L'America vuole aprire un nuovo fronte orientale?
© Foto: AP/Charles Dharapak
I colloqui del presidente degli
Stati Uniti Barack Obama tenuti a Varsavia il 3 giugno hanno assunto
tinte militari. Il leader americano ha promesso di aumentare la presenza
militare statunitense in Europa centrale e orientale. A questo scopo
prevede di destinare almeno un miliardo di dollari. I fondi serviranno
per aumentare le truppe statunitensi nella regione e la nuova formazione
militare.
Formalmente la visita di Barack Obama a Varsavia era
programmata per il 25° anniversario di una manifestazione politica
puramente pacifica: le elezioni parlamentari in Polonia del 1989,
considerate le prime parzialmente libere
nel Paese ancora socialista. Tuttavia, dopo le questioni politiche la
retorica del leader americano, nell’incontro i colleghi provenienti
dall'Europa centrale e orientale, hanno ceduto subito posto al tema
militarista. I discorsi di Obama sono stati caratterizzati dalle
necessità militari di contenimento della Russia, come se ci fossero i carri armati sovietici ai confini dei Paesi della regione.
Secondo
il consigliere alla Casa Bianca di politica estera del presidente degli
Stati Uniti Ben Rhodes, questo approccio si inserisce nella corrente
principale di rafforzare il rapporto transatlantico.
Ma esso come risponde agli interessi politici ed economici genuini
degli Stati della regione? La crisi economica in Europa non è stata
superata e quindi i mezzi per aumentare la spesa militare dovrà
prenderli dai bilanci previsti nell'ambito del programma anti-crisi. E,
quindi, gli Stati della regione sono sotto una doppia pressione:
politico-militare da parte degli Stati Uniti e della NATO da una parte e
socio-economica dell'UE, del FMI e della Banca mondiale dall’altro.
L’esperto presso l'Istituto Internazionale per la politica e gli studi
umanistici Vladymyr Bruter, cita l'esempio della Romania, che sta
cercando di soddisfare le esigenze dell'FMI e degli Stati Uniti ed è
attivamente coinvolta nella fase preparatoria all'ingresso nell'orbita
del nuovo fronte anti-russo:
Le
autorità rumene hanno rispettato tutto quello che possono
effettivamente realizzare al momento, ma ciò ha comportato cataclismi
sociali. Se la Romania rispetterà tutti i punti del Fondo Monetario
Internazionale, questo Paese sarà sull'orlo del caos.
Certo,
è difficile aspettarsi da parte degli USA un vivo interesse verso la
prosperità economica dei Paesi dell'Europa centrale e orientale.
Piuttosto, possiamo parlare di contraddizioni interne della politica
americana stessa. Parlando recentemente presso l'Accademia Militare
degli Stati Uniti a West Point, lo stesso Barack Obama si dava da fare a
convincere l'uditorio che la politica estera degli Stati Uniti deve
essere portata avanti attraverso la diplomazia, l'azione multilaterale e
la pressione economica e non azioni militari.
Per
quanto riguarda la Polonia, che per bocca del presidente Bronislaw
Komorowski ha promesso di aumentare la spesa militare al 2% del PIL,
anche degli altri Paesi dell'Europa centrale e orientale stanno
raccogliendo i costi del proprio orientamento geopolitico, ritiene il
capo del dipartimento per l’integrazione europea dell’Istituto Statale
di Mosca per le Relazioni internazionali presso il Ministero degli
Esteri Nikolaj Kaveshnikov:
Essi
stessi cercavano di entrare nell'Unione Europea e nella NATO sotto lo
slogan "Back to Europe”. Sul fatto che l'Unione europea è in espansione
verso est c'erano opinioni diverse. Si noti, tuttavia, che l'Unione
Europea non è un progetto solo economico, ma è anche politico.
L’Europa, “come alleato NATO degli Stati Uniti e al contempo rivale nel settore”, come evidenzia l'edizione americana The National Interest,
è costretta a farsi coinvolgere in un nuovo ciclo di lotta geopolitica.
L'Unione Europea ha affrontato "la contraddizione tra la necessità di
una maggiore integrazione e la riluttanza di molte persone per andare
verso tale integrazione, come dimostrano le elezioni al Parlamento
europeo." Un fronte anti-russo, formato così di fretta poggia su basi
politiche ed economiche molto traballanti.
Nell’Europa
dell'Est e dei Paesi Baltici le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti
non hanno alcun significato, se gli americani non vogliono o non
possono rispettarle, punta il dito dalle pagine di un'altra rivista americana,
The New Republic di Robert Kagan uno dei maggiori esperti della Brookings Institution.
lo vorranno anche gli americani, ma potranno? Chiede retoricamente l’analista. La domanda aleggia nell'aria.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_06_04/Gli-Stati-Uniti-aprono-un-nuovo-fronte-8160/
Nessun commento:
Posta un commento