla trattativa Stato-mafia pubblicata nel mensile
I Siciliani giovani. Per consultare articoli e pubblicazioni:
http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/